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Domenica tempo libero mai na gioia

Ogni maledetta Domenica, il tempo libero e l’Ansia

Ogni maledetta domenica, il tempo libero e l’Ansia

Quelle pigre domeniche pomeriggio d’estate.
Cielo velato, leggera aria che entra, fa muovere le tende e da’ un leggero respiro.
Nessun bambino che gioca in cortile, troppo caldo. Solo le cicale fan casino.

ORE 14

«Chissà che oggi riesca a fare tutte quelle cose che non riesco mai a fare. Si però magari dopo, ora vediamo su Netflix se c’è qualcosa da vedere. In fondo è domenica, ci sta un po’ di meritato svacco.
NO.
NO.
NO.

FORSE, MA NON OGGI.
NO.
PAUSA CIBO.
Apri il frigo, senza arte ne parte. Lo fissi.
Che te credevi di trovà di diverso da quando l’hai aperto mezz’ora fa’? Mah, forse la voglia di non fare un cazzo che c’hai oggi? Forse. Non sai manco di cosa hai voglia. Chiudi sto frigo, pensa al surriscaldamento globale. Ok OK.

Cosa potrei mangiare? Anche niente no? Non ho realmente fame, però voglio mangiare. Adesso mi ricordo perché non devo stare a casa! DAI NO. Magari solo un caffè. Con una spruzzatina di panna. Poi basta però..’

Ogni maledetta domenica, il tempo libero e l’Ansia

ORE 15


Allora che si guarda?
«Potrei guardare qualche episodio di Greys.’ No no meglio di no, che sei in preciclo, poi torna a casa lui e ti trova impiccata»

«Last night?» Si brava cosi lui torna a casa e vi tocca litigare, senza che nemmeno sappia il perché.

Vabbe allora cosa?
Questo NO.
NO
NO.
Venti minuti di zapping dopo.
«UH hanno messo ‘La verità è che non gli piaci abbastanza’, vediamolo per la ventordicesima volta.

E nel mentre si sfoglia in loop: Facebook, Instagram, Twitter, Asos, Zalando, il meteo, yahoo answer…
Ma tu guarda tutti al mare, o a matrimoni o ad aperitivi super fichi in spiaggia. Che vida loca avete tutti. Loro si che sanno come usare il tempo libero.
Altro che in mutande a.. Cavolo, ho ancora quella super maschera all’aloeavocadomielecreneavanzidellacenadiierisera per il viso da provare, e quasi quasi potrei anche farmi un po’ di scrub!
Google cerca ‘scrub fatto in caso’.
Allora.. mi serve solo olio (ce l’ho), sale (ce l’ho) e tempo libero (CE L’HO). E andiamo.. (LIVIN’ LA VIDA LOCA)

Non metto neanche ‘pausa’ tanto ci metto poco e poi sta parte è una palla.

ORE 15.45


Torni in divano più svogliata di prima e con i capelli che puzzano di sta maschera a boh.. a giudicare dall’odore uovo andato a male. ‘Quanto dovrò tenerla su sta merda? Va beh finito il film la tolgo.’

15 minuti di film dopo
QUINDICI.
Insofferenza totale.

‘Avrei anche il libro da finire, ormai mi mancano poche pagine… quasi quasi potrei.”

Prima pagina. Seconda pagina. Terza pag.. «No aspetta cos’è che ho letto? Non mi ricordo più.»
Rileggi.
Terza pagina.
Terza pagina.
Terza pagina. Ma leggi o fai finta?

Chiudi il libro.
Svogliatezza livello PRO.
«No puzza troppo sto coso in testa, devo lavarmi i capelli»

Alle ore 17 ti sei già lavata i capelli, fatto due docce, spostato mobili, cambiato 4 smalti, fatto due lavatrici, iniziato e lasciato a metà episodi di 3 serie diverse, sfogliato le stories instagram di praticamente un continente intero.

Torna lui.
«OH APERITIVO?»

«SI TI PREGO»

…ed è di nuovo lunedi!

come aprire un blog

Come aprire un Blog

COME APRIRE UN BLOG

A tutti quelli che chiedono se valga la pena aprire un blog di sti tempi, la mia risposta é NO. NO.
E NO.
DON’T TRY THIS AT HOME.

Prima di aprirlo era tutto più semplice.
Facevo l’unica cosa che mi piaceva fare, scrivere e la facevo facilmente, senza limiti e senza “Se”.
Chissene. Io scrivo.
Non avevo giorni, orari, date, come o dove. Quando arrivava semplicemente lo capivo e allora sapevo di dover scrivere.
Scrivevo per me e per chi voleva leggere.
Fine.

Ora é un casino. Un casino incredibile.
Una guerra tra poveri.
Una guerra tra poveri con il vento a sfavore.
Ora sento solo il bisogno di scrivere, sempre, perenne. Ma non riesco più a farlo.

«Mi raccomando rileggi. E i caratteri. Ma soprattutto le parole chiave. Le immagini.
Ah e la Seo!!! Non dimenticarti LA SEO

Chi o cosa cazzo é la Seo?!

«Una sorta di dopante. Si insomma ‘Go hard or go home’…»

Si, ma io vorrei solo scrivere…

«Affari tuoi. Questo é avere un blog. Questo e un sacco di altre cose con nomi in inglese che se non studi, sarai solo l’ultima delle stronze.»
E allora capisci come mai ti svegli alla mattina con il solo pensiero di arrivare a sera per poter scrivere, ma poi alle 21.30 dici sempre «Ci riprovo domani».

Non é così che doveva andare.
A 8 anni, quando sogni di diventare scrittrice, tutto questo non lo sai.
A 30 ci arrivi. Ci arrivi lentamente. Sorpassata da tutti.
E anche abbastanza tristemente.
Pazienza.

Comunque qualcuno dica ai bambini di avere anche un “Sogno B”.

insicurezza donne

L’insicurezza è donna

L’insicurezza è donna

Sono giorni che continuano a balenarmi in testa cose come ‘𝘌 𝘴𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘶𝘥𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘪𝘭 𝘣𝘭𝘰𝘨? 𝘊𝘩𝘪𝘶𝘥𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢? 𝘌 𝘴𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘶𝘥𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘪 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭?’, si insomma voglio dire, il mondo è saturo di blogger no?! Abbiamo tutti qualcosa da dire che qualcuno avrà già detto, abbiamo tutti qualcosa da fotografare già fotografato da altri, abbiamo tutti raccontato di una città vista e già raccontata mille volte da altri occhi… perché continuare a provarci?

E se tornassi a scrivere nel diario solo per me? Se tornassi dal viaggio con il mio diario di bordo pieno di tutto e lo tenessi solo per me e per i miei eventuali futuri figli?

Avevo questa sensazione di essere satura anche io di tutto questo. O forse era semplicemente il ciclo. Subdolo malefico, che ti fa vivere tutto come se stessi per crollare..’’Oddio un gattino che passa attraverso un cancello!’’

Se vedessi per la prima volta la faccia dei figli di alcuni miei compagni delle elementari solo durante una passeggiata incontrandoli per caso, anziché vederli in foto su Facebook appena usciti dalla sala parto?  Se per vedere le foto di un viaggio fatto da alcuni amici dovessi aspettare di averli a cena e sentire live il loro racconto mentre sfoglio le foto? Se facessi gli auguri solo alla gente della quale ricordo davvero il giorno del compleanno? Se tornassi a leggere le etichette dei detersivi mentre sono in bagno? Se tornassi a casa, mi buttassi in divano e guardassi davvero la tv facendo davvero attenzione a quello che sto guadando ? Si insomma.. come sarebbe?

LACRIMONI. COSI A CASO.

E quindi continuavo a chiedermi ‘Perché continuare?’, ‘Sto davvero creando qualcosa? Qualcosa che voglio? Qualcosa che serve? Qualcosa che MI serve?

Poi dal nulla come se in realtà mi trovassi in The Truman Show, mi sono arrivati 4 messaggi sulla pagina.

Ecco e quindi mi è tornato in mente il perché lo stessi facendo. Non è per i like o per i followers o per i viaggi gratis (che comunque non butto via eh), ma è perché in un mondo come questo, sapere di riuscire ad“arrivare”  a qualcuno che magari abita dalla parte opposta del mondo e che in un modo o nell’altro è uguale a te, e ha addirittura sentito il bisogno di dirtelo, è BELLO CAZZO! E’ davvero bello.

