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USA: viaggio nella West Coast. 4 stati in 15 giorni

USA: viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni (se vi foste persi la parte uno la potete trovare QUI)

…E IL VIAGGIO CONTINUA

… Ci ha aperto il portone un gentile signore, un po’ inquietante, ma gentile,  che nell’aprire la porta ha lasciato uscire una ventata di profumo di biscotti appena bruciati. Ovviamente il mio primo pensiero è stato che magari aveva appena ucciso gli ospiti prima di noi e li aveva usati per l’impasto dei biscotti. Si lo so lo so, a volte mi lascio trascinare troppo dall’immaginazione. Ma di solito ho Carlo che mi riporta sulla terra e mi fa vedere le cose senza quel perenne alone melodrammatico…

Stavolta però anche lui non è stato d’aiuto. Anzi, era più inquietato di me, un po’ per quella casa dispersa e un po’ per il fatto che ad aprirci fosse stato questo bizzarro soggetto, invece che Claire, la persona con la quale ci eravamo accordati.

La casa comunque era veramente bella, seppur in mezzo al niente più totale e a due ore di macchina da dell’altro niente. Anche la stanza che ci avevano riservato meritava davvero. Avevamo addirittura il bagno privato e un’altra stanza comunicante con la nostra, chiusa a chiave, che portava… non lo so, non ho avuto il coraggio di aprirla.

Ho lasciato Carlo ai convenevoli con il padrone di casa.. per poi vederlo arrivare dopo poco, entrare in camera con gli occhi di chi ha visto un fantasma e chiudersi a chiave la porta alle spalle.

«Beh? Che fai? Ci chiudi dentro?»
«Si. Sto tizio non mi convinceva per niente. Quindi gli ho chiesto se potevo salutare Claire e ringraziarla per l’ospitalità»
«Eh..e?»
«Eh.. e ha detto di no! Che glielo avrebbe riferito lui..»

Come ha detto di no?!
O mio dio.. Non esiste nessuna Claire quindi! Moriremo.

MORIREMO QUI, IN QUESTA STANZA!

ENTRERANNO STANOTTE DA QUELLA PORTA CHIUSA CHE NON SO DOVE PORTI E CI UCCIDERANNO, COME IN ‘Non Aprite Quella Porta’, MA SENZA APRIRE QUELLA PORTA.

Comunque fortunatamente prima di morire Carlo doveva fare pipì e quindi è entrato in bagno (bellissimo tra l’altro). E’ uscito con un’aria molto più rilassata, e alla mia domanda sul perché mi ha risposto: «Perché appeso alla parete del bagno c’è il cartello ‘Non buttate gli asciugamani usati per terra‘, quindi è davvero un B&B

Mah… A me quello non sembrava per niente un elemento per tranquillizzarsi. Solo perché uno ci tiene alla pulizia e all’ordine in casa non significa che non voglia ucciderci.
In ogni caso ero troppo stanca per pensarci, e poi anche avessero provato ad ucciderci, li avrei lasciati fare. Anche perché l’alternativa sarebbe stata scappare correndo per ore in mezzo al deserto, quindi personalmente meglio una morte rapida a quel punto.

arizona west coast viaggio page

Al risveglio, tutto quel buio spaventoso che si vedeva fuori dalla finestra era solo un ricordo, e anche tutti i pensieri della sera prima. Anche un po’ imbarazzanti a dir la verità.

Per sicurezza però, la porta comunicante che avevamo in camera ho preferito non provare ad aprirla.

Viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

KANAB   12 Ottobre 2019

Di nuovo in marcia.. direzione Bryce Kanyon.

Il viaggio era lungo e io (stranamente) ho dormito per la maggior parte del tempo. Ma il problema di tutti quei riposini involontari in macchina, era il risveglio… mi risvegliavo con la stessa voglia di vivere di Daria e incattivita come Voldermort.

