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Scusa, ci conosciamo?

Scorrendo la home Facebook e le sue amicizie suggerite.

Non so chi sia.
Non so chi sia.
Non so chi sia.
So chi é ma lo ignoro volontariamente.
Oddio sta qua era a scuola con me, andiamo a vedere com’é.. Uh immagine di copertina lei e lui al loro matrimonio, pensa un po’ si è sposata! E aveva pure due anni meno di me. Ok.
Esci.

Non so chi sia.
Non so chi sia.
Questo anche no Facebook grazie, lui era quello che in patronato ci provava con chiunque avesse un buco, perfino con il biliardino, quindi grazie comunque per il suggerimento ma anche no.

Non so chi sia.

Oh lei! Anche lei mia ex compagna di catechismo, che fine avrà fatto!? Vediamo.. Immagine profilo lei che lancia il bouquet alle amiche. Wow anche lei sposata.
Esci.

Non conosco
Non conosco.
Conoscoooo!! Questa era la figa del quartiere!! Vediamo, subitoimmediatamente! Eh beh ovviamente, foto profilo con fotomontaggio di lei su una copertina di giornale. Che disagio!!
E millemila foto di famiglia.. Cane, due figli e maritOH MA È IL TIPO CHE CI PROVAVA CON TUTTE IN PATRONATO OHMIODIO!! Ne ha fatta di strada..
Esci.

Non so chi sia.
Non so chi sia.
Uuooooooo!!! È lui!!! Cotta stratosferica alle superiori. Madò com’é cambiato! Però sempre bono. Oh ma tu guarda… Ha figliato pure lui. E lei chi é?
Non conosco.
Esci.

Grazie Facebook. Anche per oggi c’hai provato..
Però no! Non sono pronta a non bere per 9 mesi, ne tantomeno a pagare da bere a 200 persone..

Ma grazie per l’ansia, apprezzo il tentativo. 🖤

natale spirito natalizio

Amare od odiare il Natale?

Abbiamo avuto tutti almeno un anno da: ‘Quest’anno il Natale non lo sento proprio. Non so perché. Starò invecchiando..

Si ok, ‘Almeno un anno’, forse suona un po’ riduttivo. Più di qualche anno, per le persone normali.

Purtroppo quando cresci, il Natale non lo vedi più semplicemente come il preparare un piatto di latte e biscotti prima di andare a letto o una corsa giù dalle scale al mattino per battere il record di scarto dei regali.


Quando sei adulto, il Natale lo vedi per quello che dovrebbe essere; la festa della Felicità e dell’Amore.

Ma se di amore non ne ricevi, o meglio non lo ricevi da chi vorresti o meglio ancora non riesci a ‘vedere’ ed apprezzare quello che ti arriva, allora il Natale non è altro che una festa che ti ricorda che anche in mezzo ad un sacco di persone, luci e regali, tu sei comunque da solo come un stronzo anche quest’anno.

Io sfido qualsiasi sigle, anche l’uomo o la donna più indipendenti e sereni del mondo, a non sentirsi un po’ a disagio, seduti in una tavolata in mezzo a parenti, chi sposato, chi fidanzato, chi figliato.. con lo zio un po’ viscido che ti bacia sulla guancia sapendo da pipa, la zia che ti dice di vederti invecchiata e la nonna che ti chiede come mai una bella ragazza come te sia ancora single.. Beh sfido chiunque a non sentire un leggero senso di vuoto dentro.

Odiare il Natale?

Ma in realtà nessuno odia davvero il Natale, lo si odia quanto un amico sincero che ti dice in faccia quello che pensa. E’ doloroso certo, ma solo se sappiamo che ha ragione.
E se noi siamo quelli seduti perennemente dalla parte del torto, allora la ragione è seduta esattamente di fronte a noi a quel tavolo in mezzo ai parenti, chi sposato, chi fidanzato, chi figliato.. con lo zio un po’ viscido che ti bacia sulla guancia sapendo da pipa, la zia che ti dice di vederti invecchiata e la nonna che ti chiede come mai una bella ragazza come te sia ancora single.. è seduta li e ci guarda, e si gode la scena.

odiare il natale

Io quest’anno come l’anno scorso, sarà per l’Amore, ma lo sento.. e quindi vi è andata bene, sennò questo post sarebbe stato un inno al ‘Christmas Blues’, alla malinconia natalizia, del tipo ‘Mainagioia is the New Buone Feste‘, all’odio verso Mariah e Bublè, verso l’odore di cannella e verso la marea di gente presa dallo shopping, O verso i mariti che sorridono alla moglie durante il pranzo e appena distolgono lo sguardo controllano se la tipa che sentono su IG ha pubblicato una nuova storia da zozza.

