Viaggio, non per guardare, ma per scoprire.

Scoprire che riesco ancora a stupirmi in positivo. che posso trovarmi a sorridere da sola dall’altra parte del mondo guardando un’alba che non conoscevo.

Scoprire che c’è molto di più di quanto potessi immaginare, sempre.

E poi viaggio per la paura.

Perché questo mondo a volte sa essere terribilmente crudele e tu devi imparare a starci.

Ma se lo fai da sola, a 6000 km da casa, quella paura la devi superare per forza.

E ogni volta che torno avrò una puntina in più sul planisfero e forse qualche paura in meno.

Non amo particolarmente le frenetiche città metropolitane, preferisco osservare e raccontare le piccole città nella  loro lenta e colorata quotidianità.

Andalusia II (Granada, Estepona, Cadiz)

Dov’eravamo rimasti?

Ah si, il risveglio dai tetti di Cordoba. (QUI)
Mi sono stiracchiata assieme a Cordoba, ho raccattato i miei bagagli, salutato le coinquiline scambiandoci un poco credibile

«Scrivimi se passi per Padova, io ti scrivo se passo per la Virginia»

e via di nuovo.  

Due ore di autostrada nelle quali a farmi compagnia c’era il costante rumore della pioggia che non dava tregua (Costa del sole eh?!), ma anche le mie playlists e le mie multiple personalità, in pratica pareva di essere Alanis Morriset nel video di Ironic

Immagine di E non è ironico... non crediMi sono fermata poco prima di entrare in città per fare tappa colazione, non solo per la vitale necessità di assorbire caffeina, ma anche perché avevo l’altra vitale necessità di capire dove lasciare la macchina a Granada, prima che fosse tardi; seconda città più grande dell’Andalusia, e memore dall’ansia di Siviglia, non me la sentivo di lasciare che il mantra della giornata fosse: Memento Auder Semper… mi serviva una certezza per i prossimi due giorni.  

Granada meglio di Siviglia ma peggio di Cordoba per i parcheggi, quindi, come la peggiore turista del mondo sono andata diretta in un centro commerciale dove, per la modica cifra di 30€, ho potuto abbandonare in tranquillità l’auto.
Tempo di raggiungere l’ostello per lasciare la valigia e fuori subito.
Avevo una tabella di marcia pienissima, non avevo tempo da perdere.
La cosa che volevo visitare per prima, a parte chiaramente l’Alahmbra, attrazione principale della città in programma però per domani,
era vedere la fondazione di Josè Guerrero, che si trovava a men 3 minuti a piedi dall’ostello.  Fondazione Josè Guerrero Granada

L’ho visitata, mi sono ovviamente innamorata della vista (motivo per cui ero andata tra l’altro, perché di per sé di arte non ci capisco un cazzo), e sono uscita.  

 

 

Bene, il mio programma della giornata si concludeva lì

Non avevo nessuna voglia di seguire programmi, né di omologarmi ai turisti in fila, avevo bisogno di capire la città, di viverla un po’…volevo solo camminare, nel caso non lo avete capito già dalle prime due città visitate. E così ho fatto.

Pochissimi parcheggi, ma tantissimissima gente, per strada e nei locali.
La città non è grande quindi due giorni mi sono bastati e avanzati per visitarla tutta. E mi sono bastati anche per capire che Granada è una splendida città del Marocco.  Granada
E infatti a pranzo ho mangiato un kebab, perché è sembrata la cosa più tipica, per poi camminare senza sosta fino alle 21 per riuscire a digerirlo.  

Sono tornata in ostello solo la sera, dopo aver camminato senza sosta tutto il giorno per la città. Aver visto praticamente tutta la città ed essere passata per alcuni posti almeno un paio di volte.
E lì in ostello ho conosciuto le mie nuove coinquiline, una signora cilena sulla cinquantina con i capelli arancioni, che ascoltava a volume altissimo musica di dubbio gusto e che quando sono uscita dal bagno mi ha fatto leggere dal traduttore del suo telefono:

«Sei fortunata perché ho dimenticato il mio!»
Ero perplessa.
Il mio che?
IL CARICABATTERIE! 

Mi aveva fregato il carica batterie mentre ero in giro.
Ah beh dai, n’amo bene! 

L’altra coinquilina invece, ragazza di Tenerife, molto dolce e a modo, il cui sogno è venire un giorno a visitare l’Italia e le uniche due parole (quattro in realtà) che conosceva, se messe vicine formavano circa due combinazioni diverse di bestemmie.
Chiaramente imparate a Londra da nostri connazionali che tengono sempre alta la bandiera delle tradizioni.   Granada panorama

 

Granada , 18/09/2023 

17€ di colazione. Diciassette sì. Ma ne sono valsi la pena.
Ho fatto il carico di zuccheri perché la giornata lo richiedeva. Avrei smaltito camminando.
Non avendo un itinerario definito per la giornata (che tanto anche lo avessi avuto ormai avete capito che non sarebbe stato seguito), l’obiettivo sarebbe stato camminare senza meta per la città (strano!), cercando di scoprirla nell’unico modo che conosco, e che uso per far mie le città, perdermi.  Realejo Granada

Ho camminato tanto e in salita, perché non so se lo sapete ma Granada è la San Francisco dell’Andalusia.  

Avevo prenotato la visita all’Alahmbra nel tardo pomeriggio, per godermela con le luci del crepuscolo. Sempre splendide idee che però poi hanno sempre qualche falla. Come in questo caso, che non avevo considerato il fatto che al tramonto sì è splendido da visitsare il Generalife… ma non correndo per paura di rimanere chiusa dentro! 

Palazzo magnifico che vale da solo l’intero viaggio in Andalusia.
Consiglio di prenotare con largo anticipo la visita vista la quantità di turisti che ci sono ogni giorno. Dalle foto sembra non ci sia nessuno, ma vi risparmio la storia di quanto tempo ho dovuto aspettare per trovare il momento giusto!

Alhambra Alhambra Granada

 

Estepona, 19/09/2023 

Allora.. Io non so quanti di voi abbiano letto il mio racconto sullIslanda, ma comunque il quel viaggio mi ero ripromessa che mai nella vita mi sarebbe capitato di vivere l’emozione di restare senza benzina in mezzo al nulla cosmico.  E invece no. 

Sono partita da Granada serena, con una nuova energia, non vedevo l’ora di lasciare un po’ di quella cosmopolinità e farmi un po’ di vacanza, un po’ di mare (chi mi conosce starà storcendo il naso sapendo che io e il mare non siamo mai andati d’accordo, ma oh..è andata così, non so perchè!). 
Benzina ne avevo, sicuramente per i km che dovevo fare mi sarebbe bastata diciamo. Per i km ordinari si, ma per i 45minuti di coda non prevista no.
Non so se nella vita abbiate mai provato quella sensazione di terrore di chi si accorge che l’autonomia segnata sul display non si avvicina minimamente a quella necessaria per arrivare, non dico a destinazione, ma almeno al benzinaio più vicino.. Ecco io non ero vicina né a destinazione, né al benzinaio più vicino, non ero vicina manco all’uscita dell’autostrada. 
E anche lì come in Islanda ho avuto modo di ripensare a tutta la mia vita. A quanto siamo abituati a dare per scontato le cose, a quanto ti accorgi che ti manchi qualcosa solo quando la perdi, va beh cose così insomma.Estepona
Chiaramente poi sono arrivata al primo benzinaio aperto, perché l’autonomia che ti segna la macchina non è mai quella reale, è giustamente tarata in maniera inversamente proporzionale sulla stupidità delle persone.

E intanto però…si iniziava a sentire aria di mare.
Estepona era esattamente quello che mi serviva. Sono felice di averla scelta!  

Avevo necessità di un paese piccolo, sul mare, dove mangiare pesce, vedere pochi turisti, conoscere la vera Spagna.  

E’ un piccolo paesino sul mare. Il centro è un classico borgo spagnolo, fatto di strette viuzze rivestite di fiori colorati su pareti bianchissimissime.  

Credo di averlo visitato tutto in circa 25 minuti, aspettando che la mia stanza fosse pronta.  

Sentivo il bisogno fisico di mare, e non so perché considerando che io e il mare (da quando nel 2017 ho iniziato a soffrire di melasma) non andiamo più molto d’accordo. Probabilmente perché ero distante da casa, senza nessuno di conosciuto dal quale dovermi nascondere, senza orari, senza vergogna… potevo respirare.

Forse memore del viaggio nel 2017 in Portogallo, dove ci fermammo due giorni di più a Lagos rispetto a quelli preventivati dal programma, perché innamorati di quella piccola città sul mare.  

Ma questo non è il 2017, questo non è il Portogallo e io non sono più quella persona.  

Alle 14.30 ero in spiaggia, già distesa sul mio asciugamano.

Studio Aperto perdoname por mi vida loca 

Ero lì, senza orari, ne programmi.. Non avevo motivo di tornare in ostello. Dovevo resistere. Dovevo riuscire a rilassarmi. Ci riescono tutti al mare, una volta ci riuscivo anche io, non vedo perché non riprovare.  

Non si può scappare per sempre dai propri pensieri.

Prima o poi te devi fermà! 

Ti devi annoiare.

Devi stare.  

Elabora. Ascolta. 

 

Così ho provato. Per ben 4 ore sono rimasta nel qui e ora. 
L’unico desiderio che avevo per la giornata era godermi una cena di pesce fresco in un posto di mare come quello. Quello era l’unico programma che avevo per Estepona
Alle 18 ho ripreso conoscenza in spiaggia, ma solo perché la marea si era alzata fino a toccarmi i piedi. Stavo bene!
Mi sono presa il tempo di capire in che anno fossimo e anche di godermi un po’ di quella Golden hour… dopo una vita che la evitavo pensando al male che mi avrebbe causato tra macchie e ricordi d’infanzia.  

Il resto della serata è scivolata come da programma, anzi forse è il caso di dire meglio, soprattutto quando finita la doccia ho sentito nell’aria la voce di Chet Faker. 

 Chiaramente non la potevo ignorare, così l’ho seguita… arrivava dalla terrazza del bar sul tetto dell’ostello (forse uno degli ostelli più fighi mai visti). 

Beh..wow! 

La terrazza era pazzesca, il tramonto da lì era pazzesco, Chet faker è pazzesco ma questo spero tu lo sapessi già.  (guarda QUA) 

Quindi niente, mi sono presa una sangria, mi sono seduta a gambe incrociate in uno dei divanetti e ho provato a godermi quel tutto.  

Ad un certo punto si è seduta accanto a me una ragazza tedesca e abbiamo chiacchierato un sacco. Si è unito poco dopo anche il suo ragazzo… e dopo di lui anche un altro paio di persone.  

Uno di quei momenti in cui non ho mai guardato l’ora per vedere quanto mancasse. Mancasse a cosa poi? Alla cena? All’ora successiva? A domani? Alla prossima tappa? 

Ma quanto è difficile viversi sto «qui e ora»? 

Quanto è difficile dare dignità al momento presente, al giorno che stai vivendo, in qualsiasi circostanza tu ti possa trovare, qualsiasi emozione tu possa provare, senza pensare sempre al momento successivo… è così difficile a volte, soprattutto quando hai la consapevolezza che nella vita non ti manca nulla.  

E allora cos’è tutto sto strascico di mal d’Essere che ci tiene perennemente al guinzaglio? 

Dopo aver salutato tutte quelle nuove persone, sapendo che probabilmente nella vita difficilmente le nostre strade si sarebbero rincrociate ancora, mi sono avviata verso la famosa cena di pesce che avevo in programma.  

Prima però mi sono fermata a guardare il sole un attimo prima che tramontasse sul mare (la blue hour come la chiamano i fotografi). Spettacolo fantastico, e nonostante questo sentivo ancora qualcosa tirarmi indietro.
Ho visto tramonti sull’Oceano, tramonti in mezzo ai ghiacciai in Islanda, nel Gran Canyon, un tramonto assurdo visto per caso dopo essermi persa nelle Dixie Mountains… E allora, cos’è che mi aspetto di sentire? Cos’è che mi aspetto e basta? 

C’era qualcosa, ma non riuscivo a metterlo a fuoco. Continuavo a fare foto, cercando la foto perfetta, ma il sole continuava a scendere e il cielo a cambiare colore ogni secondo, quindi quale sarebbe stata la foto perfetta? Probabilmente quella non fatta. Quella fatta semplicemente guardando.  tramonto Cadiz

Perché volevo la foto perfetta? Perché continuavo a mandarle ad amici e parenti o a pubblicarle su instagram?  

Poi però ho realizzato. Forse per la prima volta in vita mia l’ho ammesso.  

Mi sono fermata, fermata davvero, e tutto scorreva al rallentatore… Ho sentito la gioia per aver preso il coraggio di ascoltarmi e il terrore per la risposta che mi stavo dando. 
Mi sentivo sola. 
Sentivo di non dover più fingere di essere una wonder woman indipendente che viaggia sola e fa cose fighe da sola, senza bisogno di nessuno. 
Ero sola. E non mi piaceva.
Non ero obbligata a fingere di essermi divertita un sacco in quel viaggio, di aver visto cose pazzesche, di essere felice, grata e invidiata. 

Mi sentivo sola, e triste senza un apparente motivo. Ma non me ne vergognavo.  

Non me ne vergogno nemmeno ora che lo sto rivivendo scrivendolo. Lo so che queste cose non andrebbero dette, tantomeno sui social perché non fa figo, i social sono nati solo per far vedere il bello, le parti vulnerabili, le difficoltà, le parti difettate non le vuole vedere nessuno, non sono glitter. Beh non mi interessa, e questo è quanto!
Non è una colpa, non è un difetto, a volte capita e basta! 

Sono Millenials anche io, sono figlia della generazione del ‘La felicità è reale solo se pubblicata’ 

Invidio quei pochi sopravvissuti che ancora ti rispondono «Ah no io non ho i social» perché sì, a volte non sono informati su cose fondamentali tipo la storia del vestito nero/oro che girava anni fa, ma hanno scampato dei disagi non indifferenti in compenso.  

Hanno schivato l’evoluzione di quella sensazione di essere invisibili al mondo se non pubblichi dove sei, cosa stai mangiando, ascoltando, leggendo. Non c’è invidia, non c’è giudizio, non c’è bisogno di dimostrare.  

«Riusciresti a fare un mese senza pubblicare niente o senza entrare sui social?» 

Me lo sono chiesta spesso ultimamente, almeno inconsciamente, infatti quel malessere era in sottofondo… era camuffato da ansia, da panico, perché il cervello (come fa sempre) elabora tutto, che tu te ne accorga o meno. 
E questi sono i risultati. 
Niente arriva per caso, e di sicuro il mio cervello non è programmato per lasciar passare facilmente.   

E a proposito di lasciare passare…  

Nel tornare all’ostello dopo la cena, sono passata a controllare l’auto nonostante non fosse necessario stavolta, e niente… nessuna multa, in compenso però tutto il parafango davanti era completamente sfregiato.  

Danno davvero impossibile da non notare. E altrettanto difficile da non notare mentre lo fai… Credo me ne sarei accorta se con la macchina avessi pomiciato con un albero strusciandomici addosso. Non ero stata io, sicuro.
Panico. 
La partenza l’ultimo giorno sarebbe stata alle 9 del mattino e l’apertura dell’autonoleggio alle 7. Due ore per capire come procedere con l’assicurazione, sporconare per la franchigia e arrivare in tempo in aeroporto. 
Va beh, avevo ancora un giorno davanti da usare al meglio, tipo rimuginandoci sopra.  

CADIZ, 20/09/2023 

 Giornata da incubo oggi!
E io che credevo di aver vissuto il peggio nel viaggio di ritorno dall’Islanda.  

Sono arrivata in spiaggia intorno alle 12, contando di rimanerci per almeno un paio d’ore, tanto per riempire la giornata, soprattutto considerando che l’ostello che avevo preso solo per passare la notte (memore della nottata in macchina passata a –5 a Reijikiavik) era a circa due ore di strada, e come ho detto dovevo solo passarci la notte e svegliarmi alle 5 per riuscire a lasciare l’auto, risolvere il problema pomiciata con albero e prendere in tempo l’aereo di ritorno.  

Invece il paio d’ore in spiaggia che avevo previsto sono diventate senza accorgermene quattro, il ‘leggero colorito d’orato’ che prendo di solito dopo qualche ora di sole è diventato un’ustione, una brutta ustione… mai ignorare i consigli di Studio Aperto! 

cadiz costa del sol

In tutto ciò non avevo bevuto un goccio d’acqua per tutto il giorno ed ero a digiuno.  

Prima di subito ho levato le tende e sono partita, ma non prima di aver fatto tappa al supermercato più vicino per far scorta di acqua, cibo e una crema doposole per gente che non sa stare al mondo!

La giornata era partita con un cielo turchese e un sole splendido, ma ad un certo punto, quando mancavano una manciata di minuti all’arrivo in ostello il cielo ha cominciato a coprirsi e ad alzarsi un vento fortissimo.  

L’ostello era a 25 minuti dal centro di Siviglia e a 20 dall’aeroporto (tatticamente trovato per evitare il problema parcheggio a Siviglia e per partire agilmente all’alba in direzione aeroporto), in mezzo alla campagna.  

Il paese in cui si trovava l’ostello aveva circa 5 case, ma non so se fosse la suggestione di quel cielo nero, il vento o i covoni di fieno che mi passavano davanti, a me sembrava disabitato…
Arrivata di fronte al cancello dell’ostello ho capito che non era esattamente un ostello, ma piuttosto una via di mezzo tra un campo rom e una comune.  Inizialmente in cuor mio speravo di essere nel posto sbagliato e che qualcuno me lo avrebbe detto. Invece era il posto giusto.
Ad accogliermi nella corte dell’ostello (ex casa di campagna) oltre ad un odore acre fortissimo mai sentito in vita mia che assomigliava ad un mix tra salamoia e olive marce, c’era una variegata fauna locale, di soli uomini, di età compresa tra i 45 e i 60 anni, intenti a fumare tabacco e a mangiare scatolette di tonno… Oltre chiaramente a squadrarmi. 

Beh bene dai.  

“Devo solo dormirci!” 

A tal proposito, il letto assegnatomi era quello sopra in un letto a castello, in una stanza mista (che di mista aveva poco visto che l’unica donna ero io) da 8 letti in 15mq.  
Vedendomi leggermente spaesata, uno di questi giovani gentiluomini si è fatto avanti. Un italiano espatriato lì in Spagna anni fa e solito passare un paio di mesi l’anno in quest’ostello per rilassarsi (“o magari hai ucciso qualcuno e ti stai nascondendo eh?”)
Dopo un paio di convenevoli, questo gentile personaggio di nome Luca dice qualcosa in spagnolo rivolgendosi alla responsabile dell’ostello (anche lei dipendente dal traduttore di google per interfacciarsi con i non local). 

«Le ho chiesto se avesse una trapunta in più da portarti perché stanotte farà molto caldo ma, vedi lassù? (indicandomi un condizionatore posizionato esattamente a 20cm sopra il mio cuscino) lo accenderanno e tu avrai molto molto freddo» 

Ah. Che gentile.  

Era stato davvero carino, io però continuavo a pensare che quella coperta l’avrebbero usata per arrotolare il mio cadavere più facilmente.
«Grazie mille, sei stato davvero gentile. Posso chiederti una cortesia invece? Ho visto che c’è un altro letto vuoto in stanza, vedo che è da fare ma posso arrangiarmi a farmelo.. Ma essendo in basso lo preferirei, sai domani ho la sveglia molto molto presto e vorrei fare meno casino possibile per non disturbare voi che dormirete.» 

«Guarda tesoro chiedo, io però  ti do un consiglio, se ti dice di sì io fossi in te farei prima a spostare proprio tutto il materasso sai… E non mi far dire altro su quel letto va là (risatina scuotendo la testa)»  

Oddio, in che senso?
Cos’è successo in quel letto?
E’ morto qualcuno?
Devo vaccinarmi?

Va bene come non detto, mi tengo il mio letto alto a soppalco e con l’aria sparata a palla in faccia, mi sentirò per una volta come Beyoncè.  

“Devo solo dormire e alle h.5 scappo”

Si, dovrò anche solo dormirci, ma sono le 18 del pomeriggio!
Il mio cervello, maestro della nobile arte dell’overthinking è partito con le peggiori intenzioni. 
‘Con il condizionatore sparato a 20cm morirai di freddo, sempre che tu non muoia nel frattempo in altri modi. Loro andranno a letto tardissimo e tu non riuscirai a chiudere occhio, sarà una di quelle notti che sembrano non passare mai… Vuoi vedere che alla fine la notte da incubo in Islanda non è stata poi così male in fondo…’ e via così.  

In ogni caso, in mezzo a tutti quegli scenari, una cosa era certa.. Avevo alle spalle una giornata di mare e insolazione, necessitavo di una doccia. 
Il bagno tutto sommato era un bagno normale, ne avevo visti di molto peggiori, e nessuno mi aveva fatto allusioni su eventi accaduti lì dentro, quindi, se non consideriamo il mio cervello che non mi ha dato tregua nemmeno lì, direi che la doccia è stata ok. Il colore della mia pelle un po’ meno, alternavo la sudorazione ai brividi.  

Nel frattempo i vestiti e tutte le cose che avevo parcheggiato nella stanza vicino al mio letto si erano impregnati di quell’odore acre, e le mie narici con loro. Era insopportabile. 
Ok la doccia era fatta. E adesso? 

“Devi solo dormirci”

Si ho capito ma sono le 18.30, c’è ancora luce, non posso andare a letto adesso.’ 

 E quindi nulla, ho fatto l’unica cosa che potevo fare per cercare di occupare quelle ore e per fermare quell’ondata di catastrofismo e ansia che il mio cervello continuava a diffondere, ho guardato un paio di puntate. 
N
on hanno funzionato.
Non riuscivo a concentrarmi. Non mi sentivo a mio agio, per niente. Non ero tranquilla, so che potrebbe sembrare assurdo ed esagerato, so anche che il nostro cervello è in grado di distorcere la realtà molto bene e farci provare quello che vuole.. Ma davvero c’era qualcosa di inquietate in quell’aria, e non era solo quell’odore terribile.
Qualcosa dentro di me continuava a ripetermi ‘Non riuscirai a dormire, non è un bel posto quello, vai via finché c’è ancora luce.
Ma via dove? Continuavo a cercare su booking posti vicini dove poter scappare, ma costava tutto una follia, davvero una follia per una notte. Per un po’ ho alternato la puntata a quella ricerca spasmodica.  

Fino a che ho preso una decisione. Basta!  

O vai o rimani e ti metti buonina.’ 

Vado!
Sono riuscita a trovare l’unica stanza disponibile a 15minuti da lì, ad una cifra tutto sommato onesta, in un airbnb. 
Ho cliccato ‘prenota’ senza nemmeno un secondo di indugio, e appena l’ho fatto il mio corpo ha buttato fuori una tale quantità di respiro da far decollare una mongolfiera.  Ho raccattato tutta la mia puzzolente roba rimettendola a caso tra la borsa e la valigia, e come la peggior ladra del mondo ho lanciato tutto in macchina e sono ripartita.
Appena la macchina è ripartita mi sono sentita contemporaneamente sollevata e la peggior persona del mondo.
Non avevo nemmeno controllato dove dovessi andare. Nel prendere il telefono per controllare prenotazione e l’indirizzo, mi sono resa però di non aver controllato le mail.. soprattutto quella che diceva ‘Siamo in attesa che l’host confermi la prenotazione’.

CAZZO! 

Mi sono fermata, ho cercato di mandare un messaggio al proprietario della casa per avvisarlo che sarei arrivata nell’arco di un quarto d’ora, senza nemmeno considerare il fatto che negli orari scritti sul sito avevo ancora 8 minuti per fare il check in…sempre che mi confermasse la prenotazione!
Va beh non avevo alternative quindi ho impostato l’indirizzo e mi sono avviata. 
L’appartamento era in un palazzo immenso, all’interno di un complesso residenziale che racchiudeva al centro dei palazzi un parco, una piscina, un campo da basket, uno da padel e probabilmente altro che la luce dell’imbrunire non mi ha fatto vedere.  

Ho suonato, nessuna risposta.  

MERDA! 

Risuono. Finalmente si apre il portoncino. Alla porta d’ingresso ad accogliermi un signore gentile, palesemente stupito di vedermi, al punto da infilarsi una maglietta della salute aprendo la porta. Ho cercato in tutte le lingue che conoscevo di scusarmi per l’irruzione a quell’ora e senza preavviso. Lui non parlava una parola di inglese, ma in un mix di spagnolo/italiano ci siamo capiti. 
Assieme a lui la moglie, mi hanno subito mostrato la mia camera, portandomi degli asciugamani freschi di ammorbidente, e chiedendomi almeno tre volte se avessi fame e volessi che mi cucinasse qualcosa. Mi sembrava di essere a casa di mamma, nonostante loro assomigliassero in maniera incredibile ad Olindo e Rosa.  

No, basta ansie!  

La stanza era bellissima, nuova, tutta per me, fosse anche solo per il letto enorme e comodissimo. 
Ho mandato un paio di messaggi a mia madre per aggiornarla sulla nuova sistemazione, la risposta è stata «Si ok, ma non fidarti di persone mai viste che non conosci, chiuditi in camera. A domani, notte»
Graziearcazzo. Adesso capite la natura dei disagi?
 

Nonostante fossi decisamente più rilassata, la nottata non lo è stata altrettanto, ho dormito poco e quel poco che ho dormito l’ho usato per sognare di perdere l’aereo a causa del problema con l’assicurazione dell’auto a noleggio, o di rimanere chiusa nel parco del complesso residenziale per non aver premuto il pulsante che apriva il cancello (il mio cervello è sempre il mio fan numero uno!). In più continuavo a sentirmi addosso quell’odore nauseante, mi aveva davvero impregnato tutta la valigia e i sentimenti.
Alle 5 mi sono alzata, ma ero già sveglia da un pezzo, ho scritto un biglietto (in spagnolo) ai due gentili proprietari e sono uscita. 

Il primo scoglio era uscire senza fare casino. Fatto. 
Nel chiudermi la porta alle spalle mi sono accorta di un dettaglio sul campanello; il proprietario di casa che mi aveva accolto e salvato (da cosa non è dato sapere) si chiamava Jesus. Vuoi vedere che la chiacchierata in cattedrale era stata ascoltata?!  

Il secondo scoglio era riuscire ad uscire da quel ricco labirinto residenziale. Fatto.
Il terzo era affrontare la rogna con l’autonoleggio senza perdere l’aereo.  

Dieci minuti prima che aprissero ero già là pronta. Avevo già due persone davanti a me, ma ho aspettato pazientemente il mio turno, controllando però l’orologio ogni 30 secondi, come se questo cambiasse le cose.
Arriva il mio turno, cerco di spiegare alla ragazza il problema del danno, specificandole che non ero stata io, come se questo cambiasse le cose. 
L’accompagno fuori a vederlo, continuando sempre a guardare l’orologio.  

Ho ancora margine’  

Lei scruta la macchina, digita qualcosa sul terminale, poi mi guarda. 
Ecco, adesso mi darà una cifra fuori da ogni grazia divina e io non potrò opporre resistenza.’ 

«Guarda, io ti ringrazio per l’onesta e sono certa non l’abbia fatto tu, perché c’era già» dice mostrandomi le foto del prima.   

Ho rilasciato un’altra quantità di respiro non indifferente.  

 O mio dio grazie 
Posso tornare a casa ora? 

Sì.  E così è stato.  

