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Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Appena concluso un tour del Marocco di 4 giorni, da Fes a Chefaouen, passando da Volubilis, Meknes e Bahlil

Il diario è pieno zeppo di sensazioni e immagini, come anche i miei occhi. Ma prima di trascriverle, vorrei fare un paio di premesse.
La prima in assoluto, quella più importante, è che io non sono una guida turistica.

Non faccio elenchi di città, musei, monumenti, ristoranti. Nemmeno la storia della città. Ancora meno spiego i perché di una cosa piuttosto che di un’altra. E non sono una Travel Blogger. O meglio si, ma non una di quelle che vanno tanto adesso. Non sono figa, ne’ tantomeno fotogenica, quindi nessuna foto su sfondo bellissimo con il braccio teso all’indietro verso il fotografo, nessun outfit pazzesco da sfoggiare per le viuzze delle città visitate e no non bevo FitTea, sono ferma ai 58 kg da quando ho compiuto 26 anni, nulla mi può schiodare da li.

Io viaggio e racconto il mondo che vedo, come se lo raccontassi a me di nuovo tra qualche anno. Perchè scrivere nel diario è così per me, da sempre. Scrivo e posso rileggere e rivivere quando voglio.  

La seconda premessa, anche se non meno importante, è che questo viaggio mi è servito sotto molti punti di vista. Come qualcuna saprà e qualcuna no, è stato un anno impegnativo.. ho conosciuto gli attacchi di panico e come faccio sempre, ci ho scritto su. Scoprendo che non solo non ero la sola, ma che anzi, la maggioranza li aveva già conosciuti prima di me.

Beh per uno che ama viaggiare, o ‘vivere’ in generale, il panico è una tortura. Una cosa che prima avresti fatto ad occhi chiusi, ora diventa una sorta di Everest da scalare in infradito.. nella tua testa. E basta. Perché nella realtà è ancora una cosa che potresti fare ad occhi chiusi. Ma non lo sai. Perché la paura è una merda che ti offusca tutto.

‘Viaggiare? No non posso farlo, non ce la faccio. E se sto male in aereo? O in macchina? E se gli altri non comprendono cos’ho? NO, non posso farlo.’
Invece come direbbe Frankestein Junior: SI PUO’ FARE!

Ci tenevo a dirlo, soprattutto a tutte quelle ragazze che mi hanno scritto dopo aver letto quello che avevo scritto sulla paura, di quanto si sentissero sole e invalidate a fare le cose che più amavano fare. E’ vero sembra impossibile farsela passare e ritornare ‘Normali’. Ma sappiate che abbiamo solo paura di ‘ipotesi’, di un ‘E se..’. La realtà è molto diversa…

Beh faccio prima a iniziare a raccontarvela.  

E DUNQUE BUON VIAGGIO!

marocco aereoporto fes

Fes, 29/09/2018

Arriviamo all’aeroporto di Fes al tramonto, e che tramonto. Ma anche fosse stato un cielo nero o ‘normale’, il mio cuore sarebbe stato comunque strabordante di quell’aria frizzante che ti riempie i polmoni appena metti naso fuori dal un aereo .

In aeroporto tra un controllo e l’altro abbiamo iniziato a fare amicizia con gli altri membri del gruppo, con i quali avremmo condiviso il viaggio. Pochi, ma a mio parere buoni.
Ci è andata di culo in sostanza.
Mentre una volta fuori abbiamo conosciuto anche Lisa, che sarebbe stata la nostra guida oltre che organizzatrice del tour.  

Personalmente odio i tour organizzati e quindi le guide. Non amo viaggiare in compagnia, tantomeno con qualcuno che mi dice ‘dove andare e cosa fare’, quindi ero molto scettica inizialmente. Soprattutto perché viaggiare è una delle cose al mondo alle quali tengo di più, quindi se non fosse andata bene, mi sarei, come dicono in Francia, mangiata una merda.
Io viaggio sola e nella mia testa, la concezione di guida, è un locale, conosciuto per caso una sera, ci bevi qualcosa assieme e che si offre di farti vedere la ‘sua’ città. Solo cosi secondo me puoi davvero ‘viverti’ una città che non sia la tua. D’altronde se ci pensate, quando vedete un turista nella vostra città, mentre fotografa la statua o la chiesa più importante, non vi viene subito da pensare che non è così che può conoscere davvero la città..  e che voi sì che gli fareste davvero assaporare la vera vita del posto, se gli faceste da guida?

Farsi raccontare una città, come voi raccontereste la vostra.

Questo vorrei da una guida. E quasi mai è così… ore e ore passate ad ascoltare spiegazioni sul perché la facciata di questo o quel palazzo siano di un colore o di un altro.  DU COIONI.

Quindi come dicevo, nella mia testa i tour organizzati non sono contemplati. ANZI.

Con Lisa mi sono dovuta ricredere. E’ stato come fare un viaggio con un’amica di vecchia data, che vive qua da molto tempo e decide di ospitarti per qualche giorno. Nessun tempo morto, nessuna spiegazione pallosa e soprattutto nessun vincolo, di nessun tipo.

Arriviati in Riad, (l’equivalente del loro albergo, ma in stile arabo) abbiamo semplicemente lanciato le valige nelle stanze e nonostante la stanchezza, siamo usciti. Non vedevo l’ora. Chi viaggia conosce quella sensazione. Quella impazienza di mettere a confronto la realtà, con ciò che ci siamo solo immaginati fino al giorno della partenza.

Ecco, diciamo che non è andata proprio benissimo la prima sera.

Eravamo in cinque quindi ero tranquilla, ma ammetto che se fossi stata da sola, la passeggiata notturna per le vie della Medina (il centro storico), per quanto affascinante, l’avrei saltata a pie’ pari. Nonostante Lisa ci avesse detto che non c’era nessun motivo per avere paura (e probabilmente aveva ragione), ma a sensazione… mmm anche no!!! Avevo meno paura girando da sola a New York.. ma ripeto, sono sensazioni semplicemente.

Durante il giorno c’è il mercato, cioè un vero e proprio marasma di gente, profumi e negozietti a misura d’uomo. La sera invece, quando le bancarelle chiudono,  rimane solo sporcizia e desolazione.. Ma più sporcizia, molta sporcizia. Madò che snobdimerda che sembro quando dico ste cose, manco fossi la Regina della casa io poi… No, però non mi piace nemmeno far finta che non sia stato quello il mio pensiero. Il punto é che noi siamo abituati ad una realtà, molto diversa dalla loro, sotto molti punti di vista.. E la pulizia é uno di questi. 

Poi gruppetti di persone sparpagliati qua e là a fare.. A fare.. 🤔.

Mmm, ad essere onesta ora che ci penso non saprei dire cosa facessero. So che non bevono alcolici, ed essendo io veneta non riesco quindi a trovare una spiegazione al perché si trovino ad uscire alla sera..

Vabbè comunque dicevo.. Sporco, gruppi di gente astemia.. E gatti. GATTI EVERYWHERE. Se siete dei gattari, dovrete combattere giornalmente contro il vostro istinto, di toccarli o addirittura di aiutarli, quando in un vicolo buio e stretto vi passerà a fianco un micio di circa 3 giorni, con gli occhietti ancora chiusi e tutto spellachiato, in cerca di qualcuno che possa fargli capire dove si trovi e perché in quelle condizioni. OHMIODIO MACHE CARINOOOOOO, VIEN…NO, NO NO RESTISTETE!

Si insomma ok, diciamo che la prima sera non sono rimasta proprio positivamente colpita.. 

