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Andalusia II (Granada, Estepona, Cadiz)

Dov’eravamo rimasti?

Ah si, il risveglio dai tetti di Cordoba. (QUI)
Mi sono stiracchiata assieme a Cordoba, ho raccattato i miei bagagli, salutato le coinquiline scambiandoci un poco credibile

«Scrivimi se passi per Padova, io ti scrivo se passo per la Virginia»

e via di nuovo.  

Due ore di autostrada nelle quali a farmi compagnia c’era il costante rumore della pioggia che non dava tregua (Costa del sole eh?!), ma anche le mie playlists e le mie multiple personalità, in pratica pareva di essere Alanis Morriset nel video di Ironic

Immagine di E non è ironico... non crediMi sono fermata poco prima di entrare in città per fare tappa colazione, non solo per la vitale necessità di assorbire caffeina, ma anche perché avevo l’altra vitale necessità di capire dove lasciare la macchina a Granada, prima che fosse tardi; seconda città più grande dell’Andalusia, e memore dall’ansia di Siviglia, non me la sentivo di lasciare che il mantra della giornata fosse: Memento Auder Semper… mi serviva una certezza per i prossimi due giorni.  

Granada meglio di Siviglia ma peggio di Cordoba per i parcheggi, quindi, come la peggiore turista del mondo sono andata diretta in un centro commerciale dove, per la modica cifra di 30€, ho potuto abbandonare in tranquillità l’auto.
Tempo di raggiungere l’ostello per lasciare la valigia e fuori subito.
Avevo una tabella di marcia pienissima, non avevo tempo da perdere.
La cosa che volevo visitare per prima, a parte chiaramente l’Alahmbra, attrazione principale della città in programma però per domani,
era vedere la fondazione di Josè Guerrero, che si trovava a men 3 minuti a piedi dall’ostello.  Fondazione Josè Guerrero Granada

L’ho visitata, mi sono ovviamente innamorata della vista (motivo per cui ero andata tra l’altro, perché di per sé di arte non ci capisco un cazzo), e sono uscita.  

 

 

Bene, il mio programma della giornata si concludeva lì

Non avevo nessuna voglia di seguire programmi, né di omologarmi ai turisti in fila, avevo bisogno di capire la città, di viverla un po’…volevo solo camminare, nel caso non lo avete capito già dalle prime due città visitate. E così ho fatto.

Pochissimi parcheggi, ma tantissimissima gente, per strada e nei locali.
La città non è grande quindi due giorni mi sono bastati e avanzati per visitarla tutta. E mi sono bastati anche per capire che Granada è una splendida città del Marocco.  Granada
E infatti a pranzo ho mangiato un kebab, perché è sembrata la cosa più tipica, per poi camminare senza sosta fino alle 21 per riuscire a digerirlo.  

Sono tornata in ostello solo la sera, dopo aver camminato senza sosta tutto il giorno per la città. Aver visto praticamente tutta la città ed essere passata per alcuni posti almeno un paio di volte.
E lì in ostello ho conosciuto le mie nuove coinquiline, una signora cilena sulla cinquantina con i capelli arancioni, che ascoltava a volume altissimo musica di dubbio gusto e che quando sono uscita dal bagno mi ha fatto leggere dal traduttore del suo telefono:

«Sei fortunata perché ho dimenticato il mio!»
Ero perplessa.
Il mio che?
IL CARICABATTERIE! 

Mi aveva fregato il carica batterie mentre ero in giro.
Ah beh dai, n’amo bene! 

L’altra coinquilina invece, ragazza di Tenerife, molto dolce e a modo, il cui sogno è venire un giorno a visitare l’Italia e le uniche due parole (quattro in realtà) che conosceva, se messe vicine formavano circa due combinazioni diverse di bestemmie.
Chiaramente imparate a Londra da nostri connazionali che tengono sempre alta la bandiera delle tradizioni.   Granada panorama

 

Granada , 18/09/2023 

17€ di colazione. Diciassette sì. Ma ne sono valsi la pena.
Ho fatto il carico di zuccheri perché la giornata lo richiedeva. Avrei smaltito camminando.
Non avendo un itinerario definito per la giornata (che tanto anche lo avessi avuto ormai avete capito che non sarebbe stato seguito), l’obiettivo sarebbe stato camminare senza meta per la città (strano!), cercando di scoprirla nell’unico modo che conosco, e che uso per far mie le città, perdermi.  Realejo Granada

Ho camminato tanto e in salita, perché non so se lo sapete ma Granada è la San Francisco dell’Andalusia.  

Avevo prenotato la visita all’Alahmbra nel tardo pomeriggio, per godermela con le luci del crepuscolo. Sempre splendide idee che però poi hanno sempre qualche falla. Come in questo caso, che non avevo considerato il fatto che al tramonto sì è splendido da visitsare il Generalife… ma non correndo per paura di rimanere chiusa dentro! 

Palazzo magnifico che vale da solo l’intero viaggio in Andalusia.
Consiglio di prenotare con largo anticipo la visita vista la quantità di turisti che ci sono ogni giorno. Dalle foto sembra non ci sia nessuno, ma vi risparmio la storia di quanto tempo ho dovuto aspettare per trovare il momento giusto!

Alhambra Alhambra Granada

 

Estepona, 19/09/2023 

Allora.. Io non so quanti di voi abbiano letto il mio racconto sullIslanda, ma comunque il quel viaggio mi ero ripromessa che mai nella vita mi sarebbe capitato di vivere l’emozione di restare senza benzina in mezzo al nulla cosmico.  E invece no. 

Sono partita da Granada serena, con una nuova energia, non vedevo l’ora di lasciare un po’ di quella cosmopolinità e farmi un po’ di vacanza, un po’ di mare (chi mi conosce starà storcendo il naso sapendo che io e il mare non siamo mai andati d’accordo, ma oh..è andata così, non so perchè!). 
Benzina ne avevo, sicuramente per i km che dovevo fare mi sarebbe bastata diciamo. Per i km ordinari si, ma per i 45minuti di coda non prevista no.
Non so se nella vita abbiate mai provato quella sensazione di terrore di chi si accorge che l’autonomia segnata sul display non si avvicina minimamente a quella necessaria per arrivare, non dico a destinazione, ma almeno al benzinaio più vicino.. Ecco io non ero vicina né a destinazione, né al benzinaio più vicino, non ero vicina manco all’uscita dell’autostrada. 
E anche lì come in Islanda ho avuto modo di ripensare a tutta la mia vita. A quanto siamo abituati a dare per scontato le cose, a quanto ti accorgi che ti manchi qualcosa solo quando la perdi, va beh cose così insomma.Estepona
Chiaramente poi sono arrivata al primo benzinaio aperto, perché l’autonomia che ti segna la macchina non è mai quella reale, è giustamente tarata in maniera inversamente proporzionale sulla stupidità delle persone.