Non solo, sapevo anche che quella notte avremmo dormito in tenda, a -7°, in mezzo al deserto, in un posto abbandonato da Dio (lo so, perché alcuni parenti da casa ci tenevano a farmi sapere che il posto in questione era, citando il giornale locale, ‘Infestato da spiriti’ e animali selvatici! Bryce Luxury Camp).. si detto così può sembrare fighissimo, ma lì per lì l’entusiasmo tardava ad arrivare diciamo. Anche perché eravamo appena sopravvissuti alla notte precedente, perché sfidare ancora la sorte?

Arrivati al Bryce, abbiamo parcheggiato, lamenti miei di rito, foto di rito dall’alto del Canyon e breve occhiata alla mappa.

«Ci sono un sacco di trail carini da fare!»
«Si, ma io non ho mica voglia di camminare oggi.. son stanca!» come sempre.
«Ma va dai è figo, scegli dalla mappa una di queste camminate»
«Mmmm… che palle! Vabbè allora questa!»  Mi guarda storto.
«Beh? Che c’è?»
«Non puoi sceglierne un altro? Hai scelto l’unico con il simbolo della carrozzina per disabili accanto.»

Sbuffo. Attendo un po’, poi ritento.

«Ma scusa, guarda che posso anche aspettarti qui, siamo insieme 24/24 da 7 giorni, non succede nulla se ci separiamo per un paio d’ore… io mi metto qui, con la mia musica, scrivo un po’ e mi godo lo spettacolo

Niente da fare. Le ho provate tutte, fino a che ho dovuto cedere e seguirlo nella camminata. Ovviamente camminando emanavo la stessa aura di gioia di un My Little Pony.
Fino a che non l’ha detto.. Ebbene si, l’ha detto!

«Beh, ma se devi venire con quella faccia li fai a meno, sennò lo rovini anche a me!»

….Mai, mai, scorderà…l’attimo…la terra che tremò…

Racchiudendo tutto il mio pensiero in un unico gesto specifico e in un altrettanto specifico intercalare, ho iniziato a scendere per il Canyon da sola, più o meno alla stessa velocità di Taz il diavolo della Tazmania.

Chiaramente convinta che mi avrebbe seguito. Ma assolutamente non disposta a girarmi per controllare se lo stesse facendo.
Tranne verso metà discesa, quando mi sono girata solo per vedere la strada appena percorsa… per poi realizzare che probabilmente la mia avventura finiva là, perché la risalita non sarei mai riuscita a farla.

bryce canyon navajo

Ma di lui nessuna traccia.

«Ah. Non c’è! Allora col cazzo che risalgo!» e spinta da quella rabbia non sono più riuscita a fermarmi.

Ma più scendevo, più mi rendevo conto che la risalita, per me, sarebbe stata impossibile. Continuavo ad incontrare persone che stavano risalendo…
Ogni persona che incontravo stava combattendo una battaglia della quale non sapevo nulla, ma che sapevo, anche fossi stata gentile con loro, sarebbe toccata anche a me dopo.
25°, nel deserto, senza acqua e in salita per km di sterrato. (E in preciclo, anche se non lo sapevo ancora.)

«Vabbè arrivo solo fino alla fine della discesa e poi risalgo» (Facile dirlo mentre sei in discesa a velocità supersonica.) Ma no, la rabbia mi spingeva ad arrivare sempre un po’ più avanti.

Nel frattempo comunque avevo anche capito perché Carlo ci tenesse così tanto a farmelo fare… era davvero, DAVVERO una figata pazzesca quel Canyon.

Arrivata al punto più basso (il giro di boa), non avevo più scampo (né fiato).  O tornavo indietro scegliendo la strada che avevo appena percorso, sapendo quanto sarebbe stata dura, ma sapendo anche che avrebbe avuto una fine, o sceglievo di procedere e finire il trail, verso l’ignoto, nella speranza durasse meno della discesa appena fatta.

Ho ovviamente optato per la seconda, anche perché ancora non ero riuscita a fermarmi. E ad ogni passo aumentavano di pari passo; l’ansia, il pentimento e il dislivello.

