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Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Appena concluso un tour del Marocco di 4 giorni, da Fes a Chefaouen, passando da Volubilis, Meknes e Bahlil

Il diario è pieno zeppo di sensazioni e immagini, come anche i miei occhi. Ma prima di trascriverle, vorrei fare un paio di premesse.
La prima in assoluto, quella più importante, è che io non sono una guida turistica.

Non faccio elenchi di città, musei, monumenti, ristoranti. Nemmeno la storia della città. Ancora meno spiego i perché di una cosa piuttosto che di un’altra. E non sono una Travel Blogger. O meglio si, ma non una di quelle che vanno tanto adesso. Non sono figa, ne’ tantomeno fotogenica, quindi nessuna foto su sfondo bellissimo con il braccio teso all’indietro verso il fotografo, nessun outfit pazzesco da sfoggiare per le viuzze delle città visitate e no non bevo FitTea, sono ferma ai 58 kg da quando ho compiuto 26 anni, nulla mi può schiodare da li.

Io viaggio e racconto il mondo che vedo, come se lo raccontassi a me di nuovo tra qualche anno. Perchè scrivere nel diario è così per me, da sempre. Scrivo e posso rileggere e rivivere quando voglio.  

La seconda premessa, anche se non meno importante, è che questo viaggio mi è servito sotto molti punti di vista. Come qualcuna saprà e qualcuna no, è stato un anno impegnativo.. ho conosciuto gli attacchi di panico e come faccio sempre, ci ho scritto su. Scoprendo che non solo non ero la sola, ma che anzi, la maggioranza li aveva già conosciuti prima di me.

Beh per uno che ama viaggiare, o ‘vivere’ in generale, il panico è una tortura. Una cosa che prima avresti fatto ad occhi chiusi, ora diventa una sorta di Everest da scalare in infradito.. nella tua testa. E basta. Perché nella realtà è ancora una cosa che potresti fare ad occhi chiusi. Ma non lo sai. Perché la paura è una merda che ti offusca tutto.

‘Viaggiare? No non posso farlo, non ce la faccio. E se sto male in aereo? O in macchina? E se gli altri non comprendono cos’ho? NO, non posso farlo.’
Invece come direbbe Frankestein Junior: SI PUO’ FARE!

Ci tenevo a dirlo, soprattutto a tutte quelle ragazze che mi hanno scritto dopo aver letto quello che avevo scritto sulla paura, di quanto si sentissero sole e invalidate a fare le cose che più amavano fare. E’ vero sembra impossibile farsela passare e ritornare ‘Normali’. Ma sappiate che abbiamo solo paura di ‘ipotesi’, di un ‘E se..’. La realtà è molto diversa…

Beh faccio prima a iniziare a raccontarvela.  

E DUNQUE BUON VIAGGIO!

marocco aereoporto fes

Fes, 29/09/2018

Arriviamo all’aeroporto di Fes al tramonto, e che tramonto. Ma anche fosse stato un cielo nero o ‘normale’, il mio cuore sarebbe stato comunque strabordante di quell’aria frizzante che ti riempie i polmoni appena metti naso fuori dal un aereo .

In aeroporto tra un controllo e l’altro abbiamo iniziato a fare amicizia con gli altri membri del gruppo, con i quali avremmo condiviso il viaggio. Pochi, ma a mio parere buoni.
Ci è andata di culo in sostanza.
Mentre una volta fuori abbiamo conosciuto anche Lisa, che sarebbe stata la nostra guida oltre che organizzatrice del tour.  

Personalmente odio i tour organizzati e quindi le guide. Non amo viaggiare in compagnia, tantomeno con qualcuno che mi dice ‘dove andare e cosa fare’, quindi ero molto scettica inizialmente. Soprattutto perché viaggiare è una delle cose al mondo alle quali tengo di più, quindi se non fosse andata bene, mi sarei, come dicono in Francia, mangiata una merda.
Io viaggio sola e nella mia testa, la concezione di guida, è un locale, conosciuto per caso una sera, ci bevi qualcosa assieme e che si offre di farti vedere la ‘sua’ città. Solo cosi secondo me puoi davvero ‘viverti’ una città che non sia la tua. D’altronde se ci pensate, quando vedete un turista nella vostra città, mentre fotografa la statua o la chiesa più importante, non vi viene subito da pensare che non è così che può conoscere davvero la città..  e che voi sì che gli fareste davvero assaporare la vera vita del posto, se gli faceste da guida?

