Ansie, mainagioia e altre cose bellissime si.

Ci ho pensato molto prima di condividere con gli altri i miei pensieri, anche quelli più pesanti.

Ho cancellato e riscritto più volte, pensando che forse fossero qualcosa di troppo intimo da esternare.

Ma poi ho pensato, che lo scopo del blog, quando l’ho aperto, era anche quello di non tenere più solo per me certi pensieri.

Scriverli e condividerli.

Con la speranza di arrivare soprattutto a coloro che magari avevano lo stesso pensiero, ma non la stessa possibilità di esternarlo.

Non è piacevole, non è divertente, ma forse, ha fatto sentire qualcuno meno solo.

capodanno festeggiamenti ansia

Un nuovo inizio.. ancora.

Odiamo il Capodanno.
Lo odiamo tutti.
Lo odiamo tutti perché sappiamo che non cambierà assolutamente nulla.
Eppure, ci serve. Lo aspettiamo.

Per questo lo odiamo forse, perché ci serve.

Ci serve qualcosa che ci ricordi che il tempo passa. Qualcosa che scandisca una fine e ci dia un nuovo inizio. Qualcosa che ci risvegli dall’inerzia.

Ed ecco il perché dei resoconti di fine anno, ecco il perché del nostro lamentarcene, festeggiandolo però.
Ecco perché lo odiamo.

Ci si ritrova a festeggiare, con gente della quale a volte conosciamo solo il nome e semplicemente per averlo letto nel gruppo whatsapp ‘Capodanno’, bevendo prosecco scadente e fumando troppe sigarette per una sera sola… e incantandoci ogni tanto a fissare il vuoto, facendo mentalmente il resoconto di un anno che a noi sembra sempre uguale, anzi mi correggo, un anno dove per quante cose siano successe non ci sembra di aver concluso nulla.

Che poi alla fine cosa dovevamo concludere? I buoni propositi sono gli stessi del 2003; perdere quei 4kg, dare più peso alle cose che contano e mettere via qualche soldo in più per il futuro… e se non li abbiamo mai raggiunti forse dovremmo semplicemente fare posto ad altri.
Dare spazio ad un nuovo inizio.

Un po’ come Gramsci quando diceva “Voglio che ogni mattino sia per me un Capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore“.
Ma noi non siamo Gramsci.
Non ci svegliamo pieni di vita ogni mattina. Non abbiamo aspettative e speranze nuove per ogni giorno dell’anno. L’attimo fuggente per noi è semplicemente un film. Così come Into the wild. La nostra ‘voglia di vita’ dura quanto la batteria del nostro smartphone.

Quindi noi semplicemente lo odiamo e basta.
Dopo una certa età forse lo si odia ancora di più.. o forse ad ogni età lo si odia per qualcosa di diverso.
Magari sei li, incantato a guardare i tuoi amici che sembrano divertirsi tra di loro, quasi da farti sentire fuori luogo.. chi si sta per sposare, chi è riuscito a comprarsi una casa, chi si è realizzato in un lavoro importante, chi vive all’estero… e poi ci sei tu.

Esatto poi ci sei tu.
E ti metti a pensare al tuo di anno.
Il lavoro.
L’amore.
La famiglia.
E poi arriva lei.. che rimpicciolisce tutto il resto.
La salute.
E allora realizzi che è tutto li. Non c’è nessuna fine e non c’è un inizio.

Alzi gli occhi dal tuo prosecco, i tuoi amici sono ancora tutti li che sorridono, la tua famiglia ti ha appena mandato gli auguri di buon anno sul telefono, l’amore è li con te, il lavoro è ancora li dove l’hai lasciato ed è tutto ok..

Quindi come dicevo, odiamo il Capodanno.
Lo odiamo si.
Però abbiamo un prosecco in mano.
E se alziamo gli occhi un attimo ci potremmo accorgere che in fondo.. non è poi così male.

Ma il Natale.. voi lo odiate?

Non ho mai creduto nell’Amore

Non ho mai creduto nell’Amore, forse perchè l’Amore vero è per pochi.

Anzi no, mi correggo. Non ho mai creduto esistesse, nella realtà, l’idea che io ho dell’Amore.

Tutti vorremmo credere che, in un mondo nel quale tutto dura il tempo di un like, la nostra storia d’amore sarà diversa. La nostra è vera. La nostra durerà per sempre.