Ho iniziato a macinare la risalita, manco fossi inseguita da una commessa di Kiko. Già dopo dieci minuti sentivo il cuore in gola, la sete e l’ansia. «E se svengo? O mi viene un attacco di panico? Qui da sola.. cosa faccio?»

bryce canyon navajo trail

Se mi fermavo, mi sembrava di svenire e mi salivano pensieri catastrofici, se andavo avanti ero ad ogni passo più vicina alla morte. Quindi mi fermavo per circa cinque secondi per poi ripartire e chiedere ad ogni 3 persone che incontravo «Scusa quanto manca alla fine?»
«Eh guarda non so dirti, mi sono fermata talmente tante volte per far foto.. è così bell..
Ma che cazzo me ne frega!!! Non puoi solo dirmi quanto manca??? Dai spostati allora fammi passare! Ne riparliamo quando ti toccherà la risalita, vediamo se farai ancora la splendida!

Stavo per morire, me lo sentivo.
Ad un certo punto guardando in alto, ho finalmente intravisto la balaustra dell’inizio percorso! LA LUCE!
Ma ero lontanissima, volevo morire.
«Scusi quanto manca alla fine?»
«Mmmm maybe fifty minutes! Enjoy it!»

ENJOY? 50 MINUTI???

Per un attimo ho riguardato l’alto e sono certa di aver visto San Pietro che mi sorrideva e leggendogli il labiale ho finalmente capito:

«Cogliona! Ti ha detto che mancano 15 minuti, non 50!»
Ah ok.
Ho racimolato tutta l’ansia, la sete e le forze che avevo e ce l’ho fatta! Sono arrivata alla fine.
Ero sfatta, finita, felice di essere viva, felice di aver superato tutto quello da sola. Ho fatto gli ultimi dieci metri con il cuore a tremila, le gambe cedenti e una sensazione di occhi pieni di lacrime.

In tutto ciò, lui ancora non c’era.
E’ arrivato dopo 10 minuti.
«Non litigheremo mai più!!E’ stata una delle prove più dure della mia vita. Non sapevo se ce l’avrei fatta! E invece eccomi qua…»
Lui mi guarda. Lo guardo. Mi guarda.
Scuote la testa.


«Che c’è?» Riscuote la testa. «Sei seria si? Scusa ma.. non ti sei mica resa conto che intorno a te era pieno di famiglie, anziani e bambini che facevano lo stesso percorso? Un percorso facilissimo che avremmo potuto fare tranquillamente in due ore? E poi, tutto ciò è durato solo 30 minuti eh…»
«AH! Beh allora sono stati tra i 30 minuti più lunghi della mia vita. Comunque ho fame, andiamo a mangiare?»
Scuote la testa ancora.

panorama arizona bryce canyon

Approfittando del Visitor Center del canyon per fare pipì e per il wifi, ci accorgiamo che nel frattempo dal campeggio nel deserto dove avremmo dovuto passare la notte ci avevano mandato una mail, per avvisarci che purtroppo a causa di un’infestazione di insetti non potevano ospitarci quella notte.
Si lo so cosa state pensando e vi fermo subito, NO, non l’ho mandata io la mail da un account falso. Purtroppo è andata davvero così.

Forse Dio voleva farsi perdonare per l’esperienza mistica appena passata nel Bryce Canyon.

Poco male, abbiamo prenotato in un altro posto a Cedar City. Abbiamo però optato per un cambio di rotta durante il percorso, così da poter attraversare le Dixie Mountains e così per caso, ci siamo ritrovati di fronte a forse uno dei tramonti più belli mai visti in vita nostra. Di quelli che ti lasciano senza fiato (Vero anche che di fiato, dopo la mattina non me ne era comunque avanzato molto).

dixie forest arizona bryce

Abbiamo aspettato che il sole sparisse completamente prima di risalire in macchina alla ricerca di un posto dove cenare. Cena a base di hamburger gigante per me (e meritatissimo, almeno il mio)e piattone di BBQ per lui. Eccezionali

Il nome del posto è : Rusty’s Ranch. Mentre quello dell’albergo ve lo risparmio perché; anche no.