E quindi ho smesso di chiedermi se fosse giusto continuare ascrivere e ho invece iniziato a chiedermi da quand’è che noi donne siamo così insicure di noi? Anche quando l’Universo ci lancia dei chiari segnali che non siamo poi cosi male.. Perché abbiamo cosi  tanta paura di tutto un minuto prima di riuscire a farcela?

  • Una ragazza che mi aveva scritto poco tempo fa’,dicendomi che leggeva sempre i miei ‘racconti’ e avendo intuito che avevo un po’ stravolto la mia vita quest’anno, voleva sapere da me, come avevo fatto a trovare il coraggio. A ME?  (sapete quando vi girate per vedere se stanno davvero salutando noi o se quello dietro? Ecco così) Beh mi ha riscritto poi per dirmi che aveva mollato il lavoro ed era uscita dalla sua comfort zone e che nonostante avesse una paura fottuta ora, era aperta a quello che sarebbe potuto succedere.  
  • Un’altra ragazza per dirmi che dopo aver letto più e più volte il racconto del mio viaggio a NY da sola, aveva finalmente trovato il coraggio di prenotare anche per lei. Anche lei stufa di aspettare il periodo giusto, gli amici liberi, le ferie.. E voleva farmi sapere che se stava partendo anche lei da sola per un viaggio come quello, era grazie a me.
  • Un’altra ragazza ancora che, addirittura premettendomi che non sapeva se avrei mai letto quel messaggio, (stessa reazione avuta per la ragazza n.1, ‘Io? Perché non dovrei rispondere? Non sono mica “BIONCE’”!)voleva semplicemente ringraziarmi (Ringraziare me?).. Si,ringraziarmi perché aveva finalmente deciso di aprire anche lei il blog e riuscire finalmente a rendere pubblici tutti i suoi pensieri, ovviamente nel senso più poetico della frase. Che anche se non se lo cagava nessuno, aveva comunque fatto qualcosa di ‘grande’ per lei.

L’insicurezza è donna

Settimana scorsa sono uscita da una seduta di terapia, che mi sentivo completamente svuotata e assolutamente fortissima.

(Apro una breve parentesi, in tanto mi hanno detto  che sono la prima che sentono parlare cosi apertamente di ‘Terapia’, senza vergogna o imbarazzo. Inizialmente mi dicevo che forse stavo sbagliando qualcosa. Che forse tutta questa empatia verso le persona, mi portava a parlare di cose che forse avrei dovuto tenere per me. Poi però ho iniziato a chiedermi perché? Perché avrei dovuto non parlarne o addirittura esserne imbarazzata? Ero certa che molta altra gente si trovasse nella mia stessa situazione e non capivo perché avrei dovuto tenere per me pensieri, progressi e altre cose che avrebbero potuto essere d’aiuto anche a loro? E quindi spallucce, racconto quello che voglio. )

Sono uscita dalla seduta con il compito di parlare con una persona a me vicinissima ma con la quale non riuscivo a ‘parlare’ da anni. Cosa facile in apparenza, ma impossibile per me. Se me lo avessero chiesto a inizio anno avrei risposto ‘GIAMMAI!’. Un paio di mesi fa avrei detto ‘Posso provarci’. Ora invece non posso più ‘provare’ a fare le cose, il condizionale non è più utilizzabile. Ora le cose le ‘Faccio’.

E l’ho fatto. Mi sono sentita invincibile. Una sorta di Wonder Woman. Come se da li in poi qualsiasi cosa avessi voluto fare o essere,avrei potuto farla.

Si certo, questo succede nelle belle giornate, quelle con il sole e il buon’umore. Ma in quelle con il cielo coperto, il freddo, i capelli crespi, la pancia gonfia, gli ormoni un po’ sballati.. un’ora di tapis roulant ti sembra un obbiettivo troppo impegnativo, di leggere il libro che ti sei prefissata di finire entro due settimane, non hai voglia, non ti viene nulla da scrivere… ecco in quei giorni è tutto molto più difficile!

Ed ecco che allora torna quella voce, quella che ti tartassa la testa, quella che sto cercando discacciare in tutti i modi.. quella che ti ripete “Eccoti qua, ora si ti riconosco, sempre la solita.. Approssimativa in tutto. Che senso ha che ti impegni, se tanto poi finisce sempre allo stesso modo e non riesci mai a concludere nulla?”. Quella voce. Quella che ti fa sentire sempre sbagliata, inadeguata e invece di spronarti  a spingere di più, ti tira indietro come se avessi una corda attaccata.. e tira, tira fino a che molli!

Molli perché forse ha ragione.

Ma NON E’ VERO CAZZO, NON CE L’HA MAI.

E’ vero è  pieno di blogger o scrittori più bravi, è pieno di fotografi davvero capaci, è pieno di cuochi, è pieno di persone migliori che fanno tutto meglio di noi. Ma non sono noi. Non usano le nostre parole,  non fanno le nostre foto e non cucinano i nostri cupcakes…

NON
SONO
NOI.
Quindi sì basta ‘provare’ a farcela. UNA VOLTA OGNI TANTO FACCIAMOCELA E STOP .

Tour del Marocco da Fes a Chefchaouen

Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes,

Volubilis e Bhalil 

Chefchouen, 01 Ottobre 2018
Avete presente quando siete in vacanza, dormite senza l’ansia di dovervi svegliare presto e anzi vi svegliate addirittura senza la sveglia, perché talmente impazienti di vedere posti nuovi, volti nuovi, di provare gusti nuovi.. ecco per me in Marocco è stato così. Ma con più bestemmie. La sveglia, soprattutto a Chefchouen, non mi è proprio servita, anzi l’unico uso che ne avrei fatto volentieri, sarebbe potuto essere lanciarla addosso all’altoparlante che alle 5.23 di mattina si è messo a trasmettere il richiamo alla preghiera, proprio fuori dalla nostra finestra.

chefchouen  viaggio marocco

Lo so, lo so, sono blasfema, Allah perdonami, ma oh non è che puoi sveglià uno alle 5.20 del mattino per pregà. Uno c’avrà pure da lavorà durante il giorno, da fa’ cose, non è che puo’ vivere di solo caffè. Con rispetto parlando eh.
Diciamo che comunque per farsi perdonare dalle sveglie poco piacevoli, compensano sempre con le colazioni. Tutte rigorosamente fatte sulle terrazze, sempre con baghrir( simile al pancake ma più umido e spugnoso, che detto così non invoglia granchè, invece vi assicuro che potreste mangiarne a tonnellate, soprattutto perché dovrete provarli prima con il burro e la marmellata, poi con il burro e basta, poi con l’altra marmellata, poi oddio basta sto male.. vomiterò durante il viaggio!), poi il loro buonissimissimo the alla menta, il loro pane, da mangiare con il burro(nel caso ancora non steste male dopo i baghrir) , poi caffè, yogurt, olive (Olive?! Si olive!! Ci sono, non vorrete lasciarle là no?).
Si insomma, dopo aver fatto scorta di cibo, manco fossimo nel primo dopoguerra, abbiamo raggiunto la macchina. Direzione Meknes, ma con alcune tappe intermezze.

Meknes marocco tour
La prima Moulay Idriss, definita anche Città Santa o la Mecca dei poveri soprannominata da me. Madò andrò all’inferno dopo sto articolo, me lo sento.
Avevamo la guida, un ragazzone locale, vestito con il tradizionale Kamis ( il camicione lungo classico), e sì l’ho ascoltato volentieri. Ti trasmetteva marocchinità e mi piaceva come ci mostrava la vera quotidianità. Come quando ci ha portati a vedere un Hammam, una sauna, di quelle vere. Non era in programma nella visita, semplicemente ci siamo passati davanti e ci siamo incuriositi, allora abbiamo chiesto alle signore sedute sugli scalini che portavano sottoterra, se potevamo andare a vedere e siamo scesi. O come quando siamo passati davanti al ‘forno’, il panificio, (ogni quartiere ha il suo) e il fornaio aveva appena sfornato il pane, lo stava caricando sul carretto, per poi andare in giro per la città a venderlo. Il ‘ragazzone’ ne ha preso uno, ne ha spezzato un pezzo per lui, dopodiché ha iniziato a passarcelo, spiegandoci che avremmo dovuto spezzarlo con le mani, mai con il coltello.. e condividerlo. Avevamo appena finito di pranzare, quindi mangiare un pezzo di pane non è che fosse proprio il digestivo ideale, ma era offerto e soprattutto era ancora caldo di forno. Buonissimo.