E intanto però…si iniziava a sentire aria di mare.
Estepona era esattamente quello che mi serviva. Sono felice di averla scelta!  

Avevo necessità di un paese piccolo, sul mare, dove mangiare pesce, vedere pochi turisti, conoscere la vera Spagna.  

E’ un piccolo paesino sul mare. Il centro è un classico borgo spagnolo, fatto di strette viuzze rivestite di fiori colorati su pareti bianchissimissime.  

Credo di averlo visitato tutto in circa 25 minuti, aspettando che la mia stanza fosse pronta.  

Sentivo il bisogno fisico di mare, e non so perché considerando che io e il mare (da quando nel 2017 ho iniziato a soffrire di melasma) non andiamo più molto d’accordo. Probabilmente perché ero distante da casa, senza nessuno di conosciuto dal quale dovermi nascondere, senza orari, senza vergogna… potevo respirare.

Forse memore del viaggio nel 2017 in Portogallo, dove ci fermammo due giorni di più a Lagos rispetto a quelli preventivati dal programma, perché innamorati di quella piccola città sul mare.  

Ma questo non è il 2017, questo non è il Portogallo e io non sono più quella persona.  

Alle 14.30 ero in spiaggia, già distesa sul mio asciugamano.

Studio Aperto perdoname por mi vida loca 

Ero lì, senza orari, ne programmi.. Non avevo motivo di tornare in ostello. Dovevo resistere. Dovevo riuscire a rilassarmi. Ci riescono tutti al mare, una volta ci riuscivo anche io, non vedo perché non riprovare.  

Non si può scappare per sempre dai propri pensieri.

Prima o poi te devi fermà! 

Ti devi annoiare.

Devi stare.  

Elabora. Ascolta. 

 

Così ho provato. Per ben 4 ore sono rimasta nel qui e ora. 
L’unico desiderio che avevo per la giornata era godermi una cena di pesce fresco in un posto di mare come quello. Quello era l’unico programma che avevo per Estepona
Alle 18 ho ripreso conoscenza in spiaggia, ma solo perché la marea si era alzata fino a toccarmi i piedi. Stavo bene!
Mi sono presa il tempo di capire in che anno fossimo e anche di godermi un po’ di quella Golden hour… dopo una vita che la evitavo pensando al male che mi avrebbe causato tra macchie e ricordi d’infanzia.  

Il resto della serata è scivolata come da programma, anzi forse è il caso di dire meglio, soprattutto quando finita la doccia ho sentito nell’aria la voce di Chet Faker. 

 Chiaramente non la potevo ignorare, così l’ho seguita… arrivava dalla terrazza del bar sul tetto dell’ostello (forse uno degli ostelli più fighi mai visti). 

Beh..wow! 

La terrazza era pazzesca, il tramonto da lì era pazzesco, Chet faker è pazzesco ma questo spero tu lo sapessi già.  (guarda QUA) 

Quindi niente, mi sono presa una sangria, mi sono seduta a gambe incrociate in uno dei divanetti e ho provato a godermi quel tutto.  

Ad un certo punto si è seduta accanto a me una ragazza tedesca e abbiamo chiacchierato un sacco. Si è unito poco dopo anche il suo ragazzo… e dopo di lui anche un altro paio di persone.  

Uno di quei momenti in cui non ho mai guardato l’ora per vedere quanto mancasse. Mancasse a cosa poi? Alla cena? All’ora successiva? A domani? Alla prossima tappa? 

Ma quanto è difficile viversi sto «qui e ora»? 

Quanto è difficile dare dignità al momento presente, al giorno che stai vivendo, in qualsiasi circostanza tu ti possa trovare, qualsiasi emozione tu possa provare, senza pensare sempre al momento successivo… è così difficile a volte, soprattutto quando hai la consapevolezza che nella vita non ti manca nulla.  

E allora cos’è tutto sto strascico di mal d’Essere che ci tiene perennemente al guinzaglio? 

Dopo aver salutato tutte quelle nuove persone, sapendo che probabilmente nella vita difficilmente le nostre strade si sarebbero rincrociate ancora, mi sono avviata verso la famosa cena di pesce che avevo in programma.  

Prima però mi sono fermata a guardare il sole un attimo prima che tramontasse sul mare (la blue hour come la chiamano i fotografi). Spettacolo fantastico, e nonostante questo sentivo ancora qualcosa tirarmi indietro.
Ho visto tramonti sull’Oceano, tramonti in mezzo ai ghiacciai in Islanda, nel Gran Canyon, un tramonto assurdo visto per caso dopo essermi persa nelle Dixie Mountains… E allora, cos’è che mi aspetto di sentire? Cos’è che mi aspetto e basta? 

C’era qualcosa, ma non riuscivo a metterlo a fuoco. Continuavo a fare foto, cercando la foto perfetta, ma il sole continuava a scendere e il cielo a cambiare colore ogni secondo, quindi quale sarebbe stata la foto perfetta? Probabilmente quella non fatta. Quella fatta semplicemente guardando.  tramonto Cadiz

Perché volevo la foto perfetta? Perché continuavo a mandarle ad amici e parenti o a pubblicarle su instagram?  

Poi però ho realizzato. Forse per la prima volta in vita mia l’ho ammesso.  

Mi sono fermata, fermata davvero, e tutto scorreva al rallentatore… Ho sentito la gioia per aver preso il coraggio di ascoltarmi e il terrore per la risposta che mi stavo dando. 
Mi sentivo sola. 
Sentivo di non dover più fingere di essere una wonder woman indipendente che viaggia sola e fa cose fighe da sola, senza bisogno di nessuno. 
Ero sola. E non mi piaceva.
Non ero obbligata a fingere di essermi divertita un sacco in quel viaggio, di aver visto cose pazzesche, di essere felice, grata e invidiata. 

Mi sentivo sola, e triste senza un apparente motivo. Ma non me ne vergognavo.  

Non me ne vergogno nemmeno ora che lo sto rivivendo scrivendolo. Lo so che queste cose non andrebbero dette, tantomeno sui social perché non fa figo, i social sono nati solo per far vedere il bello, le parti vulnerabili, le difficoltà, le parti difettate non le vuole vedere nessuno, non sono glitter. Beh non mi interessa, e questo è quanto!
Non è una colpa, non è un difetto, a volte capita e basta! 

Sono Millenials anche io, sono figlia della generazione del ‘La felicità è reale solo se pubblicata’ 

Invidio quei pochi sopravvissuti che ancora ti rispondono «Ah no io non ho i social» perché sì, a volte non sono informati su cose fondamentali tipo la storia del vestito nero/oro che girava anni fa, ma hanno scampato dei disagi non indifferenti in compenso.  

Hanno schivato l’evoluzione di quella sensazione di essere invisibili al mondo se non pubblichi dove sei, cosa stai mangiando, ascoltando, leggendo. Non c’è invidia, non c’è giudizio, non c’è bisogno di dimostrare.  