Tutto quello che non ho scritto è QUI

Viaggio in Andalusia

Andalusia I (Siviglia e Cordoba)

Ho pensato molto a come impostare il racconto di questo viaggio in Andalusia. 
Ho cambiato idea almeno cinque volte su quale versione buttare giù, che tono dare. 
D’altronde, un po’ come quando incontro qualcuno ultimamente che mi chiede «Allora? Com’è andato il viaggio?», la risposta non è mai la stessa, perché la persona che ho davanti non è mai la stessa.  

Sarà certamente capitato anche a te, di incontrare qualcuno e questo qualcuno ti chiedesse «Come stai?», la risposta, almeno per me, dipende sempre da chi mi trovo di fronte. So che ci sono persone che ascolterebbero davvero la mia risposta, e che questa comporterebbe poi altre domande. Mentre ci sono altre persone che in quella domanda non cercano niente, e in quei casi l’unica risposta corretta da dare è quella convenzionale «Tutto bene dai!».  

Lo stesso vale per questo viaggio.  
Solo che questo è il mio blog, questa è la mia pagina, questo è il MIO racconto di viaggio.
E questo blog non è mai nato con l’intento di far vedere tutto attraverso uno di quei filtri Instagram glitterati. Che poi sono gli stessi che negli anni ci hanno creato invidie e dipendenze, basate sul nulla totale.
Il mio ‘obiettivo‘ (a patto che ne abbia mai avuto uno, cosa sulla quale ho ancora delle riserve) è sempre stato arrivare alle persone, non ai like, altrimenti avrei studiato scrittura, avrei studiato i trucchi della SEO, mi sarei fatta il culo a capire come far decollare il mio instagram e avrei trovato un modo per schiaffarmi una bella spunta blu vicino al nome di battesimo. 

Non è andata esattamente così. Anzi..
Il focus sì era arrivare alle persone, ma anche viceversa, perché sarei falsa se non ammettessi che spesso, nei momenti più bui della mia vita, quando tutto sembrava essere fuori dal mio controllo, With my feet on the air and my head on the ground come mi avrebbero detto i Pixies, e quando scrivere sembrava essere rimasto paradossalmente l’unico modo per tenermi ancorata alla realtà, non avessi trovato conforto in molti di quei messaggi che mi arrivavano dopo aver pubblicato quei buchi neri.

«Tutti nella stessa barca.»

Quindi no, non credo inizierò ora a scrivere in maniera convenzionale, né a mettere glitter. Anche perché, sono partita per questo viaggio completamente  struccata e senza portarmi dietro nemmeno un rimmel, figuriamoci i glitter.
Chi mi legge ormai lo sa, non è un blog di viaggio, non so fare Reels fichissimi che mostrino tutte le cose fichissime che puoi fare in una città fichissima con 5€, non so farmi manco la valigia da 10 kg portandomi vestiti intagrammabili senza maledirmi ogni giorno per aver invece sacrificato vestiti che davvero mi sarebbero serviti… Non so farle queste cose.  

Se cercate quindi consigli di viaggio, ne troverete qualcuno sicuramente, ma sarà sparso tra le righe che quindi vi toccherà leggere e soprattutto se cercherete su Google «Consigli viaggio Andalusia» questo articolo lo troverete approssimativamente tra i risultati della pagina 845.635, perché come ho detto, non ho mai studiato come ottimizzare la SEO (e che anzi a questo punto del racconto so che avrei dovuto già aver scritto Andalusia, Cordoba e Siviglia, almeno un centinaio di volte per essere presa in considerazione da Gugol…e allora lo scriverò a casaccio qua e là per sentirmi più intelligente dell’algoritmo, ma voi saltate pure queste parti.)
(Andalusia, Cordoba, Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia… basta così!
)

Comunque…SIVIGLIA 

GIORNO 1 

Siviglia, 14/09/2023 

Sono talmente stanca che come data sul diario ho scritto 14/09/2021, data in cui ero in Islanda oltretutto, e guarda, mi sentirei di azzarde anche che, forse forse, ero pure meno stanca di oggi; vorrei anche poter dire che è colpa del jet-leg, ma in Italia ora sarebbero le 19.45 così come lo sono qui a Siviglia, e io anche in giornate di ordinaria amministrazione alle 19.45 ho sonno. 

Sono qui da nemmeno dieci ore, quindi al momento non credo di potermi permettere un giudizio su Siviglia, sarebbe probabilmente un po’ falsato… la stanchezza e il primo giorno di ciclo (il ciclo sa quando vai in vacanza e si mette in valigia) non sono mai grandi consiglieri.
Però ecco, al momento, forse, propenderei sicuramente per un «No, ma grazie.» 

«Ma come no? Sei matta.. Siviglia è bellissima, c’ho lasciato il cuore. E’ un gioiello.»  

Ahò, calma eh… Calma!
Finché saremo in democrazia e la pizza con l’ananas non sarà resa incostituzionale, io sarò libera di scrivere un po’ quello che mi pare. E a me Siviglia non è piaciuta!
Ammetto che il mood con il quale sono partita non è che fosse proprio tutto sto brio eh, ma lei non è che abbia aiutato.  

Sono partita, come sempre, con l’idea che un viaggio potesse aiutarmi a schiarirmi le idee, perché  durante quel periodo che va dal primo di Agosto al ‘chissà che torni qualcuno dalle vacanze altrimenti mi trovano impiccata da sola in casa’ il mio cervello ha ben pensato, in un noioso pomeriggio estivo con il ventilatore sparato in faccia, di mettermi di fronte al più classico dei:

«Ma tu, sei proprio sicura che quello che stai facendo e che hai fatto fino ad oggi, sia quello che vuoi davvero o sia il frutto di scelte di comodo e in funzione di altri?»

Oibò, che modi, così de botto.

Ah beh sì, se il vostro cervello è come il mio, allora saprete che non è che avvisa prima di lanciarti sta palla curva… al massimo ti butta qua e là qualche attacco di ansia o panico, che tu devi essere prontamente veloce ad interpretare se non ne vuoi altri. Tutto molto facile. Soprattutto trovare una risposta ad una domanda che mette in discussione 35 anni di vita.
E quindi sono partita, ingenuamente, nella convinzione che cambiare aria potesse aiutarmi a trovare risposte. Ma se quell’aria viene da te, a’ voglia, a goderti il viaggio.

Sono inoltre partita in Settembre apposta per evitare il caldo estivo e orde di turisti (confidando nel 15 Settembre data d’uscita del nuovo IPhone), e invece mi sono ritrovata con 37° all’ombra a spintonarmi assieme al resto della fauna terrestre in coda per le attrazioni che manco all’Apple store.
A tutte ste gioie si sono poi sommate, già dalla prima ora dopo l’atterraggio, le innumerevoli bestemmie tirate per cercare un parcheggio.

plaza de espana andalusia

A questo ero preparata, sapevo che parcheggiare a Siviglia (e nel resto delle città che avevo nel programma) e lasciare la macchina due giorni ferma sarebbe stato un problema, e infatti mi ero segnata sull’itinerario di viaggio tutti i parcheggi più tattici… o almeno credevo di averlo fatto, ma non per Siviglia a quanto pareva.  
Ed è stato un incubo, davvero un incubo!plaza de espana andalusia

Mi sono chiesta spesso se ci fosse un limite di multe che possano darti se ripassi 74 volte dentro la stessa ZTL. 
Comunque alla fine di tutto il rosario di Santi nominati ho trovato un parcheggio, per puro culo.  
E immagino saremo tutti d’accordo nel dire che, quando trovi un parcheggio per ‘puro culo’ o c’è una smart o sicuramente c’è un cartello che non hai letto.  
Ma questo è un problema che mi sono posta solo a posteriori, e sul quale torneremo più tardi.

Ho passato gran parte della giornata a maledire la scelta di quel viaggio (primo giorno di ciclo eh!), molto lontano dai miei ‘ideali di viaggio‘.. natura, animali, boschi, freddo, distese di nulla, zero persone… ma soprattutto molto distante da quello che probabilmente mi serviva in quel momento; non dovevo distrarmi anzi, dovevo concentrarmi davvero per trovare una risposta a quella domanda.
Ma di una cosa ero soddisfatta: la scelta di partire totalmente struccata e priva di qualsivoglia strumento di make up in valigia. Così da permettere alla mia faccia di sciogliersi in tranquillità sotto i 40°.

«Si ma son secchi, li senti meno..»

eh si va beh stocazzo!

E so che quando leggerai tutto questo fuori dalla tua finestra ci saranno circa 4° e forse avrai già le decorazioni natalizie in casa, però ecco se chiudi un attimo gli occhi e ti metti con il viso attaccato al termosifone forse forse con l’orecchio potresti ancora sentire l’eco delle imprecazioni che avrai sicuramente lanciato anche te in Luglio.  

Sono arrivata a Plaza de España  nel primo pomeriggio con circa 40° all’ombra (percepiti 56°) e devo dire che è esattamente come l’avevo vista mille volte in foto. Veramente bellissima. Sarei rimasta ore ad osservare le peggio pose delle turiste che schiavizzavano i partner alla ricerca della storia perfetta da pubblicare.
E invece no, ho usato il resto della giornata a vagare per la città cercando di capirla un po’ meglio, visto che non riuscivo a farlo con me stessa.

Verso l’imbrunire sono ritornata verso il centro della città che, nonostante fosse un giovedì sera qualsiasi di Settembre, era colmo di gente.. turisti e non.
metropol sivigliaSono arrivata a caso, come sempre, al Metropol Parasol.. che era sicuramente in programma da visitare, finché non ho visto quanto costasse, ma soprattutto quando ho scoperto che bisognava prenotare anche quello.
MA, con il solito culo che mi contraddistingue (senza ironia) sono riuscita a prendere un biglietto per lo spettacolo delle 20.45… che poi era anche l’orario del tramonto. E vedere da lassù il sole tramontare sui tetti di Siviglia è qualcosa che da solo vale tutto il viaggio. Prendere i posti migliori per vedere lo spettacolo di luci, non è facilissimo, ma con un po’ di pazienza si riesce a vedere da tutte le angolazioni.

Come sempre quando mi trovo di fronte a cose che riempiono gli occhi di gioia, mi sono trovata ad accusare anche un po’ la solitudine (primo giorno di ciclo eh!), soprattutto quando ad un certo punto, senza volerlo, mi sono ritrovata al fianco di una coppia di ragazzi, abbracciati ed intenti a godersi lo spettacolo e a vaneggiare su che lavoraccio dovesse essere per l’elettricista nel caso fosse saltata qualche lampadina dell’impianto. Li ho invidiati si! Ma io e il mio cervello stavamo facendo lo stesso pensiero comunque, quindi non ero proprio sola.

Sono scesa solo perché la fame iniziava a farsi sentire.
Sangria, olive e tapas, e la giornata poteva concludersi lì.

 

GIORNO 2

Siviglia, 15/09/2023

Ho messo il naso fuori dall’ostello e sono stata invasa da un’ondata di Settembre.
Hai presente il profumo della pioggia di Settembre no?
Quella dei primi giorni di scuola, quando dovevi metterti un maglioncino…spesso il primo riesumato dall’armadio invernale.
So che hai ancora le decorazioni di Natale in casa ma va beh insomma hai capito, quel profumo là.
Il che significava due cose:
1. Mi sono ricordata del perché amo viaggiare in Settembre
2. La giornata avrebbe avuto sicuramente un clima più clemente.
La pioggia della notte aveva indubbiamente portato via almeno una decina di gradi (Dio grazie!), mi sarebbe andata bene anche la pioggia durante la giornata, (dopo il terzo giorno in Islanda l’acqua non mi spaventa più), ma non il caldo di ieri.

Comunque il programma per la giornata prevedeva la visita nelle attrazioni principali, rigorosamente prenotate con anticipo.. ma prima, la cosa fondamentale, cibo. Quindi colazione da Jester; bagel con salmone, avocado e caffe, per la modica cifra di 9.5€ che manco nei peggiori Autogrill d’Italia, ma va beh oh non risparmio sulle cose fondamentali della vita.
jESTER SIVIGLIA

Alle 9 la città era ancora completamente deserta, nessun negozio aperto, pochissime persone in giro, pochi bar aperti… pur essendo Venerdì pareva una Domenica mattina a Milano.  

(questo è il momento in cui scorrere oltre Andalusia, Cordoba e Siviglia, Andalusia, Cordoba, Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia OK basta così)

La prenotazione per la prima attrazione era alle h.14, quindi avevo ampiamente tempo per andare in giro a zonzo per la città e provarle a dare una seconda possibilità, come la si dà ad un tipo di tinder che al primo appuntamento non si capisce se ti sia piaciuto o no.siviglia andalusia
In effetti con quell’aria fresca, le strade bagnate e deserte, Siviglia  aveva tutta un’altra luce… e perdersi per le sue strade stava diventando piacevole. Che poi, perdersi… va beh, credo (son sicura) di essere passata per lo stesso punto almeno tre volte nel giro della mattinata, e so che starai pensando che il problema qui non sia tanto la dimensione della città, quanto il mio senso dell’orientamento, ma non è così. 

Ad esclusione della parte un po’ più periferica, (tipo EXPO92, che stra consiglio perché si possono vedere i relitti abbandonati dell’esposizione del 1992 per l’appunto, e dove sembra di essere in un film di fantascienza da dove ti aspetti di veder comparire Will Smith da un momento all’altro), la parte del centro storico è decisamente a misura d’uomo.  

Quindi sì, ho vagato, nella speranza di fare riscattare quella scintilla, e devo dire che quando ho incontrato sul mio cammino, casualmente (..casualmente..) PRIMARK, la giornata ha preso tutto un altro sapore… ma non è durato. Il continuo rumore di zoccoli di cavalli per la città ha reso tutto tremendamente difficile da apprezzare. Vedere quelle povere bestie, muoversi in corsie trafficatissime, sul calore dell’asfalto, per portare in giro carrozze di turisti pigri ed ignoranti ha reso tutto tremendamente triste.  

«E’ tradizione! »

mi è stato detto. Esticazzi! 

 Alle h. 14 ero puntualmente al mio posto in fila per entrare allAlcazar, tappa obbligatoria ovviamente.

Ecco, qui però devo fare una premessa, così come l’ho fatta all’inizio.  

Alcazar sivigliaIo l’ALCAZAR l’ho visto, l’ho visitato, me lo ricordo eh… più o meno.  
Quel giorno però c’è stato un piccolo imprevisto, che non racconterò perché aimè è una questione familiare.. Ad essere onesti non era niente di grave, ma il ciclo e il mio mood di quei giorni me lo ha fatto diventare una questione esistenziale.  GIARDINI ALCAZAR SIVIGLIA

Poco prima di partire per il viaggio ho finito di leggere donne che pensano troppo splendido saggio che assolutamente consiglio per chi come me ha difficolta a tenere a bada quel disagio mentale chiamato Overthinking, però ecco non esiste una formula magica che dall’oggi al domani ti insegni a spegnere il cervello quando ti accorgi che stai sbarellando..e beh quel giorno il mio cervello ha dato davvero il meglio di sé.

Il palazzo è indubbiamente splendido da vedere, ma ad onor del vero devo dire che il ricordo più nitido che ho della visita è che mi sono messa a fare meditazione in mezzo ai giardini del Palazzo (esperienza meravigliosa) e sono stata ‘disturbata‘ da un verso che non capivo da dove arrivasse, per poi aprire gli occhi ed accorgermi che era un pavone a fianco a me, venuto a controllare se respirassi o meno.

Finita la visita e la meditazione al Palazzo, avevo un’ora di tempo prima della visita alla Cattedrale, la tempistica perfetta per fare un salto in ostello a ricaricare le batterie, tutte le batterie e soprattutto a mollare giù  tutto il peso di quelle cose che sei convinto ti servano e invece non ti servono mai a niente…tipo l’ombrello, il maglione, l’itinerario… (einvecemannaggialaputtana adesso che sono qui in questa terrazza bellissima con vista sul tramonto e sulla Cattedrale, a bere Gin Tonic e ad aggiornare il diario, fa un freddo cane! E non ho il maglioncino con me!

 

Giralda Siviglia

Sembra piano, ma non lo è, è una salita.. la 26esima salita

La Cattedrale e la Giralda meritano chiaramente una visita. No anzi, la Cattedrale è magnifica, immensa ed elegantissima. L’ho adorata.
Cattedrale Siviglia

La Giralda ha una vista pazzesca della città, è vero, ma sono tanti piani!
Tanti.
Io non lo sapevo mica eh.
I piani però sono numerati. Ma io me ne sono accorta solo 10°, così mi sono chiesta

«Chissà quanti saranno ancora? Quattro?

Cinque?»

No, ad ogni angolo girato mi aspettavo di vedere un bagliore di luce che presagisse un’uscita e invece no, c’era una nuova salita , un nuovo numero, un nuovo santo da invocare.
Al 20° mi sono fermata, non soffro di claustrofobia, ma di attacchi di panico sì (anzi no, soffro la paura degli attacchi di panico) e quello, beh quello sembrava proprio il posto ideale per farsene venire uno.
Magari mancavano solo 2 piani e io mi ero fermata, oppure ne mancavano altri 20 e io come avrei fatto a scappare in caso di panico? Dai visi di chi scendeva non riuscivo ad interpretare se fosse compassione o totale indifferenza, ne quanti ne mancassero.
Così ho controllato su Google, sono 36 i piani. 

 T R E N T A S E I 

«Posso farcela.» 

E così è stato.
Al ritorno non sembravano più così tanti i piani, ma a ricordarmelo c’erano le facce di quelli che salivano. Anche qui come all’Alcahzar e alla Cattedrale, avevo prenotato per l’orario in cui speravo avrei trovato meno gente, e invece stocazzo! 

Non capisco perché le mie idee dovrebbero sempre essere migliori di quelle delle altre persone, io bho!

Ma su una cosa avevo ragione, perché avevo scelto l’ultimo turno per visitare la Giralda e di conseguenza una volta riscesa nella Cattedrale, sono rimasta praticamente da sola con gli addetti alle pulizie… meglio così perché avevo necessità di fare due parole con Gesù o chi per lui presente lì in quel momento. E quindi sì, mi sono seduta lì per un po’, a godermi i giochi di luce colorata fatti dai rosoni riflessi per terra e a cercare un po’ di risposte. 

Risposte che non ho trovato, non lì quantomeno, così c’ho riprovato con un Gin Tonic nel bar con terrazza panoramico di fronte alla Cattedrale.

 

Nemmeno il Gin Tonic mi ha dato risposte, ma quantomeno ho smesso di farmi domande.
Quando ho cominciato ad avere freddo e ad essere stufa degli occhi della gente che mi guardava per capire  come mai fossi in un posto così, da sola, a bere gintonic e scrivere, sono andata via.

C’era un’aria particolarmente affascinante a Siviglia quella sera, come qualcuno che stai per lasciare e cerca di far di tutto per riconquistarti in corner.


«Siviglia scusami, non ti merito, il problema sono io, non sei tu. Probabilmente ci siamo conosciute in un momento sbagliato, non sono pronta a legarmi, ti meriti di meglio

Domani partenza per Cordoba, a patto che mi ricordi dove ho lasciato l’auto e soprattutto sia ancora dove l’ho lasciata! 

GIORNO 3 

Cordoba 16/09/2023 

Niente non riesco proprio ad ingranare sta vacanza.
Sento che la mia testa non si sente nel posto giusto, e di riflesso quindi anche il resto.
Stamattina è partita ‘male’ (ma diciamolo però,  poteva partire molto molto peggio).

Non ho dormito praticamente nulla perché ho avuto la brillante idea di guardare se riuscivo a capire da Google se il posto dove avevo lasciato la macchina fosse legale o meno (ma  che splendida idea controllarlo la sera tardi e dopo due giorni che era lì)..Beh comunque no, non era esattamente legale, tantomeno per due giorni di fila. Quindi ecco, sopra il carico di pensieri della giornata ho gratuitamente aggiunto anche quello. La meditazione e gli esercizi di respirazioni in una camera d’ostello assieme ad altre 7 persone non sono cosa facilissima diciamo, quindi dormito veramente poco e male.
Mi sonoCordoba strade fiori svegliata con la sveglia di una delle ragazze che ha ben pensato di posporla 6 volte. Ma santoiddio la sveglia la posponi 6 volte a casa tua, non in ostello!

Alle 8.30 ero già fuori dalla stanza, pronta a scoprire se avrei dovuto arrivare a Cordoba a piedi e pensando a come avrei spiegato la cosa a gesti a quelli del noleggio.
E invece così non è stato…
Quando sono arrivata all’auto, non solo era ancora lì, ma c’erano anche due gentilissimi parcheggiatori abusivi che mi hanno subito fatta sentire a casa.Cronk Emperors New Groove GIF - Cronk Emperors New Groove Tent - Discover & Share GIFs
Così sono partita come un missile terra aria verso Cordoba.
Un’oretta e mezza per arrivarci e 10 minuti per innamorarmene.. Complice anche il fatto che avessi trovato parcheggio subito.

Ma solo mentre correvo in autostrada ho avuto un’illuminazione, come Kronk quano ricorda che:

«Il contadino, alla locanda, non ha pagato il conto!»
(se non hai colto la cit. aulica ti prego di andartene, rimediare e tornare con una miglior cultura pop)

rendendomi conto di non aver comprato i biglietti per la Moschea, unica e sola attrazione della città.

«Una cosa dovevi fare!»

Eh lo so.

Tempo di mollare giù la valigia in ostello e mi sono avviata alla Moschea, dove sono arrivata dopo ben 6 minuti scarsi a piedi. C’era effettivamente una coda di persone infinita all’ingresso, ma essendo enorme l’interno della Moschea, si scorreva velocemente.
Avevo chiaramente già visto qualche foto dell’interno, ma quando sono entrata per un paio di minuti sono rimasta ferma immobile a sgranare gli occhi.

Mai visto niente del genere!

L’orda di gente entrata a mezzogiorno con me era veramente infinita.
Su intagram mica te la fanno vedere così.
Sono stata dentro per credo almeno 2.5h. Due ore e mezza nelle quali il mio Icloud continuava a dire di essere esaurito, e io come lui. Devo aver cercato di fare all’incirca 800 foto che provassero a rendere anche solo un po’ l’idea di come fosse la Moschea, ma alla fine riguardandole alla sera, manco una rendeva davvero. Moschea Cordova

Dopo circa un’ora e mezza che ero dentro a vagare con il telefono per cercare la ‘foto perfetta’, mi sono accorta che piano piano la Moschea si stava svuotando, sembrava surreale. Non capivo perché. Poi ho capito… era ora di pranzo.
Quindi per rispondere a qualcuno che su fb mi chiedeva come facessi a fare sempre foto senza persone tra i piedi, beh ecco.. Aspetto, m’incanto, mi godo il momento senza la fretta di arrivare a quello successivo, cosa che non puoi fare quando hai una tabella di marcia da seguire (cosa che in realtà avrei dovuto avere anche io, ma che non seguivo), lasciando che la voglia di caricarmi gli occhi di esperienze sovrasti quella di caricare storie su instagram.

In quel caso non era voluto, non me l’aspettavo si svuotasse così, per ogni  angolo instagrammabile ho dovuto aspettare manciate di minuti perché si spostassero le persone.. Ma poi ne arrivavano altre, ed altre ancora e non potevo nemmeno bestemmiare perché il posto non me lo consentiva!

Quando poi ho preso coscienza del fatto che non sarei mai riuscita a fare la foto perfetta, non tanto per la presenza delle persone quanto perché era veramente impossibile racchiudere la magia di quel posto in una foto, ho messo via il telefono e ho iniziato a visitarla davvero, e assurdamente eravamo rimasti in pochissimi dentro.
E’ stata una figata vederla così!

Alla fine sono uscita, ma devo dire un po’ a malincuore, non so perché ma nonostante avessi fatto almeno 7 giri della Moschea, sarei rimasta ancora. C’era qualcosa di stranamente magico e rassicurante lì dentro.

Uscita da lì comunque avevo ancora un intero pomeriggio a disposizione e la mia bella mappa con tutti i punti da seguire ben organizzati, che chiaramente non ho seguito manco per niente. Ho iniziato a vagare senza uno scopo né una meta. E siccome Cordoba è veramente piccola, sono riuscita senza volerlo a raggiungere i punti che avevo segnato sull’itinerario.
Ponte romano CordovaSoprattutto uno, del quale mi ero completamente dimenticata e che mi ero addirittura segnata di andare a vedere con le luci del tramonto. Non so come ci sia riuscita, ma ad un certo punto mentre ero sulla via del ritorno verso l’ostello ho deviato puramente a caso.. Spinta semplicemente dalla voglia di allungare un po’ la strada nonostante la stanchezza, non riuscivo a rinunciare a quella luce bellissima che c’era. E senza volerlo sono arrivata al Ponte Romano, nell’ora perfetta nella quale avrei dovuto vederlo… Credo che questo sia il riassunto di come funziona l’intera vita.

Puoi programmare quanto vuoi, tanto poi la vita farà un po’ come le pare, e se dovrai essere in un punto preciso in un momento preciso, farà in modo che tu lo sia..

Che tu lo voglia o meno

Nonostante fossi stanca non riuscivo proprio a tornare in ostello. C’era una luce splendida e Cordoba si stava preparando per il sabato sera. Così mi sono fermata a mangiare in un tapas bar vicino alla Moschea, al pomeriggio lo avevo notato per la coda infinita di gente che cercava di ordinare, ho pensato che fosse un’istituzione e che tutte quelle persone, più preparate e organizzate di me lo sapessero, mentre io no. Quella sera però c’ero solo io, ho ordinato quello che in teoria avrebbe dovuto essere il piatto forte, tortillas di patate (na mattonata), mi sono seduta sugli scalini della Moschea e mi sono goduta la sera e quelle 350kcal.

Una volta tornata in ostello ho fatto una lunga chiacchierata con le coinquiline, una parigina e un’americana alla quale ho dovuto spiegare che il cappuccino a pranzo è incostituzionale in Italia. Non so se abbia davvero colto la gravità della cosa, ma io il mio sento di averlo fatto.

Il mattino seguente mi sono svegliata con il rumore della pioggia sul tetto.

Costa del Sol, ma solo finché non arriva la regina del Mainagioia

In realtà stava smettendo…
Sono salita sul tetto per vedere come buttasse la giornata.. piovigginava sì, ma c’era anche il sole, stava sorgendo l’alba e si rifletteva sui tetti bagnati. Così mi sono seduta su uno dei divanetti, ho incrociato le gambe, ho respirato a fondo l’aria di una città che si stava ancora stropicciando gli occhi, e ho dato il via alla giornata…  mi aspettava Granada.

 

CONSIGLI PER UN VIAGGIO IN ISLANDA

CONSIGLI PER UN VIAGGIO IN ISLANDA

Tutto ciò che serve sapere prima di partire per un viaggio in Islanda: le tappe, come muoversi, il clima, cosa mangiare e dove dormire. 

La primissima premessa che faccio sempre e che è fondamentale, è che tutto ciò che leggerete qui è il MIO parere, dato dalla MIA esperienza personale, quindi niente di universale ecco. (Il racconto se ve lo foste persi, ed è meglio leggerlo prima dei consigli, ve lo linko QUI)

Detto questo, partiamo dalle basi proprio:

  • QUANTI GIORNI SERVONO PER UN VIAGGIO IN ISLANDA?