pane marocco viaggio

Ma comunque stavo dicendo, l’ho ascoltato, perché era davvero interessante.. generalmente ho una soglia bassissima di attenzione verso le notizie di cultura generale (CAPRA! CAPRA! CAPRA!), invece ho ascoltato volentieri.
E mo’ spiego anche a voi, come quando ripetevo a voce alta prima di un’interrogazione, con gioia di mia madre. E’ chiamata Città Santa, perché si trova qui la tomba di Moulay Idriss per l’appunto (ritenuto discendente diretto di Maometto), dunque meta di molti pellegrinaggi. Ecco beh se non lo sapeste ogni mussulmano, che voglia definirsi veramente tale, ha l’obbligo almeno una volta nella vita di fare un pellegrinaggio alla Mecca. Il problema è che un pellegrinaggio alla Mecca, dal Marocco, costa circa 7000€. Considerando che lo stipendio medio di una persona in Marocco è di circa 2000 dirham al mese (circa € 200), capite bene che non è proprio fattibile per tutti.
E quindi c’è questa sorta di escamotage, che permette di fare questo pellegrinaggio a Moulay Idriss, comunque città Santa, e risparmiarsi 7000€ .
Vi ho già persi vero!? Vi siete fermati a ‘interrogazione’? Ho finito con la cultura tranquilli.
Della città in sé non c’è qualcosa in particolare da visitare, io semplicemente ho apprezzato il giro a zonzo per la città, una città vera, non propriamente turistica e anche la vista dall’alto. Meritavano davvero.
Finito qui, via di nuovo in macchina, ma solo venti minuti.

Fino a Volubilis, sito archeologico del primo insediamento romano in Marocco.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Volubilis marocco viaggio

Vi ho persi di nuovo vero? Lo sapevo che la parola ‘sito archeologico’ avrebbe impaurito tutti. Aveva impaurito anche me quando ho saputo che era in programma.
Invece, bello bello si, ma la cosa eccezionale di quel posto è stata la guida. UN MITO. volubilis marocco
Anziano, con lo sguardo saggio e che trasudava cultura sotto quel Kamis azzurro (divisa d’ordinanza per le guide del sito), ma soprattutto con una classe incredibile. Ci ha accompagnato per tutto il sito archelogico, spiegandoci il perché di una colonna piuttosto che di un’altra, o di un mosaico anziché un altro. Fino a che non siamo arrivati nel punto, sul quale ‘sorgevano’ i resti di quelle che una volta erano le terme, si distende, si mette comodo imitando quello che avrebbero fatto anche i romani al tempo ed esordisce con ‘ Ecco una volta si sedevano qui, si rilassavano nell’acqua termale, sorseggiavano vino… mancherebbe solo una cosa per rendere il momento perfetto, una gazzellina!’, COSA CAZZO HO APPENA SENTITO?! Una gazzellina? Lo ha detto davvero?! Ma come una gazzellina? Intende quello che penso io??volubilis marocco viaggio
Si, intendeva proprio quello. E lo ha detto, senza perdere nemmeno per un secondo tutta la sua classe.
Stessa cosa, quando siamo arrivati sulle rovine di quello che era il bordello della città, e dove ha convinto un turista (ovviamente italiano) a toccare il calco fallico che si trovava proprio tra le rovine (non chiedetemi perché si trovasse li, ma d’altronde era un bordello). Beh il malcapitato, convinto che avrebbe portato fortuna, lo ha toccato davvero. Quella vecchia volpe della guida, non ha battuto ciglio, ma dentro di lui so’ che stata ridendo, tantissimo. E io con lui.
Salutato il vecchietto, siamo risaliti in auto, direzione Meknes, dove avremmo dormito. Sulla città non mi soffermerò molto perché, esclusa la grande piazza centrale e il mercato tipico, non c’era molto da vedere. Il mercato comunque meritevole, soprattutto per il fatto che gli unici turisti presenti eravamo noi, quindi decisamente caratteristico.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Mi soffermerò però sul Riad eccezionale dove abbiamo alloggiato. Riad a gestione familiare, gestito per l’appunto da una coppia di autoctoni e dalla loro famiglia. Sinceramente, descrivere la bellezza del posto, credo sia pressoché impossibile… meknes marocco riadL’ingresso enorme, i divani in stile arabo, il solaio altissimo, le piante rampicanti sui muri, addirittura gli uccellini che si appoggiavano ai corrimano delle scale, ma soprattutto la cordialità e l’accoglienza dei due titolari, che appena siamo arrivati ci hanno fatti accomodare e ci hanno subito portato del thè alla menta appena fatto. Per poi accompagnarci a vedere le nostre stanze, anche queste curate in ogni minimo particolare. Eccezionale.  (Riad Bahia, Meknes)
Per la cena ci sono state proposte due opzioni; la prima, uscire e mangiare qualcosa alle bancarelle del mercato, la seconda mangiare in Riad. Ora, io generalmente in una scelta del genere avrei sicuramente scelto il mangiare qualcosa di locale in una bancarella a zonzo per il mercato, ma non quel giorno.
Appena messo piede in Riad, la prima cosa notata è stata la cucina a vista, una classica cucina, in mattoni e sicuramente vissuta, dove intente a ‘trabaccare’ c’erano due signore anziane, presumibilmente le nonne di famiglia.

meknes riad marocco cucina

ph. Carlo Zanetto

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Quindi alla domanda di Lisa, se volessimo mangiare fuori o se invece preferissimo mangiare qualcosa di cucinato proprio dalle signore di casa, la risposta è stata nettissima, senza nessuna esitazione. E mai scelta fu più azzeccata. D’altronde se un turista vi chiedesse un consiglio su dove mangiare qualcosa di tipico e voi aveste la possibilità di fargli assaggiare la cucina di nonna.. che fareste? Ecco appunto.
Cena deliziosa. E un’ospitalità ancor di più.

Purtroppo però dopo cena, la giornata intensa iniziava a farsi sentire, quindi dopo un paio d’ore di chiacchiere, tutti a nanna.

Meknes, 02 Ottobre 2018

meknes Fes colazione marocchina Marocco
Ovviamente, se la colazione in tutti i Riad è stata qualcosa di meraviglioso, in questo lo è stata ancora di più. Quasi quasi mi sarei fatta un’altra giornata lì, solo per rimanere incantata a girarmi intorno per il Riad sorseggiando Thè alla menta. Ma no, la giornata prevedeva altrettante tappe, che ero ben curiosa di visitare. Quindi daje, tutti in macchina!

Prima tappa: Ifrane. Unica peculiarità; il fatto che non sembra per nulla di essere in Marocco, è chiamata la Svizzera del Marocco. Comprensibile; pulizia impeccabile, aiuole tagliate a regola d’arte, chalet in tipico stile alpino (…?…) e soprattutto case con il tetto spiovente, cosa che non si vede spesso in Marocco. Per non parlare poi del fatto che ad un certo punto della passeggiata per la città, abbiamo trovato un mucchietto di neve/ghiaccio…superstite da una nevicata recente, giuro, era neve!! Quindi si, a pochi passi dal vero Marocco, c’era la vera Svizzera.
Seconda tappa: Azrou, o meglio abbiamo semplicemente fatto visita ad una colonia di scimmie. Libere, ma totalmente abituate ai turisti e ovviamente consce del fatto che ogni giorno qualcuno porti loro un po’ di cibo. Sicuramente bello vederle da vicino, ma tappa non indispensabile a mio parere. Anche se alcune erano così cariiiine!Terza tappa: Bhalil, ecco questa città racchiude tutto ciò che io davvero mi aspettavo di vedere in Marocco. E’ la città dei bottoni e lo potrete facilmente intuire dal fatto che fuori da ogni casa, o sedute in qualche angolo, le signore del paese, sono intente a confezionare bottoni (a velocità supersonica tra l’altro) , da cucire poi su Caftani e Djallaba.djallaba marocco bahlil
Bellissima l’atmosfera che si respira, dovuta soprattutto al fatto che non ci sono turisti, forse forse uno a settimana e probabilmente solo perché si è perso. Splendide anche tutte le case, incastonate nella roccia, essendo un paesino di montagna. I bambini che giocano. Le signore anziane, dall’aria saggia che si fermano a chiacchierare con te e tu vorresti capire cosa ti stanno dicendo ma non capisci una mazza.. annuisci e basta.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

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E poi il Thè alla menta. Si lo so ancora, ma vi assicuro che se vi portano nel salotto di una casa locale, seduti intorno al tavolo e un passo alla volta vi mostrano tutta la tradizione che c’è dietro ogni tazza di quel thè, vi assicuro che non vi andrà in disgrazia facilmente…

Ultima tappa, forse la più importante e anche la più turistica. Quella che il primo giorno non mi aveva convinto particolarmente anzi, ma che ora aveva forse qualche possibilità di recuperare. FES.