Farsi raccontare una città, come voi raccontereste la vostra.

Questo vorrei da una guida. E quasi mai è così… ore e ore passate ad ascoltare spiegazioni sul perché la facciata di questo o quel palazzo siano di un colore o di un altro.  DU COIONI.

Quindi come dicevo, nella mia testa i tour organizzati non sono contemplati. ANZI.

Con Lisa mi sono dovuta ricredere. E’ stato come fare un viaggio con un’amica di vecchia data, che vive qua da molto tempo e decide di ospitarti per qualche giorno. Nessun tempo morto, nessuna spiegazione pallosa e soprattutto nessun vincolo, di nessun tipo.

Arriviati in Riad, (l’equivalente del loro albergo, ma in stile arabo) abbiamo semplicemente lanciato le valige nelle stanze e nonostante la stanchezza, siamo usciti. Non vedevo l’ora. Chi viaggia conosce quella sensazione. Quella impazienza di mettere a confronto la realtà, con ciò che ci siamo solo immaginati fino al giorno della partenza.

Ecco, diciamo che non è andata proprio benissimo la prima sera.

Eravamo in cinque quindi ero tranquilla, ma ammetto che se fossi stata da sola, la passeggiata notturna per le vie della Medina (il centro storico), per quanto affascinante, l’avrei saltata a pie’ pari. Nonostante Lisa ci avesse detto che non c’era nessun motivo per avere paura (e probabilmente aveva ragione), ma a sensazione… mmm anche no!!! Avevo meno paura girando da sola a New York.. ma ripeto, sono sensazioni semplicemente.

Durante il giorno c’è il mercato, cioè un vero e proprio marasma di gente, profumi e negozietti a misura d’uomo. La sera invece, quando le bancarelle chiudono,  rimane solo sporcizia e desolazione.. Ma più sporcizia, molta sporcizia. Madò che snobdimerda che sembro quando dico ste cose, manco fossi la Regina della casa io poi… No, però non mi piace nemmeno far finta che non sia stato quello il mio pensiero. Il punto é che noi siamo abituati ad una realtà, molto diversa dalla loro, sotto molti punti di vista.. E la pulizia é uno di questi. 

Poi gruppetti di persone sparpagliati qua e là a fare.. A fare.. 🤔.

Mmm, ad essere onesta ora che ci penso non saprei dire cosa facessero. So che non bevono alcolici, ed essendo io veneta non riesco quindi a trovare una spiegazione al perché si trovino ad uscire alla sera..

Vabbè comunque dicevo.. Sporco, gruppi di gente astemia.. E gatti. GATTI EVERYWHERE. Se siete dei gattari, dovrete combattere giornalmente contro il vostro istinto, di toccarli o addirittura di aiutarli, quando in un vicolo buio e stretto vi passerà a fianco un micio di circa 3 giorni, con gli occhietti ancora chiusi e tutto spellachiato, in cerca di qualcuno che possa fargli capire dove si trovi e perché in quelle condizioni. OHMIODIO MACHE CARINOOOOOO, VIEN…NO, NO NO RESTISTETE!

Si insomma ok, diciamo che la prima sera non sono rimasta proprio positivamente colpita.. 

La notte però, porta via comunque la stanchezza e nel frattempo gli asini netturbini  portano via la spazzatura. Asini netturbini si, non ho sbagliato a scrivere, sono proprio asini che passano di notte per le vie e tirano su le immondizie lasciate durante il giorno. Da non confondere con gli asini fattorini, che portano a casa la spesa dal mercato. O gli asini tassisti..

Ma comunque… dopo l’originale sveglia che usano loro alle 5.25 del mattino, ovvero il richiamo alla preghiera fatto dal Muezzin, che a mio parere è stato più un richiamo alla bestemmia…. (5.25 DEL MATTINO. MA Scherziamo!??) Ci aspettava la  colazione marocchina dalla splendida terrazza del Riad, allego foto, perché con molta umiltà devo ammettere che non saprei descrivere la bellezza del momento in cui abbiamo fatto l’ultimo scalino e siamo usciti sul tetto. Avete presente le mattine d’autunno, ma non ancora fredde, semplicemente tiepide, il sole ancora molto molto timido, che illumina un po’ alla volta tutti  i tetti, i panni stesi, i campanili.. e il classico silenzio della domenica mattina, quello di una città che si sveglia con un po’ più di calma rispetto al caos della settimana. Ecco così.

colazione marocco

Tavolti rotondi, cuscini, caffè, the alla menta, burro, marmellate e Msemen a volontà (pancake marocchini di cui avrei fatto volentieri indigestione).

colazione fes marocco tetto riad

I momenti che ti fanno dire ‘

CAZZO MA QUANTO BELLO E’ VIAGGIARE????