Ecco, questo è molto variabile, diciamo che a parere mio 9 giorni sono il minimo sindacale. Io per esempio ne ho fatti 9, di cui uno e mezzo solo di viaggio, però 8 giorni per fare il giro completo dell’isola così come ho fatto io, sono pochi, è fattibile ma non è molto pratico. Spiego perché: partiamo dal fatto che tutto ciò che è WOW nell’isola, si trova nella parte sud e sud-est, mentre nella parte nord e nord-ovest non c’è praticamente nulla da vedere, quindi facendo il giro completo ho dovuto dedicare almeno 3 giorni di solo “viaggio”, ovvero solo di strada per ritornare a Reykjavik. E per quanto la Ring Road (cioè la strada principale, nonché unica) sia fantastica e se dico fantastica intendo proprio fantastica, è comunque impegnativo farsi 300/400km al giorno avendo come unico obiettivo arrivare all’ostello.
Chiaramente anche al nord e a nord-est c’è qualcosina da vedere (i fiordi del nord, la penisola di Tröllaskagi o il fiordo Siglufjörður dove  hanno girato la bellissima serie Netflix “Trapped”), ma a parer mio niente che valga la pena di farsi 300km al giorno. Se invece decideste di farvi almeno 10/12 giorni (pieni) sarebbe tutta un’altra storia, allora sì consiglierei di prendersela più comoda facendo il giro completo.

  • COME GIRARE L’ISLANDA?

L’Islanda è assolutamente girabile con i mezzi, io però non l’ho fatto e non mi sento di dare consigli al riguardo. Io ho noleggiato un’auto, ed è stata non solo la parte organizzativa più difficile ma anche la più costosa.
La più difficile da organizzare perché forse, essendo io da sola, era un po’ ciò che mi preoccupava di più. E per lo stesso motivo è stata anche la più dispendiosa, ma lo sapevo già in partenza. Questa è la croce di tutti quelli che viaggiano da soli.
Quindi ho girato siti per settimane, temporeggiando, indecisa sul tipo di auto, indecisa sull’assicurazione, sulla compagnia, sul modello di auto…
Alla fine, dovevo scegliere prima possibile, e con il senno di poi credo di aver fatto la scelta migliore che potessi.
La compagnia scelta è stata la Blue Rental Car 
Ho scelto la macchina più piccola, essendo da sola con un solo bagaglio, MA non avevo calcolato che auto piccola significava anche motore piccolo. Non che stessi partendo per la Reykjavik Dakar, ma diciamo che in alcuni tratti in salita se fossi scesa e avessi spinto l’auto forse ci avrei messo meno tempo. In rettilineo invece, faceva il suo.. anche troppo, soprattutto considerando che il limite massimo in tutta l’Islanda è 90km/h e vi consiglio vivamente di non superarli (€ 600 di multa).
A parte il problema salita, un altro problema della macchina piccola era il vento e lo spostamento d’aria, causato da camion e pickup (che lì vanno alla grande). Problemi comunque tutti superabili andando piano, però ecco se avete la possibilità di dividere la spesa con qualcuno consiglio di prendere un’auto più grande.

Sottolineo anche che l’entroterra e alcune strade in Islanda sono percorribili SOLO con 4×4, quindi vietate per le altre.  Se invece avete intenzione di percorrere solo la Ring Road nessun problema.
Per quanto riguarda l’assicurazione, un bagno di sangue (da sola), ma ho fatto bene a farla completa, compresa quella per l’azzeramento della franchigia (che lì è altissima). I sassolini, la ghiaia e il vento lì viaggiano che è una meraviglia, soprattutto quando vi passano di fianco camion o macchine più grandi, è praticamente impossibile che qualcuno non vi arrivi sulla carrozzeria e che quindi ve lo facciano pagare… non solo, altra cosa per la quale bisogna fare molta, molta, moltissima attenzione è il vento e le portiere: quando aprite la portiera tenetela molto bene, attaccatevi un laccio al polso se serve, perché (e non scherzo) succede più spesso di quanto s’immagini che gli autonoleggi debbano andare a recuperare le persone che sono rimaste in mezzo al nulla e senza portiere. E non è divertente!
Altra cosa che consiglio, che io ho fatto e che è stata una dritta (la blue rental car era l’unica che lo dava come optional!) è stato il Wifi in auto. Sì lo so, siamo vissuti anni senza mappe e senza internet, si può fare anche a meno, c’è anche chi vive benissimo senza bidet per esempio… però diciamo che preferisco averlo. Mi ha salvato in non poche situazioni, il wifi, non il bidet (che per la cronaca non hanno nemmeno in Islanda!).

La guida è come da noi, e anche i cartelli stradali. L’unica cosa che ho notato di strana, e della quale non sono certa al 100% ma al 90% è che hanno una strana regola per gli incroci. Se ad esempio ad un incrocio se voi sarete allo stop e avrete una macchina sulla vostra destra intenta a girare a sinistra, non aspetterà che voi passiate (che dobbiate girare a sx o a dx), gireranno nella vostra direzione passandovi a destra (non come a sinistra da noi). Allego disegno più esplicativo in modo che, se vi capitasse, non perdiate tempo ad insultarli, primo perché non capirebbero e secondo perché avrebbero ragione (credo!).

La benzina costa esattamente come da noi, ma benzinai non ne troverete ovunque anzi, quindi il consiglio che vi dò è: non scendete mai sotto il metà serbatoio, perché non saprete mai quanto durerà, il continuo sali e scendi islandese vi farà consumare più benzina e quindi meglio non trovarsi impreparati. Qualsiasi autonoleggio sceglierete, vi darà diritto al 5% di sconto in alcune catene di benzinai, non è molto, ma non si butta via niente.

  • COSA MANGIARE IN ISLANDA

Beh , carne e pesce sono assolutamente ottimi. Quindi zuppe, hamburger, fish&chips, carni varie sono chiaramente consigliatissime.
Mangiare in Islanda non è proprio economico, ma non è nemmeno così dispendioso come dicono. Diciamo però che sì, a voler proprio cenare (perché il pranzo è veramente difficile pranzare fuori), la spesa minima è sui € 20. Consiglio ovviamente di concedersi sicuramente qualche pranzo o cena tipica fuori, ma per il resto attrezzarsi con ciò che si trova nei panifici o nei supermercati (Entrambi cose molto rare da trovare!)
Non ho locali da consigliare, tranne forse, The Soup Company (a Vik), dove con tutta probabilità capiterete comunque, perché in generale in Islanda le alternative sono gran poche.
Personalmente ho cenato fuori solo i primi 4 giorni, poi per risparmiare qualcosina ho iniziato a fare spesa, dove trovavo supermercati e ad utilizzare le cucine negli ostelli dove alloggiavo. Le catene di supermercati sono veramente poche, e soprattutto le troverete solo nelle cittadine più grandi che forse sono ancora meno. Quindi dove trovate cibo, (che dura!) comprate.

  • DOVE DORMIRE IN ISLANDA

Anche qui le scelte non sono infinite, l’itinerario di viaggio (il primo almeno) è più o meno lo stesso per tutti (orario o antiorario), e di conseguenza anche le tappe. Chiaramente le cittadine o i paesini che toccherete saranno veramente piccoli, tolte le 3 città più grosse(‘‘grosse”)… e dunque anche gli alloggi saranno limitati. Non aspettate l’ultimo momento per prenotare.
Io devo dire che mi sono trovata molto bene in tutti gli alloggi che avevo scelto, qualcuno più qualcuno meno. Ovviamente questo è un punto molto soggettivo, dipenderà anche dal vostro spirito di adattamento.
L’unico consiglio che vi posso dare per quanto riguarda le sistemazioni è di portarvi via una presa multipla. Purtroppo in tutti gli ostelli o guesthouse dove ho alloggiato, la presa a disposizione vicino al letto era sempre e solo una, e se anche voi come me avete oltre al cellulare anche powerbank, macchinetta fotografica e qualsiasi altra diavoleria elettronica da caricare durante la notte, sarete fregati. Queste le cose che mi hanno letteralmente salvato: carica batterie a presa multipla Power-bank (perché con il freddo tutto si scarica 10 volte più velocemente e quindi più scorta avete meglio sarà, fidatevi!), batterie di scorta per GoPro e macchinette varie e anche schede di memoria (perché vi assicuro che se dovesse succedere qualcosa alla scheda di memoria contenente le 8miliardi di foto che farete, non basteranno tutti i santi del paradiso da chiamare).
Qui tutte le tappe degli alloggi: dove dormire Islanda viaggio

 

  • cose da vedere assolutamente in islanda

Sapevo che andando in Islanda avrei visto cose incredibili, ma mai avrei immaginato di vedere tanto.
Come per tutte le cose, anche il ”cosa vedere” ha un aspetto soggettivo non indifferente, tant’è che chiacchierando con persone che c’erano state prima di me, ho sentito pareri discordanti su alcune cose. Detto questo però le cose da vedere assolutamente, sono comunque molte. Qui sotto le cose che ho visto io (giro dell’isola in senso antiorario):

QUESTE LE TAPPE IN ISLANDA GIORNO PER GIORNO:

GIORNO 1.
Totale 244km
Alloggio: Midgard Base Camp

  • Il Circolo d’Oro (Pingvellir, Gaysir/Strokkur, Gulfoss)
  • Kerid Crater

 

GIORNO 2 
Totale 108km
Alloggio: The Barn 

  • Seljalandfoss (cascata)
  • Sòlheimajokull (ghiacciaio)

GIORNO 3
Totale 321 km
Alloggio: Reynivellir II

  • Skigafoss (cascata)
  • Sólheimasandur Plane Wreck (relitto aereo)
  • Reynisfjara Beach  (spiaggia nera basaltica)
  • Promontorio di Dyrholaey
  • Jökulsárlón e Diamond Beach

GIORNO 4
Totale 400km
Alloggio: Tehúsið Hostel

  • Diamond beach
  • The Red Chair  (la troverete lungo la strada)
  • Seydisfjordur (fiordo)

GIORNO 5
Totale 313km
Alloggio: Árbót Hostel

  • Stuðlagil Canyon
  • Dettifoss (cascata)
  • Selfoss (cascata)
  • Hverir (solfare)
  • Myvant Lake
  • Grjótagjá (grotta dove hanno girato GoT)

GIORNO 6 
Totale 271km
Alloggio: Guesthouse Langafit

  • Godafoss (cascata)
  • Akureyeri (seconda città più grande)

GIORNO 7
Totale 376km
Alloggio: Fossatun Camping Pods & Cottages

  • Kirkjufellfoss (cascata su Monte Kirkjufell)
  • Chiesa nera di Búdir
  • Ytri Tunga beach (spiaggia delle foche)

GIORNO 8
Totale 209 km

  • Fagradalsfjall (vulcano)
  • Reykjnes Lighthouse (faro)

 

  • QUANTO COSTA UN VIAGGIO IN ISLANDA
    Difficile quantificare quanto costerà un viaggio in Islanda. Molto dipenderà da quanto riuscirete a risparmiare di volo aereo, o in cibo una volta lì, o in benzina in base al mezzo usato.
    Quello che posso dire è che io avevo preventivato qualcosina di più essendo da sola, invece (esclusa la multa che sto ancora aspettando), sono riuscita a spendere approssimativamente sui € 2200. Per 9 giorni. DA SOLA, lo sottolineo perché è fondamentale capire che trovandovi dei compagni di viaggio la spesa sarebbe decisamente più conveniente e fattibilissima.
    Come già accennato, la spesa più grossa sarà l’auto, per la quale ho speso circa € 800 (escluso carburante).
    Il volo, comprensivo di assicurazione sanitaria e un bagaglio in stiva: € 500
    Il restante tutto da suddividere in cibo, benzina e alloggi.

 

  • CONSIGLI RANDOM
    Non cambiate Euro in Corone islandesi perché non ne vale la pena, qualsiasi cosa è pagabile con carta di credito anche l’euro del caffè (nessun caffè lo pagherete un euro, niente lì costerà un euro in ogni caso).
    Le porte in Islanda si chiudono a chiave in maniera opposta alla nostra, ve lo dico in modo da evitare che gridiate ”Aiuto” dopo in quindicesimo tentativo di aprire la porta del bagno in ostello dove penserete di passare il resto dei vostri giorni: la chiave va girata in senso orario per aprire. Enjoy.
    Non fermatevi a fotografare le pecore, non amano le foto e sono cattive come il male.
    Se viaggiate soli, o anche in compagnia, assicuratevi di prepararvi al dover cambiare una gomma forata o avere una telefonata con l’assistenza per problemi all’auto tipo ”Si salve, mi è volata via una portiera della macchina, non è che ne avreste qualcuna che vi avanza da portarmi?”
    Portatevi abbigliamento tecnico, che si asciughi nel più breve tempo possibile e un kway da mettere sopra la vostra giacca (anche se tecnica antipioggia). E tanti calzini di scorta.

Questo è più o meno tutto quello che ho scoperto io e che mi è tornato assolutamente utile. Sicuramente qualcosa mi verrà in mente da aggiungere e aggiornerò l’articolo, ma per qualsiasi altra cosa come sempre resto a disposizione, le domande più stupide sono quelle che vi salveranno.
Per il resto…. Godetevela tutta.

Islanda (parte II)

Islanda, viaggio in solitaria
(Nel caso aveste perso la parte I, eccola qui)

 Reynivellir,  13/09/2021
Giorno 5


(Come sempre, qui sopra la playlist per continuare il ‘viaggio‘)
Dopo la giornata di ieri, pensavo che il resto del viaggio sarebbe stato un vano tentativo di superarla, ma senza grossi risultati, soprattutto perché la parte sud era ormai quasi terminata, ora iniziava la risalita verso sud-est per poi addentrarsi a nord, che però, oltre a qualche rara attrazione non ha molto da offrire. O almeno così mi avevano detto. 

Beh, non posso dire che la quinta giornata abbia superato la quarta ma cavolo.. Come fa a mantenere questo livello altissimo tutti i giorni?

Prima di partire ero consapevole (perché in ogni viaggio capita) che avrei avuto qualche giornata “S”, di sconforto, stanchezza o scazzo. In preciclo poi figuriamoci.. Già mi immaginavo se fosse partita in radio “Someone like u” i singhiozzi in mezzo ai panorami mozzafiato.

E invece ancora nulla. Non voglio chiamarmela ovviamente, però.. Wow Islanda! DAMN!

Ring road Islanda

Ring road Islanda

Non è che questa giornata fosse partita proprio alla grandissima eh, anzi.

Reynivellir è un paese con 4 case, e a dirla tutta non sono nemmeno sicura sia un vero e proprio paese, ma solo il nome dell’ostello, considerato che 3 case su 4 erano loro. Ristoranti e supermercati, manco l’ombra.
E io, da brava viaggiatrice e all’alba dei 32 anni, non sono ancora in grado di organizzarmi i “pasti giornalieri” così da risparmiarmi tempo e soldi (e sì che voglio dire, sono un pensiero fisso per tutta la giornata quindi un po’ più di attenzione potrei anche dedicargliela)…
Avevo fatto spesa la mattina di ieri, “spesa”: un succo al mirtillo, un pacchetto di Tuc, uno di questi loro famosi creackers a tutti i cereali più uno e due brioche salate che però sono durate solo fino alle 11 quindi non contano. Chiaramente quello beccato ieri era l’unico supermercato che avrei incontrato per i prossimi 2 giorni quindi si insomma, avrei potuto anche fare di meglio.. Ma no, perché riflettere sulle cose quando le si possono fare a cazzo! E poi ero convinta mi sarebbe bastato, dovevano essere solo cose di emergenza. Ed effettivamente i Tuc alla cipolla oltre ad avermi creato assuefazione la sera prima, mi avevano anche salvato la cena, causa mancanza di posti dove cenare.

 

Ecco quindi, questa mattina oltre a non avere niente per preparare neanche la parvenza di un caffè nella cucina dell’ostello, dove invece tutti i miei coinquilini stanno allegramente mangiando tutti assieme, come a sottolinearmi l’ovvietà della cosa, non ho nemmeno la possibilità di fare colazione fuori, perché il “Café” più vicino si trova a circa 258km. Duecentocinquantotto. (Padova-Milano praticamente)Coffee Gilmore Girls GIFs | Tenor

quindi Niente caffè, niente cibo.
un incubo.

Mi rimanevano in auto la bellezza di tre Tuc, che mi rivoltavano talmente tanto all’idea di mangiarne ancora, che ho dovuto mangiarne almeno uno… Sì, lo so! Però ricordate:

Only God can judge me!

Jökulsárlón viaggio sola Islanda

Jökulsárlón

Prima di partire, breve capatina di nuovo alla spiaggia di diamanti per vederla alla luce del sole, chiaramente pazzescaCome anche gli iceberg in laguna con il ghiacciaio in lontananza, che ieri sera avevano dato spettacolo al tramonto. 

Jökulsárlón viaggio Islanda

Laguna di Jökulsárlón

E via in macchina di nuovo…

Due sole tappe previste per la giornata, ma niente di particolare. Diciamo che la giornata di oggi era solo “di passaggio“.

Una sedia rossa buttata là e il fiordo Seyðisfjörður.

La sedia rossa l’ho raggiunta dopo un’ora e mezza di strada, e nonostante avessi il navigatore attaccato ho dovuto testare tutta la capacità dei freni della mia auto a noleggio, perché troppo presa dal cantare “Quelli che benpensano” di Frankie hi-nrg, stavo tirando dritto. E viste le distanze islandesi, me ne sarei accorta probabilmente una volta troppo lontana per tornare indietro. 

Non mi è ancora molto chiara la storia di sta sedia rossa buttata là un po’ a caso, ma devo dire che era davvero suggestivo sedersi lì e guardare l’Oceano.
Su un totale di circa 2839 foto scattate in otto giorni, ero presente anche io solamente in tre. Ma in questo caso mi sembrava una bella foto da avere come ricordo; così ho tentato di immortalare il momento, ancorando ben a terra il cavalletto e impostando un autoscatto ab
bastanza lungo da darmi il tempo di sedermi sulla sedia ma abbastanza veloce da non dare la possibilità alle raffiche di vento di portarsi via le 1500 foto e l’ora e mezza di video fatti nei giorni scorsi. Chiaramente mi ci è voluto un poco più di tempo del solito, così ho aspettato andassero via tutti gli altri turisti e ho impostato tutto.

viaggio sola Islanda

GNE GNE

Sul più bello però che tutto era oramai pronto, è arrivata una coppia di turisti tedeschi, pronti con la loro macchinetta super tecnologica…

Sì va bhè  ma che ansia che stiate qui a guardarmi mentre faccio la foto, andate avanti voi per carità.
Danke danke” eh danke danke daje oh!

Dieci minuti di foto scattate vicendevolmente, con in sottofondo il suono dei miei sbuffi, sempre più forti ma a quanto pareva non abbastanza.
Fino a che non ha iniziato a piovigginare.
Ma due gocce non erano un problema, il problema poteva essere se le due gocce si fossero trasformate in diluvio.
Chiaramente ha iniziato a diluviare… a diluviare fortissimo!

Siamo tutti corsi al riparo in macchina. I due tedeschi hanno ripreso la loro strada mentre io sono rimasta chiusa in  auto per circa 20 minuti, aspettando qualcosa che forse avrebbe potuto non arrivare mai. Che smettesse!
Beh io aspetto fanculo! Vedi a fare del bene…

Ha smesso. E alla fine l’ho fatta. Gne gne.

Anche perché mi aspettavano 2.58h di auto per arrivare alla tappa del giorno, quindi potevo anche aspetta cincischiare un po’. Si che poi 2.58h sono diventate più di 3h e mezza, perché ogni 50 metri dovevo fermarmi per far foto.

È assurdo lo so, però davvero la Ring Road è una delle cose più spettacolari che io avessi mai visto.

Ring road viaggio islanda

Ring Road Islanda

Sono arrivata a Seyðisfjörður e ho fatto una passeggiata per tutto il paese, ci dovrei aver impiegato circa 6 minuti, 7 contando le foto alla famosa striscia arcobaleno che porta alla chiesetta del paese, 8 se contiamo il fatto che anche lì ho dovuto aspettare che tre turisti coreani finissero il loro servizio fotografico.

Non sono certa che la consiglierei, non mi ricordo nemmeno perché ci sono andata. Non è assolutamente brutta anzi, “è piccola ma carateristica‘” (cit.)… ma diciamo che piuttosto, in alternativa proporrei di andare a Siglufjörður,  sempre in un fiordo, più a nord e dove oltretutto hanno girato ‘Trapped‘, serie Netflix fichissima ambientata proprio in Islanda, campionessa d’incassi, no ok non è vero, però non è male se vi capita di guardarla.  
MA
tornando a noi e sempre per rimanere nell’ottica del “accade tutto per un motivo“, nella strada di ritorno verso
  Egilsstadir, dove alloggiavo (Tehúsið Hostel), la natura mi ha regalato un altro spettacolo, uno dei quali tra i più belli che avessi mai visto…Forse al pari del tramonto visto nella Dixie National Forest

Il secondo tramonto islandese. Tanto inaspettato quanto incredibile.
Ma questa volta non dalla spiaggia, bensì da una delle vette più alte del fiordo.


Per la seconda volta mi trovavo nel posto giusto al giusto. Ed era assurdo. incredibilmente assurdo. 

Islanda tramonto viaggio sola

Eh si..

Giorno 6
Egilsstadir, 14/09/2021

Allora io dico, se i locali alla sera chiudessero alle h.22 potrei anche capire, ma se già alle h.20 tu mi chiudi la cucina, mi aspetto come minimo che alle h.7 del mattino i supermercati o i bar ti stendano il tappeto rosso all’ingresso… Invece no. In Islanda col cazzo che aprono prima delle 10 del mattino.
E soprattutto, come cavolo è possibile che io, stanca come sono, con addirittura 15 gocce di tranquillante in corpo dalla sera precedente(sì, di questo parleremo più tardi magari!), non riesca a svegliarmi più tardi delle h.6.15? COME??

Il bar dell’ostello apriva alle ore 9, quindi quantomeno per oggi la colazione è andata, niente di che: caffè e fetta di torta, ma refill di caffe all’infinito come piace a me (quanto amo questa cosa dei refill gratis!!!).
ORA però, siccome ho imparato la lezione e qui a Egilsstadir (Netto) c’e una delle catene più grosse di supermercati (il prossimo è a 300km) mi fermerò a comprare l’indispensabile per la sopravvivenza dei prossimi giorni.
Chissà come faranno qui gli anziani, cioè voglio dire se poste, uffici, supermercati aprono dopo le 10, cosa faranno prima? Cantieri ne ho visti solo a miglia di distanza. Oddio.. Devo assolutamente scoprirlo.

E io invece cosa dovrei fare nell’attesa? Si lo so, avrei potuto comprarmi le cose ieri e partire in perfetto orario stamattina senza perdere tempo ad aspettare… BEH non l’ho fatto! Non posso crocifiggermi per questo!

…ma finché aspetto apra sto supermercato posso dire la cosa dei tranquillanti.
Boring Party GIFs | TenorEbbene si, soffro di ansia, sai che novità!
Non è che sia una cosa della quale vado fiera, ma sicuramente non è una cosa della quale mi vergogno, anzi…  E dopo gli ultimi attacchi di panico avuti, non giro mai senza gocce. Le rare volte che me le dimentico a casa mi sembra di uscire nuda.

In ogni caso, non le prendo mai, e non sono nemmeno certa che funzionino davvero, però averle sempre dietro mi aiuta. Ovviamente le ho portate in viaggio, credo siano state la prima cosa messa in valigia.
Sono partita assolutamente serena, gasatissima e totalmente consapevole del fatto che gli attacchi di ansia o panico se ti vengono mentre sei da sola a km e km da casa, in mezzo a persone che non conoscono nè te nè la tua lingua, così come arrivano te li fai pure passare.
insomma Te devi arrangià!

Ieri sera però, dopo il tramonto pazzesco (e tanto tanto freddo), dopo i 400km in auto e soprattutto dopo aver girato tre posti per trovare qualcosa di aperto per mangiare, ero veramente stanca. Felicissima eh, ma stanca! E la stanchezza fisica non perdona, soprattutto se si impossessa della mente. L’ostello era assolutamente accogliente, ma ero in una stanza di circa 5mq con altre 11 persone, una finestrella minuscola e la porta chiusa. Tutto molto Covid free chiaramente.
Sì insomma, nulla di grave, ma un po’ di ansia me la sono concessa… solo che non riuscivo a dormire. E questo non andava bene! Ho temporeggiato un po’, utilizzando tutte le tecniche in mio possesso, ma nulla.. ho dovuto cedere.  Così ho preso alcune gocZZZZZZZZ……

Lo so, mi rendo conto che questo non è ciò che si aspetta di leggere nel racconto di un viaggio in Islanda, ma così è, la vita è anche questa, anzi è brutto dirlo ma è soprattutto questa. Non è mai solo tramonti pazzeschi e strade panoramiche… Io non sono una di quelle travel blogger fighe che si porta dietro il fotografo, che nelle foto ha sempre l’outfit giusto, la luce giusta, che fotografa perfettamente ciò che mangia, che scrive tutto sul suo mac e che al ritorno fa del suo racconto una guida perfetta. No, io mi vesto a cazzo, e mangio forse peggio, ho imparato da poco ad usare l’autoscatto e non darei indicazioni nemmeno a turisti nella mia città… E l‘ansia la porto dietro.
L’ansia non sta a casa, non da tregue, l’ansia te la devi fare amica e viene con te, sempre.

OH, nel frattempo hanno aperto il supermercato!!!

Comunque spesa fatta. Come ho detto, solo l’essenziale.
Smarties, fonzies, una bottiglia di succo Ace e il resto in Goleador.

No scherzo, ho fatto una vera spesa stavolta e dovrei essere a posto anche per le prossime due cene (pasta, e sugo pronto! Ehi, ricordate, only god can judge me!) e la colazione di domani mattina(due brioche alla crema), acqua, il caffè e il latte.

Ah si, più qualcosa da mangiare a pranzo, che però è durato solo fino a 20 minuti dopo la partenza.. Anche perché erano le h.11.30. E me ne sono anche praticamente subito.


Un’oretta di macchina per arrivare al Studjil canyon, parcheggiare al parcheggio quello più lontano (vi lascio le coordinate 65°11’21.0″N 15°15’01.0″W perché altrimenti arriverete all’altro parcheggio, quello che vi farà vedere il canyon dall’alto, bellissimo, ma niente big likes su Instagram se andrete li, quindi beccatevi le coordinate!).
La strada per arrivare al parcheggio è lastricata di buche e sassolini (come la vita!), che schizzerano evriuer ogni volta che qualcuno più ricco di voi con un 4×4 vi passerà vicino… A me spaventava solo bucare, perché per le ammaccature da sassolini ero assicurata, mentre non avrei avuto nessuna voglia di mettermi a guardare un tutorial su come cambiare una gomma forata.

Una volta arrivata al parcheggio ho mollato giù l’auto e ho iniziato a pentirmi di aver mangiato quello che doveva essere parte del mio pranzo. La camminata è di circa un’ora a passo svelto, o un’ora e mezza a passo “Uh guarda che bella quella roccia, devo fotografarla, e quella pecora!? Nooo vabbè e quel ruscello?!”.
sali scendi continuo, lungo ma fattibilissimo. Ovviamente ripagato dal canyon finale…

viaggio Islanda Studjil canyon

Studjil Canyon

Andare fino al punto più basso del canyon non era molto consigliabile vista la quantità di acqua scesa nei giorni precedenti, la corrente e ovviamente il fatto che le rocce lì fossero molto molto mooolto scivolose, un solo passo falso e la tappa successiva della giornata sarebbe diventata la Groenlandia, a nuoto. Ovviamente ci sono andata. Tanto se mi succede qualcosa mica sono da sola in mezzo ad un canyon in mezzo ad un isola in mezzo all’Oceano…

Ne sarebbe comunque valsa la pena!

Il problema era che mezza giornata, e anche più, mi era ormai andata via per questa tappa, ma ne  rimanevano parecchie altre… A parecchi km. Quindi un po’ di pressa al culo ho dovuto metterla.