Dicono che sono cinica.
E probabilmente è vero, molto vero.

Il punto è che quando l’amore ti passa accanto, difficilmente lo puoi confondere con altro. Difficilmente lo puoi ignorare. E quindi ancora più difficilmente ti toccherà viverlo.
Si perché, soprattutto se sei cinico e razionale come me, l’amore ti fa perdere l’equilibrio. E nessuno vorrebbe mai perdere l’equilibrio.
Sei sopra un filo. E se vuoi arrivare dall’altra parte lo devi attraversare.
E la paura non è di cadere, cadere fa parte del gioco… ci si può rialzare, il problema è cadere ancora.

Non ho mai creduto nell’Amore, ma forse perchè..

Quante volte una persona può cadere e rialzarsi continuando però, a credere di potercela fare ancora?

Se tutti intorno a te cadono, perché continuare a credere di essere ‘migliori’. Perché attraversare quel filo? Perché non si può semplicemente stare da questa parte? Anche da soli. Cos’ha questa parte che non va?

Ognuno ha la propria visione dell’amore.

Tutti vorremmo credere che, in un mondo nel quale tutto dura il tempo di un like, la nostra storia d’amore sarà diversa. La nostra è vera. La nostra durerà per sempre.

Non potremmo semplicemente accettare l’idea che l’Amore esiste, ma l’Amore eterno no?!

E se si, come si fa a viversi al meglio una storia che sappiamo essere destinata a finire?

Tutti vorremmo essere guardati come la prima volta. Tutti vorremmo credere ‘ che il mondo con il suo delirio, non riuscirà ad entrare e far danni‘, come diceva Max..

Poi però, arriva la realtà. Ho letto spesso la frase «Se non impari a star bene da sola, non starai mai bene davvero con gli altri». Per anni mi è risuonata in testa. Per anni ho tentato di capirla.
E alla fine ho imparato.. solo che ho imparato anche, che la frase corretta doveva essere «Impara a stare da sola, che tanto prima o poi ti ci ritroverai..
E non intendo necessariamente single, intendo proprio sola.

Magari a 50 anni, magari un sabato sera, i bimbi a nanna, lui fuori a bere una birra con amici e tu a casa con i tuoi libri o il tuo portatile. Non avrai voglia di scrivergli per sapere se si sta divertendo e lui non avrà voglia di scriverti perché semplicemente non gli interessa.
Ecco penso intendano quello con ‘Impara a star da sola’.

Che se avrai imparato a farlo, quella sera non ti peserà. Non ti peserà non essere più la 30enne che eri, non ti peserà passare il sabato con i tuoi libri e soprattutto non ti peserà non essere più ‘vista‘ da lui.

La gente tradisce. La gente dimentica. La gente è egoista. La gente il più delle volte fa schifo.

Non ho mai creduto nell’Amore.

Anzi no, mi correggo, non credo esista, nella realtà, il mio di Amore.

Perché per me l’Amore è, dopo 30 anni assieme, andare ad una cena da amici e in una stanza in mezzo ad altre decine di invitati, incrociarsi con lo sguardo e sorridersi come fosse la prima volta, come fosse la cosa più rassicurante del mondo, come foste gli unici in quella stanza.
Come foste gli unici nel mondo.
Persone che sanno di poter dare molto al mondo da sole. E che insieme possono dargli ancora di più. E scelgono di farlo.

Scelgono di scegliersi. Di provarci. Di farcela. E ce la fanno.
Ma come dicevo.. poi arriva la realtà.

QUADRO DI E.HOOPER ‘FINESTRA SU NEW YORK’

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Tra meno di 15 giorni ne faccio trenta.

T R E NTA!

E sì, avere trent’anni al giorno d’oggi non è per niente facile.
Sei al mondo da più di un quarto di secolo eppure ancora non hai trovato un posto tuo per starci bene.
Anzi a dirla tutta, non hai proprio idea di cosa sei diventata e di cosa ne sarà di te dopo. I 30 sono come le colonne d’Ercole nella mitologia, una volta oltrepassate non sai cosa ti aspetta.

I trentenni infatti stanno nel mezzo tra la gioventù, i beati vent’anni, e tutto ciò che viene una volta che ti “sistemi”. Siamo in un limbo.