«Riusciresti a fare un mese senza pubblicare niente o senza entrare sui social?» 

Me lo sono chiesta spesso ultimamente, almeno inconsciamente, infatti quel malessere era in sottofondo… era camuffato da ansia, da panico, perché il cervello (come fa sempre) elabora tutto, che tu te ne accorga o meno. 
E questi sono i risultati. 
Niente arriva per caso, e di sicuro il mio cervello non è programmato per lasciar passare facilmente.   

E a proposito di lasciare passare…  

Nel tornare all’ostello dopo la cena, sono passata a controllare l’auto nonostante non fosse necessario stavolta, e niente… nessuna multa, in compenso però tutto il parafango davanti era completamente sfregiato.  

Danno davvero impossibile da non notare. E altrettanto difficile da non notare mentre lo fai… Credo me ne sarei accorta se con la macchina avessi pomiciato con un albero strusciandomici addosso. Non ero stata io, sicuro.
Panico. 
La partenza l’ultimo giorno sarebbe stata alle 9 del mattino e l’apertura dell’autonoleggio alle 7. Due ore per capire come procedere con l’assicurazione, sporconare per la franchigia e arrivare in tempo in aeroporto. 
Va beh, avevo ancora un giorno davanti da usare al meglio, tipo rimuginandoci sopra.  

CADIZ, 20/09/2023 

 Giornata da incubo oggi!
E io che credevo di aver vissuto il peggio nel viaggio di ritorno dall’Islanda.  

Sono arrivata in spiaggia intorno alle 12, contando di rimanerci per almeno un paio d’ore, tanto per riempire la giornata, soprattutto considerando che l’ostello che avevo preso solo per passare la notte (memore della nottata in macchina passata a –5 a Reijikiavik) era a circa due ore di strada, e come ho detto dovevo solo passarci la notte e svegliarmi alle 5 per riuscire a lasciare l’auto, risolvere il problema pomiciata con albero e prendere in tempo l’aereo di ritorno.  

Invece il paio d’ore in spiaggia che avevo previsto sono diventate senza accorgermene quattro, il ‘leggero colorito d’orato’ che prendo di solito dopo qualche ora di sole è diventato un’ustione, una brutta ustione… mai ignorare i consigli di Studio Aperto! 

cadiz costa del sol

In tutto ciò non avevo bevuto un goccio d’acqua per tutto il giorno ed ero a digiuno.  

Prima di subito ho levato le tende e sono partita, ma non prima di aver fatto tappa al supermercato più vicino per far scorta di acqua, cibo e una crema doposole per gente che non sa stare al mondo!

La giornata era partita con un cielo turchese e un sole splendido, ma ad un certo punto, quando mancavano una manciata di minuti all’arrivo in ostello il cielo ha cominciato a coprirsi e ad alzarsi un vento fortissimo.  

L’ostello era a 25 minuti dal centro di Siviglia e a 20 dall’aeroporto (tatticamente trovato per evitare il problema parcheggio a Siviglia e per partire agilmente all’alba in direzione aeroporto), in mezzo alla campagna.  

Il paese in cui si trovava l’ostello aveva circa 5 case, ma non so se fosse la suggestione di quel cielo nero, il vento o i covoni di fieno che mi passavano davanti, a me sembrava disabitato…
Arrivata di fronte al cancello dell’ostello ho capito che non era esattamente un ostello, ma piuttosto una via di mezzo tra un campo rom e una comune.  Inizialmente in cuor mio speravo di essere nel posto sbagliato e che qualcuno me lo avrebbe detto. Invece era il posto giusto.
Ad accogliermi nella corte dell’ostello (ex casa di campagna) oltre ad un odore acre fortissimo mai sentito in vita mia che assomigliava ad un mix tra salamoia e olive marce, c’era una variegata fauna locale, di soli uomini, di età compresa tra i 45 e i 60 anni, intenti a fumare tabacco e a mangiare scatolette di tonno… Oltre chiaramente a squadrarmi. 

Beh bene dai.  

“Devo solo dormirci!” 

A tal proposito, il letto assegnatomi era quello sopra in un letto a castello, in una stanza mista (che di mista aveva poco visto che l’unica donna ero io) da 8 letti in 15mq.  
Vedendomi leggermente spaesata, uno di questi giovani gentiluomini si è fatto avanti. Un italiano espatriato lì in Spagna anni fa e solito passare un paio di mesi l’anno in quest’ostello per rilassarsi (“o magari hai ucciso qualcuno e ti stai nascondendo eh?”)
Dopo un paio di convenevoli, questo gentile personaggio di nome Luca dice qualcosa in spagnolo rivolgendosi alla responsabile dell’ostello (anche lei dipendente dal traduttore di google per interfacciarsi con i non local). 

«Le ho chiesto se avesse una trapunta in più da portarti perché stanotte farà molto caldo ma, vedi lassù? (indicandomi un condizionatore posizionato esattamente a 20cm sopra il mio cuscino) lo accenderanno e tu avrai molto molto freddo» 

Ah. Che gentile.  

Era stato davvero carino, io però continuavo a pensare che quella coperta l’avrebbero usata per arrotolare il mio cadavere più facilmente.
«Grazie mille, sei stato davvero gentile. Posso chiederti una cortesia invece? Ho visto che c’è un altro letto vuoto in stanza, vedo che è da fare ma posso arrangiarmi a farmelo.. Ma essendo in basso lo preferirei, sai domani ho la sveglia molto molto presto e vorrei fare meno casino possibile per non disturbare voi che dormirete.» 

«Guarda tesoro chiedo, io però  ti do un consiglio, se ti dice di sì io fossi in te farei prima a spostare proprio tutto il materasso sai… E non mi far dire altro su quel letto va là (risatina scuotendo la testa)»  

Oddio, in che senso?
Cos’è successo in quel letto?
E’ morto qualcuno?
Devo vaccinarmi?

Va bene come non detto, mi tengo il mio letto alto a soppalco e con l’aria sparata a palla in faccia, mi sentirò per una volta come Beyoncè.  

“Devo solo dormire e alle h.5 scappo”

Si, dovrò anche solo dormirci, ma sono le 18 del pomeriggio!
Il mio cervello, maestro della nobile arte dell’overthinking è partito con le peggiori intenzioni. 
‘Con il condizionatore sparato a 20cm morirai di freddo, sempre che tu non muoia nel frattempo in altri modi. Loro andranno a letto tardissimo e tu non riuscirai a chiudere occhio, sarà una di quelle notti che sembrano non passare mai… Vuoi vedere che alla fine la notte da incubo in Islanda non è stata poi così male in fondo…’ e via così.  

In ogni caso, in mezzo a tutti quegli scenari, una cosa era certa.. Avevo alle spalle una giornata di mare e insolazione, necessitavo di una doccia. 
Il bagno tutto sommato era un bagno normale, ne avevo visti di molto peggiori, e nessuno mi aveva fatto allusioni su eventi accaduti lì dentro, quindi, se non consideriamo il mio cervello che non mi ha dato tregua nemmeno lì, direi che la doccia è stata ok. Il colore della mia pelle un po’ meno, alternavo la sudorazione ai brividi.  