CEDAR CITY   13 Ottobre 2019

Al mattino, nonostante il viaggio previsto per la giornata fosse lunghissimo, non abbiamo resistito e abbiamo dovuto fare un’altra bellissima passeggiata in mezzo a quelle montagne e a quei paesaggi da salvaschermo di Windows.

Anche se ormai mi sentivo una  Pro delle camminate in montagna, ne abbiamo scelta comunque una easy.

Ho anche avuto il tempo, mentre lui faceva qualche foto, di sedermi su un tronco e sentire.

Eravamo troppo in alto per poter sentire rumori di civiltà, quindi solo natura, solo i rumori del bosco, solo il rumore del vento d’autunno, quello fresco, ma che se si è con il sole in fronte, si sposa perfettamente. Che ti fa chiudere gli occhi e alzare leggermente il mento verso il cielo, per sentirne più che puoi.

panorama dixie forest

E riesci davvero a sentire tutto. Le foglie che si muovono e cadono, gli insetti e il silenzio. Un silenzio perfetto.

E respiri davvero.

USA: viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

Una volta ripresa la macchina e la marcia, ci siamo dovuti rifermare. Per forza.

chalet uncle sue arizona

Ci siamo trovati di fronte allo Chalet di Zia Sue.

Con un nome così, con lo stile casetta di Hansel & Gretel e con una montagna di zucche fuori.. non vi sareste fermati anche voi? Io mi stavo sognando da inizio viaggio una fetta di quelle tipiche torte alla zucca fatte in casa, alte più o meno come la Torre Eiffel e contornate da una tonnellata di panna montata. E se non li, dove?

Beh, la torta di zucca più buona mai mangiata.

torta di zucca chalet zia sue

Sarei rimasta la tutto il giorno a provarle tutte. Tanto la tazza di caffè te la riempiono ogni 5 minuti. Perché andarsene?
Ma il viaggio era lungo.
Direzione Las Vegas, ma prima..


Zion Park.
Altro Parco Nazionale assolutamente da vedere.


L’abbiamo attraversato tutto in macchina, e io credo di averne percorso ¾ se non tutto, come i cani, con la testa fuori dal finestrino e il vento tra le orecchie.
Mi continuavo a chiedere come fosse possibile meravigliarsi cosi tante volte in così pochi giorni di così tante cose?
E invece… è davvero possibile!
Pochi chilometri dopo la fine del parco è ricominciato il deserto.

Deserto. E ancora un po’ di deserto.
Sabbia e cactus. Cactus e sabbia. AH!!! A proposito. Io non so voi che idea abbiate del cactus, ma io fin da quando era piccola avevo un’immagine del cactus molto precisa, la classica. BEH mentivano! Non ho visto manco un cactus fatto così. E li ho cercati eh.. li ho cercati per tutto il viaggio, ma niente.

In ogni caso ad un certo punto del deserto, senza che tu ti possa accorgere di nulla:

SBAM!

 Sei dentro a Las Vegas baby!

las vegas viaggio

Esatto, sembra incredibile che proprio una città come Las Vegas, si trovi esattamente in mezzo tra il nulla e l’‘ancora più nulla’. E sicuramente catapultarsi lì dopo svariati giorni di natura, natura, paesino, natura, è un po’ destabilizzante.

Avevamo due notti a disposizione da passare lì, inizialmente ero un po’ scettica sul fatto di ‘sprecare’ ben due notti proprio a Las Vegas. Poi però ne sono stata felice.

La prima notte non puoi capire davvero la città. La prima notte la passi semplicemente ad ambientarti (per quanto una persona normale possa ambientarsi a Las Vegas), pensi di conoscerla già perché l’hai vista in un milione di film, di saperla affrontare.. ma la verità è che non è vero. Non sei per niente preparato.

venetian las vegas

Buttate in camera le valigie, doccia veloce e fuori subito.