La notte però, porta via comunque la stanchezza e nel frattempo gli asini netturbini  portano via la spazzatura. Asini netturbini si, non ho sbagliato a scrivere, sono proprio asini che passano di notte per le vie e tirano su le immondizie lasciate durante il giorno. Da non confondere con gli asini fattorini, che portano a casa la spesa dal mercato. O gli asini tassisti..

Ma comunque… dopo l’originale sveglia che usano loro alle 5.25 del mattino, ovvero il richiamo alla preghiera fatto dal Muezzin, che a mio parere è stato più un richiamo alla bestemmia…. (5.25 DEL MATTINO. MA Scherziamo!??) Ci aspettava la  colazione marocchina dalla splendida terrazza del Riad, allego foto, perché con molta umiltà devo ammettere che non saprei descrivere la bellezza del momento in cui abbiamo fatto l’ultimo scalino e siamo usciti sul tetto. Avete presente le mattine d’autunno, ma non ancora fredde, semplicemente tiepide, il sole ancora molto molto timido, che illumina un po’ alla volta tutti  i tetti, i panni stesi, i campanili.. e il classico silenzio della domenica mattina, quello di una città che si sveglia con un po’ più di calma rispetto al caos della settimana. Ecco così.

colazione marocco

Tavolti rotondi, cuscini, caffè, the alla menta, burro, marmellate e Msemen a volontà (pancake marocchini di cui avrei fatto volentieri indigestione).

colazione fes marocco tetto riad

I momenti che ti fanno dire ‘

CAZZO MA QUANTO BELLO E’ VIAGGIARE????

Finita la colazione eccezionale, raccattate le valige (raccattate è italiano? O veneto? Boh vabbè, secondo me  avete capito ugualmente) e via fuori immediatamente.

‘SCUSATE MA… SIAMO NELLA STESSA CITTA’ DI IERI SERA?’

Non so cosa fosse successo nella notte in città, ma al mattino aveva cambiato totalmente aspetto. Come le persone che conosci in discoteca  e che se le rivedi la mattina ti domandi ‘Ma quanto cavolo avevo bevuto ieri sera?’. In ogni viaggio mi succede, e in ogni viaggio lo racconto. C’è sempre la giornata ‘No’, nelle quale ti ritrovi un po’ delusa da tutto, o magari piove o magari hai gli ormoni a palla e piangi a caso, ma la città, non si capisce come, in un modo o nell’altro riesce sempre a recuperare.

Nel caso di Fes ha avuto molto tempo per recuperare, perché il programma del primo giorno era arrivare a Chefchaouen, detta La Perla Blu del Marocco, loro dicono che sia per il colore blu che la caratterizza, ma secondo me è semplicemente perché nessuno è mai riuscito a pronunciare correttamente il nome. Ma io che sono vostra amica vi scriverò la pronuncia, cosi potrete impararlo subito e non fare le figure di merda che ho fatto io per circa un mese.

SCEF-SCIO-UEN.

Generalmente non amo i traggitti troppo lunghi in macchina, soprattutto in un periodo come questo, dove gli attacchi di panico la fanno da padroni. Quindi l’idea di farmi 4 ore di viaggio, in macchina con persone, ancora estranee, lontanissima da casa e in posto nuovo, non mi entusiasmava, per non dire ODDIO CHE ANSIAAA!

Invece, tra lo scrivere, paesaggi incredibilmente belli e qualche sosta per visitare bancarelle disperse in strade in mezzo al nulla.. non mi sono nemmeno accorta del tempo che passava.

MA, può essere anche che il mio cervello abbia subito un blackout, quando ad un certo punto dalla autoradio è partita ‘WWW mi piaci tu’ dei Gazosa. Sì, avete letto bene. WWW MI PIACI TU DEI GAZOSA???? In mezzo al nulla cosmico di una strada del Marocco?  SI.

Credo che a Cartesio sia successa una cosa simile quando si domandò ‘Sogno o son desto?’

Quindi si, può essere che le ultime tre ore di viaggio, il mio cervello le abbia passate ad elaborare la cosa, cercando una spiegazione logica. Chiaramente impossibile da trovare.

I Gazosa?? QUI?! Boh vabbe..

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

Chefchouen, 30/09/2018

E beh, se ci andate, mi sento di consigliarvi due cose.

La prima, svuotare la memoria del cellulare, più che potete, perché ogni tre passi vi verrà voglia di fotografare qualsiasi cosa.

La seconda é NO FOTO NO FOTO NO FOTO, alle persone. Nella loro cultura, le foto rubano l’anima, (un po’ come da noi d’altronde!). Quindi quando vorrete fotografarli, facendo finta di fotografare altro (fine!), sappiate che loro se ne accorgeranno.. E ve ne accorgerete anche voi quando vi malediranno al grido di ‘Allah’nima delimortaccitua”.  

marocco persone chefchouen

Ciò nonostante rimane comunque la città più affascinante di questo viaggio. Sì ‘ affascinante’ credo sia la parola più adatta.

E’ blu. Tutto estremamente, blu. Fin troppo blu. Ad un certo punto, mi sono addirittura chiesta (vista la quantità industriale), perché non pitturassero anche i gatti di blu, per renderli più caratteristici.

Marocco in 4 giorni: Da Fes a Chefchouen

DRIN DRIN DRIIIN. ORA DI PRANZO. Ebbene si. E siccome per me, uno dei piaceri del viaggiare è proprio provare gusti nuovi, siamo andati a magnà. Sempre ovviamente su consiglio di Lisa e del ragazzo che ci stava facendo da guida quel giorno (.. e li ringrazio per questo).

Segnatevi assolutamente questo nome CAFE’ CLOCK. Tutto buonissimo, ma due le cose da provare nella maniera più assoluta:

  1. L’hamburger di cammello. (introvabile nel resto del paese e sì, non che da noi si trovi facilmente). Delizioso e cucinato in maniera impeccabile.
  2. Bevanda semplicissima dellaqualenonricordoilnome, ma da 10 con lode. (Provate con: Fresh Mint Lemondade. Che voglia se ci penso!)
marocco cosa mangiare carne cammello

Ammetto che ero molto, molto scettica per quanto riguarda il mangiare. Non sono una schizzinosa, anche se nessuno schizzinoso dice mai di esserlo, ma io non lo sono, si ok anche questo lo dicono tutti, BEH IO MANGIO TUTTO. Avevo semplicemente timore di passare il tempo restante del viaggio sulla tazza. Son sincera, non sono proprio il massimo dell’igiene le loro cucine, quindi SI ERO SCETTICA. Beh mi sbagliavo. O comunque occhio non vede..  

Consigliatissimo : Cafe Clock, 3 Derb Tijani, Chefchouen.

Per smaltire il tutto, ma soprattutto per fare indigestione di blu, siamo usciti. E abbiamo iniziato a camminare. Dove capitava; vicoli, bancarelle, piazzette, case.. tutto rigorosamente in tinta. Tutto fottutamente colorato ed estremamente bello.

Soprattutto se riuscite a intravedere qualche scena di vita quotidiana.. Quando non cercano di vendervi qualcosa.

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Qualche anziano seduto, le donne intente a sbucciare fichi d’india o qualche bambino che torna verso casa con il pallone sotto il braccio.. Ecco in quel momento potrete vedere il quadro generale e non più solo il quadretto dipinto di blu, che vendono al negozio di souvenir.