Nel frattempo i vestiti e tutte le cose che avevo parcheggiato nella stanza vicino al mio letto si erano impregnati di quell’odore acre, e le mie narici con loro. Era insopportabile. 
Ok la doccia era fatta. E adesso? 

“Devi solo dormirci”

Si ho capito ma sono le 18.30, c’è ancora luce, non posso andare a letto adesso.’ 

 E quindi nulla, ho fatto l’unica cosa che potevo fare per cercare di occupare quelle ore e per fermare quell’ondata di catastrofismo e ansia che il mio cervello continuava a diffondere, ho guardato un paio di puntate. 
N
on hanno funzionato.
Non riuscivo a concentrarmi. Non mi sentivo a mio agio, per niente. Non ero tranquilla, so che potrebbe sembrare assurdo ed esagerato, so anche che il nostro cervello è in grado di distorcere la realtà molto bene e farci provare quello che vuole.. Ma davvero c’era qualcosa di inquietate in quell’aria, e non era solo quell’odore terribile.
Qualcosa dentro di me continuava a ripetermi ‘Non riuscirai a dormire, non è un bel posto quello, vai via finché c’è ancora luce.
Ma via dove? Continuavo a cercare su booking posti vicini dove poter scappare, ma costava tutto una follia, davvero una follia per una notte. Per un po’ ho alternato la puntata a quella ricerca spasmodica.  

Fino a che ho preso una decisione. Basta!  

O vai o rimani e ti metti buonina.’ 

Vado!
Sono riuscita a trovare l’unica stanza disponibile a 15minuti da lì, ad una cifra tutto sommato onesta, in un airbnb. 
Ho cliccato ‘prenota’ senza nemmeno un secondo di indugio, e appena l’ho fatto il mio corpo ha buttato fuori una tale quantità di respiro da far decollare una mongolfiera.  Ho raccattato tutta la mia puzzolente roba rimettendola a caso tra la borsa e la valigia, e come la peggior ladra del mondo ho lanciato tutto in macchina e sono ripartita.
Appena la macchina è ripartita mi sono sentita contemporaneamente sollevata e la peggior persona del mondo.
Non avevo nemmeno controllato dove dovessi andare. Nel prendere il telefono per controllare prenotazione e l’indirizzo, mi sono resa però di non aver controllato le mail.. soprattutto quella che diceva ‘Siamo in attesa che l’host confermi la prenotazione’.

CAZZO! 

Mi sono fermata, ho cercato di mandare un messaggio al proprietario della casa per avvisarlo che sarei arrivata nell’arco di un quarto d’ora, senza nemmeno considerare il fatto che negli orari scritti sul sito avevo ancora 8 minuti per fare il check in…sempre che mi confermasse la prenotazione!
Va beh non avevo alternative quindi ho impostato l’indirizzo e mi sono avviata. 
L’appartamento era in un palazzo immenso, all’interno di un complesso residenziale che racchiudeva al centro dei palazzi un parco, una piscina, un campo da basket, uno da padel e probabilmente altro che la luce dell’imbrunire non mi ha fatto vedere.  

Ho suonato, nessuna risposta.  

MERDA! 

Risuono. Finalmente si apre il portoncino. Alla porta d’ingresso ad accogliermi un signore gentile, palesemente stupito di vedermi, al punto da infilarsi una maglietta della salute aprendo la porta. Ho cercato in tutte le lingue che conoscevo di scusarmi per l’irruzione a quell’ora e senza preavviso. Lui non parlava una parola di inglese, ma in un mix di spagnolo/italiano ci siamo capiti. 
Assieme a lui la moglie, mi hanno subito mostrato la mia camera, portandomi degli asciugamani freschi di ammorbidente, e chiedendomi almeno tre volte se avessi fame e volessi che mi cucinasse qualcosa. Mi sembrava di essere a casa di mamma, nonostante loro assomigliassero in maniera incredibile ad Olindo e Rosa.  

No, basta ansie!  

La stanza era bellissima, nuova, tutta per me, fosse anche solo per il letto enorme e comodissimo. 
Ho mandato un paio di messaggi a mia madre per aggiornarla sulla nuova sistemazione, la risposta è stata «Si ok, ma non fidarti di persone mai viste che non conosci, chiuditi in camera. A domani, notte»
Graziearcazzo. Adesso capite la natura dei disagi?
 

Nonostante fossi decisamente più rilassata, la nottata non lo è stata altrettanto, ho dormito poco e quel poco che ho dormito l’ho usato per sognare di perdere l’aereo a causa del problema con l’assicurazione dell’auto a noleggio, o di rimanere chiusa nel parco del complesso residenziale per non aver premuto il pulsante che apriva il cancello (il mio cervello è sempre il mio fan numero uno!). In più continuavo a sentirmi addosso quell’odore nauseante, mi aveva davvero impregnato tutta la valigia e i sentimenti.
Alle 5 mi sono alzata, ma ero già sveglia da un pezzo, ho scritto un biglietto (in spagnolo) ai due gentili proprietari e sono uscita. 

Il primo scoglio era uscire senza fare casino. Fatto. 
Nel chiudermi la porta alle spalle mi sono accorta di un dettaglio sul campanello; il proprietario di casa che mi aveva accolto e salvato (da cosa non è dato sapere) si chiamava Jesus. Vuoi vedere che la chiacchierata in cattedrale era stata ascoltata?!  

Il secondo scoglio era riuscire ad uscire da quel ricco labirinto residenziale. Fatto.
Il terzo era affrontare la rogna con l’autonoleggio senza perdere l’aereo.  

Dieci minuti prima che aprissero ero già là pronta. Avevo già due persone davanti a me, ma ho aspettato pazientemente il mio turno, controllando però l’orologio ogni 30 secondi, come se questo cambiasse le cose.
Arriva il mio turno, cerco di spiegare alla ragazza il problema del danno, specificandole che non ero stata io, come se questo cambiasse le cose. 
L’accompagno fuori a vederlo, continuando sempre a guardare l’orologio.  

Ho ancora margine’  

Lei scruta la macchina, digita qualcosa sul terminale, poi mi guarda. 
Ecco, adesso mi darà una cifra fuori da ogni grazia divina e io non potrò opporre resistenza.’ 

«Guarda, io ti ringrazio per l’onesta e sono certa non l’abbia fatto tu, perché c’era già» dice mostrandomi le foto del prima.   

Ho rilasciato un’altra quantità di respiro non indifferente.  

 O mio dio grazie 
Posso tornare a casa ora? 

Sì.  E così è stato.  