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Siamo arrivati, giusti in tempo per farci una doccia veloce e uscire poi a cena, eravamo tutti stanchi, ma era una serata troppo bella per sprecarla a dormire presto, quindi dopo la cena abbiamo approfittato della bellissima terrazza del Riad, dalla quale si poteva avere un panorama mozzafiato di tutta la città in modalità notturna… e per due ore buone, siamo rimasti lì, a raccontarci storie di vita e di viaggi. E a goderci tutti i rumori della sera a Fès.

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https://www.instagram.com/carlo.zanetto/

Fès, 3 Ottobre 2018
Avevamo il volo di ritorno nel tardo pomeriggio, quindi avevamo un’intera mattinata da dedicare alla visita guidata per Fes (‘’Come visita giudata?? Nooo che palle?’’ E invece no, anche io pensavo… invece è stato decisamente meglio così, primo perché girare da soli per la Medina di Fes equivale al perdersi dentro un labirinto, e secondo perché visitarla con una guida locale, al quale rompere i coglioni con domande a volte anche indiscrete (tipo sull’omosessualità, o sul tradimento o su altre cose non proprio ben viste o delle quali parlano volentieri), è decisamente soddisfacente, ti da la sensazione di averla vista e vissuta al meglio che potevi).

Tour del Marocco: Fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Ebbene si, confermo quello detto all’inizio; Fès è una città che cambia dal giorno alla notte, trasuda cultura, e la medina con le sue bancarelle di qualsiasi tipo è qualcosa di eccezionale da vedere. E’ caotica, rumorosa, piena di odori e profumi. E poi i colori… colori ovunque. Nessuno di noi è abituato a così tanti colori tutti assieme.
Le botteghe di artigiani, i sarti, i forni, le persone intente a fare la spesa quotidiana… questo è il Marocco.
Una delle mete più ambite per i turisti che visitano Fès, restano sempre le concerie. Uno spettacolo a dir poco inconsueto e anche un po’ nauseate (odore terribile, ma mi aspettavo molto di peggio, invece è stato sopportabile, all’entrata comunque vi muniscono di un rametto di menta da sniffare mentre osservate dall’alto).Fes pelle lavorazione
‘E’ uno sporco lavoro, ma…’ Ecco si questo è davvero uno sporco lavoro. Esiste da più di mille anni; lavoratori a gambe nude, immersi in queste cisterne piene di colori diversi, intenti a pulire, a tingere e ad asciugare le pelli. E’ davvero uno spettacolo.

fes lavorazione pelle

Solo così si può godere davvero di una città come Fès, venendo risucchiati letteralmente dal caos di strade e stradine della medina, ascoltandone i suoni e annusandone i profumi.

Spero di aver reso abbastanza l’idea, ma se così non fosse vi lascio con questo video, prodotto da Matilde , anche lei in viaggio con noi. Dove non sono arrivata io con le parole, magari vi arriverà lei con le immagini più belle. E se invece nessuna di noi due vi ha convinto, vi consiglio vivamente di visitare la pagina In Marocco con Lisa, di scegliere il tour che più vi ispira e di constatare voi stessi, quanto può essere incredibilmente affascinante il Marocco.

Se vi siete persi la prima parte del tour la potete ritrovare QUI

volubilis marocco

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Appena concluso un tour del Marocco di 4 giorni, da Fes a Chefaouen, passando da Volubilis, Meknes e Bahlil

Il diario è pieno zeppo di sensazioni e immagini, come anche i miei occhi. Ma prima di trascriverle, vorrei fare un paio di premesse.
La prima in assoluto, quella più importante, è che io non sono una guida turistica.

Non faccio elenchi di città, musei, monumenti, ristoranti. Nemmeno la storia della città. Ancora meno spiego i perché di una cosa piuttosto che di un’altra. E non sono una Travel Blogger. O meglio si, ma non una di quelle che vanno tanto adesso. Non sono figa, ne’ tantomeno fotogenica, quindi nessuna foto su sfondo bellissimo con il braccio teso all’indietro verso il fotografo, nessun outfit pazzesco da sfoggiare per le viuzze delle città visitate e no non bevo FitTea, sono ferma ai 58 kg da quando ho compiuto 26 anni, nulla mi può schiodare da li.

Io viaggio e racconto il mondo che vedo, come se lo raccontassi a me di nuovo tra qualche anno. Perchè scrivere nel diario è così per me, da sempre. Scrivo e posso rileggere e rivivere quando voglio.  

La seconda premessa, anche se non meno importante, è che questo viaggio mi è servito sotto molti punti di vista. Come qualcuna saprà e qualcuna no, è stato un anno impegnativo.. ho conosciuto gli attacchi di panico e come faccio sempre, ci ho scritto su. Scoprendo che non solo non ero la sola, ma che anzi, la maggioranza li aveva già conosciuti prima di me.

Beh per uno che ama viaggiare, o ‘vivere’ in generale, il panico è una tortura. Una cosa che prima avresti fatto ad occhi chiusi, ora diventa una sorta di Everest da scalare in infradito.. nella tua testa. E basta. Perché nella realtà è ancora una cosa che potresti fare ad occhi chiusi. Ma non lo sai. Perché la paura è una merda che ti offusca tutto.

‘Viaggiare? No non posso farlo, non ce la faccio. E se sto male in aereo? O in macchina? E se gli altri non comprendono cos’ho? NO, non posso farlo.’
Invece come direbbe Frankestein Junior: SI PUO’ FARE!

Ci tenevo a dirlo, soprattutto a tutte quelle ragazze che mi hanno scritto dopo aver letto quello che avevo scritto sulla paura, di quanto si sentissero sole e invalidate a fare le cose che più amavano fare. E’ vero sembra impossibile farsela passare e ritornare ‘Normali’. Ma sappiate che abbiamo solo paura di ‘ipotesi’, di un ‘E se..’. La realtà è molto diversa…

Beh faccio prima a iniziare a raccontarvela.  

E DUNQUE BUON VIAGGIO!

marocco aereoporto fes

Fes, 29/09/2018

Arriviamo all’aeroporto di Fes al tramonto, e che tramonto. Ma anche fosse stato un cielo nero o ‘normale’, il mio cuore sarebbe stato comunque strabordante di quell’aria frizzante che ti riempie i polmoni appena metti naso fuori dal un aereo .

In aeroporto tra un controllo e l’altro abbiamo iniziato a fare amicizia con gli altri membri del gruppo, con i quali avremmo condiviso il viaggio. Pochi, ma a mio parere buoni.
Ci è andata di culo in sostanza.
Mentre una volta fuori abbiamo conosciuto anche Lisa, che sarebbe stata la nostra guida oltre che organizzatrice del tour.  

Personalmente odio i tour organizzati e quindi le guide. Non amo viaggiare in compagnia, tantomeno con qualcuno che mi dice ‘dove andare e cosa fare’, quindi ero molto scettica inizialmente. Soprattutto perché viaggiare è una delle cose al mondo alle quali tengo di più, quindi se non fosse andata bene, mi sarei, come dicono in Francia, mangiata una merda.
Io viaggio sola e nella mia testa, la concezione di guida, è un locale, conosciuto per caso una sera, ci bevi qualcosa assieme e che si offre di farti vedere la ‘sua’ città. Solo cosi secondo me puoi davvero ‘viverti’ una città che non sia la tua. D’altronde se ci pensate, quando vedete un turista nella vostra città, mentre fotografa la statua o la chiesa più importante, non vi viene subito da pensare che non è così che può conoscere davvero la città..  e che voi sì che gli fareste davvero assaporare la vera vita del posto, se gli faceste da guida?

Farsi raccontare una città, come voi raccontereste la vostra.

Questo vorrei da una guida. E quasi mai è così… ore e ore passate ad ascoltare spiegazioni sul perché la facciata di questo o quel palazzo siano di un colore o di un altro.  DU COIONI.

Quindi come dicevo, nella mia testa i tour organizzati non sono contemplati. ANZI.