Questo è quello che mi aspetto da un viaggio, scoprire una realtà che non è quella che conosco e nemmeno quella costruita ad hoc per i turisti. Voglio conoscere la quotidianità di altre parti del mondo. Voglio vedere l’anziana andare a fare la spesa con il mulo, o il fornaio sfornare il pane e riporlo su un carretto che porterà poi in giro per tutto il paese, o due gatti randagi dormire avvinghiati dormire sopra un borsone in pelle venduto in una bancarella…

gatti pelle fes randagi marocco

Prossime tappe, Volubilis, Meknes e Bahlil. (per leggerle QUI)
Che non avevo mai sentito nominare (capra capra capra) prima d’allora..

Ringraziamento doverossimo a ‘‘In Marocco con Lisa” 

lunedi ansia pensieri

… Ed é di nuovo Lunedì!

Driin Driin Driiin

Strizzo gli occhi allungando a caso un braccio, senza nemmeno seguire il suono della sveglia per capire se mi sto allungando nella direzione giusta.
Oddio spegniti ti prego.. dove ho messo il cellulare ieri sera?!
h. 7.45
Un minuto. Un minuto e mi alzo
Driiin Driiin Dri

Ok ok sono sveglia.
h. 7.55
Prima bugia della giornata. Non è vero, non sono sveglia per niente.
Mi tiro su dal letto, ma sono stanca. Sono sempre stanca ultimamente.
Va beh ma è normale no. Se lavori 6 giorni a settimana, 9 ore al giorno, di più se tira male.. chiunque sarebbe stanco.

No dico davvero. Sono stanca.

Scendo. Accendo la caffettiera. Tiro fuori lo yogurt. Lo mangio mentre aspetto il caffè.
Intanto apro Facebook, scorro un po’.
Foto di cena tra amici. Like.
Nuova immagine profilo. Like
Cucciolo appena regalato per Natale con fiocco in testa. Like.
Chiudo.
Vediamo le mail.

SPAM. Elimina.
Estratto conto della carta di credito.
Elimina subitoimmediatamente.
PUBBLICITA’. SPAM. PUBBLICITA’.
Elimina.

Cosa faresti se ricevessi 100.000€?”

Cosa farei?
Vivrei probabilmente. Quello che dovremmo fare tutti. Mi piace il mio lavoro, ma lo odio. Odio il lavoro e il fatto che mi serva. Odio dovergli dedicare gran parte della mia giornata, arrivare alla sera, cioè al momento in cui finalmente avrei del tempo da usare come voglio io e invece sentirmi stanca. Non è giusto.
Quindi si, con 10000€ non farei altro che vivere.
Elimina.
Caffè pronto.
Lo bevo, ma senza dargli troppa attenzione.


Chissà quand’è che ho smesso di sentirne davvero il sapore..

h. 8.21
CAZZO.
Mollo giù la tazza nel lavello.
Entro in bagno, ma ormai non mi soffermo nemmeno più molto a guardarmi allo specchio. Chissà perché mi fa così paura.
Voglio dire il tempo passa per tutti, lo si sa. Ho ‘solo’ 30 anni, non sono ancora da buttare.. Eppure evito lo specchio se posso.
Così come ho smesso di farmi i selfie. Magari ci provo anche, ma dopo cinque tentativi venuti male, forse è il caso di ammettere semplicemente di non essere figa e andare avanti.
Si può vivere senza selfie. E anche senza like di apprezzamento ad una foto dove al 70% non sei manco tu.

h. 8.40
MERDA MERDA MERDA
Apro l’armadio, guardandolo svogliatamente. Una volta mi piaceva scegliere i vestiti. Soprattutto per uscire la sera.
Jeans e maglione oversize sono più che sufficienti.
Giubbotto, chiavi della macchina, chiavi di casa, fuori.
Sono stanca
Lo sono tutti. Apri la macchina dai.

Salgo, metto in moto, cintura.
Forse dovrei cambiare strada. Dicono che faccia bene cambiare piccole cose della propria routine giornaliera per non deprimersi.
Cioè renditi conto.. fare una strada alternativa, solo per illudere la mia mente di aver cambiato qualcosa nella mia giornata? Farlo sarebbe ancora più deprimente dell’averlo anche solo pensato.

Dai parti per cortesia.
Autoradio, giro di zapping in cerca della canzone perfetta, quella che davvero vorrei sentire in quel momento, anche se nemmeno io so qual è, quantomeno finché non capisco che se voglio riuscire ad ascoltarne almeno una prima di arrivare al lavoro, devo lasciare quello che capita. Trovandomi il più delle volte a canticchiare canzoni di dubbio gusto, che mai conoscerei, se non le propinassero trecento volte al giorno.

Sono stanca. Davvero.

Spengo l’autoradio, spengo la macchina, borsa, scendo.
Cerco le chiavi del negozio. Le infilo, apro.
Allarme, luci, computer.
Sospiro.
Basta sospirare, si può sapere cos’hai da sospirare? Hai tutto. Un bel lavoro, un fidanzato perfetto(per ora), delle amiche fantastiche, magari oggi riesci anche a scrivere un po’. Concentrati su quello e sul lavorare bene, per guadagnare e poterti permettere almeno un weekend via.
Si giusto, ho tutto.
Un weekend via’ è un altro modo per dire ‘fai un percorso alternativo’?!
Va bhe ma voglio dire, è così la vita no?
Un susseguirsi di giornate simili, qualche vestito nuovo, qualche serata al sushi, qualche giornata libera e qualche percorso alternativo buttato lì ogni tanto per dare una parvenza di novità?
E’ così per tutti no?!

E alla gente questo basta giusto?!

Si, ma anche a me basta infatti.
Ah si?! E com’è che ti senti sempre così fuori luogo ultimamente?
Non lo so, probabilmente è solo stanchezza.
Probabilmente continuo a vedermi i giorni scorrermi davanti senza riuscire a far nulla che ne valga la pena.
Ma tipo?
Ma che ne so’, tipo qualcosa che possa raccontare ai miei figli. Voglio vedere il mondo e raccontarglielo. Voglio insegnargli che ogni sacrificio che faranno, anche il più piccolo, avrà sempre una ricompensa. Che nella vita quel sacrificio conta tanto quanto la sua ricompensa.
Ma come posso arrivare a dirgli questo un giorno, se io per prima vivo d’inerzia…

h. 10.40
Caffè.
Apro Instagram.
Foto dell’Auorora Boreale del National Geographic.
A 22 anni avevo fatto una Bucked List, scrivendoci tutte le cose che avrei voluto fare prima di morire. Tutte cose fattibilissime. La prima tra queste era proprio vedere l’Aurora Boreale.
Oggi ne ho 29. Non so manco più dov’è finita la lista. E inizio a pensare che l’Aurora fotografata dal National Geographic dovrà bastarmi.
Chiudo Instagram.

h. 19.30
Spengo il pc, luci, allarme.
Chiavi della macchina, cintura, metti in moto.


Non vedo l’ora di arrivare a casa e aprirmi una bottiglia di rosso.
Ma è venerdì sera e poi ultimamente stai bevendo un po’ troppo vino, lo dice anche la bilancia. Da quanto non fai una serata con i tuoi amici, nella quale non guardi l’orologio ogni mezz’ora?

Tanto. Ma sono stanca, magari il prossimo weekend.

Accosto, spengo la radio, spengo la macchina.
Oddio perché si è accesa la radio se l’ho appena spenta?
Perché era già spenta.. non l’avevo proprio accesa. Venti minuti di tragitto in silenzio?!
Più che altro con i miei pensieri in sottofondo, che sono tutt’altro che silenziosi. Bene dai.