La seconda tappa: Dettifoss (Cascata. N’altra? Eh si.) meritevole la visita!

Dettifoss Viaggio Islanda

Dettifoss

Viti (cratere diventato lago) non meritevole di visita, o almeno per me. Non me ne vogliano quelli che lo hanno apprezzato

Grjótagja (grotta bellissima, diventata famosa per una scena del trono di spade…♫ Tanta taratanta taratanta taratanta ♫  dove Giovanni Neve ha fatto il monello con la rossa della quale non rimembro il nome.

grjótagja islanda viaggio

Grjótagja

 

Sicuramente suggestiva da vedere.
La grotta, non la scena di Got.

Il lago Myvant, se vi piacciono i laghi e i moscerini è il posto che fa per voi. (”Wow grazie, sei stata esauriente nella descrizione!”)

A parte queste tappe che, alla fine, sono riuscita a vedere con calma(…), il lago e i dintorni sono tra i posti più gettonati dove vedere l’aurora…
Vista la giornata limpida e il mio classico culo, chiaramente io NON l’ho vista. In compenso però sono abbastanza sicura di aver preso una multa, due, se contiamo quella che il noleggio mi ha appena notificato per non aver pagato il parcheggio a Pingvellir (mica avevo visto che si pagava checazzo, nel link CONSIGLI vi spiego come evitare.) 700kr piu 2500kr di notifica, 22€ circa quindi tutto sommato bene, ma quella (o quelle) per eccesso di velocità saranno un vero bagno di sangue(circa € 600)… Mi aspetto la notifica a giorni. CHE Ansia!

Viaggio Islanda sola

La strada per l’ostello

Serata passata in una poltrona dell’ostello, che non era un ostello ma una vera e propria casa di campagna adibita per gli ospiti, con tanto di stalla e bilancia in bagno (…Ignorata!!).

Mi sono cucinata la mia pasta che a occhio (perché la bilancia a differenza del bagno, non c’era in cucina) sarà stata almeno 500gr.
Sì, ero stanca ed affamata.

Anche per la colazione sto giro ero preparata, avevo il mio caffè e le mie brioche alla crema (comprate il giorno prima!) che poi si sono scoperte essere al prosciutto e formaggio (perché metterle vicine a quelle al cioccolato mi chiedo io?), ma problema irrilevante, perché a colazione non si guarda in faccia a nessuno.

Doppia moka (go hard or go home!) su vista alba mozzafiato e via di nuovo…

 

Giorno 7

Húsavík e dintorni, 15/09/2021

Prima tappa Godafoss, la cascata di Dio (aridaje n’artra cascata!).

Godafoss Islanda viaggio

Godafoss

Molto bella sicuramente. E sempre molto a prova di turista.
Vorrei dirvi che l’arcobaleno è stata una botta di culo pazzesca, ma no, c’è praticamente sempre in base al sole, quindi vai di big likes.

Seconda e praticamente ultima tappa del giorno, ed infatti sto prendendo tutto molto più lentamente dei primi giorni… E con lentamente intendo non più dei 90km/h (madonna che ansia se penso alla multa!), è Akureyri.
Seconda città più grande e popolosa dopo la capitale.
Mi sono concessa il lusso (prima di mangiare aria e acqua per la multa!) di pranzare con la cosa più economica che avessero in questo ristorante, ovvero indovinate un po’: Zuppa (sempre accompagnato da pane al burro, sia mai!). Basta hamburger mi escono dagli occhi. Invece le zuppe ci stanno sempre.

Un giro veloce ad Akureyri per smaltire la zuppa, anzi a dir la verità per farmela andare di traverso dopo essere riuscita a spendere la bellezza di 27€ per 4 matite a forma di orca (stupende!), 4 penne e un portachiavi. VENTISETTEURO!
In pratica l’equivalente di quello che avevo risparmiato per la cena di ieri e la colazione… Che già sommato all’ipotetica multa fanno un altro viaggio praticamente. Brava, davvero!

Comunque dopo un km e i 27€ sul groppone direi che Akureyri scusa, ma possiamo anche salutarci qua!

ring road islanda viaggio

Posti brutti e dove trovarli

Avrei anche voluto optare per un whale whathing tour a Husavik (altra citta’ grande a pochi km da Akureyeri), ma non essendo la vista delle balene certa (che comunque avevo già visto a Monterey in California) ed essendomi anche stata sconsigliata la visita a Husavik, ho optato per il riprendere l’auto ed andare direttamente verso l’ostello, sempre godendomi il tragitto sulla Ring Road, a non più di 90 all’ora. (Oddio che ansia, non posso pensarci!).

Quasi 3h di vista mozzafiato dopo (pare incredibile lo so, eppure nonostante fossero già passati 7 giorni e non so quanti km, riusciva ancora a lasciarmi senza fiato), sono arrivata a Lauarbakki. Ridente cittadina che, stando a Wikipedia, nel 2018 contava ben 57 abitanti… E che quest’anno, Covid permettendo, immagino siano arrivati almeno a 63.

Il nulla. 

Il nulla totale. Questo alloggio non è un ostello ma un affittacamere (Guesthouse Langafit), un mini appartamento sul retro di una pompa di benzina, che è anche negozio di un milione di articoli di dubbia utilità.
In ogni caso stanza e cucina assolutamente carine e con tutto il necessario tranne una cazzo di moka, oggi che avevo il caffè non c’è la moka. In compenso però c’è una planetaria. Una  PLANETARIA?

Perché mai un ospite dovrebbe trovare più utile una planetaria anziché una cavolo di moka?
Stanno forse girando una stagione di Bake Off Iceland a Lauarbakki e io non ne sono al corrente?

Va beh. Sono comunque arrivata nel tardo pomeriggio, e nonostante odi quando sono in viaggio, trascorrere il tempo cincischiando, oggi è stato bello!

Ero la prima ospite arrivata, quindi c’era un silenzio totale. La mia stanza oltre ad essere dotata di una comodissima poltrona, aveva anche un’enorme vetrata che dava proprio sulla romantica pompa di benzina di fronte e sul vuoto cosmico che la circondava. Quanti film horror ho visto iniziare così…

Guesthouse Langafit Islanda viaggio

Vista panoramica su pompa di benzina

Nonostante questo però, tra una doccia, la scrittura e un po’ di sistemazione foto il tempo è volato.

Una giornata di passaggio sì, ma che ha comunque ‘fatto il suo’

 

Giorno 8
Lauarbakki, 18/09/2021

Al mio risveglio la pompa di benzina era ancora là, e anche il vuoto intorno, anche se faceva molto meno terrore.

Ho fatto colazione nella cucina a disposizione, facendo il caffè in uno di quegli aggeggi che usano gli americani, con il filtro che sbrodola acqua sporca nel contenitore sotto. Un caffè americano insomma, che per farne uno normale nostro devi berne almeno 6 litri.

Pipì preventiva prima di uscire (che non si sa mai) e via. Di nuovo!

In realtà non avevo grandi mete per la giornata, a parte due o tre tappe facoltative; nel senso che, come accennavo, la parte nord ovest non offre molto.. Ma se vuoi fare il giro dell’isola devi per forza passarci quindi qualcosa da guardare lo devi trovare. Non si trova molto però ecco. 

Kirkjufell viaggio Islanda

Kirkjufell

Ero nei dintorni di Snaefellsnes, ma di farmi 5h di auto per vedere le 2/3 cose che la penisola aveva da offrire non avevo molta voglia.. Quindi ho fatto tappa nelle tre che più mi interessavano, e così ho un po’ ristretto i tempi.

Prima tappa il monte Kirkjufell, una semplice cascata piccolina (rispetto alle altre) che però ha alle spalle sto monte (“Sto monte!” Alberto Angela sarebbe così fiero delle mie accurate descrizioni!). Come si chiama il vostro PENE? - DaiDeGas Forum

Bellissimo eh.. Ma niente che non sia già stato visto finora.

 

Seconda tappa la chiesetta nera di Budir

Tra tutte le cose del giornOHMIODIO HO SOLO 169KM DI AUTONOMIA!? MERDA!

Ebbene si. A poco meno di metà serbatoio mi è salita l’angoscia… Sapevo che avrei dovuto far rifornimento da quel benzinaio incontrato prima, anche se ero a più di metà serbatoio, ora il prossimo chissà tra quanto sarà.

Infatti ero esattamente a metà strada tra il benzinaio prima o quello dopo. Quindi era irrilevante quale scegliere, dovevo solo sperare di arrivarci. 

In strade ordinarie, 160km mi sarebbero bastati e avanzati, ma in strade islandesi, con una mini auto che in salita ciuccia come un Hummer limousine ero tutto molto borderline.Wild | Giffetteria

Ogni km perso di autonomia era per me un cercare in che modo avrei spiegato a qualcuno il mio livello di stupidità. 

Seppur con un senso di angoscia non indifferente, sono comunque andata alla seconda tappa.. Tanto era di strada, era inutile non fermarsi, angoscia o no.

La chiesetta nera di Budir è assolutamente adorabile, e ancora di più per me che amo i cimiteri, il suo mini cimitero di fianco con ben 14 lapidi.

Budir chiesa nera islanda viaggio

Budir

Dopo essere riuscita, senza dover spingere l’auto o implorare qualcuno, a far benzina, ho raggiunto anche l’ultima meta.. Che non era assolutamente nei piani.
Ho solo avuto un’illuminazione mentre guidavo. L’illuminazione era: “Com’è che non ho ancora visto nemmeno una foca?“.
Così ho cercato dove potessero essere, e casualmente una delle due spiagge dove vederle era a pochi km…
Ytri Tunga Beach

 

 

Quindi mi sono diretta lì e mi sono goduta per un po’ lo spettacolo di queste (quattro) foche spiaggiate a pancia in su. Non erano le sole però spiaggiate, a qualcun’altro non era andata altrettanto bene ecco.

Ytri Tunga beach

Ytri Tunga Beach

Ma oh, è natura anche questa!

 

Anche oggi sono arrivata all’alloggio molto presto, anche fermandomi per strada a fare un po’ di rifornimento per la serata e colazione (oltretutto spendendo pochissimo.Ho imparato finalmente!L’ultimo giorno!).

Fossatun Camping Islanda

Fossatun Camping Pods

Alloggio bellissimo, nonostante il bagno distantissimo.
Sono rimasta 3h seduta dentro questa mini casetta in legno,al caldo, con la musica, a scrivere un po’… Ma anche a guardare il cielo. In fondo domani sarà l’ultima sera e per quanto io mi senta un po’ provata da questi giorni, non sono pronta a tornare.

Sì mi mancano i miei mici, le mie cose, non vedo l’ora di far vedere le foto alla nonna, agli amici, e bere vino con la mia migliore amica raccontandole tutto, ma poi? Fossatun Camping Pods & Cottages - Sleeping Bag Accommodation - Fossatún, Islanda - Immagini, Recensioni, Prenotazione

Lunedì sarò di nuovo alla mia scrivania e che ne sarà di tutta questa magia? Sono davvero solo piccole parentesi che ti ritagli in una vita fatta di routine? Só che è così, e so che lo farò, ma lasciatemi per un po’ a questo mio schifo interiore, chiusa in una casetta di legno tutta mia nel nulla islandese. 

Dopo un paio d’ore di svacco e malinconia e stranamente ancoranessun segno di fame (…), avevo necessità di aria, nonostante fuori fosse ormai praticamente buio e ci fossero circa 4°.
Due passi… ne avevo bisogno, volevo fare scorta di Islanda ancora per un po’. 

Due passi che si sono trasformati in un “Ma perché non andare oltre quella collinetta di rocce bagnate e terriccio scivoloso al buio a vedere cosa c’è dietro?!“, ma certo perché no!? Mi sembra una brillante idea in linea con quelle prese negli ultimi giorni. Vai..

Sono abbastanza sicura, una volta iniziata la salita al buio, di aver sentito una voce dall’alto dire:
Si però anche tu figlia mia così mi metti in difficoltà! Damme tregua!“.

Diciamo che all’andata la visibilità (4 metri) era ancora tutto sommato più del tipo “Chissà se quello è un sasso o una pecora!” mentre al ritorno era più un “Oddio muoio! Si si adesso muoio!”.

Comunque mentre camminavo avanti e indietro, sulla cima di quella collinetta, al buio, al freddo, scoprendo che dall’altra parte in realtà non c’era nient’altro che il nulla come già potevo immaginare, un po’ scacciando alcuni pensieri e un po’ cercando di non perdere la sensibilità dei piedi, è successo! E’ successo quello che succede sempre quando non lo stai cercando.
Ho alzato la testa e l’ho vista.
Non ne ero sicura, sembrava una nuvola come tante, in mezzo ad un cielo limpido, ma si muoveva in maniera troppo strana.
Il meteo lo diceva, in caso di cielo limpido possibile aurora boreale.
Mi sembrava abbastanza improbabile… Proprio l’ultima sera? Dopo tutto quello che avevo già avuto dall’Islanda?

No dai,non mi aspetto tanto. 

Aurora boreale Islanda viaggio

Piccola, timida, ma era proprio lei.

Ho provato a scattare con la macchinetta (che tenevo sempre in tasca) e niente.. Era lei.

Era davvero un’aurora boreale!

Piccola, timida, impercettibile ad occhio nudo, ma cazzo era lei!

È stato pietrificante. Non sei preparato a questo. Cioè sì, vedere l’Aurora boreale è solo una delle tante cose che una qualsiasi persona dice di voler fare prima di morire, ma mica ci crede davvero dai.. E invece è successo.

Stavo davvero congelando, avevo perso la sensibilità delle dita, dei piedi, del naso, ma non riuscivo a smettere di cercarla. Sono stata lì più di due ore in cima a quella collina sperduta nel buio totale, mentre tutti erano al caldo ignari nelle loro casette in legno, a godermi quella piccola aurora… e brillavo.

Piccola e sperduta nel cielo sicurissimo, forse anche lei stava guardando me. Eravamo della stessa situazione.
Quando ho capito (si stava annuvolando) che non sarebbe tornata e con lei nemmeno la mia sensibilità agli arti, ho battuto in ritirata.
È stato tutto talmente incredibile che non potevo nemmeno imprecare mentre cercavo di non slogarmi una caviglia scendendo dalla collina con la torcia da piccola esploratrice sulla fronte. 

Vi risparmio i dettagli imbarazzanti di quello che ho mangiato una volta tornata in casetta mentre sfogliavo le foto appena fatte, immaginatevi solo la peggior schimicata post sbronza che vi ricordate.
Cotta e congelata mi sono addormentata vestita dentro al sacco a pelo e così mi sono svegliata al mattino.

 

Ultimo giorno

Programma? Assolutamente nessuno.
Non solo non avevo un programma, ma non avevo nemmeno prenotato un alloggio per la notte. Visto che il volo sarebbe stato il mattino seguente molto presto, perché prendere un posto per dormire? Starò a zonzo in giro. (Solo dopo ho capito perché avrei dovuto prenderlo.)

In ogni caso, sapete quando ho detto che non era possibile prendere così tanta acqua in un giorno solo? Ecco, mi sbagliavo, è possibile prenderne molta di più, molto più freddo e molto più vento di quelli presi nei giorni scorsi.

Non avevo nulla in programma, tranne una cosa che sapevo essere impegnativa da portarmi via una buona mezza giornata. Il vulcano fagradalsfjall. Attivo da marzo.

Mi era stato sconsigliato da amici di farlo in caso non stesse eruttando, perché per quanto scenografica la location, non valeva la fatica che avrei fatto. Chiaramente stava eruttando da due giorni quindi fatica o no, dovevo vederlo! Quando cavolo avrei rivisto un vulcano eruttare da vicino?

Una volta parcheggiata l’auto ha iniziato a piovere, va beh sai che novità… Pioggia, nulla di nuovo, non mi spaventava.
Per ora!

Tre sentieri, dei quali 2 chiusi per l’eruzione. Va beh vada per il C, il più lungo.

 Fagradalsfjall vulcano Islanda viaggio

Vulcano Fagradalsfjall

La pioggia non ha mai dato tregua, non solo, per tutto il percorso (e stavolta si parla di un percorso in salita, su cresta di un monte, con terreno terribilmente roccioso/sabbioso sconnesso e scivoloso) il vento era a sfavore. Quindi non solo spesso ho dovuto fermarmi per la fatica, ma anche perché il vento non faceva proprio muovere, e le gocce di pioggia a quella velocità erano quanto di più simile a delle schegge in faccia. Una piacevolissima escursione. 

Ad un certo punto i miei piedi galleggiavano letteralmente nell’acqua dentro le scarpe.
Ma ormai era fatta…

Devo dire che una volta mi sarei fermata lì dove la maggior parte delle persone si fermava per fare le foto, dove già si vedeva la lingua di lava. Vedevo tutte quelle persone in alto, sulla punta più alta del percorso in cima al monte, da dove si poteva vedere il cratere, e mi dicevo “Ma si dai, in fondo anche da quaggiù si vede benissimo la lava, perché strafare!“.

Ma l’ho fatto. Ho dovuto.
Non so cosa mi abbia spinto a cominciare quella salita, in quella situazione metereologica assurda e avversa, già sapendo che non sarei stata fisicamente in grado di farcela. Eppure dovevo farlo. Volevo farlo!

E l’ho fatto! 

Chiaramente sporconando ad ogni passo, ad ogni scheggia di pioggia che mi arrivava negli occhi, alle mani fucsia da congelamento.

avro’ mai altre occasioni per vedere da vicino Un vulcano che erutta !?

Non credo.
E sono rimasta lì per un po’, su quella cresta, a guardare quella lava rossa colare…come fosse la cosa più assurdamente pericolosa mai vista!
Fino a che non ho dovuto cominciare la discesa, e ho capito che forse la lava non era la cosa più pericolosa. Perché se all’andata il vento era contro, in discesa era a favore, il che significava che oltre a dover stare attenta a non scivolare sul quel terreno pessimo, con la pioggia a dirotto, avevo anche raffiche di vento a 18 m/s a darmi spintarelle fortissime da dietro come a dire “Daje muoviti scendi“… N’attimooo!!!

Chiaramente sono scivolata… Quindi oltre all’essere completamente fradicia e congelata, ero pure piena di fango, seppur con tutte le ossa ancora integre.
Ho passato buona parte della discesa a cercare mille e uno modi per capire come avrei fatto, una volta arrivata all’auto, ad asciugarmi, lavarmi, cambiarmi con qualcosa di asciutto, una volta finita sta agonia.
Ma avevo solo l’auto, tutti i vestiti in valigia e nessuno posto dove farmi una doccia bollente di 50°.

Infatti arrivata all’auto ho dovuto tentare di recuperare qualche vestito palliativo (comprese le mutande) dalla valigia in bagagliaio, cercando con una mano i vestiti e con l’altra tenendo il portellone perché non si staccasse con il vento (se avete mai noleggiato un’auto in Islanda, sapete di cosa parlo!)

Riscaldamento a palla, vestiti che sgrondavano acqua e fango in auto e temperatura corporea di circa 34°. Ecco perché mi sarebbe servito un alloggio!!

E mo’?
Eh… Il programma del giorno era finito, e mancavano solo 16h al volo, cosa potevo fare nel mezzo?

Intanto mangiare, e scaldarmi, per quanto possibile.
Zuppetta? No.
Chiaramente ho trovato l’unico posto in tutta l’Islanda dove non facevano zuppe, purtroppo, perché mi sarebbe tornata davvero utile. Fish&Chips, il primo in 9 giorni. Niente di che.. Ma almeno ero al caldo per un po’.

Ho temporeggiato finché non ho trovato un paio di cose da vedere nei dintorni, tipo la fumera di Gunnuhver.
Che non ho potuto vedere perché il troppo vento spostava la nuvola di fumo al punto da non far vedere la passerella, ed essendo le vasche sotto la passerella di una temperatura di circa 100gradi non mi pareva il caso di sfidare ancora la sorte… Avevo un brutto presentimento!

faro di Reykjanes Islanda

Faro di Reykjanes

Seconda tappa il Faro di Reykjanes, e i faraglioni sulla costa.
Non so come fosse possibile, ma non ho visto nessun turista per tutta la giornata, ero veramente sola a godermi tutte quelle bellezze di serie B.

Finite le attrazioni, dovevo solo ammazzare il tempo…

faraglioni Reykjanes islanda viaggio

Faraglioni di Reykjanes


Ho avviato la macchina verso Keflavik, per cercare qualcosa lì nei dintorni, e per la prima volta in quei giorni mi sono resa conto che non avevo la musica accesa e che guidavo piano, e no, non per i limiti di velocità, ma perché stavo decomprimendo.

Dopo tutto questo, avevo bisogno di decomprimere prima di capire che stavo davvero per lasciare tutto quello.

 

Nel frattempo ho trovato un locale, il migliore che potessi trovare oltrettutto.
Birre, biliardi, Pearl jam, nirvana e giovani…
Sono stata lì per un po’ a godermela, a bere, a scrivere e a rendermi davvero conto di cosa avessi appena vissuto.
Nove giorni che mi sono sembrati mesi.
Casa mi sembra così lontana, il lavoro che lunedì ricomincia mi sembra di un’altra vita, mi sembra tutto così distante, surreale.

E invece è successo davvero, è successo tutto.
E ancora non mi sembra vero.

 

THE END

 

 

P.S.: Se in questi nove giorni sono stata letteralmente graziata (tolta l’eventuale multa), il viaggio di ritorno è stato un vero incubo.
Lasciato il locale carino, ho cercato un posto dove poter mangiare qualcosina, l’unico ancora aperto dopo le 21 era KFC, dove ho preso un hamburger (per variare la dieta settimanale), mangiato in auto nel parcheggio, guardando un paio di puntate su Netflix.
Avevo previsto di dormire qualche ora in auto, riportarla poi al noleggio verso le 4 del mattino per poi entrare in aeroporto.
Quello che non avevo previsto però, era il non riuscire a dormire granché in auto, oltre ai 3° di temperatura fuori, un panino sullo stomaco che non accennava a scendere e soprattutto la stanchezza sulle spalle (stanchezza per la scalata al vulcano, per la pioggia, per il freddo e per il viaggio in dirittura d’arrivo). C’ho provato fino all’una, poi però non ce l’ho più fatta, troppo freddo.
Ho riportato l’auto e mi sono avviata, stanca morta, in aeroporto.
Tutte le poltroncine erano occupate, così mi sono ricavata il mio angolino in una zona poco ‘trafficata‘ dell’aeroporto, vicino ai bagni, dove altre due coppie accampate, stavano già cercando di dormire un po’. Cosa che io proprio non riuscivo a fare, nonostante la stanchezza infinita. Dovevo solo aspettare tre ore circa che aprissero i check-in. Dopo ben 15 minuti seduta per terra. così per prendere un altro po’ di freddo, metti che non bastasse quello preso prima, il panino ha deciso non solo di non andare più giù, ma addirittura di tornare. Diciamo che l’ubicazione vicino ai bagni mi ha salvato.
Dopo aver lasciato in Islanda il meglio di me, ho ripreso la mia postazione, mi sono messa le mie cuffie e ho messo su qualche puntata.. Almeno finché non sono stata interrotta dal ragazzo che dormiva poco più in la di me, che attraverso alcuni gesti che non lasciavano spazio all’immaginazione mi avvisava che stavo usando le mie cuffie con un’utilità puramente estetica (esatto, non avevo attaccato il bluetooth! Ops!).
Ho dormito la bellezza di 45minuti, prima che un addetto dell’aeroporto venisse ad informarmi che stavano aprendo i check-in. Ho ripreso conoscenza e sono corsa, non vedevo l’ora finisse tutto. Al check-in ci saranno state 800 persone, non capivo nemmeno da dove uscisse tutta quella gente, l’Islanda non ha nemmeno la capacità di accoglierne così tante. I quarantacinque minuti di tornelli per arrivare al check in, per una che soffre di ansia, stanca e sveglia da non so più quante ore, sono stati un inferno. Non so nemmeno quante volte ho pensato di scappare dalla fila… ma non potevo, perché le persone nel frattempo erano diventate almeno mille, e perché dovevo accorciare il più possibile il tempo di ritorno a casa. Con un po’ di puntate e qualche respirazione profonda anche il check-in è andato.
E anche il primo volo.
Arrivata a Charles de Gaulle per lo scalo (per fortuna breve), ormai ero sveglia da 33 ore e letteralmente stavo contando le ore per essere a casa, cioè altre 3 al massimo.
Ci hanno fatti sedere in aereo in orario, ovviamente seduta con una famiglia talmente sobria che in confronto quelli di ”Mamma ho perso l’aereo’‘ erano silenziosi, per poi partire con un’ora e mezza di ritardo. ERO FINITA. Fatemi partire cazzo!!!!
Si parte, e io cerco di addormentarmi contando i minuti che mancavano all’atterraggio. Dovevo dormire anche per mettere l’ansia a tacere senza cedere alle gocce. Con uno sforzo non indifferente.
Solo a metà volo vengo svegliata da un annuncio del comandante, in francese, che mi ha fatto maledire non solo la mia ex professoressa di francese perché lo avevo capito, ma anche tutti i santi del paradiso, perché ci informava che causa guasto alle luci avremmo fatto inversione di marcia per tornare a Parigi a riparale. COOOOSA??? Torniamo indietro? Per le luci? No ti prego, non ce la posso fare, ti faccio luce io con la torcia del telefono, ma portami a casa… abbi pietà!
Niente, si torna indietro.
Un incubo. E il problema era che non avevo più idea di quando saremmo ripartiti.
Altre due ore di volo e un’altra ora di attesa fermi in aereo a Parigi, per poi ripartire.
E dopo ben 52 ore di viaggio, ho varcato l’uscio di casa.

 

Viaggio sola Islanda

Islanda

Islanda, viaggio in solitaria

Premessa:  Come sempre specifico, questo non è travel blog e questa non è una guida, è il racconto anticonvenzionale del mio viaggio in Islanda. Qui troverete solo tutto ciò che ho vissuto in otto giorni. Tutti i consigli pratici per affrontare un viaggio così, i costi, l’itinerario e ciò che potrebbe servirvi se decideste di partire da soli per l’Islanda, ve li caccio QUI (in manutenzione). E chiaramente sono assolutamente a disposizione per qualsiasi domanda stupida vi venga in mente, io me ne sono poste tantissime.
Come ci sono arrivata in Islanda lo potete leggere qui invece.
La colonna sonora, che per quanto mi riguarda è stata fondamentale, ve lo messa proprio qui sotto, nel caso (e lo consiglio vivamente!) la vogliate ascoltare per accompagnare la lettura. Se invece preferite aprirla dal vostro Spotify, cliccate
QUI

Reykjavik

Quando si sono aperte le sliding doors dell’aeroporto e ho sentito per la prima volta l’aria islandese fredda e bagnata sul viso, ho risentito tutto.
Ho sentito quella sensazione che avevo dimenticato, o che forse avevo solo accantonato per un po’. Quel sentirsi ok per una volta.
Perché è così… Se a 24 anni la prima volta che atterri da sola lontano da casa il tuo primo pensiero (e anche il secondo) è «Eh, ecco, questo è quello di cui voglio vivere per sempre, viaggi. Viaggi e racconti» e inizi a rincorrere quel sogno, a fantasticare, a credere davvero di poter essere così fortunata da poter vivere una vita intera con quella sensazione di gioia costante, con quella continua bellezza davanti agli occhi ogni giorno, con la libertà di scegliere dove dormire, cosa mangiare, creandoti una giornata diversa ogni fottuto giorno… Beh a 32 non è più così.
E va bene, va bene così! Impari che va bene così.