La strada è una (la Strip), e quella ti fai. «Ma sì è una via sola, quanto vuoi metterci a farla tutta...»cit.

Tanto. Ci metti tanto. Non è lunga, è infinita. Se poi ti fermi (…ed è necessario!) a visitare ogni albergo o a vederti tutti gli spettacoli delle fontane al Bellagio(necessario anche questo!), può volerci anche tutta la notte.

Gli alberghi non sono veri alberghi, sono piuttosto mini città (neanche troppo mini in realtà, abbiamo visitato paesi più piccoli!).  Sono creati ad hoc per stupirti e disorientarti.

Entrare in un albergo e ritrovarsi in Piazza San Marco a Venezia, con addirittura il cielo azzurro sopra la testa. Uscire e trovarsi persone sulle montagne russe che ti sfrecciano ad un centimetro dalla testa,  il tutto sempre dentro un altro albergo. «Ohibò che stregoneria è mai questa?

Durante la passeggiata eravamo entrambi in silenzio, impreparati e anche un po’ a disagio.

Las Vegas è come una di quelle onde giganti, l’unica cosa che puoi fare è lasciarti travolgere e trascinare dove vuole lei che tu vada. Oppure è come farsi di funghetti allucinogeni. E così è stato. L’onda intendo, non i funghetti.

La cosa della quale però, non riesco ancora a capacitarmi, è come abbia fatto a tenermi sveglia fino alle 3.00 di notte. Io? Che alle 21.45 sono già in fase rem.

Per due sere di fila, ho guardato l’ora e senza che ce ne rendessimo conto, erano le 3 di notte.

Ebbene sì, lì non puoi dormire. Il rumore assordante delle slot, le luci abbaglianti ovunque e il free drink dentro i Casinò… Ah si giusto, ecco cos’è stato a tenermi sveglia!  Ed è forse anche il motivo per il quale si usa dire ‘Quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas’, perché tanto il giorno dopo non ti ricordi un cazzo.

Las Vegas è irreale. E’ tanto, di tutto!

Consiglio: due notti sì. Di più no.

route america las vegas

LAS VEGAS 15 Ottobre 2019

Sveglia ancora a Las Vegas e partenza per la Death Valley.

Avevamo davanti circa 6h di macchina, dopo 4h di sonno, in mezzo al deserto, con circa 32° e con il ciclo… ovvio, quale giorno migliore per l’arrivo del Ciclo. (Mai arrivato in anticipo in vita mia. Ma vuoi mettere arrivare nella Death Valley!)

Beh vi dico solo che la Death Valley si è trovata faccia a faccia con la vera Death Valley.

death valley viaggio

In ogni caso, e non penso sia stata influenzata dal ciclo, o forse ero solo stufa di tutto quel deserto, ma non mi è piaciuta per nulla.. anzi. Non credo la consiglierei.

L’unica cosa che mi ha veramente lasciato senza parole è stato vedere un signore sulla 50ina fare jogging.

Nella Death Valley? Con 40°? E a 4 ore dalla città più vicina?  Eroe o suicida!

Viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

BAKERSFIELD 16 Ottobre 2019

Arrivati con ormai il buio intorno a Bakersfield; cittadina un po’ più grande di quelle visitate fino a quel momento. E con più grande intendo solo che c’era qualche fastfood in più oltre a Subway. Mangiato e dormito. Era solo una tappa per la notte.

Al mattino siamo partiti presto e io non vedevo l’ora.

sequoia national park

Finalmente direzione Sequoia Park. Forse una delle cose che aspettavo con più ansia di vedere… e nonostante questo di solito sia proprio il modo migliore per rimanere poi delusi, ne sono rimasta più che innamorata.

Un vero bosco, con i colori dell’autunno, pochissima gente, animali in libertà a pochi passi da noi e queste sequoie che dire maestose è dire poco.