Non c’abbiamo manco una categoria di YouPorn per noi. È solo una fase di passaggio tra le Teen e le Milf.

Viviamo impercettibili drammi quotidiani che ci logorano da dentro.

Come ogni volta che si entra in un locale/discoteca, qualcuno della compagnia, a turno, se ne uscirà con la frase standard: «Oh, ma sbaglio o la gente è più giovane quest’anno?».

Beh si. Si chiama ricambio generazionale.
Sta a noi capire quando è ora di lasciare il testimone… Ma noi no! Noi dobbiamo sbatterci la testa. Noi aspettiamo di vedere la scritta «Gratis per gli over 65». O, ancora peggio, di sentire una delle “sbarbatelle con la pancia di fuori” in fila con noi per il bagno pronunciare la frase: «Andiamo via, son tutti vecchi». NA PUGNALATA.

Ve lo dico da amica. Smettete prima.

‘Mi scusi signora?’
COME “SIGNORA”? SIGNORA A CHI? SIGNORA COSA? MA IO TI BUCO LE GOMME DEL MOTORINO.

E il guaio, è quando sono ragazzini delle superiori a darti del “lei”.. Ora, io non vorrei insinuare nulla, eh, però, se la matematica non mente (e non mente mai), potremmo essere tranquillamente i loro genitori. Lo so che state facendo il conto; vi sono vicina, infatti.

E poi le amicizie durature? Sapete benissimo di cosa sto parlando. Le amiche di una VITA. Ansia e Gastrite. Proprio loro.

Se vi fermate a pensarci un po’, scommetto che non vi verrà in mente da quanto le conoscete. Ecco, appunto. E sommiamoci pure il fatto che ora dobbiamo lavorare il doppio in palestra per smaltire la metà di quello che mangiavamo una volta.

E vogliamo non parlare dell’orologio biologico?! Il più infame.

No non quello dei figi, NO! (Anche perché possono anche intasarci la bacheca di foto di matrimoni e figli a tutto alé, ma la sensazione che siano sempre gli altri gli adulti, e non noi, é ben radicata.)
No io parlo di orologio biologico, quello che ti fa svegliare 8.30, con o senza sveglia.
Che tu lo voglia oppure no.
SEMPRE.

Se vi capita di far serata e tornare alle 4:30 del mattino (MA CHI TORNA ALLE 4.30 DEL MATTINO?NON SCHERZIAMO! ), non si sa per quale assurdo processo ma alle 8 al massimo saremo comunque svegli. E non sarà piacevole. Se già prima i post-sbronza non erano facili, adesso saranno qualcosa di quanto più simile alla morte esista.

Tre giorni per smaltire un Gin Tonic? T R E? Ma stiamo scherzando? Che fino a 5 anni fa, dopo il terzo ero la regina della Carlton Dance in pista…

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Per non parlare poi del fatto che, a qualsiasi ora si torni, se non ci strucchiamo come si deve, il giorno dopo la nostra faccia correrà il rischio di staccarsi, letteralmente. Lasciando la sindone di Gene Simmons sul cuscino.

Poi, se ad un certo punto della giornata, in radio parte Wannabe delle Spice, dentro di noi contemporaneamente partiranno una serie di sentimenti contrastanti, che spazieranno dall’euforia, quell’euforia che ti costringe a cantare fregandotene se al semaforo la gente pensa tu abbia a che fare con un’ape nell’abitacolo, fino alla depressione da nostalgia.
Il più delle volte le cose coincidono e ci trovereremo a cantare singhiozzando: «So tel mi uaciu want, uacciu rilli, rilli uan AuannaAuannaAuannaAuanna, A Uanna rilli, rilli, rilli wannazigazigah AH».

Comunque, ovviamente avere trentanni ha anche tanti pro….

TRA 16 GIORNI VI FACCIO SAPERE.

padre figlia soosh

Lettera aperta ad un padre

Lettera aperta ad un padre

Mio padre non è mai stato uno di quei padri super affettuosi, di quelli con cui ci si scambiano messaggi, con cui finisci le telefonate con un ‘ti voglio bene’ o semplicemente uno col quale ogni tanto scappa un abbraccio…
Non è mai stato così, almeno da quando ho memoria.

Ma nemmeno io sono mai stata quel genere di figlia. O forse mi sono solo adeguata.
Sapevo però, che il suo accompagnarmi all’asilo e leggermi il menu del giorno tutte le mattine era un suo modo di dimostrare.