Se non sei davvero uno tra quei fortunati (o coraggiosi) che riescono a crederci talmente tanto da poterlo fare davvero, allora negli anni realizzi semplicemente che tutto quello che avrai tu sarà quel momento. Il momento in cui si aprono quelle porte scorrevoli e tu, dopo il primo passo fuori dall’aeroporto e dopo aver fatto il primo respiro profondo di quell’aria nuova, apri gli occhi, e vedi davanti a te tutto quello che al passo successivo ti travolgerà.

Hai la consapevolezza che islanda aereoporto viaggio solaquello che stai per vivere è la dimensione reale di quel tuo sogno. Sono il ‘premio’ per quei 350 giorni l’anno di quel lavoro che tanto odi, sono lo stesso caffè e la stessa strada percorsa ogni mattina, sono le notti passate su Instagram a vedere le foto di chi c’ha creduto davvero, sono tutti quei discorsi esistenziali fatti davanti ad una bottiglia di vino con qualcuno che esattamente come te si sente ancora solo, in mezzo ad un milione di decisioni mai prese… ed è proprio lì, davanti a te, e al prossimo passo sarà realtà. Anche se soltanto per pochi giorni.

Ma non avrà importanza se saranno 5 giorni, o 10 o 20. Sei nel qui e ora.
E per quanta paura tu possa avere che qualcosa possa andare storta o che finisca tutto troppo presto, puoi fare semplicemente e inesorabilmente una cosa soltanto:  il primo passo.

 

REYKJAVIK, 10/09/2021

Primo giorno andato.
In verità sono arrivata a Keflavík alle h.17, dopo aver vagato per almeno 25 minuti nel parcheggio dell’aeroporto in cerca del punto noleggio e aver ritirato l’auto, ne ho passati altri 40 nel traffico di Reykjavik, così giusto per testare l’auto nuova e la mia capacità di guida islandese. E con testare intendo, oltre ad una croccante partenza in salita in una delle strade più trafficate di Reykjavík, anche una bella grattata sul marciapiede di fronte all’ostello.
So per certo di aver grattato perché oltre al
rumore, ho controllato il danno sotto il paraurti e c’era scritto: BENVENUTA in islanda!

Ma tanto spallucce, perché con tutti i soldi che ho speso in assicurazioni per l’auto, almeno ho la certezza che non sono stati buttati. Shut up and take my money! 

Reykjavik islanda viaggio sola

Reykjavik

 

Tempo di sistemarmi un attimo in stanza, lanciare la valigia, conoscere i miei 7 coinquilini e via… Per dare una prima respirata alle strade umide di Reykjavík.
Ore di luce me ne rimanevano gran poche e a dire il vero anche di autonomia, perché la sveglia delle 4 del mattino, i due voli e lo scarico di adrenalina iniziavano a manifestarsi, sotto svariate forme. Due a voler essere proprio precisi: fame e sonno.
Ma prima fame.
Quindi giretto per le strade della capitale, passando praticamente subito di fronte a ciò che sarebbe dovuta essere l’attrazione principale della città, la cattedrale Hallgrímskirkja.

chiesa Reykjavik Hallgrímskirkja viaggio islanda sola

Hallgrímskirkja, chiesa di discutibile forma

Una chiesa di forma discutibile, che non capisci bene come interpretare e ancora meno come fotografare. Purtroppo era ormai chiusa visto l’orario, sennò una visitina per capirne l’anatomiaARCHITETTURA, volevo dire architettura interna, lo avrei fatto.

Comunque giretto sì, ma finalizzato alla ricerca di cibo. Che devo dire è stato fin troppo facile…

Ammetto di aver dato una rapida occhiata su Google al più classico deiMangiare a Reykjavike di aver avuto il culo di trovarmi proprio a pochi metri dal ristorante più quotato, famoso per la sua zuppa. (Ma devo anche dire, ad onor del vero, che Reykjavík non è Manhattan, quindi qualsiasi altro posto sarebbe stato ugualmente a pochi metri da me).

Visto il clima che mi aveva accolto, la zuppa era assolutamente apprezzata, e dunque…

Vada per la svarta kaffid zuppaZuppa!

Il posto era molto molto carino (Svarta Kaffid), piccolo ma ciò che mi serviva in quel momento per assestarmi.
E la zuppa (molto simile per non dire uguale, ad una versione mangiata a San Simeon in California, che sto ancora cercando di digerire!), era un delizioso mix di pesce servita all’interno di un grosso pezzo di pane a forma di cratere, che ricordava un po’ un vulcano… E non tanto per l’aspetto, ma per la temperatura lavica interna della zuppa. Indubbiamente una delle cose che più mi rimarrà impressa del viaggio, vista la perdita del gusto dopo il primo assaggio.
Il tutto chiaramente accompagnato da altro pane (nel caso quel kg e mezzo che fungeva da ciotola non fosse bastato) con del burro spalmato sopra, da inzuppare.

L’oretta successiva l’ho chiaramente trascorsa a girare per le strade colorate del centro di Reykjavík per digerire quel primo leggerissimo pasto islandese in coda a quello californiano.
Nottata super easy insomma.

 

Circolo d’Oro, 11/09/2021

Non capisco come sia possibile accusare il jet-leg più qui in Islanda (indietro di 2h) che nei viaggi oltreoceano…
Ore 4 del mattino occhi sbarrati che manco dopo un film horror. Avrei potuto approfittare per vedere in diretta il primo sorgere dell’alba islandese e invece indovinate un po’? Pioveva, claro che si!
Non solo, ho scoperto solo qualche ora più tardi che prima delle h.10 non avrei mai trovato assolutamente nulla di aperto per fare colazione.

Con comodo mi raccomando!

Tranne un posto; questa SandholtBakery, come la chiamano loro, che altro non è che un panificio, con all’interno qualche tavolo per fare le più svariate colazioni.
Pancake, bacon, noci pecan e caffè sarebbe stata la mia. Così, subito per darmi la giusta carica di zuccheri per affrontare bene le prossime due ore, perché sì, è chiaro che tra un paio d’ore la carica glicemica si sarà esaurita e il mio fisico richiederà ciò che sente spettargli di diritto, altro cibo.
E infatti ho preventivamente approfittato del panificio per comprare anche due panini per il pranzo… Consapevole che per strada, nei prossimi 8 giorni, la regola sarebbe stata solo una (su suggerimento): dove trovi cibo, benzina e acqua, COMPRA!

Chiaramente uno dei due panini è arrivato solo fino al molo di Reykjavík, (dove sono passata a fare una visitina veloce a Solfar, altra architettura di dubbia interpretazione).

Dovevo assaggiare, non è che potevo arrivare fino a pranzo con il dubbio che quei panini fossero immangiabili per poi rimanere senza cibo… No ok non è vero, ero certa fossero deliziosi e la tentazione era troppa, ho dovuto dare un morsetto. Don’t judge me!

 

Chiavi, cintura, occhiali da sole, no occhiali no è nuvolo, specchietti a posto e si può partire!?
Si può partire.
1 isola, 9 giorni, 2300km.

E andiamo! ring road islanda viaggio sola

 


Prima vera tappa

Pingvellir (o thingvellir) nonché prima tappa del cosiddetto Circolo d’oro d’Islanda. A circa 50km da Reykjavik.

Altro non è che un parco nazionale (oltre che patrimonio Unesco), dove puoi iniziare ad assaporare davvero il gusto di ciò che sarà l’Islanda (con il senno di poi, è davvero solo un assaggio!), passeggiando tra quelle che sono due placche tettoniche separate quella Americana e quella Eurasiatica.

geysir strokkur islanda viaggio sola

Strokkur

Ricordatevi di pagare il parcheggio alle macchinette, non come ho fatto io. Perché il grande fratello islandese vi vede e manda il conto all’autonoleggio con la sanzione. (LA PRIMA!!

Seconda tappa del circolo d’oro: Geysir

Anzi Geysir e Strokkur, due dei gayser più antichi e potenti d’Islanda.. Purtroppo solo Strokkur è  attualmente attivo, ogni 7/8 minuti dà spettacolo. E che spettacolo!

Devo dire che me la sono presa comoda…era veramente qualcosa di troppo incredibile per non guardare una decina di gettate.

 

Terza tappa: Gullfoss

Gulfoss cascata Islanda viaggio

Gullfoss

La prima di una lunga serie di cascate che avrei visto durante il viaggio. Una tra le più maestose.

Al momento devo dire che tutte le attrazioni in Islanda sono veramente a prova di turista(pigro), indicazioni, parcheggio e dopo 3 scalini bagnati sei nel punto più instagrammabile.
Fin troppo easy.

 

 

 

L’ultima cosa che avevo previsto di vedere per la giornata (ogni attrazione sopracitata è a circa un’oretta o qualcosa meno una dall’altra) era il cratereKerid“.

Vi risparmio la spiegazione scientifica, che tanto dai, non prendiamoci in giro, siamo su Mainagioia’s Channel, non su Discovery.

Kerid cratere Islanda

Cratere Kerid

È un cratere di roccia vulcanica rossa (ma non mi dire!), che con il verde della vegetazione cresciutagli intorno e l’azzurro dell’acqua che lo riempie è qualcosa di magnifico per gli occhi.

La passeggiatina su tutta la lunghezza della cresta è qualcosa da fare assolutamente, fosse anche solo per lo spettacolo che si ha da lassù. E anche in basso, intorno al pelo dell’acqua.

 

 

Devo dire che lasciato Kerid alle spalle, un po’ di stanchezza iniziava a farsi sentire, ma se anche ci fossero state altre cose da vedere anche a km di distanza, le sarei andata a vedere senza batter ciglio.

Avevo gli occhi e il cuore davvero pieni di tutta quella bellezza e non avrei mai voluto fermarmi. La Ringroad senza fine era qualcosa di pazzesco, i cavalli che correvano liberi nelle distese infinite, il sole che nel cielo aveva iniziato a fare capolino tra le nuvole, iniziando a colorare un po’ tutto con i colori del tramonto creando un panorama che neanche con tutte le parole o foto del mondo potrei mai riuscire a raccontare.

Non ero preparata a tutto quello. Non me ne capacitavo ancora. Eppure ero lì, da sola, a km e km da casa e da tutto ciò che avevo, a correre su quella strada vista solo in fotografia, con il cuore che mi esplodeva di libertà e di gioia. 

ring Road islanda viaggio

Ring road

E dalla playlist in radio è partitaGiudizi universalidi Samuele Bersani. 

«Vuoti di memoria, non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace…»


Perché è così che succede… Così si chiude il cerchio, così si chiudono i momenti perfetti, così dovrebbe chiudersi ogni giornata della nostra fottuta vita… così piene di tutto da sembrare surreali, da non darti nemmeno il tempo di scegliere se piangere di gioia o farti esplodere un sorriso, o entrambe. 

Islanda viaggio auto ring roadE mi sono goduta tutto, fino all’ultima nuvola.

 

Dopo essere arrivata in ostello, aver mangiato ed essermi ripigliata un po’, ho sperato, vista la giornata, nell’aurora boreale. Che chiaramente non ho visto, tranne sul telefono della mia compagna di stanza, che tutta fiera mi ha raccontato di averla vista qualche sera prima.

Anche lei viaggiatrice solitaria, stessa età, stessa auto a noleggio, ma giro dell’isola inverso al mio… Eppure quella sera eravamo entrambe lì in quella stanza. Incrociarsi per una sera  nel mondo per poi non rivederci mai più..
Passare la serata a chiacchierare era il minimo che dovessimo al destino.

 

Terzo giorno

Hvolsvöllur, Islanda 12/09/2021

Mamma mia… Ho appena finito una di quelle docce che ti fanno sentire per un po’ in pace con il mondo. Non sapevo che in una giornata ci si potesse prendere così tanta acqua, vento e freddo come quelle prese oggi.幕裏草子 — Cose che mi colpiscono di Pechino

Ma un momento, facciamo un passo indietro.

La sveglia è suonata alle 7.30, ma come una ordinaria Domenica i miei occhi si sono aperti ben prima del suono… Perché sì, che schifo dormire eh!

La colazione negli ostelli d’Islanda non è mai compresa, e allora tanto valeva andare a cercare qualcosina fuori e partire per il terzo giorno di viaggio il prima possibile. Ma come sempre, prima delle 10 niente, manco la Domenica…possibile? Non fanno mai colazione fuori sti islandesi? Non vi alzate mica prima delle 10? Cosa mangiate la sera: salmone e melatonina??? Boh.

Va beh, ho quindi optato per la colazione a pagamento in ostello, che come disse la mia compagna di stanzaNot orrible but not the best“...che da noi è tradotto con Graziearcazzo!

Andava benissimo, anche perché l’alternativa sarebbe stata partire e viaggiare senza caffeina in corpo fino alle 10, che ANCHE NO!!

Fuori, cielo grigio piombo e aveva cominciato a scendere una leggerissima, fastidiossissima e costante pioggerellina. Un classicone islandese ho scoperto.

Mentre guidavo in direzione della prima tappa del giorno, cantando ogni canzone della playlist e godendomi ogni istante di quel panorama nonostante la pioggia e le nuvole basse.. Ho buttato lo sguardo in direzione di una enorme cascata che si intravedeva all’orizzonte. Ammirandone la maestosità anche da quella distanza e chiedendomi come mai non fosse segnalata tra le cose da vedere, né nel mio itinerario del giorno.

                          MAPORCCC*!!!

Seljalandsfoss islanda cascata

Occhi felici, si vedono si?

Sì, era tra le tappe della giornata nel mio programma, se solo mi fossi presa la briga di guardare l’itinerario, anziché basarmi sulla mia memoria, palesemente non affidabile.

Breve inversione di auto e via verso la cascata.

In realtà sono rimasta 15 minuti seduta in auto nel parcheggio prima di scendere, cercando di decidere se posticipare la visita nel pomeriggio, confidando in un clima più clemente o se godermi quella pioggia islandese che tanto sognavo i giorni prima di partire.
Ma oh, siamo in Islanda e quella era una cascata… Se non mi avesse bagnato la pioggia, mi avrebbe comunque lavato la cascata. Bagnata per bagnata tanto valeva andare. E poi devo essere onesta…Avevo una inspiegabile, malsana e assurda voglia di sporcarmi, bagnarmi, cadere, rialzarmi e ricominciare!

E così è stato.

La prima cascata sono riuscita a farla la bellezza di due volte, la prima godendomela e scattando almeno 1000 foto. La seconda, dopo essermi resa conto che 999 foto avevano almeno due gocce davanti. Veritiere, ma non instagrammabili, quindi sì, perché non prendersi un’altra secchiata di acqua e rifarla da capo?! 

Era solo la prima tappa e nonostante l’abbigliamento tecnico ero già quasi al limite della capienza d’acqua. (Illusa. Non ero neanche a un quarto di quello che avrei poi preso quel giorno)

 

Seconda tappa: il ghiacciaio solheimajokull.Islanda
O almeno mi pare si chiami così, han nomi assolutamente assurdi.

Anche questo come tutte le altre “attrazioni” ha un parcheggio e un percorso ben segnato per arrivare fino alla parte da non oltrepassare.
Percorso che chiaramente non ho seguito e soprattutto parte da non oltrepassare che ho chiaramente oltrepassato con nemmeno troppa nonchalance. Tutte cose molto raccomandabili da fare in un viaggio da soli in un’isola semi deserta in mezzo all’Oceano. Brava.

A mia discolpa posso dire che sì il percorso era ben definito ma come è definito un sentiero in un bosco, voglio dire, nessuno ti vieta di uscire dal sentiero per addentrarti nel bosco. Chiaramente in questo caso allontanarmi dal percorso fino a toccare l’acqua, per vedere il ghiacciaio più da vicino possibile poteva essere leggermente più pericoloso..e devo dire che sì, ero un po’ intimorita nel vedere tutte le persone seguire rigorosamente il sentiero mentre io (generalmente coraggiosa come Re Giovanni) scendevo sempre di più verso tutti quegli iceberg che galleggiavano nell’acqua. e anche un po’ dal cartello che, cito testualmente:

Cercate di non cadere in acqua perché durereste al massimo una manciata di minuti

È vero, non avrei dovuto, ma per vedere e toccare con una mano l’inizio di un vero e proprio ghiacciaio ne è valsa la pena, tanto che gli ultimi 20 metri per arrivare a toccare il primo pezzo di ghiaccio li ho fatti correndo, non so nemmeno perché. Non so nemmeno quand’è che il mio passo ha iniziato a farsi sempre più accelerato, assieme al cuore, né il momento esatto nel quale ho capito che camminare non mi bastava più e ho letteralmente iniziato a correre sorridendo, pur di arrivare ad un passo dal ghiacciaio.

In tutto ciò vento e pioggia non avevano mai smesso di andare di pari passo, anzi. Le mie mani avevano assunto delle sfumature che andavano dal fucsia al violaceo e sì iniziavo ad avere acqua veramente ovunque.
Non m’importava. Non me ne importava nulla.
Sono risalita in auto completamente bagnata e ghiacciata, nel senso più letterale del termine. (Temperatura 6°. Percepita -1°).

E avevo fame.
La cittadina dovrei avrei alloggiato era una delle più grandi che avrei trovato in Islanda (Vík í Mýrdal), più grandi significa che anziché avere 2 case, come quelle che avrei trovato nel resto dell’isola, questa poteva averne almeno 4, forse addirittura 5. Tra le quali c’era il The Soup Company, locale specializzato in zuppe (ovviamente). Sì ormai mi ero presa bene con le zuppe e nonostante avessi, chiaramente, voglia di provare qualsiasi cosa di nuovo mi avesse offerto l’Islanda, avevo davvero bisogno di qualcosa che mi scaldasse dall’interno.

soup islanda viaggio

The Lava Soup – Soup Company

Ciotola gigante di pane nero (The Lava Soup), zuppa di carne, verdure, spruzzata di peperoncino, patate, case, libri, auto, fogli di giornale… e ovviamente sempre il pane con i burro da buttare dentro per la gioia del dott. Nozwaradan. ERA SPAZIALE!

Non solo, il refill era gratuito. Se finivi la zuppa e ne volevi ancora, potevi tranquillamente chiedere al cameriere che ti riempisse il cratere nuovamente (magari non proprio in questi termini!). Generalmente non sarei riuscita a fare il bis, stavolta però si, eccome.

Finita la zuppa la mia temperatura corporea era passata dall’ipotermia a circa 41°.
Potevo ripartire, almeno per arrivare fino all’ostello, lavarmi e studiare il da farsi.

 

L’ostello era il The Barn. Uno degli ostelli più belli che avessi mai visto. Farmi una doccia bollente, lavarmi addirittura i capelli perché c’era una intera postazione di specchi con dotazione di phon, mettermi vestiti asciutti e buttarmi con un cappuccino enorme su una delle loro poltrone, è stata un’esperienza mistica.

Dopo la doccia ero davvero una persona migliore e dopo la giornata avevo assoluta necessità di scrivere. Così ho fatto; il pomeriggio è volato tra un caffè, lo scrivere e qualche chiacchiera con gente che veniva da qualsiasi parte del globo. Fuori ancora non smetteva di piovere e anzi, le raffiche di vento erano diventate davvero forti, infatti non ero l’unica ad aver alzato bandiera bianca quel giorno.

Ho ripreso la macchina solo in serata, per trovare un posto in centro a Vik dove mangiare un hamburger, per poi tornare in ostello e spegnere tutto.

 

Quarto giorno

Vik, 13/09/2021

Ho il cuore che mi esplode, letteralmente.
Vorrei urlare, piangere, calciare la sabbia, abbracciare tutti.
Come cazzo si fa a vivere 350 giorni l’anno lavorando, odiando tutti e in un giorno solo riuscire a farsi esplodere il cuore così. In una giornata sola!

La giornata era partita con pioggia, ancora tanta pioggia. E per quanto ieri, nonostante tutto, la giornata fosse stata romantica da passare in ostello a scrivere, ammetto che oggi confidavo nel sole o quantomeno in una nuvolosa tregua.
Ho passato una buona mezz’ora durante la colazione a capire se cambiare itinerario al mio viaggio, rinunciando al giro completo, in modo da poter dare una seconda chance alle cose non viste (o viste sotto il diluvio), o proseguire sul percorso stabilito.

Ho rimandato la decisione perché troppo difficile da prendere e ho deciso di vedere comunque tutto nonostante la pioggia… Ed è stata la miglior decisione presa. islanda

 

Prima tappa: Skogafoss   

Cascata.. Ma immagino che ormai abbiate intuito che Foss vuol dire solo una cosa. Dieci minuti buoni chiusa in auto a riflettere ancora un po’ sul “Vado e mi piglio tanta altra acqua o aspetto smetta?” non smette, non smette mai, scendo!

Cascata sempre ovviamente pazzesca. Altre secchiate di acqua e vento, 800 foto, tutte con almeno una goccia davanti come da copione… Spallucce.

 

 

 

 

 


seconda tappa:
 Sólheimasandur

Solheimasandur Plane Wreck Islanda viaggio

Il tragitto per arrivare al relitto. Ditemi se vedete un posto dove poter fare pipì?

Il relitto del Douglas Super DC-3 della US Navy, costretto nel Novembre del ’73 ad un atterraggio d’emergenza proprio nella spiaggia di Sólheimasandur. Mi avevano detto che il tragitto a piedi per arrivare sarebbe stato lungo, ma non credevo COSÌ lungo. Che in realtà non sono molti km perché sono solo 7km (a/r), ma vi sembreranno infiniti perché totalmente in mezzo ad un vero e proprio deserto di sabbia nera.

Sapevo che questa seconda tappa sarebbe stata con tutta probabilità la più impegnativa, perché più lunga e soprattutto a cielo aperto, il che significava almeno tre ore buone di pioggia e vento senza alcuna possibilità di riparo. Non mi interessava, ero su di giri, ero viva, volevo bagnarmi, sporcarmi e divertirmi.
Armata di euforia e abbigliamento tecnico ho abbandonato l’auto al parcheggio e sono partita.
Dopo ben 50 metri ho iniziato a pensare ad una cosa sola… Pipì. Mi scappava. Non così tanto da non riuscire più a tenerla, ma abbastanza da occuparmi i pensieri. Il problema era che se fossi andata avanti non avrei mai trovato un posto dove farla per i prossimo 7km e se fossi tornata indietro, oltre a perdere i 50m già fatti, non avrei comunque trovato un posto dove farla.

Merda!

Ho iniziato a pensare di dovermi per forza “imboscare” da qualche parte lungo il tragitto, il punto è che “imboscarsi” in mezzo ad un deserto non è affatto facile, forse addirittura impossibile visto la mancanza di ‘alberi’, mi avrebbero vista ovunque… Soprattutto perché sarei dovuta uscire dal tracciato.

Ho adocchiato una roccia che da lontano pareva più grande delle altre, che mi avrebbe potuto nascondere e mi ci sono avviata, noncurante del fatto che tutti dietro di me non capissero dove cazzo stessi andando.

La roccia oltre ad essere più distante di quello che sembrasse era anche più piccola, ma era la mia unica chance quindi vada per la roccia. Così come io vedevo il resto delle persone proseguire ordinatamente sul tracciato, loro sicuramente potevano vedere me, ma non così nettamente da capire cosa stessi facendo… Tipo una foto molto ravvicinata a questa splendida roccia vulcanica uguale a tutte le altre milleottocento viste in giro.

Madonna ho fatto pipì in mezzo ad un deserto di sabbia nera! 

Islanda Solheimasandur Plane Wreck

Solheimasandur Plane Wreck

 

Dopo, devo dire che ero come nuova, pronta ad affrontare la promenade sotto la pioggia e con il vento contro.

Obbiettivamente la camminata pareva infinita, ma il panorama, almeno quello che ho beccato io (comprensivo di situazione meteorologica) era surreale. Le nuvole, poi un sole nascosto, poi la pioggia a dirotto, poi le raffiche di vento. Era assurdamente perfetto! E sono abbastanza sicura che con il sole non sarebbe mai stato lo stesso.

 

 

Sono rimasta lì nei dintorni del relitto almeno un’oretta, perché nonostante avessi perso la totale mobilità delle dita delle mani, non volevo andare via. Era pazzesco.

Chiaramente il ritorno è stato più veloce, non si capisce perché ma pare sia durato meno.

 

Terza tappa:  Dyrholaey e la spiaggia Reynisfjara

Questa quarta giornata era forse quella più carica di cose da vedere, e nemmeno troppo vicine le une dalle altre. Soprattutto perché le tappe viste fino ad ora erano in realtà previste per ieri. Ma posticipate causa pioggia. Cavalcando l’onda del:

Risparmiarsela ieri per prendersene di più oggi

Le prime vere tappe della giornata dovevano in realtà essere il promotorio di Dyrholaey e la spiaggia Reynisfjara.

Dyrhólaey promontorio islanda

Dyrhólaey

 

A pochi km di distanza. Entrambe hanno la capacità di lasciare senza fiato.
In cima al pro
montorio di Dyrholeay tira un vento fortissimo (occhio alle portiere dell’auto), ma la vista della spiaggia da lassù è qualcosa di spettacolare. Non credevo di potermi stupire così tanto, cioè sì sapevo che avrei visto cose incredibili in un viaggio del genere, ma cavolo… Così tante e così assieme?! E invece ogni km nuovo era un nuovo WOW!

 

Anche la spiaggia di Reynisfjara (detta anche Spiaggia nera)  a pochi minuti di auto, ha dato il suo contributo. La giornata era molto scura, nonostante ogni tanto qualche raggio di sole lontano in mezzo al mare battesse un colpo, le onde anche a riva erano veramente altissime, tanto che (sempre molto coscienziosamente) avvicinandomi per fare una foto alle colonne basaltiche, ho dovuto essere abbastanza veloce da arrampicarmi sopra una di esse per non essere travolta da un’ondata arrivata più a riva del previsto. Tutto assurdamente  surreale.  La sabbia nera, il mare ancora più scuro, contrastato dalla schiuma a riva, la nebbia e il cielo, erano tutto parte di un qualcosa di mai visto prima, e del quale non immaginavo nemmeno l’esistenza.

Reynisfjara spiaggia nera Islanda

Reynisfjara, la spiaggia nera

Era assurdo. Era tutto assurdo. E non ne avevo mai abbastanza…

Si ok è vero, stavo prendendo davvero tanto vento, acqua e freddo, ma non aveva importanza, era tutto perfetto nel momento perfetto. Sembrava che qualcuno dall’alto stesse seguendo la mia giornata e cercasse di divertirsi mettendo alla prova la mia resistenza… Eppure niente, sorridevo quando la pioggia ricominciava a martellami, sorridevo quando sembrava dare addirittura tregua magari lanciando un raggio di sole in mezzo all’oceano come a dire, «Io ci sono eh sono solo dietro le nuvole», sorridevo quando dovevo fermarmi perché il vento non mi faceva camminare…qualsiasi cosa, era la benvenuta.

 

 

E poi il viaggio in macchina, la strada infinita, la pioggia, poi il diradarsi delle nuvole, il sole di nuovo, un accenno di rosa al tramonto… Rosa? Vuol dire che ci sarà un tramonto? Un tramonto vero? In Islanda?? Non ci sono mai tramonti visibili qua…

Euforia totale!

Ammetto che ero un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ed ecco perché se dovessi rifare questo viaggio (cosa che mi auguro), forse prenderei un minivan più che un’auto. Per non essere vincolata alle tappe prenotate.

Ho dovuto saltare una cascata per riuscire ad arrivare in ostello ad un orario decente, ma soprattutto non vedevo l’ora di vedere con la luce della sera la Diamond Beach.

Sono arrivata alla laguna di Jökulsárlón 10 minuti prima del calare del sole…Non mi sembrava vero, lo spettacolo che mi sono trovata di fronte appena arrivata al parcheggio è stato davvero troppo.
E appena messo piede in spiaggia non ce l’ho più fatta.
Ho pianto. Ho pianto davvero.