Finita la colazione eccezionale, raccattate le valige (raccattate è italiano? O veneto? Boh vabbè, secondo me  avete capito ugualmente) e via fuori immediatamente.

‘SCUSATE MA… SIAMO NELLA STESSA CITTA’ DI IERI SERA?’

Non so cosa fosse successo nella notte in città, ma al mattino aveva cambiato totalmente aspetto. Come le persone che conosci in discoteca  e che se le rivedi la mattina ti domandi ‘Ma quanto cavolo avevo bevuto ieri sera?’. In ogni viaggio mi succede, e in ogni viaggio lo racconto. C’è sempre la giornata ‘No’, nelle quale ti ritrovi un po’ delusa da tutto, o magari piove o magari hai gli ormoni a palla e piangi a caso, ma la città, non si capisce come, in un modo o nell’altro riesce sempre a recuperare.

Nel caso di Fes ha avuto molto tempo per recuperare, perché il programma del primo giorno era arrivare a Chefchaouen, detta La Perla Blu del Marocco, loro dicono che sia per il colore blu che la caratterizza, ma secondo me è semplicemente perché nessuno è mai riuscito a pronunciare correttamente il nome. Ma io che sono vostra amica vi scriverò la pronuncia, cosi potrete impararlo subito e non fare le figure di merda che ho fatto io per circa un mese.

SCEF-SCIO-UEN.

Generalmente non amo i traggitti troppo lunghi in macchina, soprattutto in un periodo come questo, dove gli attacchi di panico la fanno da padroni. Quindi l’idea di farmi 4 ore di viaggio, in macchina con persone, ancora estranee, lontanissima da casa e in posto nuovo, non mi entusiasmava, per non dire ODDIO CHE ANSIAAA!

Invece, tra lo scrivere, paesaggi incredibilmente belli e qualche sosta per visitare bancarelle disperse in strade in mezzo al nulla.. non mi sono nemmeno accorta del tempo che passava.

MA, può essere anche che il mio cervello abbia subito un blackout, quando ad un certo punto dalla autoradio è partita ‘WWW mi piaci tu’ dei Gazosa. Sì, avete letto bene. WWW MI PIACI TU DEI GAZOSA???? In mezzo al nulla cosmico di una strada del Marocco?  SI.

Credo che a Cartesio sia successa una cosa simile quando si domandò ‘Sogno o son desto?’

Quindi si, può essere che le ultime tre ore di viaggio, il mio cervello le abbia passate ad elaborare la cosa, cercando una spiegazione logica. Chiaramente impossibile da trovare.

I Gazosa?? QUI?! Boh vabbe..

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Chefchouen, 30/09/2018

E beh, se ci andate, mi sento di consigliarvi due cose.

La prima, svuotare la memoria del cellulare, più che potete, perché ogni tre passi vi verrà voglia di fotografare qualsiasi cosa.

La seconda é NO FOTO NO FOTO NO FOTO, alle persone. Nella loro cultura, le foto rubano l’anima, (un po’ come da noi d’altronde!). Quindi quando vorrete fotografarli, facendo finta di fotografare altro (fine!), sappiate che loro se ne accorgeranno.. E ve ne accorgerete anche voi quando vi malediranno al grido di ‘Allah’nima delimortaccitua”.  

marocco persone chefchouen

Ciò nonostante rimane comunque la città più affascinante di questo viaggio. Sì ‘ affascinante’ credo sia la parola più adatta.

E’ blu. Tutto estremamente, blu. Fin troppo blu. Ad un certo punto, mi sono addirittura chiesta (vista la quantità industriale), perché non pitturassero anche i gatti di blu, per renderli più caratteristici.