Quando sei piccola il papà è un po’ il tuo eroe.
E io da piccola sognavo di diventare grande e un giorno poterlo ricambiare comprandogli finalmente la Porsche che tanto decantava, ne ero proprio certa che l’avrei fatto. Quanto la desiderava lui, tanto più io desideravo regalargliela.
Tutto pur di entrare nelle sue grazie ‘a gamba tesa’.


Quando mi comprai la prima maglietta dell’Inter, sfoggiandola fiera perché mi potesse vedere e fosse orgoglioso di me. La sua unica figlia interista come mi chiama lui.
O tutti i regali ricercati per discostarmi il più possibile dai classici regali proposti dalle mie sorelle.. solite ciabatte, solito kit da barba, solita sciarpa e guanti.
No, io volevo regali pensati apposta per lui, perché si accorgesse di me e di quanto cercassi di entrare nel suo mondo.
Un mondo che ogni anno diventa sempre più difficile.


Ogni anno lo vedi con sempre più pensieri e preoccupazioni, ogni anno qualche ruga di più e qualche parola di meno.
E tu vorresti solo sollevarlo da tutto. Vorresti solo dirgli che ti ricordi ancora di quando ti leggeva il menu la mattina a scuola o che i sabati pomeriggio passati a imparare a giocare a scacchi ascoltando vinili di Neil Young, sono tra i ricordi più belli che hai. O dirgli semplicemente che sei ancora la sua bambina ma che non deve più preoccuparsi per te perché ormai sai badare a te stessa.


Ma non sai come fare… non l’hai mai fatto. Ti vergogni.
E allora pensi che vorresti essere una di quelle tue amiche che si scambiano messaggini col padre durante il giorno e che gli dicono ‘ ti voglio bene’ con facilità.
Ma non lo sei e anzi sareste entrambi capaci di fare un viaggio di 2 ore in macchina non scambiando nemmeno una parola. Con quell’imbarazzo che solo chi conosce il genere di situazione può capire.


63 anni lui, 27 io, forse non gli dirò mai ‘ti voglio bene’.
Forse non saremo mai quel genere di padre e figlia.
Forse per la Porsche dovrà aspettare un po’.
Ma quel che è certo è che il 13 Luglio lo porto a vedere Neil Young.
Solo noi.
Tanto ai concerti mica bisogna parlare, no?

Se volete QUI troverete le immagini dell’artista Snezhana Soosh che con alcune immagini splendide è riuscita a ricreare tutto questo.

fantacalcio uomini litigate asta

Non sono le donne a rovinare le amicizie, è il Fantacalcio.

Non sono le donne a rovinare le amicizie, è il Fantacalcio.

Ci sono solo tre cose al mondo che possono costringere degli uomini  a stare chiusi tutti assieme in una sola stanza:
– la finale di Champions
– una spogliarellista
L’ASTA DEL FANTACALCIO

Ma cosa succederebbe se unissimo le ultime due? No vabbè, sappiamo tutti che la spogliarellista verrebbe palesemente ignorata e lasciata piangere da sola seduta in disparte se si presentasse durante l’asta.

Intendevo dire, se al posto dei giocatori, da scegliere ci fossero delle donne.

(Sento l’eco dei vostri ‘Ma che cosa sessista…!!‘. Si è vero, ma l’articolo è mio e ci scrivo quello che voglio. E poi dai, che in alcune ‘serate tra uomini’, ho sentito di molto peggio. )

Ma torniamo all’asta delle Fantafidanzate.

1.La sorella del vostro migliore amico.
Ok, niente di eccezionale, mediocre, ma da risultato certo e costante.. e soprattutto tuo pallino da sempre. Sai per certo che i compiti per casa li fa sempre.
E ogni anno ti tieni qualche credito di scorta perché sto anno ‘Ci provi’.
Poi però arriva sempre l’Hamsik di turno, che dopo due cene fuori in ristoranti stellati, ti lascia a bocca asciutta rompendosi il crociato..
Beh poco male, magari il crociato poteva essere il vostro, se il vostro migliore amico vi avesse scoperto con la sorellina.