COSE CHE COMUNQUE ODIO, ma almeno quest’anno sopporto.

O amare il Natale?

E invece no.. quest’anno lo sento davvero.
Sento il profumo…
Sento mia madre lamentarsi e minacciare tutti che l’anno prossimo si va in ristorante e lei non farà più nulla. ..
I nastri dei regali scartati, sparpagliati in mezzo alla tavola a fine pranzo..
I soliti aneddoti di quando si era piccoli, che si raccontano da 30 anni ma che fanno sempre (più o meno) ridere. O forse è il vino, non saprei dire.
La frutta secca.
Balto in tv.
E la felicità, quella che dura giusto il tempo di accorgersene.

Alcuni quest’anno forse lo sentiranno di più, altri lo odieranno ancora di più.
Tanto a lui non importa, ci riproverà comunque ogni anno.
Quindi da qualsiasi parte del tavolo voi vi troviate seduti, BUON NATALE!

bullismo

Ad ognuno il proprio bullo

Ad ognuno il proprio bullo

Viviamo in un mondo dove, quando una cosa non ti colpisce in prima persona, non esiste veramente.
Non nel tuo mondo quantomeno o in quello che vuoi far credere alla tua mente.

Una volta ho letto che il 90% di noi, quando per televisione passano una pubblicità di quelle che ti fanno venire gli occhi rossi e lucidi e il magone in gola, con bambini affetti da malattie incurabili o che muoiono di fame, proprio mentre noi stiamo immergendo per l’ennesima volta la mano nel nostro pacchetto di patatine… cambiamo canale.
Istintivamente.

Il nostro cervello sa che non vogliamo vedere quelle cose, perché ci provocherebbero delle reazioni, delle domande, alle quali non vogliamo rispondere, tipo ‘Che cosa potremmo fare noi?’, e siccome il nostro cervello sa anche – perché gliel’abbiamo insegnato noi e non perché sia la verità – che la risposta è sempre ‘Niente!’, cambiamo canale, senza nemmeno accorgercene, alla velocità della luce.
Come dicevo.. quello che non vediamo, non esiste davvero nel mondo.

Il video dell’orso polare, deperito, stanco, sfinito da sto mondo di merda che prima di quel video non sapeva nemmeno della sua esistenza.. ve lo ricordate? O vi ricordate semplicemente il fermo immagine usato per i post su fb?
Perché la maggior parte di noi, non l’ha visto, non è riuscito a vederlo, gli è bastato il fermo immagine per provare il nodo alla gola… qualcuno di noi ci avrà riflettuto su, qualcuno magari l’avrà fatto un po’ di più, avrà deciso di andare a lavoro in bici o di non intasare le strade di code kilometriche nel weekend o di smetterla di portare i bambini negli zoo. Ma poi.. spallucce.
“La macchina mi serve’’
“Mi piace stare in doccia per ore lasciando l’acqua scorrere”
“E’ bello che i bambini vedano gli animali da vicino’’
“Eh ma se devo star attento a tutto, non vivo più’… ok.
Ok tutto. Siamo umani. Ma allora, a mio parere, i sensi di colpa non ce li possiamo permettere.

Il bullismo per esempio è venuto a galla da pochi anni, prima era semplicemente un dramma silenzionoso di cui nessuno parlava.
Io per prima, l’avevo sepolto da tantissimo.

Ad ognuno il proprio bullo

Ebbene si, ne sono stata ‘vittima’ e nemmeno lo sapevo, perchè quando ero piccola io non se ne parlava, non c’erano smartphone a riprendere, non c’erano servizi al tg, non c’erano persone che venivano delle scuole a dirti ‘Non dovrebbe funzionare così’.
Per come la vedevo io e per come l’ho vista anche negli anni dopo – nei quali il mio cervello ha cercato da solo di elaborare e cercare un posto corretto dove archiviare quel ricordo – era la normalità. Certo una normalità non piacevolissima, ma si insomma.. qualcosa per la quale tutti dovevano passare nella vita, che ti tempra, un rito di passaggio.