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

DRIN DRIN DRIIIN. ORA DI PRANZO. Ebbene si. E siccome per me, uno dei piaceri del viaggiare è proprio provare gusti nuovi, siamo andati a magnà. Sempre ovviamente su consiglio di Lisa e del ragazzo che ci stava facendo da guida quel giorno (.. e li ringrazio per questo).

Segnatevi assolutamente questo nome CAFE’ CLOCK. Tutto buonissimo, ma due le cose da provare nella maniera più assoluta:

  1. L’hamburger di cammello. (introvabile nel resto del paese e sì, non che da noi si trovi facilmente). Delizioso e cucinato in maniera impeccabile.
  2. Bevanda semplicissima dellaqualenonricordoilnome, ma da 10 con lode. (Provate con: Fresh Mint Lemondade. Che voglia se ci penso!)
marocco cosa mangiare carne cammello

Ammetto che ero molto, molto scettica per quanto riguarda il mangiare. Non sono una schizzinosa, anche se nessuno schizzinoso dice mai di esserlo, ma io non lo sono, si ok anche questo lo dicono tutti, BEH IO MANGIO TUTTO. Avevo semplicemente timore di passare il tempo restante del viaggio sulla tazza. Son sincera, non sono proprio il massimo dell’igiene le loro cucine, quindi SI ERO SCETTICA. Beh mi sbagliavo. O comunque occhio non vede..  

Consigliatissimo : Cafe Clock, 3 Derb Tijani, Chefchouen.

Per smaltire il tutto, ma soprattutto per fare indigestione di blu, siamo usciti. E abbiamo iniziato a camminare. Dove capitava; vicoli, bancarelle, piazzette, case.. tutto rigorosamente in tinta. Tutto fottutamente colorato ed estremamente bello.

Soprattutto se riuscite a intravedere qualche scena di vita quotidiana.. Quando non cercano di vendervi qualcosa.

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Qualche anziano seduto, le donne intente a sbucciare fichi d’india o qualche bambino che torna verso casa con il pallone sotto il braccio.. Ecco in quel momento potrete vedere il quadro generale e non più solo il quadretto dipinto di blu, che vendono al negozio di souvenir.

Questo è quello che mi aspetto da un viaggio, scoprire una realtà che non è quella che conosco e nemmeno quella costruita ad hoc per i turisti. Voglio conoscere la quotidianità di altre parti del mondo. Voglio vedere l’anziana andare a fare la spesa con il mulo, o il fornaio sfornare il pane e riporlo su un carretto che porterà poi in giro per tutto il paese, o due gatti randagi dormire avvinghiati dormire sopra un borsone in pelle venduto in una bancarella…

gatti pelle fes randagi marocco

Prossime tappe, Volubilis, Meknes e Bahlil. (per leggerle QUI)
Che non avevo mai sentito nominare (capra capra capra) prima d’allora..

Ringraziamento doverossimo a ‘‘In Marocco con Lisa” 

Amsterdam viaggio sola Mai na gioia is the new Black

Amsterdam ancora

Amsterdam 

… dov’eravamo rimasti?

03 Dicembre 2017

Oggi va già meglio. Il clima da tregua, c’è freddo, nebbia, pioviggina un po’ ed è brutto.. no ok, forse solo io sto meglio oggi. Il tempo fa schifo uguale.

Non so, ma oggi sembra essere partita decisamente meglio. Meno stanchezza addosso, ma soprattutto ho fatto quello che faccio sempre, e che avrei dovuto fare anche ieri; ho spento internet, cuffie alle orecchie e ‘play’ sulla mia playlist. Cartina in tasca e via.

E lo so che sembra una cazzata, ma è anche per questo che nei viaggi da sola riesco a vivermi di più le città. Le sento.
Perché la musica, cambia il modo di vedere le cose. Un po’ come il vino. Forse per questo amo entrambi.

Ma dicevo.. Ho fatto una passeggiata a Vondel Park, una sorta di Central Park in miniatura. Ok il clima non è dei migliori per passeggiare nel parco, ma l’atmosfera domenicale si sente tutta.
L’ho attraversato tutto e … NO NO ALT!