Per quello spettacolo, per tutti quelli che avevo visto fino a quel momento, per quel viaggio, per me, per tutto il dolore, per tutto quello che è successo in questi anni… Per tutto quello che mi ha portato lì in quel momento, ne ero grata, immensamente grata. Come se avessi finalmente capito. Finalmente quel “click” che in tanti mi avete detto avrei un giorno sentito.

È stata forse una delle giornate più belle della mia vita. Più piena di vita, più piena di me.

 

Jökulsárlón diamond beach

Jökulsárlón Diamond Beach

Cavalcando l’onda di quella magia e del fatto che il cielo fosse di un’assurda limpidezza, ho puntato qualcosina anche sull’aurora boreale.

Mollata giù la valigia in camera (al Reynivellir II) e mangiato qualcosa, mi sono rivestita e ho ripreso la strada verso la laguna.. A quanto pare uno dei punti più strategici per gli avvistamenti.

In realtà mi sono fermata un po’ prima, in una delle tante rientranze che si trovano lungo la strada… Che di giorno ti salvano se vuoi fermarti all’ultimo per fotografare una di quelle stronze di pecore con le corna che non si fanno avvicinare manco morte, ma di notte sei completamente al buio in mezzo al nulla totale con 5 gradi e ogni tanto qualche camion che passa lungo la strada con dei fari da stadio e che ti fa tremare l’auto passandoti vicino.

Sono rimasta circa 2h forse meno lì in attesa, occupando il tempo cercando 1000 e uno modi nei quali avrei potuto morire o essere uccisa in quella circostanza, senza che nessuno se ne accorgesse, e usando il cellulare solo per controllare le previsioni dell’Aurora sul sito, così da non scaricarlo (con il freddo, il cellulare e la macchinetta si scaricano 3 volte più velocemente, portatevi 3 batterie di cambio e innumerevoli powerbank, cose che a me hanno salvato la vita).

Dopo due ore però, ho ceduto. Dopo la giornata pazzesca era meglio non cagare fuori dal vaso.

E dopo una doccia credo di aver preso sonno felice in 4 minuti spaccati.

 

 

QUI LA PARTE II

 

 

maripa queendom

Storie di ulivi, di vita e di donne straordinarie

Storie di ulivi, di vita e di donne straordinarie

Ho appena concluso un weekend quasi surreale.
Sapete quelle situazioni nelle quali a volte ti puoi trovare, ma non sai come ci sei arrivato e non sai nemmeno perché ti trovi lì… ecco.

È partito tutto da un messaggio, da una mail anzi.
Una di quelle mail che inizialmente non sai se aprire o cestinare senza nemmeno farla passare dal via, pensando a qualche virus. Ma che poi quando apri ti cambiano tutto.

Era una mail di Maria Paola, o Maripa per gli amici.
Non avevo idea di chi fosse e non avevo la benché minima idea di cosa si nascondesse dietro quella mail e soprattutto dietro quel soprannome.

Un invito, un semplice invito ad un weekend di degustazione del vero olio extra vergine d’oliva, per il quale poi avrei dovuto fare da giuria (popolare o social come si usa dire ora) per il Leone d’oro International 2020.

«Olio d’oliva? Io? Ma sei proprio sicura? Guarda che io l’unica cosa che so dell’olio extra vergine d’oliva è che se c’è il 3×2 al supermercato, allora è quello giusto. Non sono certa di poter essere la persona più indicata per assaggiarlo, figuriamoci votarlo…»

E invece ero proprio la persona giusta.  Solo che l’ho scoperto dopo.

Due cose mi spaventavano però; la prima era proprio il fatto che io di olio d’oliva non ne sapessi veramente nulla. E la seconda era l’Ansia.
Ebbene sì, non sia mai che abbandoni lo stabile anche solo per un weekend.
Sembra una cavolata, ma chi ne soffre sa di cosa parlo. Ho sempre viaggiato da sola, ma da quando ho avuto anni fa il primo attacco di panico in macchina al caldo mentre guidavo verso il concerto dei King Of Leon, ho difficoltà a rifarlo.
Cerco sempre di evitare o di ‘portarmi via’ il fidanzato che ormai mi conosce e saprebbe come aiutarmi…

Beh il fidanzato non poteva. Ma io non avevo nessuna intenzione di buttare al vento il lavoro fatto in un anno di terapia e quindi fanculo l’ansia!
I due problemi mixati tra loro mi hanno comunque portata a temporeggiare per qualche giorno, ma alla fine la risposta è stata un «Sì, ci sarò assolutamente.». E per questo ringrazio il mio buonsenso.

Appena salita in macchina la prima canzone partita dalla radio era proprio una dei King of Leon.

«Ahahaha è una candid per caso? Non è divertente»

Ma sono partita comunque. Direzione Maripa Queendom.

Maripa Queendom  leone d'oro international olio d'oliva

Ora, immaginatevi l’Eden. Ecco così!
Un rustico nascosto da alti muri e dalla vegetazione verdissima del Lago di Garda.
Un grande portone verde all’ingresso.
Ad accogliermi è arrivata proprio Maripa, occhi verdi, capelli blu e un vestito estivo assolutamente in tinta con capelli e personalità. L’adoro già!
Il detto ‘Mi casa es tu casa’ sono abbastanza certa sia nato qui e lei ne è la regina indiscussa.

Sono arrivata in serata, che il sole era appena calato, ma ad attendermi sulla terrazza panoramica c’erano già alcune ragazze (ospiti come me) e soprattutto una bottiglia di prosecco fresco.
Il tempo di un bicchiere e già l’Ansia del viaggio era sparita.
Sì era una situazione surreale, e sì non conoscevo nessuno, eppure quell’ambiente era familiare, accogliente e assolutamente tutto da scoprire.
Ero davvero curiosa di scoprire cosa ci facessi lì, perché e soprattutto chi fosse Maria Paola.

Beh, raccontare e delineare Maria Paola penso abbia dell’impossibile…
È un po’ come acqua fresca colorata che riempie una brocca, ma che continua a scorrere senza mai poterla fermare. I capelli colorati e i vestiti sgargianti, non bastano a spiegare chi lei sia. Non le rendono giustizia.
Lei molto più ‘accesa’ di tutti quei gialli e quei fucsia che indossa.
Forse la parola giusta è ‘TRAVOLGENTE’, ma dico forse perché non sono ancora certa esista una parola per descriverla.

maripaqueendom leone d'oro international olio extra vergine d'oliva

Maripa è un mix di arcobaleno, storie da raccontare e ospitalità.
E la sua Casa del tempo ritrovato’ è esattamente come lei. È un B&B, ma è soprattutto una casa, fatta per accogliere chiunque la sappia apprezzare.
Un giardino immerso nel verde degli ulivi e dai colori dei fiori, un concerto di profumi e suoni della natura; due adorabili Labrador e una gatta (Banana) che supervisiona tutto con discrezione.
Trasuda vita. Ogni oggetto racconta una storia.
Tutto è di tutti. 
Era come se la mia ansia fosse rimasta fuori da quel portone verde all’ingresso.

La mattina seguente, con la luce, la terrazza panoramica aveva tutto un altro sapore… l’aria del mattino, la vista del lago e il tavolo apparecchiato per la colazione. Io e gli altri membri della ‘giuria social’ (ecco sì forse non lo avevo specificato, ma ero stata scelta, assieme ad altri ‘ignoranti’ come me in materia, per conoscere meglio questo mondo a noi sconosciuto… e scoprirlo con la migliore guru d’Italia).

Abbiamo fatto colazione tutti assieme, anche per conoscerci tutti un po’ meglio prima della degustazione.
È una cosa che mi ha sempre affascinato tantissimo; vedere come un bicchiere di vino o una tazza di caffe riescano ad unire anche dei perfetti sconosciuti attorno ad una tavola. Forse per questo ne abuso, va beh ma questa è tutta un’altra storia…
Speriamo non crei dipendenza anche l’olio d’Oliva.

Maripa queendom lago di garda leone d'oro

La Masterclass si teneva nel loft del B&B. Un open space ultra moderno, chic e con una vista mozzafiato.

Se devo essere del tutto sincera, avevo ancora parecchie perplessità sul «Cosa ci faccio qui ad assaggiare olio?». Invece è stato illuminante.

Maripa è illuminante.

Ha saputo in poco tempo insegnarci a ‘capire’ davvero l’olio d’oliva.
Abbiamo imparato a coglierne il profumo più profondo, abbiamo imparato ad assaporarne il gusto con tutti i nostri sensi e soprattutto abbiamo imparato ad apprezzarlo vedendoci dentro tutta la passione e il duro lavoro che i piccoli produttori ci mettono per farlo con il rischio di essere schiacciati dalla grande produzione da supermercato.

«Quanto costa al litro, lo si chiede al benzinaio!»

Ed è vero, siamo talmente abituati a puntare al prezzo più basso per qualsiasi cosa, che ormai ci imbottiamo di schifezze solo per poter spendere poco. Non solo a discapito nostro, della nostra salute, ma anche del nostro “Made in Italy” che tanto decantiamo a destra e a manca.
E il concorso del Leone d’oro International , Maripa l’ha creato proprio per questo; per elogiare i piccoli produttori, quelli che credono nei gusti autentici dell’olio extra vergine d’oliva, che tengono duro anche nei periodi più bui, che mettono il cuore nei loro frantoi e che non scendono a compromessi quando si tratta di avere un occhio di riguardo per l’ambiente.
Combatte con loro e per loro.

Maripa gabusi leone d'oro international olio extra vergine d'oliva

Non pensavo ne sarei rimasta affascinata, non pensavo nemmeno che sarei stata in grado di assaggiarlo senza farmelo andare di traverso o capendoci qualcosa… e invece è stata un’esperienza incredibile.

«Ma cosa cavolo ho assaggiato fino ad oggi?»

…si appena è finita la degustazione me lo sono chiesta.
E me lo sono chiesta anche una volta tornata a casa, quando in cucina mi sono ritrovata davanti la latta dell’’’olio buono’’ o che pensavo fosse tale, che mi fissava.

Sì ho scoperto un mondo splendido.
Anzi ne ho scoperti due.
Il primo è quello dell’olio extra vergine d’oliva, quello vero, quello buono, quello di chi lo fa davvero con passione e con il rispetto per le olive e per l’ambiente.
Il secondo è il mondo di Maripa, (solo ora capisco davvero l’espressione ‘Maripa Queendom’). Una donna, di quelle con la D maiuscola, di quelle da seguire, dalle quali assorbire tutto quello che si riesce più che si riesce, e da adorare assolutamente.

Maripa gabusi leone d'oro international olio extra vergine d'oliva

Sto già programmando di tornare nel suo regno a breve, sono già in astinenza di quel posto magico, del suo cibo genuino e soprattutto della sua energia.

Consiglio a tutti di andarla a trovare o di seguirla, ovunque lei vada e qualsiasi cosa faccia.
https://www.instagram.com/leonedorointernational/
https://www.instagram.com/queenmaripa/

http://www.maripaqueendom.com/

west coast viaggio usa

USA: viaggio nella West Coast. 4 stati in 15 giorni

USA: viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni (se vi foste persi la parte uno la potete trovare QUI)

…E IL VIAGGIO CONTINUA

… Ci ha aperto il portone un gentile signore, un po’ inquietante, ma gentile,  che nell’aprire la porta ha lasciato uscire una ventata di profumo di biscotti appena bruciati. Ovviamente il mio primo pensiero è stato che magari aveva appena ucciso gli ospiti prima di noi e li aveva usati per l’impasto dei biscotti. Si lo so lo so, a volte mi lascio trascinare troppo dall’immaginazione. Ma di solito ho Carlo che mi riporta sulla terra e mi fa vedere le cose senza quel perenne alone melodrammatico…

Stavolta però anche lui non è stato d’aiuto. Anzi, era più inquietato di me, un po’ per quella casa dispersa e un po’ per il fatto che ad aprirci fosse stato questo bizzarro soggetto, invece che Claire, la persona con la quale ci eravamo accordati.

La casa comunque era veramente bella, seppur in mezzo al niente più totale e a due ore di macchina da dell’altro niente. Anche la stanza che ci avevano riservato meritava davvero. Avevamo addirittura il bagno privato e un’altra stanza comunicante con la nostra, chiusa a chiave, che portava… non lo so, non ho avuto il coraggio di aprirla.

Ho lasciato Carlo ai convenevoli con il padrone di casa.. per poi vederlo arrivare dopo poco, entrare in camera con gli occhi di chi ha visto un fantasma e chiudersi a chiave la porta alle spalle.

«Beh? Che fai? Ci chiudi dentro?»
«Si. Sto tizio non mi convinceva per niente. Quindi gli ho chiesto se potevo salutare Claire e ringraziarla per l’ospitalità»
«Eh..e?»
«Eh.. e ha detto di no! Che glielo avrebbe riferito lui..»

Come ha detto di no?!
O mio dio.. Non esiste nessuna Claire quindi! Moriremo.

MORIREMO QUI, IN QUESTA STANZA!

ENTRERANNO STANOTTE DA QUELLA PORTA CHIUSA CHE NON SO DOVE PORTI E CI UCCIDERANNO, COME IN ‘Non Aprite Quella Porta’, MA SENZA APRIRE QUELLA PORTA.

Comunque fortunatamente prima di morire Carlo doveva fare pipì e quindi è entrato in bagno (bellissimo tra l’altro). E’ uscito con un’aria molto più rilassata, e alla mia domanda sul perché mi ha risposto: «Perché appeso alla parete del bagno c’è il cartello ‘Non buttate gli asciugamani usati per terra‘, quindi è davvero un B&B

Mah… A me quello non sembrava per niente un elemento per tranquillizzarsi. Solo perché uno ci tiene alla pulizia e all’ordine in casa non significa che non voglia ucciderci.
In ogni caso ero troppo stanca per pensarci, e poi anche avessero provato ad ucciderci, li avrei lasciati fare. Anche perché l’alternativa sarebbe stata scappare correndo per ore in mezzo al deserto, quindi personalmente meglio una morte rapida a quel punto.

arizona west coast viaggio page

Al risveglio, tutto quel buio spaventoso che si vedeva fuori dalla finestra era solo un ricordo, e anche tutti i pensieri della sera prima. Anche un po’ imbarazzanti a dir la verità.

Per sicurezza però, la porta comunicante che avevamo in camera ho preferito non provare ad aprirla.

Viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

KANAB   12 Ottobre 2019

Di nuovo in marcia.. direzione Bryce Kanyon.

Il viaggio era lungo e io (stranamente) ho dormito per la maggior parte del tempo. Ma il problema di tutti quei riposini involontari in macchina, era il risveglio… mi risvegliavo con la stessa voglia di vivere di Daria e incattivita come Voldermort.

Non solo, sapevo anche che quella notte avremmo dormito in tenda, a -7°, in mezzo al deserto, in un posto abbandonato da Dio (lo so, perché alcuni parenti da casa ci tenevano a farmi sapere che il posto in questione era, citando il giornale locale, ‘Infestato da spiriti’ e animali selvatici! Bryce Luxury Camp).. si detto così può sembrare fighissimo, ma lì per lì l’entusiasmo tardava ad arrivare diciamo. Anche perché eravamo appena sopravvissuti alla notte precedente, perché sfidare ancora la sorte?

Arrivati al Bryce, abbiamo parcheggiato, lamenti miei di rito, foto di rito dall’alto del Canyon e breve occhiata alla mappa.

«Ci sono un sacco di trail carini da fare!»
«Si, ma io non ho mica voglia di camminare oggi.. son stanca!» come sempre.
«Ma va dai è figo, scegli dalla mappa una di queste camminate»
«Mmmm… che palle! Vabbè allora questa!»  Mi guarda storto.
«Beh? Che c’è?»
«Non puoi sceglierne un altro? Hai scelto l’unico con il simbolo della carrozzina per disabili accanto.»

Sbuffo. Attendo un po’, poi ritento.

«Ma scusa, guarda che posso anche aspettarti qui, siamo insieme 24/24 da 7 giorni, non succede nulla se ci separiamo per un paio d’ore… io mi metto qui, con la mia musica, scrivo un po’ e mi godo lo spettacolo

Niente da fare. Le ho provate tutte, fino a che ho dovuto cedere e seguirlo nella camminata. Ovviamente camminando emanavo la stessa aura di gioia di un My Little Pony.
Fino a che non l’ha detto.. Ebbene si, l’ha detto!

«Beh, ma se devi venire con quella faccia li fai a meno, sennò lo rovini anche a me!»

….Mai, mai, scorderà…l’attimo…la terra che tremò…

Racchiudendo tutto il mio pensiero in un unico gesto specifico e in un altrettanto specifico intercalare, ho iniziato a scendere per il Canyon da sola, più o meno alla stessa velocità di Taz il diavolo della Tazmania.

Chiaramente convinta che mi avrebbe seguito. Ma assolutamente non disposta a girarmi per controllare se lo stesse facendo.
Tranne verso metà discesa, quando mi sono girata solo per vedere la strada appena percorsa… per poi realizzare che probabilmente la mia avventura finiva là, perché la risalita non sarei mai riuscita a farla.

bryce canyon navajo

Ma di lui nessuna traccia.

«Ah. Non c’è! Allora col cazzo che risalgo!» e spinta da quella rabbia non sono più riuscita a fermarmi.

Ma più scendevo, più mi rendevo conto che la risalita, per me, sarebbe stata impossibile. Continuavo ad incontrare persone che stavano risalendo…
Ogni persona che incontravo stava combattendo una battaglia della quale non sapevo nulla, ma che sapevo, anche fossi stata gentile con loro, sarebbe toccata anche a me dopo.
25°, nel deserto, senza acqua e in salita per km di sterrato. (E in preciclo, anche se non lo sapevo ancora.)

«Vabbè arrivo solo fino alla fine della discesa e poi risalgo» (Facile dirlo mentre sei in discesa a velocità supersonica.) Ma no, la rabbia mi spingeva ad arrivare sempre un po’ più avanti.

Nel frattempo comunque avevo anche capito perché Carlo ci tenesse così tanto a farmelo fare… era davvero, DAVVERO una figata pazzesca quel Canyon.

Arrivata al punto più basso (il giro di boa), non avevo più scampo (né fiato).  O tornavo indietro scegliendo la strada che avevo appena percorso, sapendo quanto sarebbe stata dura, ma sapendo anche che avrebbe avuto una fine, o sceglievo di procedere e finire il trail, verso l’ignoto, nella speranza durasse meno della discesa appena fatta.

Ho ovviamente optato per la seconda, anche perché ancora non ero riuscita a fermarmi. E ad ogni passo aumentavano di pari passo; l’ansia, il pentimento e il dislivello.

Ho iniziato a macinare la risalita, manco fossi inseguita da una commessa di Kiko. Già dopo dieci minuti sentivo il cuore in gola, la sete e l’ansia. «E se svengo? O mi viene un attacco di panico? Qui da sola.. cosa faccio?»

bryce canyon navajo trail

Se mi fermavo, mi sembrava di svenire e mi salivano pensieri catastrofici, se andavo avanti ero ad ogni passo più vicina alla morte. Quindi mi fermavo per circa cinque secondi per poi ripartire e chiedere ad ogni 3 persone che incontravo «Scusa quanto manca alla fine?»
«Eh guarda non so dirti, mi sono fermata talmente tante volte per far foto.. è così bell..
Ma che cazzo me ne frega!!! Non puoi solo dirmi quanto manca??? Dai spostati allora fammi passare! Ne riparliamo quando ti toccherà la risalita, vediamo se farai ancora la splendida!

Stavo per morire, me lo sentivo.
Ad un certo punto guardando in alto, ho finalmente intravisto la balaustra dell’inizio percorso! LA LUCE!
Ma ero lontanissima, volevo morire.
«Scusi quanto manca alla fine?»
«Mmmm maybe fifty minutes! Enjoy it!»

ENJOY? 50 MINUTI???

Per un attimo ho riguardato l’alto e sono certa di aver visto San Pietro che mi sorrideva e leggendogli il labiale ho finalmente capito:

«Cogliona! Ti ha detto che mancano 15 minuti, non 50!»
Ah ok.
Ho racimolato tutta l’ansia, la sete e le forze che avevo e ce l’ho fatta! Sono arrivata alla fine.
Ero sfatta, finita, felice di essere viva, felice di aver superato tutto quello da sola. Ho fatto gli ultimi dieci metri con il cuore a tremila, le gambe cedenti e una sensazione di occhi pieni di lacrime.

In tutto ciò, lui ancora non c’era.
E’ arrivato dopo 10 minuti.
«Non litigheremo mai più!!E’ stata una delle prove più dure della mia vita. Non sapevo se ce l’avrei fatta! E invece eccomi qua…»
Lui mi guarda. Lo guardo. Mi guarda.
Scuote la testa.


«Che c’è?» Riscuote la testa. «Sei seria si? Scusa ma.. non ti sei mica resa conto che intorno a te era pieno di famiglie, anziani e bambini che facevano lo stesso percorso? Un percorso facilissimo che avremmo potuto fare tranquillamente in due ore? E poi, tutto ciò è durato solo 30 minuti eh…»
«AH! Beh allora sono stati tra i 30 minuti più lunghi della mia vita. Comunque ho fame, andiamo a mangiare?»
Scuote la testa ancora.

panorama arizona bryce canyon

Approfittando del Visitor Center del canyon per fare pipì e per il wifi, ci accorgiamo che nel frattempo dal campeggio nel deserto dove avremmo dovuto passare la notte ci avevano mandato una mail, per avvisarci che purtroppo a causa di un’infestazione di insetti non potevano ospitarci quella notte.
Si lo so cosa state pensando e vi fermo subito, NO, non l’ho mandata io la mail da un account falso. Purtroppo è andata davvero così.

Forse Dio voleva farsi perdonare per l’esperienza mistica appena passata nel Bryce Canyon.

Poco male, abbiamo prenotato in un altro posto a Cedar City. Abbiamo però optato per un cambio di rotta durante il percorso, così da poter attraversare le Dixie Mountains e così per caso, ci siamo ritrovati di fronte a forse uno dei tramonti più belli mai visti in vita nostra. Di quelli che ti lasciano senza fiato (Vero anche che di fiato, dopo la mattina non me ne era comunque avanzato molto).

dixie forest arizona bryce

Abbiamo aspettato che il sole sparisse completamente prima di risalire in macchina alla ricerca di un posto dove cenare. Cena a base di hamburger gigante per me (e meritatissimo, almeno il mio)e piattone di BBQ per lui. Eccezionali

Il nome del posto è : Rusty’s Ranch. Mentre quello dell’albergo ve lo risparmio perché; anche no.

CEDAR CITY   13 Ottobre 2019

Al mattino, nonostante il viaggio previsto per la giornata fosse lunghissimo, non abbiamo resistito e abbiamo dovuto fare un’altra bellissima passeggiata in mezzo a quelle montagne e a quei paesaggi da salvaschermo di Windows.

Anche se ormai mi sentivo una  Pro delle camminate in montagna, ne abbiamo scelta comunque una easy.

Ho anche avuto il tempo, mentre lui faceva qualche foto, di sedermi su un tronco e sentire.

Eravamo troppo in alto per poter sentire rumori di civiltà, quindi solo natura, solo i rumori del bosco, solo il rumore del vento d’autunno, quello fresco, ma che se si è con il sole in fronte, si sposa perfettamente. Che ti fa chiudere gli occhi e alzare leggermente il mento verso il cielo, per sentirne più che puoi.

panorama dixie forest

E riesci davvero a sentire tutto. Le foglie che si muovono e cadono, gli insetti e il silenzio. Un silenzio perfetto.

E respiri davvero.

USA: viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

Una volta ripresa la macchina e la marcia, ci siamo dovuti rifermare. Per forza.

chalet uncle sue arizona

Ci siamo trovati di fronte allo Chalet di Zia Sue.

Con un nome così, con lo stile casetta di Hansel & Gretel e con una montagna di zucche fuori.. non vi sareste fermati anche voi? Io mi stavo sognando da inizio viaggio una fetta di quelle tipiche torte alla zucca fatte in casa, alte più o meno come la Torre Eiffel e contornate da una tonnellata di panna montata. E se non li, dove?

Beh, la torta di zucca più buona mai mangiata.

torta di zucca chalet zia sue

Sarei rimasta la tutto il giorno a provarle tutte. Tanto la tazza di caffè te la riempiono ogni 5 minuti. Perché andarsene?
Ma il viaggio era lungo.
Direzione Las Vegas, ma prima..


Zion Park.
Altro Parco Nazionale assolutamente da vedere.


L’abbiamo attraversato tutto in macchina, e io credo di averne percorso ¾ se non tutto, come i cani, con la testa fuori dal finestrino e il vento tra le orecchie.
Mi continuavo a chiedere come fosse possibile meravigliarsi cosi tante volte in così pochi giorni di così tante cose?
E invece… è davvero possibile!
Pochi chilometri dopo la fine del parco è ricominciato il deserto.

Deserto. E ancora un po’ di deserto.
Sabbia e cactus. Cactus e sabbia. AH!!! A proposito. Io non so voi che idea abbiate del cactus, ma io fin da quando era piccola avevo un’immagine del cactus molto precisa, la classica. BEH mentivano! Non ho visto manco un cactus fatto così. E li ho cercati eh.. li ho cercati per tutto il viaggio, ma niente.

In ogni caso ad un certo punto del deserto, senza che tu ti possa accorgere di nulla:

SBAM!

 Sei dentro a Las Vegas baby!

las vegas viaggio

Esatto, sembra incredibile che proprio una città come Las Vegas, si trovi esattamente in mezzo tra il nulla e l’‘ancora più nulla’. E sicuramente catapultarsi lì dopo svariati giorni di natura, natura, paesino, natura, è un po’ destabilizzante.

Avevamo due notti a disposizione da passare lì, inizialmente ero un po’ scettica sul fatto di ‘sprecare’ ben due notti proprio a Las Vegas. Poi però ne sono stata felice.

La prima notte non puoi capire davvero la città. La prima notte la passi semplicemente ad ambientarti (per quanto una persona normale possa ambientarsi a Las Vegas), pensi di conoscerla già perché l’hai vista in un milione di film, di saperla affrontare.. ma la verità è che non è vero. Non sei per niente preparato.

venetian las vegas

Buttate in camera le valigie, doccia veloce e fuori subito.

La strada è una (la Strip), e quella ti fai. «Ma sì è una via sola, quanto vuoi metterci a farla tutta...»cit.

Tanto. Ci metti tanto. Non è lunga, è infinita. Se poi ti fermi (…ed è necessario!) a visitare ogni albergo o a vederti tutti gli spettacoli delle fontane al Bellagio(necessario anche questo!), può volerci anche tutta la notte.

Gli alberghi non sono veri alberghi, sono piuttosto mini città (neanche troppo mini in realtà, abbiamo visitato paesi più piccoli!).  Sono creati ad hoc per stupirti e disorientarti.

Entrare in un albergo e ritrovarsi in Piazza San Marco a Venezia, con addirittura il cielo azzurro sopra la testa. Uscire e trovarsi persone sulle montagne russe che ti sfrecciano ad un centimetro dalla testa,  il tutto sempre dentro un altro albergo. «Ohibò che stregoneria è mai questa?

Durante la passeggiata eravamo entrambi in silenzio, impreparati e anche un po’ a disagio.

Las Vegas è come una di quelle onde giganti, l’unica cosa che puoi fare è lasciarti travolgere e trascinare dove vuole lei che tu vada. Oppure è come farsi di funghetti allucinogeni. E così è stato. L’onda intendo, non i funghetti.

La cosa della quale però, non riesco ancora a capacitarmi, è come abbia fatto a tenermi sveglia fino alle 3.00 di notte. Io? Che alle 21.45 sono già in fase rem.