O no?!

Poi hanno iniziato ad arrivare servizi al Tg, sempre più frequenti.. nei quali i ragazzi in questione arrivavano al suicidio.
Ma come ‘Si è suicidato’?
‘E’ morto un ragazzo per delle prese in giro? No dai, non è possibile, ci sarà stato altro sotto.’

E allora il mio cervello di 30 enne, ha iniziato a scavare.. iniziando dal più classico dei ‘Tu cosa avresti fatto se fosse successo a te?’.
‘Un momento… a me ‘è’ successo. Si ma dai non era così…’

E invece si, era esattamente così. Solo che non lo potevo sapere.
Prese in giro, emarginazioni, botte, merende rubate, cattiverie gratuite. E allora mi sono ricordata, di quando tornavo a casa, piangendo, vergognandomi al punto da non riuscire a spiegare a mia madre che non volevo andare a scuola il giorno dopo, ma che ovviamente dopo un ‘Ma dai cosa vuoi che sia su.. per ste cose. Scherzano!’, tornavo eccome a scuola il giorno dopo.

Ed era giusto così. Era la normalità no?

Si scherzava, non importava quanto male potesse fare un livido o lo star da sola, se non volevo più mangiare dopo un ‘Cicciona’ di troppo… era semplicemente normale.
Ma non lo era.

Facile dirmelo adesso che ho trent’anni. Che è solo un ricordo. E che forse, sono stata anche fortunata alla fine.

Facile ora. Ma se rivedo nel flashback la me di 8 anni, circondata da quelle cinque ragazze, dietro quel maledetto albero che ci nascondeva dalle maestre, sballottata come una trotttola tra uno spintone e un insulto… cosa dovrei dirle? Quello che mi diceva mia madre? O semplicemente ‘Tieni botta, finiranno. Passerà’. ?

Le ragazze in questione ora sono cresciute – come me d’altronde – alcune sposate, altre con figli, ragazze normalissime come me credo, ci salutiamo di sfuggita se ci incontriamo (seppur sempre forzatamente), con le quali forse potrei anche andare d’accordo ora.. eppure non ci sono mai riuscita. So per certo che è reciproca la cosa, e ancora più per certo, so che loro di queste cose, nemmeno si ricorderanno.
E se invece dovessero ricordarlo, non sarà altro che un ‘Ma si per ste cose.. cosa vuoi che fosse, si scherzava’.

Perchè è così, che importanza ha adesso? Nessuna probabilmente, è vero.

Ad ognuno il proprio bullo

Facile dirlo ora che ho trent’anni. Ma se ne avessi 8? o 12? o 16? Adesso è ancora più difficile avere quell’età.
Gli 8 anni di adesso, non sono quelli che avevo io. Adesso il mondo è ancora più crudele, perchè non si limita al ferirti, ma lo vuole anche far sapere a tutti.

Questo articolo – così come tutto ciò che scrivo – è fine a se stesso. Non vuole avere o fare la morale a nessuno. Semplicemente sono riuscita a mettere nero su bianco una cosa che forse, ora che ho trent’anni, mi risulta piu nitida e facile da affontare con questo mondo e non solo con quello chiuso nella mia cameretta dell’epoca.
Magari alcuni di voi hanno avuto la stessa esperienza nella vita, lo stesso ‘rito di passaggio’, senza nemmeno saperlo davvero.
Molti di noi hanno o avranno figli tra non molto, e nulla… magari vorremmo trovare un modo di risparmagli tutto questo. Io purtroppo non ho una soluzione.. credo soltanto che prendere coscienza potrebbe essere già una piccola risposta alla nostra domanda ‘Cosa potrei fare io?’.

Anche perchè, se noi siamo la generazione che cambia canale, allora dovremmo pur crescere qualcuno che sto mondo lo voglia cambiare…

Esco a prendere una boccata d’ansia e torno

Esco a prendere una boccata d’ansia e torno

Incredibile, un giorno con il portatile fuori uso e mi ritrovo a riscrivere con carta e penna.

Mi sento come quella volta che da piccola, in gita, ci portarono a vedere una vecchia scuola. Ci fecero sedere nei banchi di una volta, con il buco per l’inchiostro e il calamaio…

O come un bambino di oggi, al quale vengono mostrate una penna e una cassetta di musica. ‘E mo’ che ce dovrei fa’ co sta roba?’