Sono dentro uno splendido locale, seduta ad un tavolino fronte strada e proprio mentre stavo mentalmente dicendomi ‘Non posso tenere le cuffie mentre sono seduta in un bar, è da maleducati!’ è partita una delle canzoni della mia playlist proprio dalla radio del locale.
Quante probabilità ci sono? Tante, se si fosse trattato di musica commerciale.. ma non lo è.
(Ovviamente come sempre, a fine racconto pubblicherò, seppur gelosamente, la mia playlist.)

Ecco beh, a me queste cose lasciano sempre una strana scia addosso. Come se fosse, una sorta di ‘segno’!

OMIODIO!! DUE CANZONI! D U E C A N Z O N I.
Qualcuno si prende gioco di me!?

Vedi.. lo dico sempre. Le città sanno sempre come ‘recuperarti’.
Mi godo il momento, senza cuffie.
Caffé. Torta alla banana. Il mio diario.24989588_10213560670305354_872338847_n

Giornata all’insegna della più totale libertà. La bellezza di non avere un programma. La bellezza del rendersi conto di cosa significhi avere del tempo libero, che sia realmente tale.
Musei mi ero ripromessa di non visitarne, chiese nemmeno, ed essendo ad Amsterdam nota principalmente per questo (…si ok anche per i negozi di caffè.), non mi è rimasto che vagare.
E credo di averla girata veramente tutta. Evitando clamorosamente le vie principali, intasate di shopping natalizio. Mi sono persa per le viuzze laterali.

Quiete, bici e vetrate a vista.  25139095_10213560668265303_2140704730_o.jpg
Splendide vetrate a vista.
Lei al suo portatile, lui accanto sul divano e il gatto a guardare fuori dalla finestra.
La Domenica di Amsterdam.
Me ne sono innamorata.

Volevo anche cercare un posto, che meritasse la vista dall’alto. E proprio mentre mi avvivavo verso un posto consigliatomi, ha cominciato ad uscire un debolissimissimo sole.

Chiaramente appena sono uscita, ha ripreso a piovere, ma nulla di drastico. Ma forse non me ne sarei nemmeno accorta fosse scesa a secchiate… ero totalmente assuefatta da Amsterdam (infelice scelta delle parole si).

Stranamente non sentivo la stanchezza, a differenza del mio telefono che aveva bisogno di ricaricarsi. Breve sosta in ostello e poi a piedi tour dei canali.

Ero consapevole che sarebbe stato un giro infinito, ma alla fine nella scelta la barca e le mie gambe, hanno vinto le gambe.
Volevo più libertà!
Ed è stato giusto così probabilmente. E’ stato splendido. Amsterdam di sera è qualcosa di eccezionale.

amsterdam luci Camminando sono anche passata, per il quartiere a luci rosse. Anche lì vetrate a vista e zero tende per la privacy, ma scene leggermente meno poetiche di quelle che vi raccontavo prima.

Tra l’altro non so perché, ma nella zona dei Coffe Shop, io mi aspettavo scene apocalittiche, tipo festini di Silvio ai tempi d’oro. Gente sui tavoli a ballare, gente per strada denudata, Giucas Casella in testa ad un trenino cantando Maracaibo per le strade della città seguito da Snoop Dog.
Invece nulla di tutto ciò.
Solo occhi rossi alla Twilight e tanta pace.

Sono anche arrivata alla famosa scritta Iamsterdam. La foto seppur di rito, volevo farla.
‘Aspetto che si tolga di mezzo sto ragazzo. E poi sta ragazza..
Dai bambini spostatevi un attimo devo fare la foto.
Nooo la comitiva di turisti. MA TUTTI ADESSO?!
Non riuscirò mai a fare la foto…’ 25086566_10213560668345305_2017228834_o.jpg

Così per 20 minuti, sotto la pioggia. Finché non mi sono resa conto che bastava farla dall’altro lato al contrario, dove nessuno si metteva.
E poi girare la foto.
Un genio lo so.

Ma tornando al mio tour, gli ultimi 3km credo di averli fatti totalmente d’inerzia. Almeno fino a che non ho trovato un locale tipico dove mangiare. Nulla di che, ma indubbiamente qualcosa di nuovo al mio palato.
Breve passeggiata per smaltire e.. sono arrivata all’ostello 😑. Ma come?! Senza cartina?! Senza navigatore? Com’è possibile? C’ho messo 3 ore l’altro giorno anche con le indicazioni.
Culo sicuro. Anche perché mi conosco, so che se ci riprovassi probabilmente arriverei all’ostello dove alloggiavo a Stoccolma.