Per due sere di fila, ho guardato l’ora e senza che ce ne rendessimo conto, erano le 3 di notte.

Ebbene sì, lì non puoi dormire. Il rumore assordante delle slot, le luci abbaglianti ovunque e il free drink dentro i Casinò… Ah si giusto, ecco cos’è stato a tenermi sveglia!  Ed è forse anche il motivo per il quale si usa dire ‘Quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas’, perché tanto il giorno dopo non ti ricordi un cazzo.

Las Vegas è irreale. E’ tanto, di tutto!

Consiglio: due notti sì. Di più no.

route america las vegas

LAS VEGAS 15 Ottobre 2019

Sveglia ancora a Las Vegas e partenza per la Death Valley.

Avevamo davanti circa 6h di macchina, dopo 4h di sonno, in mezzo al deserto, con circa 32° e con il ciclo… ovvio, quale giorno migliore per l’arrivo del Ciclo. (Mai arrivato in anticipo in vita mia. Ma vuoi mettere arrivare nella Death Valley!)

Beh vi dico solo che la Death Valley si è trovata faccia a faccia con la vera Death Valley.

death valley viaggio

In ogni caso, e non penso sia stata influenzata dal ciclo, o forse ero solo stufa di tutto quel deserto, ma non mi è piaciuta per nulla.. anzi. Non credo la consiglierei.

L’unica cosa che mi ha veramente lasciato senza parole è stato vedere un signore sulla 50ina fare jogging.

Nella Death Valley? Con 40°? E a 4 ore dalla città più vicina?  Eroe o suicida!

Viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

BAKERSFIELD 16 Ottobre 2019

Arrivati con ormai il buio intorno a Bakersfield; cittadina un po’ più grande di quelle visitate fino a quel momento. E con più grande intendo solo che c’era qualche fastfood in più oltre a Subway. Mangiato e dormito. Era solo una tappa per la notte.

Al mattino siamo partiti presto e io non vedevo l’ora.

sequoia national park

Finalmente direzione Sequoia Park. Forse una delle cose che aspettavo con più ansia di vedere… e nonostante questo di solito sia proprio il modo migliore per rimanere poi delusi, ne sono rimasta più che innamorata.

Un vero bosco, con i colori dell’autunno, pochissima gente, animali in libertà a pochi passi da noi e queste sequoie che dire maestose è dire poco.

Ero incantata. Era esattamente come me lo aspettavo, forse anche di più.

sequoia national park

Non sarei più andata via.. e anzi fosse stato per me, sarei tornata anche il giorno dopo.

Purtroppo però, alcune tappe del viaggio erano già prestabilite e i giorni limite per disdire gli alberghi passati, di conseguenza non avevamo molta scelta, se non assorbire tutto quel profumo di bosco in quella giornata.

Credo di aver fatto un milione di foto dentro quell’angolo di paradiso, ma nessuna che possa davvero rendere l’idea di come possa essere trovarsi dentro ad un bosco come quello, in Autunno.

Solo ad un certo punto, durante il viaggio di ritorno in macchina verso Lemoore, (dove avremmo dormito la notte) ho iniziato a sentirmi strana. Un po’ di giramento, un po’ di tachicardia e caldo.

Era ansia!

Era un po’ che non la sentivo e forse mi ero dimenticata come fosse.

Non riuscivo a capire come mai, proprio lì, in quel momento, dopo tutta quella meraviglia? Doveva essere impossibile averla.

Invece no.

Poi ho capito: quel mattino, mentre mi lavavo i denti , guardando il mio riflesso allo specchio, per un attimo il pensiero mi è andato a quello stesso gesto fatto mille altre volte, davanti allo specchio di casa, poco prima di uscire per andare al lavoro. Il pensiero era proprio lì, a quella routine totalmente meccanica e ripetitiva fatta senza nemmeno doverci pensare.. E a come sarebbe stato quello stesso gesto, rifatto a casa, dopo tutto questo?

E per tutto il giorno, il mio cervello ogni tanto continuava a tornare lì, al lavoro, a quel gesto, agli impegni. In maniera impercettibile. Come la lingua che batte sempre sul quel punto doloroso.

Lì per lì infatti non ci avevo fatto caso. Lì per lì erano solo pensieri, ma era la prima volta che tornavano. Vuoi il ciclo, vuoi la stanchezza o la ‘paura’ del rientro.. ma non sono passati senza lasciare il segno.

E quella sì era proprio Ansia. La solita ansia da «Ma perché se sto così bene ora, devo tornare a vivere come prima? Perché non si può vivere così? Vedendo posti bellissimi tutti i giorni? Meravigliandosi tutti i giorni per qualcosa di diverso? Creandosi le proprie giornate? Sentendosi vivi tutti i giorni.

Esatto, le stesse domande che mi ponevo vivendo la routine di tutti i giorni, ma che lì erano anestetizzate. Erano tornate perché, anche se mancavano ancora 5 giorni, avevamo finito le cose per le quali avevo aspettato di più in questo viaggio, quelle che più ci tenevo a vedere… e quindi iniziavo a sentire già la sensazione di fine, che arriva sempre dopo un viaggio.

sequoia rovesciata park

 USA: viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

CAMBRIA   17 Ottobre 2019

Semplicemente una città di passaggio nella strada verso San Simeon. Cittadina particolarissima, piena di localini e negozietti che visti da fuori sembrano semplici casette coloniali, ma dentro nascondono negozi di oggettistica di tutti i tipi, vestiti vintage e giardini interni immensi e bellissimi. Età media over 60, ma consigliatissima per una pausa pranzo + passeggiata.

san simeon california high 1

SAN SIMEON (stesso giorno)

Finalmente il primo tramonto sull’Oceano, con sottofondo di leoni marini che russavano.

Cena a base della tipica zuppa di pesce, condita da una tonnellata di burro e aglio, servita dentro un cesto di pane (Clam Chowder). Una cosa easy per aiutare la digestione che già era bloccata come il casello autostradale il 14 di Agosto.

Viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

MONTEREY  18 Ottobre 2019

Al mattino abbiamo percorso tutta la Highway 1, ovvero la famosa strada che costeggia tutta la California vista Oceano.

Meravigliosa. Ma che ve lo dico a fa’!?

Arrivati a Monterey (tappa che volevo fare assolutamente, solo per il fatto che ci fosse stata girata la serie Big Little Lies che io A D O R O).

big sur highway 1

Abbiamo trovato alloggio in un AirB&B, praticamente in centro e veramente bello. I prezzi, più ti avvicini a San Francisco, più cominciano ad aumentare.

La cittadina di Monterey è molto piccola, ma immensa messa a confronto di tutte quelle incontrate durante il resto del viaggio. Siamo arrivati verso il tramonto e quindi la passeggiata sul lungomare era d’obbligo.. e osservando l’Oceano ad un certo punto ho intravisto qualcosa in lontananza.

Ho provato un po’ a tirare gli occhi, (per quanto un miope possa tirare gli occhi) e sì, ho visto uno sbuffo uscire dall’acqua. Mi sono girata verso Carlo e anche lui stava guardando in quella direzione.

«Scusa, hai visto anche tu quello che ho visto io?»

balena monterey california

Eh si, era una balena!

UNA BALENA CAZZO!

Incredibile, cioè era davvero una balena vera! Nell’Oceano! Libera, non in quello schifo di acquari!

Neanche a dirlo, dopo mezz’ora siamo andati a prenotare per il giorno dopo un giro in barca per vederle.

Abbiamo speso $ 40, ma la sensazione che si prova la prima volta che si vede uno sbuffo da vicino e la coda di una balena libera, scomparire sotto le onde è qualcosa che vale molto di più. Consigliatissimo.

SAN FRANCISCO  18 Ottobre 2019

Un casino di auto, clacson, salite, barboni e odori, ci attendevano con il cartello ‘WELCOME’ a San Francisco.

Ma d’altronde ce lo aspettavamo. Purtroppo per adattarsi al ritmo di una città così dopo 14 giorni di natura, ci è voluto un po’.

Con San Francisco, sono stata onesta fin da subito, dicendo che tra natura e città purtroppo per me vinceva la natura, e quindi partiva già svantaggiata (madò se mi sentisse la me 19enne!), fortunatamente però avevamo lì un’amica locale, che ci ha fatto scoprire gusti, luoghi e sfaccettature, che da soli non avremmo mai percepito.

Ci ha accompagnati a vedere qualche tappa obbligatoria (Twin Peaks, Haight-Ashbury Castro), ma per il resto ci ha semplicemente mostrato com’è la vera San Francisco. Che come tutte le città va solamente vissuta se vuoi davvero coglierne l’essenza. Ecco perché non ho molto da dire su questa città… o forse perchè semplicemente ne hanno già scritto molto, molti altri prima di me.

L’ultima sera, anche se stanchi, ci siamo concessi una passeggiata notturna. Forse un po’ per aggrapparci a quell’ultima notte. Sapendo che un viaggio così, se sei una persona come noi, che vuole vedere più mondo possibile, non lo rifai due volte.

Il mattino successivo infatti lo abbiamo dedicato tutto a stare distesi nel parco della città, con caffè e muffin, a osservare un po’ quella quotidianità.

Mentre ero lì, non avevo ancora realizzato che figata di viaggio fosse stato tutto questo. Ma ora.. ora che ho rivissuto tutto rendendolo indelebile qui, ho davvero realizzato cosa sia stato.

I consigli di viaggio (per quanto una come me possa dare consigli di viaggio) ve li racchiudo tutti: QUI

Ma IL consiglio che mi sento di darvi senza alcun dubbio, se decideste di fare questo viaggio con qualcuno ovviamente, è: scegliete questo qualcuno con cura. Qualcuno con cui essere in simbiosi, con cui sentirvi a vostro agio sempre, con cui giocare a ‘Indovina a chi sto pensando!‘ in macchina o con il quale rimanere per ore in silenzio senza nessun imbarazzo. Le ore di viaggio sono molte e il vero viaggio, sarà quello, più che le tappe che sceglierete di fare.

Un viaggio cambia le persone. Viaggi come questo, cambiano tutto.

Vi lascio QUI  tutti i consigli che potrebbero esservi utili, e per  consigli utili intendo anche la Playlist del viaggio. (Non sprecatela!)
E come sempre, per qualsiasi cosa, scrivetemi. Qualsiasi.

golden gate san francisco california
viaggio west coast usa california

USA West Coast on the road

USA West Coast on the road UN Viaggio di  15 Giorni attaraverso 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada).

Si insomma ce l’abbiamo fatta.
Dopo i cambi di lavoro, i traslochi e tutti i «Quest’anno non è il caso, magari l’anno prossimo riusciamo!», ci siamo finalmente convinti a prenotare. Con circa 4 mesi di tempo per mettere da parte i soldi e un’app che mi ha salvato per fortuna.
Ho realizzato il tipo di viaggio che stavamo per fare, tre giorni prima di partire.

Durante il momento di fare la valigia. Quel momento nel quale hai la valigia vuota in fondo ai piedi del letto e l’armadio aperto, ed inizi a guardare prima uno e poi l’altro, poi l’uno e poi l’altro.. in loop per ore. Lì ho capito. Ho capito che non ce l’avrei mai fatta.

MILANO MALPENSA 7 Ottobre 2019

Aereo per Los Angeles ore 13.

Sveglia da Padova ore 6.45 (sai il traffico, gli imprevisti,…)

«Si dai facciamo colazione in aeroporto con calma!»
Siamo arrivati puntuali, puntualissimi, ma controlli infiniti, (Sapete tutti i “Bisognerebbe essere in aeroporto sempre due ore prima”, che non sono mai serviti a nulla in realtà, ecco si, in un volo così si!).

«Cavolo ma stanno già imbarcando?»

Si stavano imbarcando. Quindi no colazione, no pranzo, no niente.

«Ma io ho fame cazzo!»  Va bhé. Ci imbarchiamo.

«Posto finestrino?»

Ovviamente no. Corridoio. «Meglio no? Così allunghi le gambe!» Eh si certo, così se volessi potrei far lo sgambetto alle hostess, che magari si incazzano e mi fanno l’upgrade in business.

In ogni caso avevo fame. Tanta. Ma mancava troppo tempo prima che portassero qualcosa di commestibile, quindi come faccio sempre, ho pensato che l’alternativa migliore per attendere quel momento fosse dormire. Io narcolettica, che in un viaggio in macchina di dieci minuti fino all’Ikea mi addormento a portiera chiusa, faccio un breve calcolo mentale di quando posso addormentarmi per essere in linea con il fuso orario. No, non ora. Peccato.

Accendo lo schermo per vedere almeno che film ci sono.
GREY’S ANATOMY

Uau alla grande!Metti che uno non si ricordi le statistiche di quante volte nella vita si può prendere un aereo che poi precipita..
Play.

Ancora prima del decollo dormivo già, in una di quelle posizioni scomodissime che ti fa maledire il tuo amore per viaggi. Cioè appena ti ritrovi le ginocchia in gola e Derek Shepherd che ti guarda negli occhi ad un centimetro dalla faccia.Sogno?

No. La tipa di fronte a me ha pensato di tirar giù lo schienale manco fosse in spiaggia a Copacabana. Così per 12 ore di fila.

Ho scoperto solo le ultime 4 ore che in fondo all’aereo distribuivano snack e bibite, gratis.

«E tu dov’eri? Dormivi?»

Macché, ero solo incastrata.

USA  West Coast on the road: 15 Giorni, 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada)

LOS ANGELES (stesso giorno)

Atterrati finalmente.

Usciamo dall’aeroporto con nelle orecchie:

CALIFORNIAAAAA..

CALIFORNIAAA..

HERE WE COMEEE!

Occhiali da sole, cielo azzurro, gente in infradito, palme..

No un cazzo, non è vero.

Siamo arrivati alle 18.30 e fuori era già buio.  Navetta fino al noleggio auto e via fino al Motel prenotato.
Classico Motel americano.

E quando dico classico so già che non serve descriverlo perché sappiamo tutti com’è fatto. Insegna luminosa, arredamento basic, malattie veneree sulla moquet e quell’alone misterioso del “Chissà quante cose strane stanno succedendo dietro quelle porte’’.

Tempo di realizzare e mettere giù le valigie, che ci siamo resi conto di avere non poca fame. Forse più sonno, ma anche fame.
Ultimo sforzo prima di andare a letto.. la ricerca di cibo! Il quartiere era abbastanza triste, ma avevamo calcolato di doverci solo dormire quindi non avevamo previsto passeggiate notturne.

OH UN MCDONALDS!

Sta chiudendo.

«Ma come sta chiudendo? Un Mcdonalds a Los Angeles che chiude alle 21.30?’»  Sì!

Fortunatamente i ragazzi che ci lavoravano dentro, probabilmente impietositi, ci hanno aperto. Non abbiamo voluto approfittare del loro buon cuore californiano e abbiamo preso il tutto da portar via.

Per poi mangiare seduti sul letto nel motel, prima di collassare nel sonno ancor prima di aver finito di masticare.

Ancora non riuscivo a crederci. Mi sembrava tutto surreale e finto, poi per fortuna ho iniziato a sentire i due coinquilini dell’appartamento sopra il nostro, meno stanchi di noi, che si intrattenevano. Probabilmente ad una partita di Scopone Scientifico, vista l’enfasi; e allora ho finalmente realizzato dov’eravamo.

LOS ANGELES 8 Ottobre 2019

h. 5.15 am

SVEGLIAAA!

Mi chiedo perché organizzare e pianificare un viaggio mesi prima, quando puoi tranquillamente usare il tempo che ti concede il jet lag la mattina presto.
Abbiamo aspettato un orario ragionevole e siamo finalmente partiti.

Prima tappa prevista: LOS ANGELES

Dopo aver sentito così tanti «Ah L.A è proprio una merda! Non c’è nulla», alternati ad altrettanti «Si potete anche saltarla tranquillamente», non vedevamo davvero l’ora di vederla.

Personalmente volevo solo un caffè, poi potevamo anche andare via. Ero in astinenza da caffè da 2 giorni ormai. DUE GIORNI!

Abbiamo cercato un posticino dove fare la prima ‘tipica’ colazione, che fosse vicino a Venice Beach  (unica cosa che volevamo davvero vedere!). E lo abbiamo trovato. Classico posto da Los Angeles, hypster, vegan e che ti fa pagare 25$ un pancake integrale, anche se bellissimo da vedere.Los angeles colazione viaggio usa

What are you grateful for?: il caffè, era davvero buono.

Comunque sì, tutto sommato non avevano poi tutti i torti, Los Angeles  non ci ha entusiasmato. Vero anche che non le abbiamo concesso sta gran possibilità di strabiliarci.

Cielo azzurro, palme, il lungomare, i 25° costanti, l’atmosfera rilassata, le strade larghissime… non lo so, sarà forse per la nomea che si porta dietro, ma non ti da l’impressione di essere una vera città. Una città vissuta. Sembra tutto finto, costruito per girarci un film, di plastica.
Ma comunque visto che eravamo di strada in macchina abbiamo optato anche per un giretto a Beverly Hills.

Così tanto per ricordarci che siamo poveri.

E anzi per aumentare il carico, abbiamo pranzato assieme ai giardinieri del posto (Puoi fare il giardiniere solo se sei messicano e se hai un Pickup, sennò non ti assumono. Non ci credete? Andate a rivedervi la puntata nella quale Marissa Cooper se la faceva con il giardiniere!).

Ma cos’è che stavo dicendo..? Ah sì, ad ora di pranzo si possono trovare parcheggiati lungo i vialoni alberati, dei food track messicani, dove i giardinieri del posto sono soliti passare la pausa pranzo. In effetti ci sentivamo un po’ fuori luogo tra tutti quei villoni e quei giardinieri da film.

Ma oh, forse il  Burrito più buono mai mangiato.

Tempo di finirlo e siamo partiti.

USA  West Coast on the road: 15 Giorni, 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada)

BARSTOW

La prima vera tappa del viaggio era proprio Barstow. Due ore di strada da Los Angeles, a metà strada dalla Monument Valley, in mezzo al nulla cosmico.Ma lì è tutto in mezzo al nulla cosmico. Tra un paese e l’altro ci sono (quando va bene) almeno due ore di macchina.

E per paese intendo tra le 4 e le 6 case. E per case intendo dei container con un pickup parcheggiato davanti.

Dalle sei alle dieci case (prefabbricate come quelle dei Simpson) è definita ‘città’. Dalle dieci case in poi è metropoli.

Ma dicevamo, Barstow… dicevamo cosa? Non c’è molto da dire su Barstow. Qualche casa, un dinner, un vecchio market che in confronto quello di Apu è un centro commerciale, un Subway e un Walmart (immancabili).

Ah e il nostro Motel. Forse il peggiore di tutta la vacanza.

BARTSOW 9 Ottobre 2019 

Sveglia 5.20 am.

Non abbiamo nemmeno aspettato un orario decente per uscire stavolta. Tempo di prepararci e ricaricare le valigie in auto e via di nuovo.

La città era ancora deserta e l’aria era davvero fredda, ma il sole stava arrivando. Era la prima alba nel deserto. Colazione nel Dinner della città, aperto 24h/24h, pancakes, bacon, uova, patate e caffè ad oltranza. Giusto il tempo che finissero i 92 minuti di applausi del nostro colesterolo e siamo partiti. Partiti davvero.

Da lì è cominciato il viaggio vero.

No non è vero scusate, ci siamo prima fermati da Walmart. Ma poi da lì siamo partiti veramente.

barstow usa california viaggio

Strade infinitamente lunghe, distese di sabbia, montagne di roccia rossa e palle di paglia trascinate dal vento.

Dopo circa due ore di strada siamo, casualmente, arrivati ad Oatman. Una breve sosta tanto per sgranchire le gambe. Appena scesi dall’auto è partita in sottofondo (nella mia testa) la sigla di ‘Per un pugno di dollari

Non serviva nemmeno troppa  immaginazione, era esattamente come essere nel lontano West.oatman città fantasma arizona

Il problema di queste cittadine sperdute in mezzo al nulla è che i film ce le hanno propinate in tutte le salse da sempre, quindi il confine tra realtà e commercialata è sottilissimo, non sai mai se stupirti o storcere il naso.

Il giro dell’intera città è durato in tutto circa 25 minuti, compresi quelli usati per fare pipì e bere qualcosa nel tipico Saloon. Per poi ripartire, direzione Flagstaff. (circa 3 ore di auto)

USA  West Coast on the road: 15

Giorni, 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada)

FLAGSTAFF

Non so bene in che punto del percorso, ma ad un certo intorno a noi ha smesso di esserci deserto e desolazione, ed ha iniziato ad esserci un paesaggio che io amo. Montagna.flagstaff arizona usa

Autunno in montagna. Occhi a cuore si.

Purtroppo abbiamo avuto poche ore di luce una volta arrivati li, e quelle poche le abbiamo dedicate al tramonto sul Red Rock. Del quale ho scoperto l’esistenza per caso collegandomi con il wifi dell’albergo. «Sembra figo, cosa dici andiamo a dare un occhio?ͧ»

Era davvero figo. Soprattutto a quell’ora.  Nella quale capisci il perché di quel ‘Red’ nel nome. Figo si, la prima mezz’ora. Poi però se sei li con un fotografo  dopo un po’ ti rompi i coglioni, e allora ti metti seduta in macchina a goderti il tramonto, mangiando patatine al bacon.

Sono arrivata in albergo che non stavo molto bene. Patatine, miste a Jet lag, miste a caldo/freddo = a letto alle 20.

Ma oh, sveglia alle 5.30!

SVEGLIA SVEGLIA SVEGLIA!

FLAGSTAFF 10/10/19

Quel paesaggio di montagna, l’aria fresca del mattino e i colori dell’autunno. Non so quante volte in pochi km ci siamo fermati per adorare quella vista.

Ad un certo punto abbiamo visto una stradina laterale che si snodava dal quella principale, per addentrarsi in un bosco non troppo fitto..

Neanche a dirlo, abbiamo svoltato.Flagstaff Arizona california viaggio

L’abbiamo percorsa lentamente, quasi a non voler disturbare a quell’ora. Qualche cassetta della posta tipica a bordo strada.. e delle bellissime villette nascoste in mezzo agli alberi ogni tanto si facevano intravedere.

Non solo, abbiamo incrociato una coppia sulla 50ina (abitante in una di quelle villette probabilmente), in passeggiata mattutina. Pantaloni del pigiama, giacca pesante, mug di caffè fumante in mano e i due cani liberi di passeggiare davanti a loro. Incuriositi noi di vederli e incuriositi loro di vedere facce sconosciute in quel posto così magicamente sperduto, ci siamo fermati per due chiacchiere. E come regola vuole, noi innamorati di quel posto e loro innamorati dell’Italia.

Lo so si, le routine degli altri sono sempre migliori viste così. Ma anche volendo smorzare la magia di quel momento, pensando che semplicemente stavano solo facendo colazione portando fuori i cani per poi recarsi al lavoro, come tutti… se me l’avessero chiesto in quel momento, probabilmente avrei messo la firma per rimanere li.

Vorrei davvero provare a descrivere quello che abbiamo provato vedendo tutto questo.. fosse anche solo per quella camminata con il sole del mattino.Flagstaff Viaggio usa autunno ottobre

Si ok, ora lo dirò..

Ora dirò una cosa impopolare o forse semplicemente dettata dal fatto che magari tutta la meraviglia di quel giorno l’avevo usata per quel panorama, ma la seconda tappa della giornata prevedeva il Gran Canyon.

Ecco beh, non mi ha entusiasmato allo stesso modo. Bello eh! Immenso! Maestoso! Ma boh..

Forse perché era una cosa decantata da sempre, da tutti. O magari perchè era una cosa programmata. O semplicemente perchè davvero non mi è piaciuta… Mi sento indubbiamente immeritevole quando dico queste cose, perché sono consapevole sia qualcosa di assolutamente da vedere e unico, ed ecco perché lo consiglio a prescindere dal mio giudizio ovviamente. Ma ad empatia, per me no.Cervo mulo grand canyonc

L’unica cosa che mi è piaciuta del Gran Canyon è stata fare amicizia offrendogli da bere a Coso (animale non ben definito, forse Cervo Mulo, probabilmente femmina.). Con il quale sarei rimasta volentieri ad interagire per il resto della giornata.

Terza tappa della giornata invece era la Monument Valley. Avevamo prenotato  con non poca difficoltà, in uno dei due alberghi situati proprio dentro la Valley… per avere poi al mattino la possibilità di vedere l’alba senza doversi alzare ad orari improponibili (l’alternativa è Kayenta, ad un’ora di macchina e con le stanze agli stessi prezzi).

Purtroppo i due alberghi in questione, sapendo di non avere ‘rivali’ nelle vicinanze, si fanno pagare. Molto bene aggiungerei.

L’esperienza che abbiamo avuto noi, con uno dei due alberghi in questione è stata veramente pessima. Salvata solo dallo spettacolo che la natura tutt’intorno ci ha regalato al mattino.Monument valley tramonto alba

Siamo arrivati all’orario del tramonto, e anche quello ce lo siamo decisamente goduto. Il consiglio che posso dare è di farvi scorta di cibo prima di entrare nella valle, perché così come gli alberghi hanno il monopolio sul ‘dove dormire nella valle‘, anche gli unici due ristoranti ce l’hanno sul ‘che ce magnamo stasera’.

Ma dicevo.. ci siamo svegliati al mattino presto. Ecco si ci siamo svegliati senza sapere però che ora fosse, purtroppo paese che vai fuso orario che trovi. L’orologio della camera faceva un orario, quello del mio telefono un altro, quello di Carlo un altro ancora e quello della macchina, indovinate un po’… un altro si.

Nemmeno nelle serate più alcoliche eravamo così disorientati. Purtroppo di tutti gli stati toccati durante il viaggio l’Arizona è l’unica a non applicare l’ora legale. Ad eccezione però della Navajo Nation che per l’appunto è dentro l’Ariziona ma applica comunque l’ora legale. Quindi boh, non chiedetemi che ora fosse. In ogni caso non eravamo gli unici ad esserci alzati a “quell’ora”, qualsiasi essa fosse.

Tutti assonati, ma soprattutto tutti infreddoliti (-5°! Si esatto -5°) a godersi lo spettacolo del sole che sorge nella Monument Valley. E che spettacolo ragazzi! Monument valley alba viaggio

Finita l’alba, abbiamo atteso che le dita ci diventassero blu dal freddo e ci siamo rimessi in macchina.

Culo vuole che fossimo i primi ad entrare per il giro dentro la Valle. La sabbia sulla strada era ancora immacolata, senza alcun segno di passaggio, il sole basso e la roccia delle montagne che ad ogni minuto arrossiva sempre di più.  Pazzesca si!

Poi però… COFFEE’. I NEED COFFEE!

Siamo usciti dalla Monument, e ci siamo fermati al primo bar trovato lungo la strada. Anzi il primo bar usciti dalla valle, a Kayenta per la precisione. Litro di caffè e pancake.Ok ora ero pronta.Cafe amigo keyenta monument valley

Due ore e mezza di macchina, direzione Page: Antelope Canyon.

L’Antelope Canyon, (tappa a mio parere obbligatoria, ovviamente detto con il senno di poi), dicevano andasse prenotata mesi e mesi prima. ”Pffff, in Ottobre, figuriamoci se non c’è qualcuno che all’ultimo tira pacco, figurati se andiamo la e non ci fanno entrare…” cit.

Coda infinita di gente. Si forse era meglio prenotare i biglietti.

Ovviamente il turno di punta, cioè quello tra le 10.00 e le 12.00 dove la luce è perfetta, era non pieno, di più.