Con Lisa mi sono dovuta ricredere. E’ stato come fare un viaggio con un’amica di vecchia data, che vive qua da molto tempo e decide di ospitarti per qualche giorno. Nessun tempo morto, nessuna spiegazione pallosa e soprattutto nessun vincolo, di nessun tipo.

Arriviati in Riad, (l’equivalente del loro albergo, ma in stile arabo) abbiamo semplicemente lanciato le valige nelle stanze e nonostante la stanchezza, siamo usciti. Non vedevo l’ora. Chi viaggia conosce quella sensazione. Quella impazienza di mettere a confronto la realtà, con ciò che ci siamo solo immaginati fino al giorno della partenza.

Ecco, diciamo che non è andata proprio benissimo la prima sera.

Eravamo in cinque quindi ero tranquilla, ma ammetto che se fossi stata da sola, la passeggiata notturna per le vie della Medina (il centro storico), per quanto affascinante, l’avrei saltata a pie’ pari. Nonostante Lisa ci avesse detto che non c’era nessun motivo per avere paura (e probabilmente aveva ragione), ma a sensazione… mmm anche no!!! Avevo meno paura girando da sola a New York.. ma ripeto, sono sensazioni semplicemente.

Durante il giorno c’è il mercato, cioè un vero e proprio marasma di gente, profumi e negozietti a misura d’uomo. La sera invece, quando le bancarelle chiudono,  rimane solo sporcizia e desolazione.. Ma più sporcizia, molta sporcizia. Madò che snobdimerda che sembro quando dico ste cose, manco fossi la Regina della casa io poi… No, però non mi piace nemmeno far finta che non sia stato quello il mio pensiero. Il punto é che noi siamo abituati ad una realtà, molto diversa dalla loro, sotto molti punti di vista.. E la pulizia é uno di questi. 

Poi gruppetti di persone sparpagliati qua e là a fare.. A fare.. 🤔.

Mmm, ad essere onesta ora che ci penso non saprei dire cosa facessero. So che non bevono alcolici, ed essendo io veneta non riesco quindi a trovare una spiegazione al perché si trovino ad uscire alla sera..

Vabbè comunque dicevo.. Sporco, gruppi di gente astemia.. E gatti. GATTI EVERYWHERE. Se siete dei gattari, dovrete combattere giornalmente contro il vostro istinto, di toccarli o addirittura di aiutarli, quando in un vicolo buio e stretto vi passerà a fianco un micio di circa 3 giorni, con gli occhietti ancora chiusi e tutto spellachiato, in cerca di qualcuno che possa fargli capire dove si trovi e perché in quelle condizioni. OHMIODIO MACHE CARINOOOOOO, VIEN…NO, NO NO RESTISTETE!

Si insomma ok, diciamo che la prima sera non sono rimasta proprio positivamente colpita.. 

La notte però, porta via comunque la stanchezza e nel frattempo gli asini netturbini  portano via la spazzatura. Asini netturbini si, non ho sbagliato a scrivere, sono proprio asini che passano di notte per le vie e tirano su le immondizie lasciate durante il giorno. Da non confondere con gli asini fattorini, che portano a casa la spesa dal mercato. O gli asini tassisti..

Ma comunque… dopo l’originale sveglia che usano loro alle 5.25 del mattino, ovvero il richiamo alla preghiera fatto dal Muezzin, che a mio parere è stato più un richiamo alla bestemmia…. (5.25 DEL MATTINO. MA Scherziamo!??) Ci aspettava la  colazione marocchina dalla splendida terrazza del Riad, allego foto, perché con molta umiltà devo ammettere che non saprei descrivere la bellezza del momento in cui abbiamo fatto l’ultimo scalino e siamo usciti sul tetto. Avete presente le mattine d’autunno, ma non ancora fredde, semplicemente tiepide, il sole ancora molto molto timido, che illumina un po’ alla volta tutti  i tetti, i panni stesi, i campanili.. e il classico silenzio della domenica mattina, quello di una città che si sveglia con un po’ più di calma rispetto al caos della settimana. Ecco così.

colazione marocco

Tavolti rotondi, cuscini, caffè, the alla menta, burro, marmellate e Msemen a volontà (pancake marocchini di cui avrei fatto volentieri indigestione).

colazione fes marocco tetto riad

I momenti che ti fanno dire ‘

CAZZO MA QUANTO BELLO E’ VIAGGIARE????

Finita la colazione eccezionale, raccattate le valige (raccattate è italiano? O veneto? Boh vabbè, secondo me  avete capito ugualmente) e via fuori immediatamente.

‘SCUSATE MA… SIAMO NELLA STESSA CITTA’ DI IERI SERA?’

Non so cosa fosse successo nella notte in città, ma al mattino aveva cambiato totalmente aspetto. Come le persone che conosci in discoteca  e che se le rivedi la mattina ti domandi ‘Ma quanto cavolo avevo bevuto ieri sera?’. In ogni viaggio mi succede, e in ogni viaggio lo racconto. C’è sempre la giornata ‘No’, nelle quale ti ritrovi un po’ delusa da tutto, o magari piove o magari hai gli ormoni a palla e piangi a caso, ma la città, non si capisce come, in un modo o nell’altro riesce sempre a recuperare.

Nel caso di Fes ha avuto molto tempo per recuperare, perché il programma del primo giorno era arrivare a Chefchaouen, detta La Perla Blu del Marocco, loro dicono che sia per il colore blu che la caratterizza, ma secondo me è semplicemente perché nessuno è mai riuscito a pronunciare correttamente il nome. Ma io che sono vostra amica vi scriverò la pronuncia, cosi potrete impararlo subito e non fare le figure di merda che ho fatto io per circa un mese.

SCEF-SCIO-UEN.

Generalmente non amo i traggitti troppo lunghi in macchina, soprattutto in un periodo come questo, dove gli attacchi di panico la fanno da padroni. Quindi l’idea di farmi 4 ore di viaggio, in macchina con persone, ancora estranee, lontanissima da casa e in posto nuovo, non mi entusiasmava, per non dire ODDIO CHE ANSIAAA!

Invece, tra lo scrivere, paesaggi incredibilmente belli e qualche sosta per visitare bancarelle disperse in strade in mezzo al nulla.. non mi sono nemmeno accorta del tempo che passava.

MA, può essere anche che il mio cervello abbia subito un blackout, quando ad un certo punto dalla autoradio è partita ‘WWW mi piaci tu’ dei Gazosa. Sì, avete letto bene. WWW MI PIACI TU DEI GAZOSA???? In mezzo al nulla cosmico di una strada del Marocco?  SI.

Credo che a Cartesio sia successa una cosa simile quando si domandò ‘Sogno o son desto?’

Quindi si, può essere che le ultime tre ore di viaggio, il mio cervello le abbia passate ad elaborare la cosa, cercando una spiegazione logica. Chiaramente impossibile da trovare.

I Gazosa?? QUI?! Boh vabbe..

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Chefchouen, 30/09/2018

E beh, se ci andate, mi sento di consigliarvi due cose.

La prima, svuotare la memoria del cellulare, più che potete, perché ogni tre passi vi verrà voglia di fotografare qualsiasi cosa.

La seconda é NO FOTO NO FOTO NO FOTO, alle persone. Nella loro cultura, le foto rubano l’anima, (un po’ come da noi d’altronde!). Quindi quando vorrete fotografarli, facendo finta di fotografare altro (fine!), sappiate che loro se ne accorgeranno.. E ve ne accorgerete anche voi quando vi malediranno al grido di ‘Allah’nima delimortaccitua”.  

marocco persone chefchouen

Ciò nonostante rimane comunque la città più affascinante di questo viaggio. Sì ‘ affascinante’ credo sia la parola più adatta.

E’ blu. Tutto estremamente, blu. Fin troppo blu. Ad un certo punto, mi sono addirittura chiesta (vista la quantità industriale), perché non pitturassero anche i gatti di blu, per renderli più caratteristici.

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

DRIN DRIN DRIIIN. ORA DI PRANZO. Ebbene si. E siccome per me, uno dei piaceri del viaggiare è proprio provare gusti nuovi, siamo andati a magnà. Sempre ovviamente su consiglio di Lisa e del ragazzo che ci stava facendo da guida quel giorno (.. e li ringrazio per questo).