04 Dicembre 2017

Ultimo giorno.
E piove ovviamente, come in un qualsiasi Lunedì che si rispetti.
Oggi un po’ di stanchezza mista all’acido lattico la sento, quindi ne approfitto per consumare l’abbonamento ai mezzi.
Preso il famoso tram 2.
Quello che fa il giro completo.
Volevo vedere la periferia. Troppo facile innamorarsi del centro della città, addobbato a festa.

Tra l’altro avevo notato questa cosa delle case, tutte strette e altissime, e tutte con un gancio appeso sopra l’ultima finestra. Lì per lì non mi ero fatta molte domande a tal proposito.
Poi però ieri vagando a caso per un quartiere, ho avuto l’illuminazione.

Una persona affacciata al balcone del secondo piano e una davanti al portone d’ingresso, intente a sollevare un divano proprio con una sorta di carrucola attaccata a quel gancio.
Neanche da dire che sono rimasta a guardarmi tutta la scena.

Case piccole, scale strettissime e ripide. L’unico modo per far arrivare ai piano superiori qualcosa di pesante o ingombante, è proprio quel gancio..
Ecco beh… ora lo so.

Per quanto riguarda la periferia, nulla a che vedere con il centro. Casermoni e un silenzio incredibile.

Mi sono comunque goduta l’ultimo giro.
Il tempo di fare il tragitto al contrario ed era già ora di recuperare armi e bagagli.

Mi hanno chiesto che voto darei ad Amsterdam.
Ho risposto ‘ Ci scrivo su qualcosa per fare mente locale e decido.’. Mi tocca ora.
Però non l’ho ancora vista in primavera, con i suoi mulini, i tulipani e soprattutto il sole.
Facciamo che mi riservo il voto per il secondo round. 😎

Come promesso:
Per chi ha Spotify https://open.spotify.com/…/…/playlist/77KqMiDZi6a9dz3OBAs77f

Per gli altri J
The Parklands – Jimbo Scott
Dreams – Fleetwood Mac
Head On – Man Man
Feels like we Only Go Backwards – Tame Impala
Come to me – Lili & Madeleine
Impostors – The fratellis
Portinos For Foxes – Rilo Kiley
Lost it to trying – Paper Town
Such Great Heights – The Postal Service
Banana Pancake – jack Johnson
These Streets – Paolo Nutini
Atlas Hand – Benjamin Francis

New York central park viaggio sola mainagioiaisthenewblack

Viaggio a New York da sola (parte 2)

Dov’eravamo rimasti? Ah si, appena arrivata a New York.
Eh, vorrei tanto dirvi che ho messo giù la valigia in albergo e sono uscita per una prima esplorazione, ma no. Sono morta a letto. Si lo so, sono una sfigata.. appena arrivata a NY e vai a letto? Beh si.

Il Jet leg non perdona nessuno.

In compenso alle cinque di mattina ero sveglia. Sveglissima anzi. Si perché ho aperto gli occhi, entrava luce, mi sono girata verso la finestra e ho visto questo…

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Quindi ho realizzato dove fossi.
Ho realizzato anche che non mi sarei più riaddormentata, ero a New York checazzo! La città che non dorme mai, non vedo perché avrei dovuto dormire proprio io allora.

Però erano le cinque di mattina, dove cavolo potevo andare a quell’ora?!

Ho temporeggiato, recuperando la password per il wi-fi mi sono ricollegata al mondo, classici messaggi di rito ai miei per avvisarli che ero ancora intera, alle sorelle per fare invidia e a tutta facebook che altrimenti si sarebbe chiesta che fine avessi fatto, aggiornato il diario, breve ripasso del programma (Si avevo un programma! Ma per lo più erano posti dove mangiare, perché io i viaggi li organizzo così.) e fuori finalmente.

Messo piede fuori dall’albergo mi sono resa conto subito, marciapiedi larghi, strade ancora più larghe, odore di cucina cinese già alle otto del mattino, gente con biberoni di caffè in mano e fumo dai tombini…esagero? Giuro di no. Era davvero New York. Ed è incredibile perché non c’ero mai stata, ma al tempo stesso l’avevo già vista milioni di volte e nonostante tutto naso all’insù e bocca aperta per tutti gli otto giorni.