STAP.
Quanto amo il rumore del primo sorso di vino versato.
Stai diventando un’alcolizzata!
E’ solo un bicchiere di vino.. e in ogni caso me lo sono meritato.
Questo è proprio quello che si dicono gli alcolisti.

DLIN DLON
Meno male. E’ arrivato. La parte bella della giornata.
«Ciao amore»
«Ehi… ho aperto il vino!»
«Fatto ben. Ascolta ma.. Sushi?«
Sorriso tirato fuori. Sorriso tiratissimo dentro.
«Che c’è? Non ti va?»
«Si si, mi cambio al volo e andiamo»


Chissà se lui è felice. Chissà se i miei pensieri sono così rumorosi da coprire anche i suoi.

Vorrei fosse felice. Ma come fai a rendere felice qualcuno se nemmeno tu hai la certezza di esserlo?
«Ti dispiace se mi guardo una puntata prima di venire a letto?»
«No certo. Io però vado perché domani lavoro»
«Buonanotte»
«Notte amore»
Ultima occhiata a Facebook.
Like. Like. Dio, che male è venuta in sta foto. Va beh metto comunque il like perché è una ragazza d’oro. Like.
Chiudo.

DRIIIIIIN DRIIIIIN DRIIN.

Ok. Un minuto.

Trovare il proprio posto nel mondo

Trovare il proprio posto nel mondo

Non ce la faccio piu”
Il lavoro, le scadenze, gli impegni, i figli, compleanni, cene, battesimi, matrimoni, la palestra..
Quando la routine ricomincia a girare, ci rendiamo conto di quanto ci incastri, solo quando non riusciamo più a starci dietro.
E allora ci serve  qualcuno che ci dica “Ohi passo a prenderti alle 17 e partiamo”.

Una giornata di sole, ma con nuvoloni neri che ogni tanto passano ad oscurarlo, come nella vita insomma..

Un bosco.

E un sentiero.

Camminando troverai un posto, nel quale sentirai il bisogno di fermarti. E semplicemente ti fermerai.

Trovare il proprio posto nel mondo

Quell’insieme di suoni talmente coordinati da sembrare un unico silenzio perfetto. Quella luce che passa tra gli alberi. Qualche ragnatela illuminata. Qualche foglia che inizia a cadere.
E quegli alberi fitti.. Tutti intorno, che sembra vogliano dirti che ci sono loro a proteggerti e che  puoi tornare a respirare per un po’.
E allora respiri.. Profondi.
E capisci che a volte  ci serve semplicemente un posto, per continuare a farcela.
Un posto.

Il tuo posto nel mondo

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Cose da non dire MAI ad una donna

Cose da non dire MAI ad una donna

Siamo cosiiiiiì, dolcemente complicate…

Perché dire «leggermente psicopatiche e bipolari» non sarebbe suonato granché poetico. Veritiero, forse… ma non poetico.

Noi donne siamo cosi, ne siamo consapevoli. Possiamo essere dolci e gentili, ma basta una parola detta male e ci trasformiamo in qualcosa che Hulk scansate proprio..

E gli uomini nel dire cose sbagliate al momento sbagliato sono dei maestri. Lo fanno con la stessa ingenuità che ho io quando scrivo al tipo che mi piace e se non risponde penso che abbia sicuramente la batteria scarica, per giorni.

Ma nel 2018, nell’epoca dei filtri, dove le cose prima di venire dette, fatte e pubblicate, vengono controllate, modificate e photoshoppate fino alla perfezione, possibile che gli uomini ancora non riescano a filtrare certe frasi, evitando cosi ripercussioni fisiche e psichiche?

In ogni caso, ora proverò a fare una breve lista con alcune delle frasi che non dovreste mai dire ad una donna. Una sorta di salvagente. Un po’ come il foglio con le istruzioni di salvataggio che ti danno in aereo: ecco, voi tenetelo sempre nel portafoglio per ogni eventualità. Poi se non volete ascoltarmi, come quando per strada vi perdete ma siete troppo orgogliosi per chiedere indicazioni, fate pure. Ma vi avviso: sarà come vivere in un campo disseminato di mine antiuomo, assieme a una che può trasformarsi in Super Saiyan da un momento all’altro. Dunque, come si dice: uomo avvisato… scappa.

Ma partiamo.

1. ”Come sei bella oggi”

Sì, ok, ma l’unica parola che sentiremo noi sarà oggi. Come sarebbe a dire oggi? E ieri? E i giorni prima? Dovrebbe essere un complimento questo? Dai, oh, qua siamo ai fondamentali proprio.

2. Rispondere «Eh, sì!» al commento dei vostri amici su una ragazza

Sappiamo che ovviamente li fate quando siete con loro e, non avendo alternativa, possiamo tollerarli, ma in nostra presenza no! Siamo consapevoli che ci sarà sempre una ragazza sulla quale farete degli apprezzamenti, ma quando siamo assieme i vostri occhi dovranno essere solo per noi. Oppure preferireste non avere più gli occhi?

https://vine.co/v/OTBMavBrEiV

3.”Ma hai le tue cose per caso?”

Che a volte sintetizzate con un «Nervosetta?», ovvero «Sbaglio o sei in vena di spaccare i maroni per caso?»

Ecco, quelli che ho appena scritto sono gli incipit migliori per dar vita ad una discussione. Noi siamo psicopatiche di nostro, ma non è che tutti i mali del mondo siano imputabili al ciclo. E poi quando parlate di ciclo dovreste sciacquarvi la bocca, che ne sapete voi di cosa voglia dire…

In ogni caso, se in una scala da 1 a 10 eravamo nervose 5, quella frase immediatamente ci farà schizzare alla posizione 12, costringendoci a scrivervi «No!» come risposta a caratteri cubitali, con una chiave, sulla portiera della vostra macchina.

4. ”Perché ti devi cambiare? Dai, stai bene anche così”

Che tradotto sarebbe: «Dai, ascolta, non ho voglia di aspettarti, dobbiamo solo andare al cinema, con i pantaloni della tuta e la maglia del pigiama vai benissimo».

Ah, ah, ah: GIAMMAI.

Se avessimo anche il minimo dubbio che foste sinceri probabilmente saremmo anche disposte a uscire vestite da deportate, ma siete credibili quanto un mio «Stasera non bevo» detto il venerdì sera. Fatevene una ragione e mettetevi comodi, la vostra fretta non fermerà il nostro senso di decenza.

5.”Non sei grassa. E poi a me quelle con un po’ di ciccia piacciono”

Ecco voi potreste pensare di aver fatto un complimento con una frase del genere. E tutto sommato potrebbe anche essere vero, ma non verrà mai visto cosi. Alle orecchie di una donna la frase che giungerà sarà: «Sì, be’, in effetti hai un po’ di ciccia».

Ai più sagaci di voi che dopo la suddetta frase noteranno «l’attimo, la terra che tremò, l’aria s’incendiò e poi silenzio», consiglio di fingersi morti e di evitare il classico «No, ma dai, un po’ di pancetta ci sta».

No, no e no! Don’t try this at home.

Ecco, queste per ora sono le basi. Chiaramente poi una volta che avrete imparato a non dire certe cose, la donna se ne accorgerà e sarà portata dalla sua subdola indole a farvi lei stessa domande per tentare di fregarvi comunque.
Potrei dunque farvi una lista infinita di risposte da usare in questi casi, ma, essendo io una delle suddette subdole, non posso farlo.