Segnatevi assolutamente questo nome CAFE’ CLOCK. Tutto buonissimo, ma due le cose da provare nella maniera più assoluta:

  1. L’hamburger di cammello. (introvabile nel resto del paese e sì, non che da noi si trovi facilmente). Delizioso e cucinato in maniera impeccabile.
  2. Bevanda semplicissima dellaqualenonricordoilnome, ma da 10 con lode. (Provate con: Fresh Mint Lemondade. Che voglia se ci penso!)
marocco cosa mangiare carne cammello

Ammetto che ero molto, molto scettica per quanto riguarda il mangiare. Non sono una schizzinosa, anche se nessuno schizzinoso dice mai di esserlo, ma io non lo sono, si ok anche questo lo dicono tutti, BEH IO MANGIO TUTTO. Avevo semplicemente timore di passare il tempo restante del viaggio sulla tazza. Son sincera, non sono proprio il massimo dell’igiene le loro cucine, quindi SI ERO SCETTICA. Beh mi sbagliavo. O comunque occhio non vede..  

Consigliatissimo : Cafe Clock, 3 Derb Tijani, Chefchouen.

Per smaltire il tutto, ma soprattutto per fare indigestione di blu, siamo usciti. E abbiamo iniziato a camminare. Dove capitava; vicoli, bancarelle, piazzette, case.. tutto rigorosamente in tinta. Tutto fottutamente colorato ed estremamente bello.

Soprattutto se riuscite a intravedere qualche scena di vita quotidiana.. Quando non cercano di vendervi qualcosa.

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Qualche anziano seduto, le donne intente a sbucciare fichi d’india o qualche bambino che torna verso casa con il pallone sotto il braccio.. Ecco in quel momento potrete vedere il quadro generale e non più solo il quadretto dipinto di blu, che vendono al negozio di souvenir.

Questo è quello che mi aspetto da un viaggio, scoprire una realtà che non è quella che conosco e nemmeno quella costruita ad hoc per i turisti. Voglio conoscere la quotidianità di altre parti del mondo. Voglio vedere l’anziana andare a fare la spesa con il mulo, o il fornaio sfornare il pane e riporlo su un carretto che porterà poi in giro per tutto il paese, o due gatti randagi dormire avvinghiati dormire sopra un borsone in pelle venduto in una bancarella…

gatti pelle fes randagi marocco

Prossime tappe, Volubilis, Meknes e Bahlil. (per leggerle QUI)
Che non avevo mai sentito nominare (capra capra capra) prima d’allora..

Ringraziamento doverossimo a ‘‘In Marocco con Lisa” 

Copy(isn’t)right

Copy(isn’t)right

Mi rendo conto di non essere Giacomo Leopardi, seppur il nostro spiccato ottimismo ci accomuni.
Ma conosco a memoria i miei scritti.
Perchè prima di essere ‘scritti’, sono pensieri, i miei pensieri.
Li conosco.
Ne conosco perfino la punteggiatura.

E mi fa felice quando vedo che in un certo modo sono riuscita a dar forma a quei pensieri e non solo, soprattutto quando quei pensieri arrivano a chi, magari, non ha avuto la stessa fortuna nel riuscire ad esternarli.. e usa le mie parole.

Ma non così.
Non copiando, incollando, facendo un taglia e cuci. Non spacciandole per scritte da un’altra mano.
E’ ingiusto.
Ti fa venir voglia di chiudere il sipario e diventare un’egoista.

C’è un tasto che racchiude il ‘Che bello, vorrei tanto averlo scritto io!’, si chiama ‘CONDIVIDI’.

Perché lo ripeto, io non sono Giacomo Leopardi, ma un pensiero altrui, a prescindere dalla forma con la quale è stato reso pubblico, foto, parole, musica… merita rispetto.

Copy(isn’t)right

Come tutelarsi da tutto ciò?

Chi ha paura della paura?

Chi ha paura della paura?

Ci ho pensato molto prima di scrivere ciò.
Ho cancellato e riscritto più volte, pensando che forse era qualcosa di troppo intimo da esternare…

Ma poi ho pensato; quando ho aperto il blog e la pagina, aldilà delle cazzate buttate qua e là ogni tanto per alleggerire un paio di minuti di giornate a volte infinite, lo scopo era proprio quello.. non tenere più solo per me, pensieri che avevo su quello che succedeva attorno una volta alzato un attimo lo sguardo dall’inerzia di tutti i giorni.

Scriverli e condividerli, con la speranza di arrivare soprattutto a coloro che magari avevano lo stesso pensiero, ma non la stessa possibilità di esternarlo.
E quindi era giusto che anche questo venisse fuori prima o poi… non è piacevole, non è divertente, ma forse,  farà sentire qualcuno meno solo.

Perché questo è il problema di questa questione.. che gli attacchi di panico, perchè di questo parliamo, ti fanno sentire solo.. estremamente solo.
Paradossalmente.. visto che metà della popolazione mondiale ne soffre.

Ci si incontra al solito bar, ci si schiaffa in faccia un sorriso e ci si siede in compagnia, facendo finta vada tutto bene, pregando che non capiti.. quando magari la persona seduta di fronte a noi sta facendo lo stesso. E magari invece servirebbe solo uno sguardo e un “Ma tu come hai fatto? Come fai a superarlo?”.

Parlarne. Parlarne serve. Come sempre nella vita, scavare e abbandonare per un po’ i soliti discorsi di proforma che mettiamo per contorno in tutto, male non ci fa’.

Soprattutto perchè volente o no, siamo tutti nella stessa barca, chi più chi meno, nella vita affrontiamo giornalmente un diasagio… che si amplifica in maniera esponenziale sulle persone che, dovrebbero invece, concentrarsi di più sui discorsi di proforma che su quelli esistenziali.

Solo che gli attacchi di panico non sono un qualcosa che puoi spiegare o di cui chiacchierare…anche perché tante volte non sai nemmeno cosa succeda.
Nessuno è preparato a questo. Arrivano e basta.. anche a chi ‘Ah io non ho mai avuto nulla del genere!’

Chi ha paura della paura?

Magari al cinema, una domenica pomeriggio.. un secondo prima stai guardando il film e un secondo dopo inizi ad avere i brividi, il cuore accelera e non capisci, il respiro inizia a mancare, la gente è tutta lì tranquilla chi ride chi mangia i popcorn.. come fanno a stare così? Come fai tu a stare così? Cosa sta succedendo?

Oddio mi viene da vomitare.. devo uscire, subito! Ma è buio, la sala è piena, il film è a metà.. NO NO DEVO USCIRE! CAZZO Non riesco a respirare!
Se va male, quando finisce ti accorgi di aver perfino le guance rigate di lacrime senza nemmeno averle sentite scendere.. È la paura! Paura perché non sai cosa ti sta succedendo. Paura perchè non sai cosa fare. E non vedi l’ora di tornare a casa tua. E intanto non respiri.

Cos’è stato? Cos’è successo?
È stato orribile.

Era un attacco di panico.

Di panico? A me?
Ma se ho una vita praticamente perfetta. Amici, Amore, una bella famiglia e un buon lavoro. Non ho mai avuto nulla del genere..

Beh l’hai avuto, quindi qualcosa deve pur esserci.

Puoi mentire agli altri, non alla tua mente. E se tu non vuoi o sai ascoltarla, il modo lo troverà lei per te.

E da lì cambia tutto. Tutto è un po’ più pensante, puoi far finta di nulla sperando non capiti più, ma rimane lo strascico di paura.. e la paura signori, è una brutta bestia.
Perchè sapete cosa c’è di peggio della paura? La paura della paura.

Che potrebbe sembrare una supercazzola e invece..

Chi ha paura della paura?   

Attacchi di panico ansia libro rimedi

Il libro che mi ha aiutato di più contro gli attacchi di panico. Chiaro, reale e con esercizi pratici per superare i momenti peggiori.

Paura di uscire troppo distante da casa.

Paura di stare in mezzo a tutta quella gente che vive tranquilla, senza vedere cosa ti stia succedendo  dentro.

Paura di non sembrare ‘normale’.

Paura ad uscire dalla comfort zone. Comfortzone che nei casi più gravi non esiste più, perchè se prima non vedevi l’ora di arrivare a casa, da ovunque fossi, per distenderti e aspettare che il cuore rallentasse, ora non puoi più.. perchè nel cuore della notte ti svegli ed è il panico. E sei sola.

Paradossalmente sola.

Perchè se solo chiedi un piccolo aiuto, potresti in realtà renderti conto che metà del mondo si sente solo quanto te e l’altra metà, seppur non capendo di cosa parli, tenderà una mano.

Non siamo soli.