E pensare che una volta scrivevo. Scrivevo sempre.

E guai se non lo facevo. Tutti i giorni o quasi. Di più se mi serviva. Un diario all’anno era la regola, da quando ne avevo 8.

In pratica la mia vita ci sta tutta in un cassetto. Più precisamente nel primo cassetto di fianco al letto.

Eppure ora faccio fatica. I pensieri vanno molto più veloci della penna, o forse semplicemente sono fuori allenamento.

Anche ora scrivo si, ma tra un aggiornamento del diario e l’altro possono passare mesi ormai. Forse non ne sento più il bisogno. O forse mi sono circondata di persone in grado di darmi lo stesso beneficio che traevo dallo scrivere.

Oggi però, ne ho risentito la necessità. Talmente tanti pensieri da aver bisogno di scriverli per tentare di riordinarli, ma soprattutto per provare a liberare un po’ di spazio nella testa.

Ultimamente mi capita spesso di sentirmi a disagio, mentre sono fuori con amici. Ma ieri sera è stato diverso. Ieri sera ho provato a capire cosa stesse succedendo.

Cena di compleanno tra amici, alcuni stretti, altri più che altro conoscenti.. cibo delizioso, vino, aria di felicità per tutti, eppure ad un certo punto è ricominciata quella sensazione.

Disagio.

Frastorno. Quasi nausea.

Si ma…perché?

Hai il tuo ragazzo seduto di fronte, ed è felice. Hai le tue amiche vicine, sei a mangiare in uno dei tuoi posti preferiti, indossi il tuo tubino nero che dopo anni sei riuscita a infilarti, hai anche avuto il tempo di prepararti dignitosamente invece che grossolanamente come fai sempre perché finisci sempre di lavorare tardissimo .. e allora cosa c’è? C O S A C’ E’?

Resisto un po’.

Poi però ho bisogno di aria.

Mentre tutti mangiano, mi vesto ed esco.

Appena messo piede fuori tiro una boccata d’aria. Forse la prima volta in vita mia in cui avevo davvero bisogno di ‘prendere aria’.

Embeh?

Sospiro.

Fuori c’è una finestra, la tenda è tirata, ma riesco comunque a intravedere la nostra tavolata.. e in ogni caso riuscivo a sentirne gli schiamazzi.

Tutti sereni, tutti che scherzano, tutti che devono.. e allora perché io ero là fuori da sola? Oltretutto con il solo desiderio di essere in tuta nel mio divano di casa?

Sapevo di avere i minuti contati, prima che qualcuno degli amici più stretti venisse a chiedermi cosa stesse succedendo e visto che non avrei saputo cosa rispondere.. ho mandato giù tutto e sono rientrata.

Dopodiché ho solo aspettato finisse, la cena e la sensazione.

Una volta, adoravo queste cene. Ma non solo. Da quando ero piccola, adoravo proprio il weekend.. lo aspettavo con ansia. Era ciò che mi dava la voglia di affrontare tutta la settimana. Se poi c’èrano ‘eventi’ anche infrasettimanali tanto meglio.

Qualsiasi cosa spezzasse la routine dei giorni ‘normali’.

Ok devo lavorare 5 giorni. Ma stasera esco a cena e ho due ore tutte per me.’

Ne avevo bisogno.

E quando non avevo impegni o nessuno usciva, venivo assalita dalla tristezza. Come se stessi sprecando il ‘mio tempo’.

Voglio dire, tolte le ore per dormire, tolte quelle in cui torniamo/andiamo a lavoro, tolte quelle per tutti quei ‘doveri’ extra lavoro che ci toccano… in una settimana quante ce ne restano di nostre? Una manciata scarsa? Beh per quanto fosse ingiusto io avevo imparato a prendermele tutte e usarle facendo quello come mi faceva sentire meglio.

Una cena di compleanno tra amici, un po’ di tempo per un trucco che mi facesse sentire bella e non semplicemente presentabile, il ragazzo, le amiche sedute vicine, una bottiglia di vino, un bel vestito nuovo e niente lavoro il giorno dopo. Bastava.

Quindi ora perché sono qua fuori a osservare attraverso la tenda?

Perché mi manca l’aria?

Forse perché non capisco se mi basta o come faccia a bastare agli altri.