Posso però dirvi che il più delle volte l’unica cosa da fare se vi è cara la pelle è fingervi morti: funziona.

Copy(isn’t)right

Copy(isn’t)right

Mi rendo conto di non essere Giacomo Leopardi, seppur il nostro spiccato ottimismo ci accomuni.
Ma conosco a memoria i miei scritti.
Perchè prima di essere ‘scritti’, sono pensieri, i miei pensieri.
Li conosco.
Ne conosco perfino la punteggiatura.

E mi fa felice quando vedo che in un certo modo sono riuscita a dar forma a quei pensieri e non solo, soprattutto quando quei pensieri arrivano a chi, magari, non ha avuto la stessa fortuna nel riuscire ad esternarli.. e usa le mie parole.

Ma non così.
Non copiando, incollando, facendo un taglia e cuci. Non spacciandole per scritte da un’altra mano.
E’ ingiusto.
Ti fa venir voglia di chiudere il sipario e diventare un’egoista.

C’è un tasto che racchiude il ‘Che bello, vorrei tanto averlo scritto io!’, si chiama ‘CONDIVIDI’.

Perché lo ripeto, io non sono Giacomo Leopardi, ma un pensiero altrui, a prescindere dalla forma con la quale è stato reso pubblico, foto, parole, musica… merita rispetto.

Copy(isn’t)right

Come tutelarsi da tutto ciò?

travel blogger obbiettivi rivincita

La rivincita delle persone normali

La rivincita delle persone normali

Ho sempre pensato che la mancanza di ambizione, così come l’eccesso, fossero da considerarsi difetti in una persona.
E forse per questo non mi sono mai posta degli obbietti nella vita.. tanto meno dei sogni.
Mediocre in tutto, eccelsa in niente” come mi disse una volta qualcuno.

Questo un po’ per la paura di fallire e un po’ (molto) perché qualsiasi cosa mi avesse portato via del tempo di oggi, per raggiungere un qualcosa ‘forse’ domani, non lo ritenevo meritevole. O tutto subito o nulla.

Non ero mai pronta a sacrificare qualcosa del mio oggi, per magari non aver nulla domani se non una delusione..
Mi nascondevo sempre dietro proforma tipo “Ma dai per cortesia, non sei così brava! Accontentati di quello che fai, come lo fai! Accontentati delle piccole soddisfazioni giornaliere! Per raggiungere i propri sogni, bisognerebbe innanzitutto averne e poi dovresti impegnarti e iniziare a sacrificare qualcosa, così funziona!”
E puntuale come il ciclo il giorno prima della partenza per le vacanze, mollavo la presa e mi rispondevo “Ma si infatti non ne vale la pena.. E poi che sogni ho io? Non ho mai avuto sogni ne ambizioni. Ho solamente cose che mi fanno stare bene nella vita certo..
Scrivere e viaggiare. È ovvio che sarebbe un sogno poterlo fare. Chi non lo vorrebbe?
Ma siamo nel 2018, sei in micro pesce in un oceano di pesci molto più grandi, più preparati e più coraggiosi di te.”
‘E meritevoli anche vorresti aggiungere?’
Beh si.
Perché questo è il punto. Se nemmeno credi di meritartelo, allora non ci crederai mai davvero per potertelo permettere.
E continuerai semplicemente a stare nel tuo, nuoterai sempre stando vicino al tuo scoglio e ti acconteterai! Perché nella vita, soprattutto quella al tempo dei social, devi saperti accontentare..
” Che bella questa foto su Instagram; questa ragazza bellissima con il suo cappello in paglia, il suo vestito bianco, mentre cammina nelle vie di questo paesino con le case i mattoni e tutti i fiori colorati sui balconi”
Che bello dev’essere poter vivere così, in giro per il mondo con il mio diario e il mio fotografo . A vivere il mondo come andrebbe vissuto per una vita sola che abbiamo..
A scrivere i miei appunti mentre facendo colazione dall’altra parte del mondo, osservo lo scorrermi davanti di una quotidianità che non è la mia, cercando le giuste parole per trascrivere quel momento e raccontarlo a chi vorrà poi leggerlo…

IUUUU UH!! TORNA TRA NOI!!!
Sospiro e torno alla realtà si.

La rivincita delle persone normali

Certo è una vita invidiabile quella, chi non la vorrebbe?
Ma quella è l’eccezione, non la regola!

E poi ripeto, bisogna volerlo davvero qualcosa, per poterlo raggiungere così. Ma cosa ancora più difficile, bisogna sapere di volerlo.
Non so voi, ma io la domanda ” Ma tu dalla tua vita, cosa vuoi?”, l’ho sempre evitata, come si evita il proprio ex se ce lo si ritrova ad una festa.
Ogni tanto sì, capita di farsela. O di sentirsela fare. Ma quasi mai di prendersi più di 10 secondi per rifletterci davvero.. Perché?
Perché domande come questa fanno estremamente paura!
Paura di non sapersi dare una risposta e ancora più paura di sapersela dare invece.

Ecco beh.. qualche giorno fa qualcuno me l’ha fatta. Qualcuno che voleva saperlo davvero.
Qualcuno al quale avrei dovuto rispondere davvero.
E ho risposto. Seppur con le guance rigate, come se dentro di me cuore e testa stessero facendo a pugni tra loro!
Ma ho risposto.
Voglio fare questo nella vita!
Voglio vedere il mondo e raccontarlo a modo mio a chi vorrà leggerlo.

Non sarò la più brava a scrivere, né a far foto, né avrò mai quel cappello in paglia, né tantomemo verrò pagata per farlo.. Ma non fá nulla!
Voglio fare quello.
Studierò per migliorare.
Lavorerò per potermelo permettere.

E ogni volta che farò ritorno al mio scoglio, sarò ogni volta più soddisfatta di me.

La rivincita delle persone normali

Una volta avrei finito il post dicendo “Ma poi.. apro gli occhi e torno alla realtà. Alla routine, al lavoro e ai soliti like messi su Instagram.”

Stavolta no.. Perché per quanto tu ci metta per deciderti a farti quella domanda o ad ammetterlo a te stessa, sai già cosa vuoi. E in un modo o nell’altro il tuo modo di fare ti porterà inconsciamente a capirlo, che tu lo voglia o no.
E mentre io settimana scorsa cercavo risposta, mi è arrivato questo messaggio: “Ciao, è un po’ che seguo quello che scrivi.. È vorrei chiederti di fare da travel blogger per il nostro viaggio!” (Grazie LISA)

E quindi sì, non sarò la più brava, nè la più bella come quelle ragazze bellissime su Instagram.. Ma beh ecco, anche noi ragazze normali ogni tanto (non sempre) possiamo farcela!

… vuoi vedere che mi tocca cambiare il nome della pagina con ‘Ognitantounagioia Is The New Black’ o addirittura iniziare ad essere felice di me?!ll

ex rassegnata messaggi

EXere o non EXere, questo è il problema

EXere o non EXere, questo è il problema

Che la parola ‘Ex’ fosse compresa in quella categoria di parole capaci di creare fastidio alla sola pronuncia, era cosa risaputa. Un po’ come ‘Equitalia’ o ‘Analcolico’.

Ma all’alba dei 30 anni, mi sono resa conto di una cosa.

Il problema non sono le ex. Noi tutte siamo ex di qualcuno. (E nel caso non lo foste allora magari potreste risparmiavi questo articolo. Forse avete altri problemi ai quali dedicarvi.)