Abbiamo la nostra amica ansia con noi, che non ci abbandonerà mai.

Tanto vale offrirle da bere e farci due chiacchiere.

E comunque, se chiediamo aiuto, ci saranno molte più persone a tenderci la mano di quelle che solo immaginiamo.   ‘LEGGI QUI

bullismo

Ad ognuno il proprio bullo

Ad ognuno il proprio bullo

Viviamo in un mondo dove, quando una cosa non ti colpisce in prima persona, non esiste veramente.
Non nel tuo mondo quantomeno o in quello che vuoi far credere alla tua mente.

Una volta ho letto che il 90% di noi, quando per televisione passano una pubblicità di quelle che ti fanno venire gli occhi rossi e lucidi e il magone in gola, con bambini affetti da malattie incurabili o che muoiono di fame, proprio mentre noi stiamo immergendo per l’ennesima volta la mano nel nostro pacchetto di patatine… cambiamo canale.
Istintivamente.

Il nostro cervello sa che non vogliamo vedere quelle cose, perché ci provocherebbero delle reazioni, delle domande, alle quali non vogliamo rispondere, tipo ‘Che cosa potremmo fare noi?’, e siccome il nostro cervello sa anche – perché gliel’abbiamo insegnato noi e non perché sia la verità – che la risposta è sempre ‘Niente!’, cambiamo canale, senza nemmeno accorgercene, alla velocità della luce.
Come dicevo.. quello che non vediamo, non esiste davvero nel mondo.

Il video dell’orso polare, deperito, stanco, sfinito da sto mondo di merda che prima di quel video non sapeva nemmeno della sua esistenza.. ve lo ricordate? O vi ricordate semplicemente il fermo immagine usato per i post su fb?
Perché la maggior parte di noi, non l’ha visto, non è riuscito a vederlo, gli è bastato il fermo immagine per provare il nodo alla gola… qualcuno di noi ci avrà riflettuto su, qualcuno magari l’avrà fatto un po’ di più, avrà deciso di andare a lavoro in bici o di non intasare le strade di code kilometriche nel weekend o di smetterla di portare i bambini negli zoo. Ma poi.. spallucce.
“La macchina mi serve’’
“Mi piace stare in doccia per ore lasciando l’acqua scorrere”
“E’ bello che i bambini vedano gli animali da vicino’’
“Eh ma se devo star attento a tutto, non vivo più’… ok.
Ok tutto. Siamo umani. Ma allora, a mio parere, i sensi di colpa non ce li possiamo permettere.

Il bullismo per esempio è venuto a galla da pochi anni, prima era semplicemente un dramma silenzionoso di cui nessuno parlava.
Io per prima, l’avevo sepolto da tantissimo.

Ad ognuno il proprio bullo

Ebbene si, ne sono stata ‘vittima’ e nemmeno lo sapevo, perchè quando ero piccola io non se ne parlava, non c’erano smartphone a riprendere, non c’erano servizi al tg, non c’erano persone che venivano delle scuole a dirti ‘Non dovrebbe funzionare così’.
Per come la vedevo io e per come l’ho vista anche negli anni dopo – nei quali il mio cervello ha cercato da solo di elaborare e cercare un posto corretto dove archiviare quel ricordo – era la normalità. Certo una normalità non piacevolissima, ma si insomma.. qualcosa per la quale tutti dovevano passare nella vita, che ti tempra, un rito di passaggio.

O no?!

Poi hanno iniziato ad arrivare servizi al Tg, sempre più frequenti.. nei quali i ragazzi in questione arrivavano al suicidio.
Ma come ‘Si è suicidato’?
‘E’ morto un ragazzo per delle prese in giro? No dai, non è possibile, ci sarà stato altro sotto.’

E allora il mio cervello di 30 enne, ha iniziato a scavare.. iniziando dal più classico dei ‘Tu cosa avresti fatto se fosse successo a te?’.
‘Un momento… a me ‘è’ successo. Si ma dai non era così…’

E invece si, era esattamente così. Solo che non lo potevo sapere.
Prese in giro, emarginazioni, botte, merende rubate, cattiverie gratuite. E allora mi sono ricordata, di quando tornavo a casa, piangendo, vergognandomi al punto da non riuscire a spiegare a mia madre che non volevo andare a scuola il giorno dopo, ma che ovviamente dopo un ‘Ma dai cosa vuoi che sia su.. per ste cose. Scherzano!’, tornavo eccome a scuola il giorno dopo.

Ed era giusto così. Era la normalità no?

Si scherzava, non importava quanto male potesse fare un livido o lo star da sola, se non volevo più mangiare dopo un ‘Cicciona’ di troppo… era semplicemente normale.
Ma non lo era.

Facile dirmelo adesso che ho trent’anni. Che è solo un ricordo. E che forse, sono stata anche fortunata alla fine.

Facile ora. Ma se rivedo nel flashback la me di 8 anni, circondata da quelle cinque ragazze, dietro quel maledetto albero che ci nascondeva dalle maestre, sballottata come una trotttola tra uno spintone e un insulto… cosa dovrei dirle? Quello che mi diceva mia madre? O semplicemente ‘Tieni botta, finiranno. Passerà’. ?

Le ragazze in questione ora sono cresciute – come me d’altronde – alcune sposate, altre con figli, ragazze normalissime come me credo, ci salutiamo di sfuggita se ci incontriamo (seppur sempre forzatamente), con le quali forse potrei anche andare d’accordo ora.. eppure non ci sono mai riuscita. So per certo che è reciproca la cosa, e ancora più per certo, so che loro di queste cose, nemmeno si ricorderanno.
E se invece dovessero ricordarlo, non sarà altro che un ‘Ma si per ste cose.. cosa vuoi che fosse, si scherzava’.

Perchè è così, che importanza ha adesso? Nessuna probabilmente, è vero.

Ad ognuno il proprio bullo

Facile dirlo ora che ho trent’anni. Ma se ne avessi 8? o 12? o 16? Adesso è ancora più difficile avere quell’età.
Gli 8 anni di adesso, non sono quelli che avevo io. Adesso il mondo è ancora più crudele, perchè non si limita al ferirti, ma lo vuole anche far sapere a tutti.

Questo articolo – così come tutto ciò che scrivo – è fine a se stesso. Non vuole avere o fare la morale a nessuno. Semplicemente sono riuscita a mettere nero su bianco una cosa che forse, ora che ho trent’anni, mi risulta piu nitida e facile da affontare con questo mondo e non solo con quello chiuso nella mia cameretta dell’epoca.
Magari alcuni di voi hanno avuto la stessa esperienza nella vita, lo stesso ‘rito di passaggio’, senza nemmeno saperlo davvero.
Molti di noi hanno o avranno figli tra non molto, e nulla… magari vorremmo trovare un modo di risparmagli tutto questo. Io purtroppo non ho una soluzione.. credo soltanto che prendere coscienza potrebbe essere già una piccola risposta alla nostra domanda ‘Cosa potrei fare io?’.

Anche perchè, se noi siamo la generazione che cambia canale, allora dovremmo pur crescere qualcuno che sto mondo lo voglia cambiare…

ex rassegnata messaggi

EXere o non EXere, questo è il problema

EXere o non EXere, questo è il problema

Che la parola ‘Ex’ fosse compresa in quella categoria di parole capaci di creare fastidio alla sola pronuncia, era cosa risaputa. Un po’ come ‘Equitalia’ o ‘Analcolico’.

Ma all’alba dei 30 anni, mi sono resa conto di una cosa.

Il problema non sono le ex. Noi tutte siamo ex di qualcuno. (E nel caso non lo foste allora magari potreste risparmiavi questo articolo. Forse avete altri problemi ai quali dedicarvi.)

Ma torniamo a noi, anzi a loro.. dicevo, il vero problema non sono le ex, bensì le ex che non si rassegnano di essere tali.

Quando si sta con qualcuno, si ha la tendenza, naturale, a ritenerci (giustamente, in quel momento) la persona migliore che possa stare con quel qualcuno.

Ma quando ci si molla, per quanto una storia possa essere stata importante, uni o bilateralmente, bisognerebbe sempre fare i conti con quella ‘tendenza’ e semplicemente ammettere che forse (forse), ci sbagliavamo… ex dignità messaggi

(Certamente a volte si soffre di più, altre di meno, altre ancora fregauncazzo)

Ecco, questo le ex in questione, non lo fanno. Magari vanno avanti con la loro vita (…), ma ogni tanto hanno bisogno di buttar là un qualcosa che loro vedono come un ‘semplice messaggio’ quando in realtà non si rendono conto di lanciare solo pezzettini della loro dignità un po’ alla volta.