Il programma della giornata comunque prevedeva colazione da Starbucks (si lo so, è vergognoso, ma era il primo giorno e mi mancavano i loro muffin delle dimensioni del Canada) , poi visita a Madame Liberty, passando per Wall Street. Potevo prendere la metro, ma nelle città preferisco perdermi camminando e poi era una splendida giornata… no ok sto mentendo. Avrei dovuto fare l’abbonamento e c’ho anche provato, ma giuro su Dio che la metro di NY è un casino assurdo. Volevo evitare il primo giorno di salirci e ritrovarmi nel Bronx.E quindi ho optato per una passeggiata.
La mappa diceva che non era poi così distante. Beh sapete una cosa?! La mappa mentiva. E poi io non so leggere le mappe.

Ho camminato, parecchio, ma lo rifarei subito (solo strade interne, mai le principali, perché secondo me la vera città è quella), fino Battery Park, punto più basso della città, dove prendere il traghetto per Ellis Island.
Era il 29 novembre e sono scesa dal traghetto con le stalattiti che mi scendevano dal naso.. freschetto!

Su consiglio di amici ho evitato di scendere alla fermata della Statua, anche perché Madame Liberty è come Madame Gioconda. La loro fama è inversamente proporzionale alla loro dimensione. Dunque ci sono solo passata davanti e mi sento di inoltrarvi il consiglio. Ma al museo dell’immigrazione andateci.  Male non fa’.

Tornata da là, ho fatto un giretto in zona e poi shopping. Si era solo il primo giorno e c’era molto da visitare, ma sono una donna, ero a NY ed era sabato, che cosa vi aspettavate? Musei?!

Non mi soffermerò a raccontarvi dei negozi, perché potrei passare dallo scrivere un articolo allo scrivere un libro, senza nemmeno accorgermene, MA.. mi limiterò a dire AAAAAAWWWW. (faccina con gli occhi a cuore).

Torniamo a New York, finito lo shopping, mi sono avviata… Dove? Da nessuna parte ad essere onesta. Proprio a caso. E sempre a caso sono arrivata in un parco, posto perfetto per mangiare il pretzel che mi ero appena comprata.

4$ di pretzel, infatti credo di avergli detto ‘MECOJONI’ al posto di ‘Grazie’ quando me l’ha consegnato.
Ammetto che quel pretzel però poteva sfamare almeno tutto il terzo mondo, tant’è che l’ho smezzato con gli scoiattoli.

Ero incantata da quel parco, che poi ho scoperto essere City Hall Park. Non era niente di particolare in realtà, sarà stata l’aria di neve o il fatto che fosse circondato da grattacieli altissimi o per gli scoiattoli che rendono sempre tutto un po’ più fiabesco, fatto sta che se dovessi mai fare da guida a qualcuno, sicuramente lo porterei la a smezzare un pretzel in quel parco.

Alla fine sono riuscita a prendere la metro per tornare in albergo. Nel tardo pomeriggio, perché essendo sabato sera volevo poi uscire di nuovo per fare un giretto la sera. Quindi sono tornata, doccia veloce, aggiornamenti via whatsapp e.. ho preso sonno. Che amarezza, lo so. Ma a mia discolpa vorrei dire che era il jet lag, non sono sempre cosi.

Comunque è stato un errore madornale, mi sono ‘svegliata’ dopo due ore dicendo ‘Oibò ma in che epoca mi trovo?!’, quindi mi sento di consigliarvi: se mai doveste sentirvi stanchi al pomeriggio, CAFFE’, CAFFE’, CAFFE’, NON DORMITE! Indescrivibile la fatica che ho fatto per alzarmi, vestirmi e uscire.

Metropolitana fino a Time Square, sconsigliata a chi soffre di attacchi epilettici tra l’altro. Se devo essere onesta, non mi ha colpito granché. Caratteristica, sicuramente da vedere una volta, ma non è come te l’aspetti.time square new york
Sapete invece cosa mi ricordo bene di quella sera? Gli hot dog.  Spaziali. Però uno non basta, vi avviso già.

30 novembre
Secondo giorno, la storia si ripete, sveglia biologica alle 5.30.