Ma torniamo a noi, anzi a loro.. dicevo, il vero problema non sono le ex, bensì le ex che non si rassegnano di essere tali.

Quando si sta con qualcuno, si ha la tendenza, naturale, a ritenerci (giustamente, in quel momento) la persona migliore che possa stare con quel qualcuno.

Ma quando ci si molla, per quanto una storia possa essere stata importante, uni o bilateralmente, bisognerebbe sempre fare i conti con quella ‘tendenza’ e semplicemente ammettere che forse (forse), ci sbagliavamo… ex dignità messaggi

(Certamente a volte si soffre di più, altre di meno, altre ancora fregauncazzo)

Ecco, questo le ex in questione, non lo fanno. Magari vanno avanti con la loro vita (…), ma ogni tanto hanno bisogno di buttar là un qualcosa che loro vedono come un ‘semplice messaggio’ quando in realtà non si rendono conto di lanciare solo pezzettini della loro dignità un po’ alla volta.

E non sto parlando di messaggi tipo  «Ehi ciao ascolta ti ricordi il nome di quel ristorante blabblabla? Grazie mille ciao.» fini a se’ stessi e del tutto leciti.

No, parlo di quei messaggi venuti dal nulla e mandati per il nulla più cosmico: «Ciao sai che ti ho sognato stanotte

UAU grazie. messaggio ex

Ecco quest’ultimi messaggi, a meno che per il vostro compleanno non abbiate chiesto l’abbonamento a ‘Cioè’… anche no dai!!

Io personalmente non ho mai avuto grossi fastidi provocati dai miei ex o dalle ex dei miei ex, forse perché prima del classico insulto gratuito mi sono sempre fermata a pensare. E quindi solidarietà femminile prima di tutto.

Ma come dicevo, c’è modo e modo di essere l’‘Ex’ di qualcuno.

C’è il modo rispettoso.

C’è il modo irrispettoso.

E c’è quello un po’ (tanto) triste.

Scegliere che tipo di EX essere è un nostro dovere.

Il primo. Il rispettoso: ovvero quello nel quale tutte pensiamo di rientrare, è il migliore nonché il più semplice.

Finisce la storia, rimane l’affetto, rimane la stima e soprattutto rimane il rispetto, ( solo se lui non è stato una merda, sennò passate direttamente alla frase finale) quindi ‘Buon compleanno :)’ e ‘Buon Natale’   se sentiti, si possono anche mandare, sennò anche no.

Dopodiché semplicemente grossi sorrisi se lui è felice con qualcun’altra, ognuno per la sua strada e grandi ciao con le mani.

Il secondo. L’irrispettoso: Ovvero quello utilizzato da coloro che ogni tot. tempo sentono il bisogno di scrivergli (il range di tempo che intercorre tra un messaggio e l’altro dipende dal disagio mentale). Ci sono quelle che lo fanno perché non rassegnate e quindi palesando più volte il sentimento. E ci sono quello che lo fanno perché non rassegnate ma facendo finta di esserlo, quindi inventando le più svariate scuse per scrivere…

Spesso ignare del fatto che la banalità di quei messaggi è proporzionale alla velocità con la quale lo screenshot  da lui, arriverà a noi e poi da noi ooovviamente al gruppo delle nostre amiche. ex messaggio

O almeno io dico ‘ignare’, in caso contrario vanno di diritto alla categoria 3.

Il terzo. Per l’appunto il terzo, non è altro che il secondo, ma con l’aggravante del fatto che nonostante le risposte di lui riescano, seppur sempre con gentilezza, a rasentare il ‘Mo’ basta avresti anche un po’ rotto er cazzo’, lei continua…

Gemma Galgani Docet (If u know what I mean).

La cosa più triste di questa categorie è il fatto che così facendo vengono a mancare il rispetto, la stima e anche i ricordi belli. Lasciando semplicemente spazio a ‘Ma si dai è fatta così, prima o poi si stuferà spero!’. La compassione insomma.

E sinceramente credo che nessuna donna se sapesse di generare compassione, manderebbe ancora alcuni messaggi.

So che state pensando ‘Ma io sono mai stata così? No dai, gli ho solo scritto per (…)..’, beh ognuna di noi sa’ perfettamente quando un messaggio era giustificato e quando invece era semplicemente ‘in più’, al momento e alla persona sbagliata.

Eh lo so, nessuna di noi vorrebbe rientrare in questa categorie.. ma temo più di qualcuna si costretta ad ammetterlo a se stessa.

Imparare a distinguere la ‘gentilezza’ dal ‘dare corda’, spesso può risparmiarci dalle categorie 2 e 3.

In alternativa c’è un’altra antichissima ma altrettanto valida tecnica: avere delle buone amiche da consultare prima di qualsiasi messaggio da inviare.

EXere o non EXere, questo è il problema

recensioni negative come affrontarle

Recensioni negative

Beh si, sapevo che sarebbe arrivato il momento.. era questione di tempo.
E infatti, eccolo.
Recensioni negative.

Mi avevano messo in guardia.
Decidendo di aprire un blog (o quello che è) e una pagina (o quello che è), sapevo che il rischio di critiche c’era.. e anche bello alto.

Ma mi sentivo talmente bene quando scrivevo, ‘un momento mio’, così libera dalla quotidianità di un lavoro fatto solo per dovere, i primi commenti positivi, i primi splendidi messaggi di gente dall’altra parte d’Italia che mi diceva quanto si ritrovasse nelle mie parole.. Che le critiche mi sembravano un problema talmente lontano da permettermi di godermi almeno un po’ quella sensazione… Quasi quasi da arrivare addirittura a ‘credere’ un po’ in me.
A darmi quella fiducia che mai mi sono concessa.
Ci stavo provando..

Qualcuno una volta mi ha detto che il successo non lo raggiungi quando ti amano, ma quando ti odiano. Quando arrivano gli haters.
Ma gli haters di chi? Miei? L’ultima stronza sulla faccia della terra… Haters de che?

Solo che non ho mai avuto un gran feeling con le critiche in generale. Ma d’altronde chi nasce già con l’armatura incorporata?
Quindi quando è arrivata, il primo pensiero è stato negativo, quanto la critica stessa, forse di più, essendo io la mia critica peggiore.
Decisamente negativo.

Chi me lo fa fare?
E se in fondo avesse ragione?
Pagina triste e con contenuti superficiali e banali’.
Beh.. si!
D’altrocanto la pagina si chiama “Mainagioia is the new Black” perché “Tristezza e altri contenuti banali” non suonava altrettanto bene. Ma dal nome mi pareva abbastanza chiaro il fatto che entrando a sbirciare qua e la non avreste trovato lunghe riflessioni sulla questione del conflitto israelo palestinese o il mio parere sulle nuove fantasmagoriche scoperte nel campo dell’editing genetico…

Si insomma, ‘Se avessi avuto le ruote…’.

Quindi dopo un primo momento di tentennamento, dovuto ad anni di insicurezze, di cose lasciate a metà, di mediocrità in tutto.. ho deciso di usarla a mio favore, anziché lasciarla fare quello per la quale era nata, cioè farmi mollare subito. Ovvero ho deciso di scriverci su.

RECENSIONI NEGATIVE

Ebbene, è vero. La mia penna arriva li dove arriva anche la mia testa. Non posso vergognarmi di quello che sono. Posso migliorarmi ogni giorno di più, ma non ho intenzione di scusarmi della persona che sono..
Una persona normale. Ordinaria. Ma che fa del suo meglio.