E non sto parlando di messaggi tipo  «Ehi ciao ascolta ti ricordi il nome di quel ristorante blabblabla? Grazie mille ciao.» fini a se’ stessi e del tutto leciti.

No, parlo di quei messaggi venuti dal nulla e mandati per il nulla più cosmico: «Ciao sai che ti ho sognato stanotte

UAU grazie. messaggio ex

Ecco quest’ultimi messaggi, a meno che per il vostro compleanno non abbiate chiesto l’abbonamento a ‘Cioè’… anche no dai!!

Io personalmente non ho mai avuto grossi fastidi provocati dai miei ex o dalle ex dei miei ex, forse perché prima del classico insulto gratuito mi sono sempre fermata a pensare. E quindi solidarietà femminile prima di tutto.

Ma come dicevo, c’è modo e modo di essere l’‘Ex’ di qualcuno.

C’è il modo rispettoso.

C’è il modo irrispettoso.

E c’è quello un po’ (tanto) triste.

Scegliere che tipo di EX essere è un nostro dovere.

Il primo. Il rispettoso: ovvero quello nel quale tutte pensiamo di rientrare, è il migliore nonché il più semplice.

Finisce la storia, rimane l’affetto, rimane la stima e soprattutto rimane il rispetto, ( solo se lui non è stato una merda, sennò passate direttamente alla frase finale) quindi ‘Buon compleanno :)’ e ‘Buon Natale’   se sentiti, si possono anche mandare, sennò anche no.

Dopodiché semplicemente grossi sorrisi se lui è felice con qualcun’altra, ognuno per la sua strada e grandi ciao con le mani.

Il secondo. L’irrispettoso: Ovvero quello utilizzato da coloro che ogni tot. tempo sentono il bisogno di scrivergli (il range di tempo che intercorre tra un messaggio e l’altro dipende dal disagio mentale). Ci sono quelle che lo fanno perché non rassegnate e quindi palesando più volte il sentimento. E ci sono quello che lo fanno perché non rassegnate ma facendo finta di esserlo, quindi inventando le più svariate scuse per scrivere…

Spesso ignare del fatto che la banalità di quei messaggi è proporzionale alla velocità con la quale lo screenshot  da lui, arriverà a noi e poi da noi ooovviamente al gruppo delle nostre amiche. ex messaggio

O almeno io dico ‘ignare’, in caso contrario vanno di diritto alla categoria 3.

Il terzo. Per l’appunto il terzo, non è altro che il secondo, ma con l’aggravante del fatto che nonostante le risposte di lui riescano, seppur sempre con gentilezza, a rasentare il ‘Mo’ basta avresti anche un po’ rotto er cazzo’, lei continua…

Gemma Galgani Docet (If u know what I mean).

La cosa più triste di questa categorie è il fatto che così facendo vengono a mancare il rispetto, la stima e anche i ricordi belli. Lasciando semplicemente spazio a ‘Ma si dai è fatta così, prima o poi si stuferà spero!’. La compassione insomma.

E sinceramente credo che nessuna donna se sapesse di generare compassione, manderebbe ancora alcuni messaggi.

So che state pensando ‘Ma io sono mai stata così? No dai, gli ho solo scritto per (…)..’, beh ognuna di noi sa’ perfettamente quando un messaggio era giustificato e quando invece era semplicemente ‘in più’, al momento e alla persona sbagliata.

Eh lo so, nessuna di noi vorrebbe rientrare in questa categorie.. ma temo più di qualcuna si costretta ad ammetterlo a se stessa.

Imparare a distinguere la ‘gentilezza’ dal ‘dare corda’, spesso può risparmiarci dalle categorie 2 e 3.

In alternativa c’è un’altra antichissima ma altrettanto valida tecnica: avere delle buone amiche da consultare prima di qualsiasi messaggio da inviare.

EXere o non EXere, questo è il problema

recensioni negative come affrontarle

Recensioni negative

Beh si, sapevo che sarebbe arrivato il momento.. era questione di tempo.
E infatti, eccolo.
Recensioni negative.

Mi avevano messo in guardia.
Decidendo di aprire un blog (o quello che è) e una pagina (o quello che è), sapevo che il rischio di critiche c’era.. e anche bello alto.

Ma mi sentivo talmente bene quando scrivevo, ‘un momento mio’, così libera dalla quotidianità di un lavoro fatto solo per dovere, i primi commenti positivi, i primi splendidi messaggi di gente dall’altra parte d’Italia che mi diceva quanto si ritrovasse nelle mie parole.. Che le critiche mi sembravano un problema talmente lontano da permettermi di godermi almeno un po’ quella sensazione… Quasi quasi da arrivare addirittura a ‘credere’ un po’ in me.
A darmi quella fiducia che mai mi sono concessa.
Ci stavo provando..

Qualcuno una volta mi ha detto che il successo non lo raggiungi quando ti amano, ma quando ti odiano. Quando arrivano gli haters.
Ma gli haters di chi? Miei? L’ultima stronza sulla faccia della terra… Haters de che?

Solo che non ho mai avuto un gran feeling con le critiche in generale. Ma d’altronde chi nasce già con l’armatura incorporata?
Quindi quando è arrivata, il primo pensiero è stato negativo, quanto la critica stessa, forse di più, essendo io la mia critica peggiore.
Decisamente negativo.

Chi me lo fa fare?
E se in fondo avesse ragione?
Pagina triste e con contenuti superficiali e banali’.
Beh.. si!
D’altrocanto la pagina si chiama “Mainagioia is the new Black” perché “Tristezza e altri contenuti banali” non suonava altrettanto bene. Ma dal nome mi pareva abbastanza chiaro il fatto che entrando a sbirciare qua e la non avreste trovato lunghe riflessioni sulla questione del conflitto israelo palestinese o il mio parere sulle nuove fantasmagoriche scoperte nel campo dell’editing genetico…

Si insomma, ‘Se avessi avuto le ruote…’.

Quindi dopo un primo momento di tentennamento, dovuto ad anni di insicurezze, di cose lasciate a metà, di mediocrità in tutto.. ho deciso di usarla a mio favore, anziché lasciarla fare quello per la quale era nata, cioè farmi mollare subito. Ovvero ho deciso di scriverci su.

RECENSIONI NEGATIVE

Ebbene, è vero. La mia penna arriva li dove arriva anche la mia testa. Non posso vergognarmi di quello che sono. Posso migliorarmi ogni giorno di più, ma non ho intenzione di scusarmi della persona che sono..
Una persona normale. Ordinaria. Ma che fa del suo meglio.

Esistono anche le persone normali, le ragazze ordinarie, quelle che si fanno semplicemente una risata leggendo un post banale sul più classico dei cliché Uomini VS Donne. O che si mettono a cantare come ebeti quando passano i Backstreeet Boys in radio. O che parlano di quanto sia una rottura di palle il doversi truccare per sentirsi piu belle. O che combattono contro questa cosa del non sapersi ancora accettare. O ancora che trovano il coraggio di partire per un viaggio sole dalla parte opposta del mondo..
Esistono.
E io sono una di queste.

Ho sempre scritto i miei pensieri nel diario. Gli stessi. A volte più profondi, a volte meno. A volte cazzate vere e proprie. A volte, quanto di più profondo la mia anima sia in grado di produrre.

E se ho deciso di renderli pubblici è semplicemente perché qualcuno mi ha convinto che forse, potevo ‘farcela’, perché qualcuno leggendoli mi ha scritto, senza nemmeno conoscermi, solo per dirmi che gli/le ero arrivata, perché qualcun altro dopo avermi letto ha deciso di mandarmi la foto dall’aeroporto scrivendomi ‘Lo sto facendo! Parto da sola per la prima volta in vita mia.. grazie per il tuo racconto che mi ha finalmente convinto’.
E per me ‘Farcela’ è anche questo.
Oltre ovviamente al diventare ricca e pagata per girare il mondo, raccontarlo e metterla in culo a tutti😎.. ma magari questo con calma.

Ma fino ad allora così è..
Sì è una pagina triste, a volte melodrammatica, a volte molto molto melodrammatica e altre invece totalmente inutile.
Ma è la mia pagina. E riflette ciò che sono io.
E no, non è indispensabile all’umanità e SOPRATTUTTO non è obbligatoria per nessuno!