Ho anche pensato al viaggiare. Infondo il viaggiare è la cosa che più di tutte mi riempie l’anima. Quando sono via sento che è quello che vorrei fare sempre. Non saprei spiegare la sensazione, ma so per certo che quella sensazione di ‘sprecare tempo’ è il più lontano possibile in quei momenti.

Poi però mi dico che magari per chiunque è così. Voglio dire, chi non vorrebbe fare della propria vita un viaggio?

E al quel punto mi ripeto sempre la frase di Fight Club ‘Se ti svegliassi a un’ora diversa in un posto diverso, ti sveglieresti come una persona diversa?’

Non lo so proprio.

Ma se tutti riescono ad accontentarsi di viaggiare una, due volte l’anno e di lavorare il restante tempo, ma soprattutto riescono a stare seduti a quel tavolo con i loro amici il sabato sera sereni, perché io no?!

Non so neanche questo.

Quindi come dicevo, meglio rientrare prima che qualcuno esca a chiedermi cosa c’è e io non sappia cosa dire.

capodanno festeggiamenti ansia

Un nuovo inizio.. ancora.

Odiamo il Capodanno.
Lo odiamo tutti.
Lo odiamo tutti perché sappiamo che non cambierà assolutamente nulla.
Eppure, ci serve. Lo aspettiamo.

Per questo lo odiamo forse, perché ci serve.

Ci serve qualcosa che ci ricordi che il tempo passa. Qualcosa che scandisca una fine e ci dia un nuovo inizio. Qualcosa che ci risvegli dall’inerzia.

Ed ecco il perché dei resoconti di fine anno, ecco il perché del nostro lamentarcene, festeggiandolo però.
Ecco perché lo odiamo.

Ci si ritrova a festeggiare, con gente della quale a volte conosciamo solo il nome e semplicemente per averlo letto nel gruppo whatsapp ‘Capodanno’, bevendo prosecco scadente e fumando troppe sigarette per una sera sola… e incantandoci ogni tanto a fissare il vuoto, facendo mentalmente il resoconto di un anno che a noi sembra sempre uguale, anzi mi correggo, un anno dove per quante cose siano successe non ci sembra di aver concluso nulla.

Che poi alla fine cosa dovevamo concludere? I buoni propositi sono gli stessi del 2003; perdere quei 4kg, dare più peso alle cose che contano e mettere via qualche soldo in più per il futuro… e se non li abbiamo mai raggiunti forse dovremmo semplicemente fare posto ad altri.
Dare spazio ad un nuovo inizio.

Un po’ come Gramsci quando diceva “Voglio che ogni mattino sia per me un Capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore“.
Ma noi non siamo Gramsci.
Non ci svegliamo pieni di vita ogni mattina. Non abbiamo aspettative e speranze nuove per ogni giorno dell’anno. L’attimo fuggente per noi è semplicemente un film. Così come Into the wild. La nostra ‘voglia di vita’ dura quanto la batteria del nostro smartphone.

Quindi noi semplicemente lo odiamo e basta.
Dopo una certa età forse lo si odia ancora di più.. o forse ad ogni età lo si odia per qualcosa di diverso.
Magari sei li, incantato a guardare i tuoi amici che sembrano divertirsi tra di loro, quasi da farti sentire fuori luogo.. chi si sta per sposare, chi è riuscito a comprarsi una casa, chi si è realizzato in un lavoro importante, chi vive all’estero… e poi ci sei tu.

Esatto poi ci sei tu.
E ti metti a pensare al tuo di anno.
Il lavoro.
L’amore.
La famiglia.
E poi arriva lei.. che rimpicciolisce tutto il resto.
La salute.
E allora realizzi che è tutto li. Non c’è nessuna fine e non c’è un inizio.

Alzi gli occhi dal tuo prosecco, i tuoi amici sono ancora tutti li che sorridono, la tua famiglia ti ha appena mandato gli auguri di buon anno sul telefono, l’amore è li con te, il lavoro è ancora li dove l’hai lasciato ed è tutto ok..

Quindi come dicevo, odiamo il Capodanno.
Lo odiamo si.
Però abbiamo un prosecco in mano.
E se alziamo gli occhi un attimo ci potremmo accorgere che in fondo.. non è poi così male.

Ma il Natale.. voi lo odiate?