Esistono anche le persone normali, le ragazze ordinarie, quelle che si fanno semplicemente una risata leggendo un post banale sul più classico dei cliché Uomini VS Donne. O che si mettono a cantare come ebeti quando passano i Backstreeet Boys in radio. O che parlano di quanto sia una rottura di palle il doversi truccare per sentirsi piu belle. O che combattono contro questa cosa del non sapersi ancora accettare. O ancora che trovano il coraggio di partire per un viaggio sole dalla parte opposta del mondo..
Esistono.
E io sono una di queste.

Ho sempre scritto i miei pensieri nel diario. Gli stessi. A volte più profondi, a volte meno. A volte cazzate vere e proprie. A volte, quanto di più profondo la mia anima sia in grado di produrre.

E se ho deciso di renderli pubblici è semplicemente perché qualcuno mi ha convinto che forse, potevo ‘farcela’, perché qualcuno leggendoli mi ha scritto, senza nemmeno conoscermi, solo per dirmi che gli/le ero arrivata, perché qualcun altro dopo avermi letto ha deciso di mandarmi la foto dall’aeroporto scrivendomi ‘Lo sto facendo! Parto da sola per la prima volta in vita mia.. grazie per il tuo racconto che mi ha finalmente convinto’.
E per me ‘Farcela’ è anche questo.
Oltre ovviamente al diventare ricca e pagata per girare il mondo, raccontarlo e metterla in culo a tutti😎.. ma magari questo con calma.

Ma fino ad allora così è..
Sì è una pagina triste, a volte melodrammatica, a volte molto molto melodrammatica e altre invece totalmente inutile.
Ma è la mia pagina. E riflette ciò che sono io.
E no, non è indispensabile all’umanità e SOPRATTUTTO non è obbligatoria per nessuno!

favole disney mai na gioia

Quello che abbiamo imparato dalle favole Disney

Quello che abbiamo imparato dalle favole Disney

..e che forse era meglio dimenticare

Ci siamo cresciuti tutti con le favole Disney, le abbiamo adorate, amate, prese come esempi di vita… il punto è che finché si è piccoli va tutto bene, ma quando poi si cresce ti rendi conto che forse tante cose le hai fraintese. Quindi, dopo alcuni anni di attente analisi e numerosi “mainagioia”, sono giunta ad alcune conclusioni.

Vissero felici e contenti’:
Be’ sì, ciò che accomuna tutte le storie Disney – oltre alla firma di Walt – è sicuramente il più classico dei lieto fine: «E vissero per sempre felici e contenti».
Sì, certo. Solo che nessuno ha mai detto “insieme”. Ci sarebbero stati sicuramente meno fraintendimenti. Se la formula fosse stata «E vissero per sempre felici e contenti, ognuno al proprio castello, ci si becca in giro ogni tanto e ciao…», sarebbe stato diverso.

Se non ci salva lui, non lo farà nessuno’
Tra tutte le cose che potevamo imparare, questa è sicuramente la peggiore, a mio parere.
Per quanto mi riguarda una principessa è definibile tale solo se si sa salvare da sola.
E poi, diciamocelo, è stata la Bestia a essere salvata da Belle e non viceversa. Se non avesse conosciuto lei sarebbe rimasto con le sembianze di una bestia per sempre, in quel castello da solo a parlare con un candelabro e un orologio a pendolo. bella e la bestia libreria

Stessa cosa anche per La bella addormentata nel bosco. Voglio dire: prima che si incontrassero, Filippo stava vagando da solo per un bosco vestito con una calzamaglia… se non avesse incontrato lei, Dio solo sa che fine avrebbe potuto fare lui.

Quindi dai, per favore, basta con questa cosa che vogliamo essere salvate. Ok, ci potete aprire i vasetti di sottaceti quando non riusciamo, vi lasciamo controllarci l’olio della macchina e vi facciamo uccidere i ragni quando vi chiamiamo urlando, ma perché serve a voi tanto quanto a noi.

Quello che abbiamo imparato dalle favole Disney e che era meglio dimenticare.

Non seguire e non accettare caramelle dagli sconosciuti
Se ad un certo punto ci ritroviamo a parlare con animali o altri oggetti non identificati come in una delle favole Disney, allora forse sarebbe meglio sospendere le bibite.
Se troviamo, per esempio, in giro boccette con scritto “Bevimi” o “Mangiami” non è che dobbiamo proprio farlo per forza.panco pinco

Certo, ad Alice è andata bene, ha conosciuto lo Stregatto e il Brucaliffo e visto posti fantastici… ma mica vi dicono in che condizioni si sia svegliata il giorno dopo, però.
Poi non vi lamentate se la mattina seguente, aprendo Facebook, vi ritrovate taggate in foto dove ballate con Pincopanco e Pancopinco. In condizioni imbarazzanti.

La bellezza non conta’
Esatto, è la bellezza d’animo quella che conta.
Ma se sei bello anche fuori meglio. Prendete Quasimodo, per esempio: ha salvato il culo a tutti, ma Esmeralda è andata via comunque con il “bello”. Poi, ovvio, la bella e la bestia ci hanno insegnato il contrario… ma vorrei ricordarvi in che popò di casa viveva la bestia. Belle avrebbe avuto una libreria delle dimensioni dell’Australia e un armadio che sceglieva i vestiti al posto suo al mattino.  aladin disney favole
Eh… ricordatevelo. Anche nei cartoni Disney, dove non arriva la bellezza, arriva la pecunia. E dove non arriva nemmeno la pecunia, allora, in quel caso, forse, ma non sempre, arriva l’Amore.

E vissero per sempre amici e contenti
Ad un finale così avrei creduto molto di più, sia che fosse una friendzone, sia che fosse un’amicizia di quelle vere. Troppo peso all’amore e troppo poco alle amicizie, in queste favole a cartoni animati.
Quell’ingrata di Biancaneve mollò 7 nani una volta trovato il principe. Ariel abbandonò perfino la famiglia per seguire lui. Non si fa. È così che nasce il problema delle coppie che una volta fidanzate spariscono. Credo esista un universo parallelo dove vivono tutte assieme, queste coppie, probabilmente lo stesso universo dove sono finiti tutti i miei accendini e le mie forcine per i capelli. Sì, insomma, l’amore è importante, ma le amicizie lo sono molto di più.

D’accordo basta, troppo cinismo non fa mai bene.

È solo che a saperlo prima forse ci saremmo risparmiate un sacco di docce fredde.
In conclusione, comunque, la cosa da tenere sempre presente – e sulla quale io e il vecchio Walt siamo d’accordo – è che, sia nelle favole che nella vita reale, le vere protagoniste rimaniamo sempre e solo noi.

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viaggio weekend amsterdam

Un weekend ad Amsterdam

amsterdam 02 Dicembre 2017

Sono qua da boh, forse 5 ore e mi sembra di esserci da giorni.
Primo viaggio sola dopo tre anni, mi sono concessa il lusso di vagare a caso per la città per circa 3 ore, così per testare se c’era empatia tra noi.

Beh sapete una cosa? Non sento nulla. Letteralmente.
Sono completamente ibernata.
Splendida giornata di nebbia, così giusto per non farmi sentire la mancanza di casa (…).
E proprio per sentirmi come a casa alle 16 ho deciso che era arrivato il momento di fermarmi per riprendere quantomeno la sensibilità di mani, piedi e sentimenti.
Chiaramente da veneta volevo partire (per scaldarmi eh, non per attaccamento agli alcolici) con un’ombra, ma erano le quattro di pomeriggio, mi faceva brutto palesarmi cosi subito agli olandesi… e poi checazzo 6€ per un’ombra?!
Non glieli avrei dati manco fossi stata Peter Pan.