ALLAN MARQUES LOUREIRO

(Se invece la sorellina in questione ha più baffi del fratello, ma voi quella rude immatura ignoranza proprio non riuscite a togliervela dalla testa: GIUSEPPE ALVES)

2. La novellina.
Ci stai lavorando dall’anno scorso. La vedevi uscire da scuola tutti i giorni.
Limoni infiniti su quelle panchine aspettando la maggiore età. E quest’anno finalmente ci siamo. Nessuno si intromette tra di voi, forse perché nessuno ne conosce l’esistenza, tu però ci credi fino alla fine. Se poi sarà una delusione (soprattutto considerando che gioca in squadra con Ciccio Brienza), sapremo cosa intendeva Loretta Goggi quando cantava ‘ Maledetta Primavera.’
LANDISLAV KREJCI

3.La santarellina.
Classica ragazza da tappezzeria. Gonne al ginocchio e maglioni a collo alto.
Te la faresti solo se sfidato a provarci dal classico ‘GNA OMO’ (Che tradotto dal veneto all’italiano equivale ad un’alzata di mento in stile mafioso, accompagnata dalla frase ‘Neanche uomo a farlo’. Leggenda narra che nessuno si sia mai rifiutato.)
L’anno scorso comunque è toccato a te. Non l’avresti comprata neanche a 1, ma tant’è…
E invece… fuochi d’artificio a letto. Perchè l’abito non fa il monaco e i maglioni a collo alto non fanno una santarellina.
EMANUELE GIACCHERINI.

4 La figa.
Eh si, c’è sempre. Amicizie rovinate per lei. Aste finite a schiaffoni. Ma una stella che brilla più delle altre c’è ogni anno. Se riesci a portarla a casa, di sicuro hai sborsato parecchio. Un po’ come per Parco della Vittoria nel Monopoli.
Se però riesci a portare a casa anche il risultato poi, beh questo solo Dio lo sa.
GONZALO ‘EL PIPITA’ HIGUAIN.

5 L’amica.
E’ il Jolly. Ogni compagnia maschile ne ha una. Se è in serata può regalare grandi soddisfazioni, soprattutto quando la riaccompagni a casa sbronza. Altre invece, tipo quando parla durante le partite, regala solo bestemmie. Rimane comunque un porto sicuro e quando però la prende qualcun altro.. un po’ vi manca.
SIMONE MISSIROLI

6.  La Ex.
In passato ha avuto il suo momento di gloria. Ti ha regalato tante gioie e altrettante bestemmie. Soprattutto bestemmie. Ma è una zoccola e ci ricaschi sempre.
E sono solo bestemmie poi.
ANTONIO CASSANO

Gli uomini dicono che le donne sono delle pazze.
In effetti… noi siamo quelle che aspettano con ansia i saldi, per poterci andare tutte lo stesso giorno e litigare per lo stesso vestito, che con tutta probabilità andrà assieme a tutto il resto di “NonHoNullaDaMettere” che abbiamo in armadio.

Ma amiche mie, quando ve lo diranno, ricordatevi di queste notti…
Queste magiche notti, dove tutto può succedere.
Di quelle notti che vi porterete dentro per tutto l’anno.
Quelle dove loro si chiudono tutti in una stanza per 5 ore di fila, a fare trattative con milioni fasulli, per formare squadre fasulle con nomi improbabili, urlando “No è mio, sapevi che lo volevo” per giocatori che il 90% delle volte segnano solo quando li lasciano in panca e saranno la causa del loro malumore per tutti i weekend.

Che pazze siamo.

aboutme_michela gallo_mainagioia is the new black

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

Ogni donna da quando nasce, convive con un carico di insicurezze che dovrà imparare a gestire.
Ci passiamo tutte, me compresa.
Qualche kg di troppo, le tette troppo piccole, il naso troppo grande, la timidezza, qualche segno sul viso…

Ci guardiamo tutte, ci critichiamo tutte e ci invidiamo tutto. Senza mai soffermarci su cosa gli altri invidino a noi però.
Ci moltiplichiamo le insicurezze volontariamente.
Ma arriva un momento, un periodo, in cui dovremmo fermarci e chiederci se ne vale veramente la pena.

Vale la pena combattere contro i mulini a vento per una vita intera?

Ed è da quel momento che decidi quali priorità dare alla tua vita.


Dicono che non potrai mai amare nessuno se non impari ad amare prima te stesso.
Nessuno però ti dice che sarà tra le cose più difficili da imparare.
Nessuno t’insegna a farlo.