Ci hanno trovato un posticino in quello dopo. L’Antelope Canyon per chi non lo sapesse è diviso in due, c’è il Lower e l’Upper.Upper antelope canyon

Noi siamo andati all’Upper, voci di corridoio ci dicevano che fosse il più bello, altri che lo fosse il Lower, altri ancora che fosse da farli entrambi.

Il Destino però ha voluto che trovassimo posto solo in uno dei due, ma il Destino ha anche voluto che nella vita fossimo poveri, quindi anche avessimo trovato posto in entrambi non gli avremmo mai dato altri 60$ per l’altro.

Ma oh, se con voi il Destino dovesse essere stato meno stronzo, visitateli entrambi chiaramente.

La visita una volta era libera ora invece è guidata, perché sfiga vuole che nel 1997 purtroppo a causa di un’inondazione alcuni turisti morirono annegati. Paura eh!? Lo so.

Ma voi avrete il vostro Navajo di fiducia, che non solo vi guiderà a bordo di un furgoncino fino al Canyon, ma vi farà pure un corso accelerato di fotografia.  Eh si, loro sanno esattamente quali sono i punti più instagrammabili e soprattutto quali filtri usare per farvi fare i big like.

Dategli un telefono e vi solleveranno i followerz.antelope canyon viaggio usa arizona

Diciamo che sì, questa cosa fa un po’ scemare il fascino del posto, ma tant’è..  rimane comunque una figata.

Appena siamo usciti il sole stava iniziando a congedarsi, quindi ci siamo subito diretti all Horseshoe Bend. Altra tappa obbligatoria, a detta di tutti quelli che prima di noi avevano già affrontato quel viaggio. Era a veramente pochi km dall’Antelope. Ma soprattutto era gratis, a parte i 10$ di parcheggio (……).

Ecco l’Horseshoe Bend è una di quelle meraviglie naturali, che quando ti affacci e lo vedi, pensi davvero che la Natura a volte faccia delle cose assurde. Neanche a dirlo, pienone anche lì. Il posto è veramente grande quindi c’è posto per tutti e per tutte le angolazioni.  Come dicevo qualche riga più su, fortuna o sfortuna, quando si viaggia con un fotografo, si ha molta più possibilità di apprezzare tutta quella meraviglia. Si perché, siamo tutti abituati a ricercare lo scatto perfetto, ma senza davvero ‘vedere’ quello che abbiamo di fronte. Con un fotografo, hai tutto il tempo di fare entrambe invece.

Horseshoe bend, arizona west coast Puoi passare i primi dieci minuti a fare qualche scatto e poi i restanti 50 a riflettere sulla bellezza del posto, sul senso della vita e su cosa vuoi mangiare a cena. E così ho fatto, perché si lo ammetto il posto ti lascia davvero a bocca aperta.. ma io ero totalmente rapita dalle persone. Credo che le mie orecchie abbiano assorbito in quell’ora, almeno 15 lingue diverse.

Una concentrazione di persone tutte da nazioni diverse. Tutte concentrate a vincere il premio di selfie più figo, in posizioni improbabili, con sorrisi improbabili e sempre un passo più vicino alla morte.

Più vedevo le scene e più mi chiedevo come fosse possibile che non fosse mai morto nessuno in quel posto. Per me era totalmente impossibile. Uno strapiombo altissimo, nessuna recinzione di nessun tipo e la stupidità della gente. Avete presente quelle foto pazzesche che vedete su IG, di ragazze sul bordo più estremo di un Canyon. Perfettamente baciate dal sole, mentre osservano il vuoto, alla ricerca di frasi a cazzo da abbinare alla foto? Ecco, le fanno li.

Le fanno i fidanzati ovviamente. Poveretti. Mai uno che dando indicazioni su dove posizionarla per far la foto, esageri con i ‘Un po’ più in la!’

Scusate vaneggio… No però volevo dire che, ciò che forse più (ignorantemente) mi ha colpito, di tutto quello spettacolo, era forse proprio quell’osservare le persone. Tutte quella gente dal mondo, li in quel posto, in quello stesso momento, per quello stesso tramonto.Horseshoe bend arizona viaggio

E comunque poi mi sono informata e si avevo ragione, ogni anno muoiono tante persone, per un pugno di like in più. Io mi cagavo sotto solo a guardarli, io che inciampo anche sulla mia stessa ombra, mi sono assicurata di stare ben lontano dal bordo ad osservare quello spettacolo così naturalmente innaturale.

Ma tant’è.. finito ciò ci siamo rimessi in marcia in direzione  Kanab, anzi per l’esattezza a Big Water dove avevamo prenotato un B&B per il quale abbiamo dovuto seguire le indicazioni che ci aveva dato via mail la proprietaria, perché arrivati ad un certo punto finiva il mondo e quindi o seguivamo le sue indicazioni o avremmo dormito in macchina.

Il posto era veramente disperso in mezzo al nulla, non è stato facile trovare la casa.

Strada sterrata in mezzo al deserto, buio totale, davanti a noi solo gli occhi di un gufo illuminati dai fari della macchina. Poi l’abbiamo vista. L’unica casa in mezzo al nulla, con le finestre illuminate e delle macchine parcheggiate fuori. Doveva sicuramente essere la nostra. Più ci avvicinavamo e più ci rendevamo conto che tutte quelle macchine parcheggiate lì di fronte, erano ammaccate, senza targa e con i finestrini rotti. Anche se un po’ inquietante, non avevamo alternativa.. il paese più vicino era a circa due ore di strada.

E abbiamo bussato…

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West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

Viaggio nella West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

Racchiudo qua tutto ciò che penso possa essere utile a chi vorrà come noi, fare questo viaggio. Tutto ciò che leggerete è  SOLO per chi opterà per farlo in OTTOBRE.

Salterò le cose fondamentali come “E’ meglio fare l’Assicurazione sanitaria?” e “Qual è il miglior periodo?” , la prima perchè la risposta sarà sempre SI, SI e ancora SI. E la seconda perchè non lo so, io l’ho vista solo in Ottobre e l’ho adorata.

Prezzo totale per l’intera vacanza, comprensivo di tutto (voli, assicurazioni, noleggio auto, carburante, alloggi, cibo e varie): € 2100 a persona. 

Ma passiamo alla pratica:

West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

VALIGIA

Non so voi che rapporto abbiate con la preparazione della valigia, ma il mio non è un granché.. anzi. Odio farla. Soprattutto per un viaggio in cui passi dai -7° ai 32° in una sola giornata.  Personalmente a parte una prima fase di ‘Non ce la farò mai‘, ho superato il tutto con il classico ‘Ma sì, compro tutto là che costa poco!’.

ERRORE.

Non so se fosse perché sto invecchiando o perché il dollaro non conviene più, ma non ho comprato nulla lì, costava come in Italia. Quindi, essendomi portata via pochissimo, sul finale sono rimasta in braghe di tela. Nel vero senso del termine.

Cose che mi sono tornate utilissime: Jeans, pantaloni della tuta, t-shirt, felpa (felpata), felpa termica leggera ma felpata e con zip + cappuccio, intimo termico (all’occorrenza), scarpe da ginnastica, una giacca mezza stagione (tipo quelle in pelle) e una più pesante tipo piumino. In base ai giorni, scegliete voi quanti pezzi per ciascuna di queste cose portarvi via.

TAPPE 

1. LOS ANGELES

Confermo quello che avevano detto quelli prima di noi, una notte si, di più anche no.  La temperatura è californiana, quindi minima 22° massima 27°. Abbiamo alloggiato all’ EMPIRE INN MOTEL , consigliato: SI. Per il mangiare, ovunque.. ma soprattuto i Burrito nei food track messicani che troverete lungo i viali a Beverly Hills.

2. BARSTOW:

E’ semplicemente una tappa intermedia tra Los Angeles e il Gran Canyon, passando per la Route 66. E’ deserto quindi durante il giorno farà caldino (27-30°) mentre la sera e al mattino presto, scenderà di almeno una decina di gradi.  Non c’è assolutamente nulla da vedere a parte una figata di Outlet, in cui potrete passare il tempo aspettando di andare a letto. Per cenare, ci sono un paio di localini, ma Denny’s (dinner aperto 24/24) è una certezza assoluta, soprattutto per la colazione.  Alloggio ROUTE 66 MOTEL. Consigliato: NO

3. OATMAN:

E’ stata solo una deviazione sulla strada verso il Gran Canyon, è una cittadina un po’ commerciale ma caratteristica, vale la pena farci un giretto. Non ci vuole più di mezz’ora. Sempre in mezzo al deserto. Visitata intorno ad ora di pranzo c’erano circa 28°.

4. FLAGSTAFF:

Quando arriverete non vi sembrerà, ma è ad un altitudine di 2000 m. quasi. Montagna a tutti gli effetti. Scenderete dalla macchina in maniche corte. ERRORE 2. Fuori saranno circa 7/8 gradi. La cittadina è molto carina, tipica di montagna. Ancora di più Sedona, se avrete la macchina, consiglio di farci un giretto la sera. Di localini è pieno. Per dormire abbiamo scelto SUPER 8, è un catena, costa poco e ha delle stanze veramente belle.

5. MONUMENT VALLEY:

Qui purtroppo il mio consiglio è un po’ forzato. Se volete vedervi alba e tramonto dentro alla Monument senza fare troppa strada, l’unico modo è dormirci dentro. E per dormirci dentro le alternative sono solo due: GOULDING’S LODGE o THE VIEW . Sanno che possono farlo e quindi tengono i prezzi altissimi. Noi abbiamo tenuto d’occhio le stanze per mesi, ogni tanto i prezzi scendevano, ma rimanendo comunque altissimi. Se potete permettervelo sicuramente prenotate con booking a cuor leggero. Altrimenti come noi, tentate di scrivergli una mail vedendo se (un mesetto prima, non di più) vi trovano un posticino. Con noi sono stati stronzi, e ci hanno fatto pagare un buco di stanza, negli alloggi lontani dall’albergo, e senza wifi, circa $170. Tantissimo. Stessa cosa vale per il cibo. Come detto nell’articolo, i ristoranti e gli alberghi hanno il monopolio. Non valgono assolutamente i soldi che chiedono. Ma se per il dormire non avete scelta, per il mangiare si. Prima di arrivare dentro alla Monument fate scorta di cibo nel primo supermercato che trovate.  Colazione fatela al CAFE’ AMIGO ,  Lo troverete a Kayenta, appena fuori dalla Monument Valley, ambiente cordiale, caffè e pancake super.

6. ANTELOPE CANYON:

La visita costa 30$, sia per il Lower sia per l‘Upper. Non chiedetemi quale sia il migliore, perché come già detto non lo so, avendone visto solo uno. MA se avete soldi, fateli entrambi sicuramente. Confermo che anche senza prenotare, un buco lo si trova.. ma forse abbiamo avuto culo noi. Essendo una tappa certa da fare, forse prenotare per tempo è meglio. La visita dalle 11 alle 14, è quella con la miglior luce per le foto. Più di questo l’unica cosa che mi sento di dirvi è: non perdete troppo tempo a far foto, il Canyon dentro racchiude tutto ciò che la natura è in grado di fare.. poche cose al mondo saranno così spettacolari, godetevelo. Consigliato: ASSOLUTAMENTE SI.   HORSESHOE BEND: Beh è a due passi dall’Antelope Canyon ed è gratis, (ma anche fosse a pagamento) quindi consigliatissimo anche questo assolutamente.  Alla notte abbiamo alloggiato a PAGE, anche questa è stata solo una tappa notturna, purtroppo essendo una cittadina molto piccola e molto dispersa non c’è grande scelta, ma se volete vivere l’esperienza che abbiamo fatto noi, vi consiglio di cercare un alloggio su AIR B&B

7. BRYCE CANYON:

A parte la mia esperienza mistica avuta in questo magnifico Canyon, non posso non consigliarlo. E’ spettacolare. Anche solo per sgranchirsi le gambe dopo tutte quelle ore di macchina. Non sembra, ma è in montagna, quindi quando sarete ad ammirarlo dall’alto forse tirerà un po’ di aria (felpa e giacca), camminando per i percorsi, arriverete a stare in maniche corte al sole, ma all’ombra farà freddino. Lo so, non sono d’aiuto così.. boh, vestitevi a strati.  se avrete più fortuna di noi, vi consiglio di prenotare la notte al  BRYCE LUXURY CAMPING. Dormirete in un’enorme tenda in mezzo al deserto, la tenda più vicina sarà ad almeno dieci minuti di macchina, non ci sarà nessuno e niente intorno a voi… lo so può far paura, ma se troverete una nottata senza nuvole, guardando il cielo vi accorgerete di quanto ne valesse la pena. Farà freschino alla notte, avrete la legna per il fuoco e tutto, ma saranno almeno 5/6° sotto zero. Noi purtroppo non siamo riusciti a dormire lì a causa di un’infestazione di insetti. Abbiamo ripiegato in velocità, in un motel a CEDAR CITY.  Consigliato: N

8. DIXIE FOREST:

Non era prevista come tappa nell’itinerario che avevamo programmato, ma l’inconveniente degli insetti ci ha portato a fare una piccola deviazione. Che per assurdo si è rivelata essere una delle cose migliori che potessimo fare. Abbiamo visto dei posti incredibili e mangiato in locali dispersi nel nulla ma meritevoli di lode. (Per la migliore torta di zucca mai mangiata: ‘Aunt Sue’s Chalet e per della buonissima carne al BBQ: Rusty’s Ranch)

9. ZION NATIONAL PARK:

Altro parco nazionale, spettacolare. Noi lo abbiamo percorso semplicemente in macchina. C’è una splendida strada panoramica che lo taglia tutto da inizio a fine.. consiglio però di informarsi sui vari punti visitabili a piedi, perché ce ne sono alcuni che sono veramente obbligatori da vedere.

10. LAS VEGAS:

Beh.. sì, bisogna passarci. Molti la vedono quasi ad inizio viaggio, noi l’avevamo posizionata a metà percorso. Non c’è molto da consigliare a Las Vegas, ne per mangiare, nè per dormire. Sia per uno che per l’altro, dovrete solo scegliere tra una miriade di opzioni, tutte più o meno similari.  Unico consiglio, come già accennato, non usate più di due notti. Noi abbiamo alloggiato allo Stratosphere, per una cifra incredibilmente bassa. Ah per gli spostamenti, l’unico mezzo quasi economico sarà l’autobus, l’abbonamento sarà per un’ora o per massimo 24h. Un po’ inculata, quindi valutate bene a che ora obliterarlo. Se optate per i vostri piedi, sappiate che ad una certa della notte ve ne pentirete, poi non dite che non vi avevo avvisati.

11. DEATH VALLEY:

Fa caldo e non c’è nulla. Se proprio volete vederla, assicuratevi solo di avere in macchina almeno 5 litri di acqua, il pieno di benzina e di non farla con il buio. Consigliata: ANCHE NO. 

12. BAKERSFIELD:

Cittadina poco più grande delle altre, ma anche questa non è stata visitata. Tappa intermedia tra Las Vegas e il Sequoia National Park. Abbiamo alloggiato al VAGABONG INN MOTEL.  Consigliato: SIIl viaggio è stato forse il piu lungo, e quindi alla sera volevamo solo dormire, abbiamo cenato di fronte all’hotel in un classicissimo TACO BELL

13. SEQUOIA NATIONAL PARK:

Assolutamente da vedere. In autunno credo sia la stagione per eccellenza migliore di tutte per vedere un bosco come questo. Prima di entrare e anche quando siamo usciti, abbiamo pranzato e cenato in questo posticino qui: River View Restaurant & Lounge. Il posto è veramente carino, soprattutto di giorno. Abbiamo pranzato fuori, sulla terrazza vista fiume. In felpa.  Abbiamo alloggiato al  Travelodge by Wyndham Lemoore, ci siamo arrivati che era ormai buio pesto e al mattino siamo ripartiti subito. Consigliato: SI 

14. CAMBRIA:

E’ stato il primo tramonto sull’oceano, la città è comunque molto carina da vedere.. soprattutto i negozi. Abbiamo pranzato al Linn’s Restaurant, età media intorno a noi 65 anni, buonissime le torte, ma prezzi un po’ altini per pranzare. Alla notte abbiamo alloggiato a San Simeon, al Sea Breeze Inn. Consigliato: SI. Per cenare, proprio dalla parte opposta della strada c’è il MOTEL 6, è un motel ma al piano terra ci sarà un mini ristorante dove provare la classica zuppa di pesce californiana (pesantissima, ma vale la pena provarla) e potrete anche fare una partitina a biliardo.

15 MONTEREY: 

Come dicevo, più ci si avvicina a San Francisco, più i prezzi lievitano a dismisura. Anche a Monterey. Noi abbiamo alloggiato in un air B&B, vicinissimo al molo e veramente economico. CONSIGLIATO: Assolutamente SI.

Se ne avete l’occasione e le finanze consiglio di fare il giro in barca, per l’avvistamento delle balene. Lungo il molo troverete molte barche che organizzano questo tipo di tour, i prezzi sono sempre quelli circa. E’ un’esperienza da fare se come noi, non avete avuto mai occasione di vederne una da vicino.

16 SAN FRANCISCO: 

Purtroppo per San Francisco non ho molto da consigliarvi, l’albergo dove abbiamo alloggiato era semplicemente il più economico trovato (MINNA HOTEL), ma in una zona orribile. San Francisco è una città veramente cara, ma magari prenotando con qualche mese in anticipo riuscirete ad essere più fortunati di noi. Non assicuro nulla. Per quanto riguarda il cibo invece.. beh, lì avete solo che da scegliere.

Credo di avervi detto più o meno tutto quello che potrebbe essere utile. Ovviamente resto a disposizione per domande che magari al momento mi sfuggono.

Se non avete ancora letto della nostra avventura, trovate QUI la prima volta.

Per il resto. Buon Viaggio!

Francoforte sul Meno weekend

Un weekend a Francoforte, la Manhattan europea

‘Per un weekend a Francoforte sul Meno, la Manhattan europea. Cosa vedere, cosa mangiare, dove dormire?
Francoforte nascosta‘ o ‘Francoforte insolita‘, questo è quello che cerco su Google quando sto per visitare una città mai vista prima.

E sapete una cosa? Non ho mai trovato nulla di quello che cercavo.

Puntualmente trovo sempre le solite liste di posti turistici ‘da vedere assolutamente’. Si ok, forse sarò strana io, ma io non cerco questo.
Io cerco gli angoli nascosti, quelli con la vista migliore, cerco i racconti delle sensazioni provate, cerco i gusti, cerco ciò che io stessa consiglierei ad uno straniero in visita nella mia città.
E alla fine, sempre puntualmente, di tutte le cose ‘imperdibili’ che trovo nei vari blog o nelle guide, non faccio mai un cazzo.
E in questi tre giorni è stato proprio così.

‘Francoforte? Ma perchè di tutti i posti belli che ci sono in Europa proprio un weekend a Francoforte?’

Berlino? Amsterdam? Stoccolma? NO.
Allora. Punto primo, Francoforte era quello che costava meno. Punto secondo, ma non per importanza anzi, non c’ero mai stata. E questo requisito generalmente basta e avanza per farmi dire ‘Perchè no?!’
Quindi si FRANCOFORTE sia.

Beh volete sapere una cosa? Ho fatto bene.
Un’ora di aereo, manco il tempo di finire due puntate di Big Little Lies (<3) e siamo atterrati. Dieci minuti di metro ed eravamo in centro. Un minuto a piedi ed eravamo in albergo. Giù le valigie e fuori subito.
Era ora di pranzo e boh, da quando ho prenotato avevo una voglia incredibile di Hot dog e birretta. Un po’ come quando qualcuno nomina il ‘Sushi’ e il tuo cervello non riesce più a pensare a nulla, (l’importante è non nominarlo mai più di 3 volte in un giurno sennò bisogna per forza andare a mangiarlo).

Ma comunque dicevamo.. Hot dog e birrette sì. Non ci saremmo dati pace fino a che non avessimo trovato un classico food track (di quelli che trasudano proprio pulizia) e ci fossimo fatti sto hot dog e sta bir.. OH MA TU GUARDA, ECCOLO QUA. Si esatto, l’abbiamo trovato dopo un secondo. Anche perchè li in centro precisamente di fronte alla chiesa di Santa Caterina c’è (o forse abbiamo avuto culo noi quel giorno, non saprei dire) una specie di mercato con una ventina di bancarelle e foodtrack tipici. E con tipici intendo 2.50€ panino e € 3 birra, VIVA LA TIPICITA’.

francoforte weekend cosa mangiare

‘E adesso che abbiamo mangiato? Che famo?’

‘Quello che facciamo sempre in una città nuova. La esploriamo. Senza mete.’

Se cercate su Google ‘Francoforte‘, la prima foto che vi viene fuori è il Romerberg, ossia la piazza principale, con tutti i palazziblablabla.. cavolo mi annoia solo a scriverlo. Ecco beh lo abbiamo visto, foto e un ‘Ah. Ok bhe andiamo ora?’.

Non me ne vogliate. Sono sicura che c’è chi ama questo genere di vistite nelle città, anzi forse la stragrande maggioranza… ma io proprio non riesco a vederle così le città. Ho bisogno di sentirle. Ed ecco perchè alla fine abbiamo optato per una passeggiata easy per la città, un po’ così a casaccio.. e visto che la giornata lo permetteva ci siamo fatti tutto il tratto che costeggia il Meno. E lì abbiamo avuto l’illuminazione… BECCATA! Eccola lì l’essenza di Francoforte.

Francoforte weekend cosa fare relax

Nonostante fosse un giovedì pomeriggio qualsiasi la riva del fiume era pieeeena di gente che correva, camminava o semplicemente distesa sul prato a bere birrette.
Beh? Non è nemmeno servito dirselo. Appena abbiamo visto un chiosco, degli sdraio e la gente svaccata (si dice così anche da voi?!), abbiamo capito come avremmo passato il pomeriggio… e non scherzo.

Sdrai gratis. Bicchierone di Apfelwein (la loro bevanda tipica, un mix tra una birra e un sidro, che io pensavo fosse analcolica e me ne sono scolata un paio di litri, ma una superblogger ha scritto che invece contiene assenzio, boh io dragoni non ne ho visti ma se lo dice lei.. si comunque va dai 5 ai 7 gradi, sopravviverete anche voi dopo un paio di pinte, ve lo dico io!) e chi si alza più… e infatti ci siamo alzati solo dopo 4h. Avete presente quel senso di colpa che ci attanaglia quando si è in viaggio in qualche parte del mondo e si spreca troppo tempo a ‘non far nulla’ anzichè visitare una città nuova? Ecco noi no.

francoforte skyline

Ci siamo goduti Francoforte, nel vero senso del termine. Lo skyline. La gente del posto che arrivava con il cestino del pic-nic. Amiche sdraiate per terra con i piedi scalzi a farsi la chiacchiera. Le famiglie in passeggiata lungo il fiume…

Quella era davvero Francoforte. Quello era quello che cercavo su Google prima di partire. E quello è quello che consiglio io a chi ci andrà.

Si ecco poi alle 18.00 ci siamo dovuti alzare. Voglio dire, ormai era ora di aperitivo e anche se siamo in terra straniera noi non ci dimentichiamo le nostre origini. E dunque ci siamo addentrati, in quello che doveva essere il quartiere più fico.. locali, giovani, ecc.. e sapete una cosa? Era vero. Cioè è davvero così.

Giretto guardandosi intorno e poi ci siamo messi a cercare un posticino dove fare aperitivo, per riprenderci dalla giornata sfiancante ovviamente.

Altri litri di sidro, altre birrette, altre chiacchiere, ma non cibo.. diciamo che da loro l’apericena non è ancora arrivato. Poco male, abbiamo trovato poco dopo un posto per mangiare un mega hamburger buonissimo, ma non economico(cioè relativamente economico, come in Italia, € 15 per un piatto), lo consiglierei? NI. (hamburger buono sicuramente, ma nulla di tipico, poi fate voi). Mi raccomando la mancia. LA MANCIA PERDIO! -> BareBurger

Comunque quell’hamburger era una bella mattonata e quindi abbiamo deciso di tornare all’albergo camminando.

francoforte mainhattan europea

Anche perchè non è che avevamo alternativa, cioè li si muovono tutti in bici, o in monopattino elettrico, o in metro, e tutti e tre viaggiano alla stessa velocità. Ma noi, essendo molto piccola come città abbiamo optato per utilizzare le gambe e il gps. Qui sotto potrete ammirare il nostro attendibilissimo percorso fatto il primo giorno. Si esatto stando al mio navigatore abbiamo anche attraversato il Meno a nuoto. Boh.

francoforte weekend percorso

Vorrei tanto dirvi che il secondo giorno, freschi e riposati abbiamo affontato in maniera pià decorosa la giornata da persone adulte. Ma la verità è che è andata esattamente come il giorno prima, con la sola differenza che al mattino la pioggia ci ha costretti (SI COSTRETTI!) a rifugiarci da Primark. E dai sappiamo tutti come va’ quando si entra in quel buco nero…

Siamo usciti che c’era il sole. Gira di qua. Gira di là.

Oh guarda un Euro gigante!”
Bello! Ho fame. Dove andiamo a pranzo?

Un weekend a Francoforte sul Meno

COSA MANGIAMO?

Ecco a pranzo in realtà avevamo deciso di andare da Adolf Wagner, ristorante tipico, primo posto su TripAdvisor, cazziemazzi. Sarà stato anche buono, ma ci hanno trattato talmente di merda appena entrati, che dopo 3 volte che ci rimbalzavano da un cameriere all’altro solo per trovarci un tavolo(in mezzo a cento liberi), abbiamo deciso che si potevano fottere e siamo andati in uno poco più avanti. DECISAMENTE MERITEVOLE.

francoforte cibo tipico dove mangiare

Come potete vedere dalla foto, tipica cucina gourmet. E che buona ragazzi! Quella salsa verde, che loro userebbero anche per verniciarsi le pareti di casa, la amerete e odierete. Ma ne varrà la pena. E poi la titolare è gentilissima e avendo vissuto in Italia per anni, ha la chiacchiera facile con noialtri.

Beh finito il pranzo c’era solo una cosa da fare. Visto che l’unica cosa che avevamo in programma per la giornata (vedere il famoso skyline dall’alto della MainTower al tramonto) era saltato causa brutto tempo. Esatto.. e quindi ci siamo diretti ai nostri sdraio che erano ancora la ad attenderci dal giorno prima…

Sidro, chiacchiere, birrette, gente. Se vi state chiedendo se non ci siamo rotti a rifarlo, la risposta è ‘Il giorno dopo siamo rimasti su quelle sdraio fino a due ore prima dell’aereo‘!

Comunque fatta na certa ci siamo alzati e ci siamo fatti tutta la riva opposta del fiume. Dove abbiamo beccato il festival Summerwertf 2019, niente di particolare, ma comunque è stato piacevole trovarsi li in quel momento.

Devo essere onesta, la vista del tramonto dall’alto della Main Tower mi dispiaceva essermela persa, soprattutto dopo che è uscito il sole e che abbiamo visto che volendo si poteva vedere…. però chiedevano € 12. Non ce la siamo sentita. (….)

Comunque per un po’ ho continuato a rimuginarci sopra, fino a che ad un certo punto durante la passeggiata ci siamo accorti di che tramonto pazzesco ci avrebbe regalato quella sera. Ma non dalla Main Tower, ma proprio dal punto esatto nel quale ci trovavamo.

Neanche da dire che ce lo siamo goduti fino all’ultimo attimo di luce.
E niente.. questa è stata la nostra Francoforte. Nessuna lista mi spiace. Nessun museo. Nessuna cosa ‘da vedere assolutamente’.
Solo Francoforte.