In ogni caso, ammetto che freddo e gelo, hanno un po’ gelato anche il mio entusiasmo iniziale. Io amo il cielo scuro, magari non proprio la pioggia battente quando sei per strada, ma non disdegno il brutto tempo… purtroppo però devo ammettere che il sole cambia tutto, le città, le persone e anche l’umore. E dunque, come direbbe qualcuno ‘Non girava proprio..’.

Quando sono uscita dal locale per avviarmi verso l’ostello, era già orario di aperitivo, no vabbè volevo dire che la luce aveva già iniziato a scendere.. per così dire, visto che Amsterdam sotto Natale è una colata di lucine che perfino Babbo Natale secondo me un po’ si stizzirebbe.
L’idea era tornare in ostello, mettermi all’incirca altri 16 strati di vestiti addosso, come quando in aeroporto la valigia pesa troppo e tu decidi che piuttosto che lasciare là anni di shopping ti devi far stare tutto addosso, e uscire poi per la cena.

Tornare in ostello? AHAHAHAHAHAHA.

Mi sono persa.
Ovvio.

Avevo la cartina, che fa sempre molto Hipster, ma era troppo buio e avevo le mani troppo ghiacciate per tenerla su. Avevo anche Google Maps che fa sempre molto persona normale, ma continuava a dirmi ‘Continua in direzione sudovest per 600m.’, ma io non sono Magellano e dopo la terza volta sono schizzata male e l’ho mandato a cagare al grido di ‘Ma si, goditi a pieno la città in maniera totalmente naturale, dove vai vai.’

Ma dove vai vai cosa? COSA? Che siamo a –4.
21 km.
V E N T U N O chilometri a piedi mi sono fatta.

Sono arrivata in ostello assomigliando tantissimo a Jack Nicholson in Shining. Chiaramente nella scena finale.

Imbottita di vestiti, caffè, scarabocchiato due/tre cose nel diario e via di nuovo.
Ero effettivamente stanca morta, un po’ per la sveglia alle 4, il freddo, i km e soprattutto quella sensazione ‘Di viaggio’. Non saprei come chiamarla, non so nemmeno se sono l’unica a provarla.. io amo viaggiare, lo amo davvero, penso sia lo scopo per il quale lavoro, per potermi permettere qualche ‘fuga’ ogni tanto, che mi faccia sentire appagata dalla vita, che mi faccia sentire viva e parte di un modo che piano piano sto scoprendo, che poi altro non è che lo scopo principale per il quale la maggior parte della gente viaggia. (VIAGGIA, non ‘va in vacanza’); ecco beh la sensazione del primo giorno di viaggio, aspetti aspetti aspetti e poi arriva quel giorno, ed è pieno di ansia, emozione, gioia, aspettative e mille altre cose.. ecco quella sensazione, crea stanchezza. Quella stanchezza.

Ma volevo uscire. Volevo Amsterdam. Il centro dell’Europa. 24956795_10213546539912103_1147622866_o.jpg

Quindi fuori, boccata d’aria gelida, ma ‘Freddo nun te temo più’ e via.. un labirinto di stradine, canali e case strettissime tutte uguali e diverse.
E di quelle, mi sono innamorata.
Fin da quando ero piccola, la cosa che amavo più fare era guardare la ‘vita’ dentro le case illuminate alla sera. La quotidianità degli altri. Il rientro nella comfort zone, dopo una giornata nel mondo. Lo trovavo confortante. Le librerie, i fornelli accesi, un cane che gironzola per casa.. non saprei spiegare.

Ecco beh, Amsterdam mi ha fatto tornare bambina. amsterdam finestre illuminate
Le case (TUTTE) alte e strettissime, sono dotate di di grandi vetrate a vista. Zero tende, o forse qualcuna ma comunque aperta a metà, per dare solo una mezza parvenza di privacy.
Se lo facciano per tradizione o per esibizionismo non lo so, ma è uno spettacolo.
Case perfettamente arredate, case disordinate, gente che cena con amici, gente che suona la chitarra, chi legge, chi scrive.. tutto ‘in vetrina’.
Ripeto, uno S P E T T A C O L O.
Ed è stato amore.

In questo loro ostentare il design sono molto simili agli svedesi, così come anche per l’abuso delle biciclette.
SI BEH.. anche qua vorrei dire: tutti tecnologici, tutti ecologisti, tutti in bici, MA IN MOTORINO TUTTI SENZA CASCO PERO’ EH.
Più che Venezia, a me ricorda Napoli..

Mi sono comunque fatta l’abbonamento per i trasporti pubblici, perché avevo letto che il BUS 2 faceva praticamente il giro ‘turistico’ della città e quindi volevo… no vabbè ero stanca di camminare!
Comunque anche i bus sono un casino e quindi sono riuscita a perdermi e mancare tutte le fermate e le coincidenze. Amsterdam 2 – Michi 0

Alla fine il ristorante l’ho trovato. Mi sono seduta e subito ho tirato fuori cellulare e diario. Avevo paura di non essere più ‘preparata’ a mangiare da sola.
Ho ordinato subito un calice di rosso, costava, ma dopo una giornata così non m’importava. Lo volevo.
Oltretutto di tutto ciò che avevo ordinato, era l’unica cosa che sapevo cosa fosse.
Era un semplicissimo rosso, ma al primo sorso mi è parsa la cosa più buona del mondo.
Ecco questa è una delle cose per le quali non scambierei mai il vivere in Italia. Il vino e gli aperitivi.
Sembrerà una cosa da alcolista, ma qualche amico, una bottiglia di vino, forse due.. e cambia tutto. Tutto.

Al terzo sorso, avevo già iniziato a sbadigliare. Non benissimo.

Arrivata la zuppa.. non so cos’abbia dentro ma somiglia tanto alla nostra pasta e fagioli. Ma spero sia solo somiglianza perché sono a dormire in ostello.
Accompagnata da un qualcosa di indefinibile, forse il loro equivalente di ‘cicchetto’. Una fetta di prosciutto (spessa quanto la crosta terrestre e fredda come l’acqua della doccia che faccio quando mia madre decide che è ora di lavare i piatti), messa sopra un quadrato di un boh ancora più freddo e con sembianze di pane scuro.
Non so cosa fosse. Non chiedetemi.
In ogni caso ho mangiato, anche perché escluse le due galatine e un waffle, ero ancora a stomaco vuoto da ieri sera.

Si lo so avevo ancora i Fonzies, ma li tengo per le emergenze, come quel pacchetto di crackers che tengo sempre in borsa per i momenti di carestia e che alla fine sono costretta a sniffarmi quando servono.

Oh è arrivato anche il secondo. Due specie di polpette arrotolate nel bacon, con contorno di patate e verdure, che sembrano verze (OSTELLO!!!!!)

Ora, io sono la prima a voler sperimentare le cucine locali e bla bla bla bla.. ma ragazzi, non ce n’è.

Sono le 21 e sono completamente sfatta. Pensavo che la sera avrei vissuto la movida, le luci, la città.. invece mi sto sognando il letto e il caldo.
Che sfigata. Come a New York la sera che ho preso sonno alle 18 dopo la doccia. Ma li potevo dare la colpa al jet lag, qua a chi do la colpa.. alla vecchiaia?

Neanche tempo di spegnere la luce, sono stata inghiottita in un buco spazio temporale.25035327_10213546755037481_729141462_o