Tutto quello che non ho scritto è QUI

Viaggio in Andalusia

Andalusia I (Siviglia e Cordoba)

Andalusia: Il Mio Racconto di Viaggio, Senza Filtri

Pensare a come impostare il racconto di questo viaggio in Andalusia è stato un processo lungo. Ho cambiato idea almeno cinque volte su che tono usare e su come trasmettere ciò che ho vissuto. Come accade spesso nella vita, la risposta alla domanda «Allora, com’è andato il viaggio?» cambia sempre: dipende da chi te la fa e dal rapporto che hai con quella persona.

Non so se sia capitato anche a te, ma le risposte che diamo, anche alla semplice domanda «Come stai?», variano a seconda della persona che abbiamo di fronte. Ci sono persone che davvero ascolteranno cosa hai da dire e si interesseranno, e altre che si aspettano solo la risposta convenzionale: «Tutto bene dai!».

Il Mio Blog di Viaggi: Un Racconto Senza Filtri

Lo stesso vale per questo viaggio in Andalusia. Solo che qui, nel mio blog, non ho vincoli: è il mio spazio, il mio racconto di viaggio. Questo blog non è nato con l’intento di mostrarmi attraverso un filtro Instagram o di offrire un’immagine perfetta, patinata. Anzi, sono proprio quei filtri a creare spesso una realtà distorta, fatta di invidie e aspettative irrealistiche.

Se c’è mai stato un “obiettivo” per questo blog, è stato di certo arrivare alle persone, non ai like. Altrimenti mi sarei dedicata a studiare trucchi di SEO, strategie di crescita su Instagram e a ottenere la famigerata spunta blu.

In realtà, il mio obiettivo è sempre stato un altro. Scrivere è un modo per connettermi con gli altri, ma anche un’ancora di salvezza nei momenti difficili. Nei periodi più bui, quando la vita sembrava andare fuori controllo e quando mi sentivo con “I piedi in aria e la testa a terra” come cantano i Pixies, la scrittura era il solo strumento che mi teneva legata alla realtà.

Condivisione e Connessione Autentica

Per questo il mio racconto di viaggio in Andalusia è autentico, senza filtri. Ogni volta che condividevo uno di quei “buchi neri” online, ricevevo messaggi che mi facevano sentire compresa, con persone che mi scrivevano: «Siamo tutti nella stessa barca».

Ecco perché qui non troverai un racconto convenzionale. Non troverai liste di luoghi da visitare o itinerari perfetti: il mio viaggio in Andalusia è stato un viaggio anche interiore, un’esperienza di scoperta e di confronto. Se cerchi un resoconto reale e sincero, che non cerca di impressionare ma di raccontare, sei nel posto giusto.

«Tutti nella stessa barca.»

Il Mio Viaggio in Andalusia: Tra Realtà e Ironia

Non inizierò certo ora a scrivere articoli di viaggio in modo convenzionale né a usare filtri glitterati per abbellire questo racconto. Sono partita per l’Andalusia struccata, senza portarmi nemmeno un rimmel, figuriamoci dei glitter. Se sei qui per trovare consigli perfetti per ogni angolo di Cordoba o Siviglia, potresti restare un po’ sorpreso. Questo non è un tipico blog di viaggio, e io non so fare quei Reels “fichissimi” che ti mostrano le cose migliori da fare con 5€, né so creare una valigia di 10 kg piena di vestiti Instagrammabili senza dimenticare ciò che mi serve davvero.

Quindi, se cerchi consigli di viaggio per l’Andalusia, troverai qualche suggerimento, ma sparso tra le righe. Dovrai leggere attentamente per trovarli. E sappi che se digiti su Google “consigli viaggio Andalusia,” questo articolo probabilmente apparirà a pagina 845,635. Sì, perché non ho mai studiato SEO e conosco appena i trucchi per rendere un articolo appetibile ai motori di ricerca.

So bene che, per ottimizzare davvero, dovrei ripetere almeno cento volte “Andalusia, Cordoba e Siviglia,” così da piacere all’algoritmo. E allora, ecco a voi: Andalusia, Cordoba, Siviglia. Andalusia, Cordoba, Siviglia, Andalusia, Cordoba e Siviglia, Andalusia, Cordoba, Siviglia…

Ma ora torniamo al racconto reale di questo viaggio.

SIVIGLIASiviglia, 14/09/2023 

Primo Giorno a Siviglia: Tra Stanchezza e Dubbi Esistenziali

Sono così stanca che oggi, nel mio diario, ho scritto per sbaglio 14/09/2021, la data di un vecchio viaggio in Islanda. E se ci penso, forse ero anche meno stanca quel giorno! Vorrei dare la colpa al jet lag, ma no: l’orario a Siviglia è lo stesso che in Italia, le 19:45, e io, come ogni sera, sento il sonno che incombe.

Sono qui in Andalusia da nemmeno dieci ore e, per ora, mi sembra prematuro dare un giudizio su Siviglia. Anche perché la stanchezza e il primo giorno di ciclo (che puntualmente si presenta in vacanza) non sono mai grandi consiglieri di viaggio. Però, se proprio dovessi rispondere al momento, direi: «No, ma grazie.»

Siviglia: Primo Impatto… Contrastante

Ogni volta che sento qualcuno decantare Siviglia – «È stupenda, è un gioiello!» – penso: Ahò, calma! Finché la pizza con l’ananas sarà legale, sarò libera di scrivere cosa voglio. E a me, Siviglia, almeno per ora, non è piaciuta! Ammetto che il mood con cui sono partita non era dei migliori, ma lei non è che abbia contribuito molto.

Sono partita, come sempre, con l’idea che questo viaggio in Andalusia potesse chiarirmi le idee. La verità è che il mio cervello, in un noioso pomeriggio estivo di agosto, mi ha messo davanti a un dubbio esistenziale:

«Ma tu, sei proprio sicura che quello che fai è ciò che vuoi davvero, o è solo il frutto di scelte comode?»

E così, eccomi in Andalusia, sotto il sole di Siviglia, cercando risposte mentre combatto il sonno e la stanchezza.

Ah beh sì, se il vostro cervello è come il mio, allora saprete che non è che avvisa prima di lanciarti sta palla curva… al massimo ti butta qua e là qualche attacco di ansia o panico, che tu devi essere prontamente veloce ad interpretare se non ne vuoi altri. Tutto molto facile. Soprattutto trovare una risposta ad una domanda che mette in discussione 35 anni di vita.
E quindi sono partita, ingenuamente, nella convinzione che cambiare aria potesse aiutarmi a trovare risposte. Ma se quell’aria viene da te, a’ voglia, a goderti il viaggio.