Ho preso tempo e pianificato il programma. E per ‘pianificato il programma’ intendo dire che ho scelto un posto dove fare colazione. Volevo i pancake punto e basta. Beh fidatevi di me se vi dico che ho trovato IL posto dove mangiarli.
Precisamente Perishing Square, esattamente di fronte a Grand Central Station (che va’ vista).perishing square new york pancakes

Le recensioni consigliavano di prenotare, ma essendo da sola, ho detto ‘provo’e ciao.. non avrei neanche saputo come prenotare al telefono, mica per altro.
Effettivamente c’era una fila infinita di persone, stavo quasi per mollare ma visto che ero da sola hanno trovato un posticino subito.

PANCAKE E ATMOSFERA NATALIZIA

Nonostante il via vai pazzesco di gente e camerieri, l’aria era molto rilassata, natalizia e domenicale. Famiglie, coppie, turisti… e io. Da sola, come una povera stronza.
Ammetto che mangiare da sola all’inizio mi creava un po’ di disagio, quindi scrivevo, consultavo le cartine o chiamavo il servizio clienti Vodafone per far finta di avere almeno qualcuno che mi cercasse.  Poi grazie a Dio mi sono abituata e ho iniziato a occupare il tempo godendomi il momento e osservando quello che mi circondava…
Detto ciò, dopo il pain au chocolat di Parigi, questa è la colazione più buona che io abbia mai fatto. Premettendo che fosse per me mangerei ogni 15 minuti, vi dico solo che quel giorno non ho più toccato cibo fino alle 18 di pomeriggio. Mai ingerito cosi tanti zuccheri in vita mia.
Piatto di 4 pancake, grandi circa quanto un 45 giri, noce di burro da metterci in cima e da far sciogliere con una colata di sciroppo caldo, succo e una tazza di una sbrodaglia acquosa che mescolata al latte aveva un lontanissimissimo retrogusto di caffè.
Madonna mi sta aumentando la salivazione solo a ricordare.
Comunque era il primo pasto serio che facevo in un ristorante, quindi dovevo pagare e lasciare la mancia.

Eh, cosa ci vuole, direte voi? Eh non lo so, ma non l’avevo mai fatto e quindi mi ero perfino scaricata l’app. che mi diceva in base al conto quanta mancia lasciare per non fare la figura della poveraccia. (…)
Ti lasciano il conto, ci metti la carta di credito dentro, scrivi a penna l’importo della mancia che vuoi lasciare e loro si arrangiano. Taaac!

Pago, esco e mi dirigo rotolando verso la biblioteca pubblica, praticamente a due passi.
Che figata la biblioteca pubblica! Quella dove doveva sposarsi Carrie. Quella dove i Ghostbuster hanno avuto il loro primo incarico. Quella dove io sono arrivata ed era chiusa perché era Domenica. Quante bestemmie!
Ecco cosa vuol dire cercare i posti dove mangiare ma non controllare le aperture dei posti da visitare. Brava Michi!
Va beh, era comunque una bella giornata e non faceva freddo, quindi passeggiata fino al palazzo dell’ONU. La visita è andata più o meno cosi: ‘Ah è questo il palazzo dell’ONU. Ok visto’. Spallucce e via.

Forse anche perché con la mente stavo già pensando di andare a Central Park e non riuscivo più a pensare ad altro. Quindi sono andata verso.
Sono stata dentro a vagare senza meta per circa 3 ore, e ancora ritengo che siano state poche.central park autunno

Senza meta’ perché coincidenza vuole che tra le varie statue sparpagliate per il parco, l’unica che volevo davvero vedere (Balto), l’abbia trovata proprio appena entrata. Quindi il resto del tempo me lo sono goduto senza ricerche.
Ora, io vorrei veramente provare a raccontarvi cos’è stato per me quel parco. Come si è presentato, con quello strascico di colori di un autunno non ancora finito, con quella New York fatta di sterili grattacieli che lo circonda quasi a proteggerlo.. vorrei davvero raccontarvelo. Ma fidatevi di me se vi dico che non riuscirei.
Vi ricordate il sorriso di cui vi parlavo nell’articolo precedente? Quello che ho quando mi ricordo di essere felice.. Ecco a Central Park ne ho sfoggiato uno tra i miei più belli. E glielo dedicherei altre mille volte. Pazzesco!

Quello che successe più tardi quel giorno, ve lo lascio per il prossimo episodio. Non mi abbandonate perché da lì è cominciato il bello.
…. (PARTE 3)