Io non solo non ne ero capace, ma ne ero terrorizzata.
Ma, ho imparato ad allacciarmi le scarpe, ho imparato a mettermi l’eyeliner da sola, avrei imparato anche quello quindi.
Inizi da un film al cinema da sola.
Un viaggio sola dalla parte opposta del mondo.
Una cena da sola in un locale pieno di coppie e gruppi di amici.
«Ma non ti stufi di fare tutto da sola? Il bello è condividere‘».

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

No. Il bello è viversi le cose consapevolmente.

Il bello è stare in mezzo al ponte di Brooklyn, chiudere gli occhi, braccia al cielo, fare un respiro profondo e sentire il sorriso esploderti in faccia.
Condividere sarà un valore aggiunto.

Non puoi condividere qualcosa che non hai prima reso un po’ tuo.
E allora capisci che i kg di troppo, le tette piccole, i segni sul viso, non sono altro che TE..
Capisci che, un vestito che ti piace tanto ma che ti cade male sui fianchi, non è un vestito che fa per te.
Ma ce ne sarà un altro che addosso a te sembrerà disegnato apposta. E ti sentirai bella.
Che un uomo che ti piace tanto ma che non ti richiama dopo il primo appuntamento, non è un uomo che fa per te.
Ma ce ne sarà un altro che mentre tu sarai li sul ponte di Brooklyn, sorriderà a sua volta, contagiato dal tuo sorriso che non sarà dipeso da nessuno se non da te stessa. E ti sentirai felice.
E condividere sarà così.
Capirai che non esiste nessun ”Non posso vivere senza di te” ma solamente i ”Posso vivere senza di te, solo che non voglio farlo”.
Ovvero capirai che la tua vita viene prima. Di tutto.

giorgia libero donazione midollo osseo

…𝚎 𝚒𝚕 𝚟𝚘𝚜𝚝𝚛𝚘 𝚒𝚗𝚏𝚎𝚛𝚗𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚜𝚊𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎?

«Prima mi chiedevo spesso, come potesse essere l’inferno.
E pensavo scherzosamente che potesse essere un posto caldissimo, tutto tappezzato dei nostri selfie scartati perchè venuti male. O che fosse un ‘like’ messo per sbaglio ad una foto del ‘97 del tipo che mi piace. O chessò un brufolo all’ultimo prima di un appuntamento.
Ma era giusto il tempo di un pensiero.
Ad oggi invece, credo di avere una risposta.

Penso che l’inferno sia diverso per ognuno di noi. E che nel mio, per quanto ci siamo finiti in parecchi, siamo tutti da soli.
Il mio inferno è questa stanza.
Sono le mascherine dei medici. Sono le facce dei miei amici viste solo in foto sul cellulare.
E’ dentro di me il mio inferno.
Sono io il mio inferno.

E in questa stanza ci sono solo io. Quindi l’unica cosa che riesco a fare è pensare e odiarmi.
Non ho colpe mi dicono. Eppure le sento.

Agite prima che il dolore vi tocchi.

Non c’è giorno che non mi risuoni in testa questa frase, come un promemoria.
Come una tortura ormai.
Per non parlare dei ‘Perché?’.


Perché a me. Perché adesso. Perché così…

In qualche parte della mia stanza c’è, nascosta in qualche libro letto, una lista. Era la mia lista.
Quella che tutti dovremmo fare. E con fare intendo proprio ‘FARE’.
E’ una lista di tutte quelle cose che una persona normale sogna di fare in una vita intera. E’ facilissimo compilarla, così come è facilissimo sognare.
Fai qualcosa, ma poi passa tutto in secondo piano. Passa sempre tutto in secondo piano.
Le cose importanti passano sempre in secondo piano. Che stupidi.

Ecco, ci risiamo.. ancora quella frase

Agite, prima che il dolore vi tocchi’. Ok ho capito, basta.

Nessuno pensa mai al dolore, lo evitiamo come si evitano i panni da stirare passandoci davanti. Che stupidi cazzo.
Non esisterebbe il bello senza il brutto. Il dolore è un sentimento e in quanto tale bisogna portargli rispetto. Questa è sempre stata la mia visione della vita.
Mi hanno sempre dato della cinica, dell’insensibile.
Cinico, nell’uso comune è colui che reprime i sentimenti, qualsiasi essi siano.
Io non reprimo i sentimenti. Forse ho solo imparato a gestirli.