Sono inoltre partita in Settembre apposta per evitare il caldo estivo e orde di turisti (confidando nel 15 Settembre data d’uscita del nuovo IPhone), e invece mi sono ritrovata con 37° all’ombra a spintonarmi assieme al resto della fauna terrestre in coda per le attrazioni che manco all’Apple store.
A tutte ste gioie si sono poi sommate, già dalla prima ora dopo l’atterraggio, le innumerevoli bestemmie tirate per cercare un parcheggio.

plaza de espana andalusia

A questo ero preparata, sapevo che parcheggiare a Siviglia (e nel resto delle città che avevo nel programma) e lasciare la macchina due giorni ferma sarebbe stato un problema, e infatti mi ero segnata sull’itinerario di viaggio tutti i parcheggi più tattici… o almeno credevo di averlo fatto, ma non per Siviglia a quanto pareva.  
Ed è stato un incubo, davvero un incubo!plaza de espana andalusia

Mi sono chiesta spesso se ci fosse un limite di multe che possano darti se ripassi 74 volte dentro la stessa ZTL. 
Comunque alla fine di tutto il rosario di Santi nominati ho trovato un parcheggio, per puro culo.  
E immagino saremo tutti d’accordo nel dire che, quando trovi un parcheggio per ‘puro culo’ o c’è una smart o sicuramente c’è un cartello che non hai letto.  
Ma questo è un problema che mi sono posta solo a posteriori, e sul quale torneremo più tardi.

Ho passato gran parte della giornata a maledire la scelta di quel viaggio (primo giorno di ciclo eh!), molto lontano dai miei ‘ideali di viaggio‘.. natura, animali, boschi, freddo, distese di nulla, zero persone… ma soprattutto molto distante da quello che probabilmente mi serviva in quel momento; non dovevo distrarmi anzi, dovevo concentrarmi davvero per trovare una risposta a quella domanda.
Ma di una cosa ero soddisfatta: la scelta di partire totalmente struccata e priva di qualsivoglia strumento di make up in valigia. Così da permettere alla mia faccia di scioglie8rsi in tranquillità sotto i 40°.

«Si ma son secchi, li senti meno..»

eh si va beh stocazzo!

E so che quando leggerai tutto questo fuori dalla tua finestra ci saranno circa 4° e forse avrai già le decorazioni natalizie in casa, però ecco se chiudi un attimo gli occhi e ti metti con il viso attaccato al termosifone forse forse con l’orecchio potresti ancora sentire l’eco delle imprecazioni che avrai sicuramente lanciato anche te in Luglio.  

Sono arrivata a Plaza de España  nel primo pomeriggio con circa 40° all’ombra (percepiti 56°) e devo dire che è esattamente come l’avevo vista mille volte in foto. Veramente bellissima. Sarei rimasta ore ad osservare le peggio pose delle turiste che schiavizzavano i partner alla ricerca della storia perfetta da pubblicare.
E invece no, ho usato il resto della giornata a vagare per la città cercando di capirla un po’ meglio, visto che non riuscivo a farlo con me stessa.

Verso l’imbrunire sono ritornata verso il centro della città che, nonostante fosse un giovedì sera qualsiasi di Settembre, era colmo di gente.. turisti e non.
metropol sivigliaSono arrivata a caso, come sempre, al Metropol Parasol.. che era sicuramente in programma da visitare, finché non ho visto quanto costasse, ma soprattutto quando ho scoperto che bisognava prenotare anche quello.
MA, con il solito culo che mi contraddistingue (senza ironia) sono riuscita a prendere un biglietto per lo spettacolo delle 20.45… che poi era anche l’orario del tramonto. E vedere da lassù il sole tramontare sui tetti di Siviglia è qualcosa che da solo vale tutto il viaggio. Prendere i posti migliori per vedere lo spettacolo di luci, non è facilissimo, ma con un po’ di pazienza si riesce a vedere da tutte le angolazioni.

Come sempre quando mi trovo di fronte a cose che riempiono gli occhi di gioia, mi sono trovata ad accusare anche un po’ la solitudine (primo giorno di ciclo eh!), soprattutto quando ad un certo punto, senza volerlo, mi sono ritrovata al fianco di una coppia di ragazzi, abbracciati ed intenti a godersi lo spettacolo e a vaneggiare su che lavoraccio dovesse essere per l’elettricista nel caso fosse saltata qualche lampadina dell’impianto. Li ho invidiati si! Ma io e il mio cervello stavamo facendo lo stesso pensiero comunque, quindi non ero proprio sola.

Sono scesa solo perché la fame iniziava a farsi sentire.
Sangria, olive e tapas, e la giornata poteva concludersi lì.

 

GIORNO 2

Siviglia, 15/09/20238

Ho messo il naso fuori dall’ostello e sono stata invasa da un’ondata di Settembre.
Hai presente il profumo della pioggia di Settembre no?
Quella dei primi giorni di scuola, quando dovevi metterti un maglioncino…spesso il primo riesumato dall’armadio invernale.
So che hai ancora le decorazioni di Natale in casa ma va beh insomma hai capito, quel profumo là.
Il che significava due cose:
1. Mi sono ricordata del perché amo viaggiare in Settembre
2. La giornata avrebbe avuto sicuramente un clima più clemente.
La pioggia della notte aveva indubbiamente portato via almeno una decina di gradi (Dio grazie!), mi sarebbe andata bene anche la pioggia durante la giornata, (dopo il terzo giorno in Islanda l’acqua non mi spaventa più), ma non il caldo di ieri.

Comunque il programma per la giornata prevedeva la visita nelle attrazioni principali, rigorosamente prenotate con anticipo.. ma prima, la cosa fondamentale, cibo. Quindi colazione da Jester; bagel con salmone, avocado e caffe, per la modica cifra di 9.5€ che manco nei peggiori Autogrill d’Italia, ma va beh oh non risparmio sulle cose fondamentali della vita.
jESTER SIVIGLIA

Alle 9 la città era ancora completamente deserta, nessun negozio aperto, pochissime persone in giro, pochi bar aperti… pur essendo Venerdì pareva una Domenica mattina a Milano.  

(questo è il momento in cui scorrere oltre Andalusia, Cordoba e Siviglia, Andalusia, Cordoba, Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia Andalusia, Cordoba  Siviglia Andalusia Cordoba  Siviglia OK basta così)

La prenotazione per la prima attrazione era alle h.14, quindi avevo ampiamente tempo per andare in giro a zonzo per la città e provarle a dare una seconda possibilità, come la si dà ad un tipo di tinder che al primo appuntamento non si capisce se ti sia piaciuto o no.siviglia andalusia
In effetti con quell’aria fresca, le strade bagnate e deserte, Siviglia  aveva tutta un’altra luce… e perdersi per le sue strade stava diventando piacevole. Che poi, perdersi… va beh, credo (son sicura) di essere passata per lo stesso punto almeno tre volte nel giro della mattinata, e so che starai pensando che il problema qui non sia tanto la dimensione della città, quanto il mio senso dell’orientamento, ma non è così. 

Ad esclusione della parte un po’ più periferica, (tipo EXPO92, che stra consiglio perché si possono vedere i relitti abbandonati dell’esposizione del 1992 per l’appunto, e dove sembra di essere in un film di fantascienza da dove ti aspetti di veder comparire Will Smith da un momento all’altro), la parte del centro storico è decisamente a misura d’uomo.  

Quindi sì, ho vagato, nella speranza di fare riscattare quella scintilla, e devo dire che quando ho incontrato sul mio cammino, casualmente (..casualmente..) PRIMARK, la giornata ha preso tutto un altro sapore… ma non è durato. Il continuo rumore di zoccoli di cavalli per la città ha reso tutto tremendamente difficile da apprezzare. Vedere quelle povere bestie, muoversi in corsie trafficatissime, sul calore dell’asfalto, per portare in giro carrozze di turisti pigri ed ignoranti ha reso tutto tremendamente triste.  

«E’ tradizione! »

mi 8è stato detto. Esticazzi! 

 Alle h. 14 ero puntualmente al mio posto in fila per entrare allAlcazar, tappa obbligatoria ovviamente.

Ecco, qui però devo fare una premessa, così come l’ho fatta all’inizio.  

Alcazar sivigliaIo l’ALCAZAR l’ho visto, l’ho visitato, me lo ricordo eh… più o meno.  
Quel giorno però c’è stato un piccolo imprevisto, che non racconterò perché aimè è una questione familiare.. Ad essere onesti non era niente di grave, ma il ciclo e il mio mood di quei giorni me lo ha fatto diventare una questione esistenziale.  GIARDINI ALCAZAR SIVIGLIA

Poco prima di partire per il viaggio ho finito di leggere donne che pensano troppo splendido saggio che assolutamente consiglio per chi come me ha difficolta a tenere a bada quel disagio mentale chiamato Overthinking, però ecco non esiste una formula magica che dall’oggi al domani ti insegni a spegnere il cervello quando ti accorgi che stai sbarellando..e beh quel giorno il mio cervello ha dato davvero il meglio di sé.

Il palazzo è indubbiamente splendido da vedere, ma ad onor del vero devo dire che il ricordo più nitido che ho della visita è che mi sono messa a fare meditazione in mezzo ai giardini del Palazzo (esperienza meravigliosa) e sono stata ‘disturbata‘ da un verso che non capivo da dove arrivasse, per poi aprire gli occhi ed accorgermi che era un pavone a fianco a me, venuto a controllare se respirassi o meno.

Finita la visita e la meditazione al Palazzo, avevo un’ora di tempo prima della visita alla Cattedrale, la tempistica perfetta per fare un salto in ostello a ricaricare le batterie, tutte le batterie e soprattutto a mollare giù  tutto il peso di quelle cose che sei convinto ti servano e invece non ti servono mai a niente…tipo l’ombrello, il maglione, l’itinerario… (einvecemannaggialaputtana adesso che sono qui in questa terrazza bellissima con vista sul tramonto e sulla Cattedrale, a bere Gin Tonic e ad aggiornare il diario, fa un freddo cane! E non ho il maglioncino con me!

 

Giralda Siviglia

Sembra piano, ma non lo è, è una salita.. la 26esima salita

La Cattedrale e la Giralda meritano chiaramente una visita. No anzi, la Cattedrale è magnifica, immensa ed elegantissima. L’ho adorata.
Cattedrale Siviglia

La Giralda ha una vista pazzesca della città, è vero, ma sono tanti piani!
Tanti.
Io non lo sapevo mica eh.
I piani però sono numerati. Ma io me ne sono accorta solo 10°, così mi sono chiesta

«Chissà qua8nti saranno ancora? Quattro?

Cinque?»

No, ad ogni angolo girato mi aspettavo di vedere un bagliore di luce che presagisse un’uscita e invece no, c’era una nuova salita , un nuovo numero, un nuovo santo da invocare.
Al 20° mi sono fermata, non soffro di claustrofobia, ma di attacchi di panico sì (anzi no, soffro la paura degli attacchi di panico) e quello, beh quello sembrava proprio il posto ideale per farsene venire uno.
Magari mancavano solo 2 piani e io mi ero fermata, oppure ne mancavano altri 20 e io come avrei fatto a scappare in caso di panico? Dai visi di chi scendeva non riuscivo ad interpretare se fosse compassione o totale indifferenza, ne quanti ne mancassero.
Così ho controllato su Google, sono 36 i piani. 

 T R E N T A S E I 

«Posso farcela.» 

E così è stato.
Al ritorno non sembravano più così tanti i piani, ma a ricordarmelo c’erano le facce di quelli che salivano. Anche qui come all’Alcahzar e alla Cattedrale, avevo prenotato per l’orario in cui speravo avrei trovato meno gente, e invece stocazzo! 

Non capisco perché le mie idee dovrebbero sempre essere migliori di quelle delle altre persone, io bho!

Ma su una cosa avevo ragione, perché avevo scelto l’ultimo turno per visitare la Giralda e di conseguenza una volta riscesa nella Cattedrale, sono rimasta praticamente da sola con gli addetti alle pulizie… meglio così perché avevo necessità di fare due parole con Gesù o chi per lui presente lì in quel momento. E quindi sì, mi sono seduta lì per un po’, a godermi i giochi di luce colorata fatti dai rosoni riflessi per terra e a cercare un po’ di risposte. 

Risposte che non ho trovato, non lì quantomeno, così c’ho riprovato con un Gin Tonic nel bar con terrazza panoramico di fronte alla Cattedrale.

 

Nemmeno il Gin Tonic mi ha dato risposte, ma quantomeno ho smesso di farmi domande.
Quando ho cominciato ad avere freddo e ad essere stufa degli occhi della gente che mi guardava per capire  come mai fossi in un posto così, da sola, a bere gintonic e scrivere, sono andata via.

C’era un’aria particolarmente affascinante a Siviglia quella sera, come qualcuno che stai per lasciare e cerca di far di tutto per riconquistarti in corner.


«Siviglia scusami, non ti merito, il problema sono io, non sei tu. Probabilmente ci siamo conosciute in un momento sbagliato, non sono pronta a l8egarmi, ti meriti di meglio

Domani partenza per Cordoba, a patto che mi ricordi dove ho lasciato l’auto e soprattutto sia ancora dove l’ho lasciata! 

GIORNO 3 

Cordoba 16/09/2023 

Niente non riesco proprio ad ingranare sta vacanza.
Sento che la mia testa non si sente nel posto giusto, e di riflesso quindi anche il resto.
Stamattina è partita ‘male’ (ma diciamolo però,  poteva partire molto molto peggio).

Non ho dormito praticamente nulla perché ho avuto la brillante idea di guardare se riuscivo a capire da Google se il posto dove avevo lasciato la macchina fosse legale o meno (ma  che splendida idea controllarlo la sera tardi e dopo due giorni che era lì)..Beh comunque no, non era esattamente legale, tantomeno per due giorni di fila. Quindi ecco, sopra il carico di pensieri della giornata ho gratuitamente aggiunto anche quello. La meditazione e gli esercizi di respirazioni in una camera d’ostello assieme ad altre 7 persone non sono cosa facilissima diciamo, quindi dormito veramente poco e male.
Mi sonoCordoba strade fiori svegliata con la sveglia di una delle ragazze che ha ben pensato di posporla 6 volte. Ma santoiddio la sveglia la posponi 6 volte a casa tua, non in ostello!