Ho imparato a non precludermi il bello, per paura di soffrire. E ho imparato a soffrire lasciando che il dolore facesse il suo corso. Credo siano cose complementari, se non affronti i tuoi dolori fino in fondo allora non potrai nemmeno godere delle cose belle fino in fondo.
Questo ovviamente mi ha salvato, fino ad oggi.

Oggi non riesco più a vedere il bello.

..sempre che ce ne sia, dentro a questa stanza di merda.
I medici sono stati chiari, ‘Difficilmente uscirai da questa stanza, se non per andare in sala operatoria, nel caso trovassimo un donatore compatibile con te.
Nel caso eh!?
Eh si, una su centomila persone è compatibile con te. E purtroppo nessuno dei tuoi familiari lo è.
Perfetto.
Quindi l’unica possibilità che ho è una persona che vive sul mio stesso pianeta, senza conoscermi, senza sapere nemmeno che, secondo qualche disegno divino di merda, siamo praticamente gemelli. GENIALE PROPRIO.
Se fosse un donatore iscritto, l’avrebbero già trovato. Stanno solo temporeggiando.
E io nel frattempo cosa posso fare?

Nulla.
Prima potevo.

Agite prima che il dolore vi tocchi’ BASTA BASTA BASTA HO CAPITO,  HO CAPITO COSA VUOL DIRE.

Ma sono una cogliona, ed è tardi.
Ne avevo sentito parlare della donazione di midollo, ma come tutte le cose che non toccano la tua quotidianità le scavalchi. Sai che c’è., ma nulla di più. Tanto cose così capitano sempre agli altri.   Che stupida.
E adesso sono qua, ad aspettare e sperare che questa persona ne senta parlare e non la scavalchi come ho fatto io.
Ma perché dovrebbe se nemmeno io l’ho fatto!?

Se non è l’inferno questo…
Chissà dove sarà la mia bucket list.
Che stupida.
Dovevo agire, prima che il dolore mi colpisse.»

A te, Giorgia.

Oggi e sempre.  Perché per cento ragazze di 23 anni che muoiono così, ce ne devono essere almeno il triplo come ma, che combattono ancora per loro.
Vent’anni, un fidanzato, instagram, i selfie.. siamo tutte Giorgia.  Ma se state leggendo questo, allora vuol dire che voi avete ancora una scelta. Fatela. Informatevi. QUI E ORA.

viaggio sola mainagioia is the new black

Io viaggio sola

..E se facessi un viaggio da sola?

Viaggiare fa crescere una persona.
Un viaggio da sola ti cambia la vita.

Parte sempre tutto così, io li chiamo ‘Periodi piatti’.Lavoro, casa, amici, amori (se capitano), tutto nella norma.. tutto estremamente regolare, fin troppo regolare. Piatto per l’appunto. 
Pura inerzia. E io l’inerzia nella mia vita non ce la voglio.

E allora comincio a  sentire quella necessità, quel bisogno di scappare un po’ e inizio a pensare. O forse dovrei dire fantasticare.
A volte in questi periodi mi ritrovo, al lavoro, a casa, in giro, letteralmente incantata, incantata a  guardare tutto e niente, pensando che vorrei fare tutto e non sto facendo niente.  E io da quel ‘niente’ sono totalmente terrorizzata.

Allora il fantasticare diventa un pensare.

E il pensiero è sempre lo stesso:

«Dove? Dove potrei  andare?’’..Una settimana? Un Weekend? Viaggio della vita? Un weekend full immersion?»

«Berlino, ho sempre voluto andarci. No voglio un posto con gente accogliente. Ma che ne sai di com’è la gente a Berlino se non ci sei mai stata…?! Lisbona? Amsterdam? Cazzo l’Aurora Boreale. VOGLIO VEDERLA.»

Inizi a guardare un po’ di voli, un po’ di periodi, un po’ di alberghi… per ogni città che «Si si ho deciso, vado qua.» cerchi su Google le immagini.
Poi torni sui voli, sugli hotel, intanto ti sale l’adrenalina, quella sensazione che solo chi ama viaggiare conosce.  Il tuo emisfero destro del cervello praticamente è già dentro quelle immagini che hai trovato su Google.. non puoi più farne a meno.

Non vuoi più farne a meno.