Alle 8.30 ero già fuori dalla stanza, pronta a scoprire se avrei dovuto arrivare a Cordoba a piedi e pensando a come avrei spiegato la cosa a gesti a quelli del noleggio.
E invece così non è stato…
Quando sono arrivata all’auto, non solo era ancora lì, ma c’erano anche due gentilissimi parcheggiatori abusivi che mi hanno subito fatta sentire a casa.Cronk Emperors New Groove GIF - Cronk Emperors New Groove Tent - Discover & Share GIFs
Così sono partita come un missile terra aria verso Cordoba.
Un’oretta e mezza per arrivarci e 10 minuti per innamorarmene.. Complice anche il fatto che avessi trovato parcheggio subito.

Ma solo mentre correvo in autostrada ho avuto un’illuminazione, come Kronk quano ricorda che:

«Il contadino, alla locanda, non ha pagato il conto!»
(se non hai colto la cit. aulica ti prego di andartene, rimediare e tornare con una miglior cultura pop)

rendendomi conto di non aver comprato i biglietti per la Moschea, unica e sola attrazione della città.

«Una cosa dovevi fare!»

Eh lo so.

Tempo di mollare giù la valigia in ostello e mi sono avviata alla Moschea, dove sono arrivata dopo ben 6 minuti scarsi a piedi. C’era effettivamente una coda di persone infinita all’ingresso, ma essendo enorme l’interno della Moschea, si scorreva velocemente.
Avevo chiaramente già visto qualche foto dell’interno, ma quando sono entrata per un paio di minuti sono rimasta ferma immobile a sgranare gli occhi.

Mai visto niente del genere!

L’orda di gente entrata a mezzogiorno con me era veramente infinita.
Su intagram mica te la fanno vedere così.
Sono stata dentro per credo almeno 2.5h. Due ore e mezza nelle quali il mio Icloud continuava a dire di essere esaurito, e io come lui. Devo aver cercato di fare all’incirca 800 foto che provassero a rendere anche solo un po’ l’idea di come fosse la Moschea, ma alla fine riguardandole alla sera, manco una rendeva davvero. Moschea Cordova8

Dopo circa un’ora e mezza che ero dentro a vagare con il telefono per cercare la ‘foto perfetta’, mi sono accorta che piano piano la Moschea si stava svuotando, sembrava surreale. Non capivo perché. Poi ho capito… era ora di pranzo.
Quindi per rispondere a qualcuno che su fb mi chiedeva come facessi a fare sempre foto senza persone tra i piedi, beh ecco.. Aspetto, m’incanto, mi godo il momento senza la fretta di arrivare a quello successivo, cosa che non puoi fare quando hai una tabella di marcia da seguire (cosa che in realtà avrei dovuto avere anche io, ma che non seguivo), lasciando che la voglia di caricarmi gli occhi di esperienze sovrasti quella di caricare storie su instagram.

In quel caso non era voluto, non me l’aspettavo si svuotasse così, per ogni  angolo instagrammabile ho dovuto aspettare manciate di minuti perché si spostassero le persone.. Ma poi ne arrivavano altre, ed altre ancora e non potevo nemmeno bestemmiare perché il posto non me lo consentiva!

Quando poi ho preso coscienza del fatto che non sarei mai riuscita a fare la foto perfetta, non tanto per la presenza delle persone quanto perché era veramente impossibile racchiudere la magia di quel posto in una foto, ho messo via il telefono e ho iniziato a visitarla davvero, e assurdamente eravamo rimasti in pochissimi dentro.
E’ stata una figata vederla così!

Alla fine sono uscita, ma devo dire un po’ a malincuore, non so perché ma nonostante avessi fatto almeno 7 giri della Moschea, sarei rimasta ancora. C’era qualcosa di stranamente magico e rassicurante lì dentro.

Uscita da lì comunque avevo ancora un intero pomeriggio a disposizione e la mia bella mappa con tutti i punti da seguire ben organizzati, che chiaramente non ho seguito manco per niente. Ho iniziato a vagare senza uno scopo né una meta. E siccome Cordoba è veramente piccola, sono riuscita senza volerlo a raggiungere i punti che avevo segnato sull’itinerario.
Ponte romano CordovaSoprattutto uno, del quale mi ero completamente dimenticata e che mi ero addirittura segnata di andare a vedere con le luci del tramonto. Non so come ci sia riuscita, ma ad un certo punto mentre ero sulla via del ritorno verso l’ostello ho deviato puramente a caso.. Spinta semplicemente dalla voglia di allungare un po’ la strada nonostante la stanchezza, non riuscivo a rinunciare a quella luce bel8lissima che c’era. E senza volerlo sono arrivata al Ponte Romano, nell’ora perfetta nella quale avrei dovuto vederlo… Credo che questo sia il riassunto di come funziona l’intera vita.

Puoi programmare quanto vuoi, tanto poi la vita farà un po’ come le pare, e se dovrai essere in un punto preciso in un momento preciso, farà in modo che tu lo sia..

Che tu lo voglia o meno

Nonostante fossi stanca non riuscivo proprio a tornare in ostello. C’era una luce splendida e Cordoba si stava preparando per il sabato sera. Così mi sono fermata a mangiare in un tapas bar vicino alla Moschea, al pomeriggio lo avevo notato per la coda infinita di gente che cercava di ordinare, ho pensato che fosse un’istituzione e che tutte quelle persone, più preparate e organizzate di me lo sapessero, mentre io no. Quella sera però c’ero solo io, ho ordinato quello che in teoria avrebbe dovuto essere il piatto forte, tortillas di patate (na mattonata), mi sono seduta sugli scalini della Moschea e mi sono goduta la sera e quelle 350kcal.

Una volta tornata in ostello ho fatto una lunga chiacchierata con le coinquiline, una parigina e un’americana alla quale ho dovuto spiegare che il cappuccino a pranzo è incostituzionale in Italia. Non so se abbia davvero colto la gravità della cosa, ma io il mio sento di averlo fatto.

Il mattino seguente mi sono svegliata con il rumore della pioggia sul tetto.

Costa del Sol, ma solo finché non arriva la regina del Mainagioia

In realtà stava smettendo…
Sono salita sul tetto per vedere come buttasse la giornata.. piovigginava sì, ma c’era anche il sole, stava sorgendo l’alba e si rifletteva sui tetti bagnati. Così mi sono seduta su uno dei divanetti, ho incrociato le gambe, ho respirato a fondo l’aria di una città che si stava ancora stropicciando gli occhi, e ho dato il via alla giornata…  mi aspettava Granada.