Fatta, decidi, volo, data, meta.. arrivi ad un passo dalla prenotazione, respiro profondo e clicchi su quella stra maledettissima X.  Quella che ti fa chiudere tutto e tornare alla realtà, perché sei in bolletta e quindi dove cavolo vuoi andare?

Ha vinto l’emisfero destro del cervello. E torni al tuo stato di inerzia.
Ma non dura. Non dura mai.
Troppi posti da vedere, troppi pochi soldi. E’ sempre così. Ma una volta qualcuno mi disse che c’è una differenza sostanziale tra andare in vacanza e viaggiare.

Una vacanza è per rilassarsi, per mettere in standby i problemi , mettere in standby il cervello. Una vacanza costa.

Io invece voglio viaggiare proprio per l’esatto opposto, io voglio togliere lo standby. Da tutto. E poi non viaggiare mi costerebbe molto di più.

E badate, amo il mio lavoro, amo la mia famiglia, i miei amici e la mia vita. Ma non ci posso fare nulla, semplicemente non credo sia ‘tutto qui’.  E allora viaggio.

Viaggio, non per guardare , ma per scoprire. Per scoprire che posso ancora stupirmi in positivo, che posso trovarmi a sorridere da sola dall’altra parte del mondo guardando un’alba. Scoprirmi a guardare disgustata qualcuno mangiare cavallette, con l’inspiegabile e paradossale sensazione di voler sapere anche io che gusto abbiano.  Scoprire che c’è molto di più di quanto potessi immaginare, sempre.

E poi viaggio per la paura. Perché questo mondo a volte sa essere terribilmente crudele e tu devi imparare a starci. Ma se lo fai da sola, a 6000 km da casa, quella paura la devi superare per forza.  E ogni volta che torno avrò una puntina in più sul planisfero e forse qualche paura in meno.

Detto ciò, come vi accennavo a volte vince l’emisfero destro e a volte il sinistro. Altre ancora vince l’Emisfero Nord.

Vado a Stoccolma.

Ci si vede al check in allora?

crescere età adulta bambini

L’età adulta é sopravvalutata

E poi un giorno, ti squilla il telefono e sul display appare ‘Banca’. Vorresti rispondere solo perché tanto sai già che prima o poi dovrai farlo e sai anche già cosa vogliono,
quindi come un cerotto vorresti solamente toglierlo e via.
Ma giri lo sguardo e lo lasci squillare…
Nel frattempo ti arrivano anche delle mail.
SPAM.
SPAM.
SPAM.
SOLLECITO DI PAGAMENTO.
SOLLECITO DI PAGAMENTO.
Sospiro profondo.
E ti fermi. Altro sospiro. 


Ma da quand’è che ho tutte ste responsabilità? Da quando è che tutto è diventato così difficile?
Quand’è che sono diventata grande?
Da quand’è che ho smesso di bere il latte&Nesquik facendo le bolle con la cannuccia?
E soprattutto come si torna indietro?


Il conto in banca, i tacchi alti, il far tardi la sera, i viaggi da sola… Sarebbe tutto molto bello. Se lavorare non ci assorbisse tutto.
Siamo tutti stanchi, arrabbiati e ingabbiati.
E la cosa peggiore è che ci sentiamo liberi.
Liberi di fare ciò che vogliamo, di andare dove vogliamo, di spaccare il mondo.. quando in realtà non lo siamo per niente.
Lavoriamo e posticipiamo.
Posticipiamo e poi torniamo a lavorare.
Abbiamo 6 giorni a settimana in cui fantasticare su cosa fare nel weekend e un giorno a settimana, (due per i più ‘fortunati’) in cui renderci conto che siamo troppo stanchi e che vorremmo solo chiudere gli occhi per un secondo, riposarci, pensando a quanto bello sarebbe vedere l’Aurora Boreale tra i fiordi, o la fioritura dei ciliegi in Giappone o magari perdersi nei colori del Souk di Marrakesh…
Quando li riapriamo è domenica sera, quindi praticamente lunedì.
E niente, ‘Sarà per il prossimo weekend.’
Già. Il prossimo.
Vabbè torno a lavorare, per potermi permettere di comprare il latte e il Nesquik, che poi tanto non avrò tempo di bere.

Tutto quello che ci hanno insegnato le favole Disney e che forse era meglio dimenticare.