Ero incantata. Era esattamente come me lo aspettavo, forse anche di più.

sequoia national park

Non sarei più andata via.. e anzi fosse stato per me, sarei tornata anche il giorno dopo.

Purtroppo però, alcune tappe del viaggio erano già prestabilite e i giorni limite per disdire gli alberghi passati, di conseguenza non avevamo molta scelta, se non assorbire tutto quel profumo di bosco in quella giornata.

Credo di aver fatto un milione di foto dentro quell’angolo di paradiso, ma nessuna che possa davvero rendere l’idea di come possa essere trovarsi dentro ad un bosco come quello, in Autunno.

Solo ad un certo punto, durante il viaggio di ritorno in macchina verso Lemoore, (dove avremmo dormito la notte) ho iniziato a sentirmi strana. Un po’ di giramento, un po’ di tachicardia e caldo.

Era ansia!

Era un po’ che non la sentivo e forse mi ero dimenticata come fosse.

Non riuscivo a capire come mai, proprio lì, in quel momento, dopo tutta quella meraviglia? Doveva essere impossibile averla.

Invece no.

Poi ho capito: quel mattino, mentre mi lavavo i denti , guardando il mio riflesso allo specchio, per un attimo il pensiero mi è andato a quello stesso gesto fatto mille altre volte, davanti allo specchio di casa, poco prima di uscire per andare al lavoro. Il pensiero era proprio lì, a quella routine totalmente meccanica e ripetitiva fatta senza nemmeno doverci pensare.. E a come sarebbe stato quello stesso gesto, rifatto a casa, dopo tutto questo?

E per tutto il giorno, il mio cervello ogni tanto continuava a tornare lì, al lavoro, a quel gesto, agli impegni. In maniera impercettibile. Come la lingua che batte sempre sul quel punto doloroso.

Lì per lì infatti non ci avevo fatto caso. Lì per lì erano solo pensieri, ma era la prima volta che tornavano. Vuoi il ciclo, vuoi la stanchezza o la ‘paura’ del rientro.. ma non sono passati senza lasciare il segno.

E quella sì era proprio Ansia. La solita ansia da «Ma perché se sto così bene ora, devo tornare a vivere come prima? Perché non si può vivere così? Vedendo posti bellissimi tutti i giorni? Meravigliandosi tutti i giorni per qualcosa di diverso? Creandosi le proprie giornate? Sentendosi vivi tutti i giorni.

Esatto, le stesse domande che mi ponevo vivendo la routine di tutti i giorni, ma che lì erano anestetizzate. Erano tornate perché, anche se mancavano ancora 5 giorni, avevamo finito le cose per le quali avevo aspettato di più in questo viaggio, quelle che più ci tenevo a vedere… e quindi iniziavo a sentire già la sensazione di fine, che arriva sempre dopo un viaggio.

sequoia rovesciata park

 USA: viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

CAMBRIA   17 Ottobre 2019

Semplicemente una città di passaggio nella strada verso San Simeon. Cittadina particolarissima, piena di localini e negozietti che visti da fuori sembrano semplici casette coloniali, ma dentro nascondono negozi di oggettistica di tutti i tipi, vestiti vintage e giardini interni immensi e bellissimi. Età media over 60, ma consigliatissima per una pausa pranzo + passeggiata.

san simeon california high 1

SAN SIMEON (stesso giorno)

Finalmente il primo tramonto sull’Oceano, con sottofondo di leoni marini che russavano.

Cena a base della tipica zuppa di pesce, condita da una tonnellata di burro e aglio, servita dentro un cesto di pane (Clam Chowder). Una cosa easy per aiutare la digestione che già era bloccata come il casello autostradale il 14 di Agosto.

Viaggio nella West Coast 4 stati in 15 giorni

MONTEREY  18 Ottobre 2019

Al mattino abbiamo percorso tutta la Highway 1, ovvero la famosa strada che costeggia tutta la California vista Oceano.

Meravigliosa. Ma che ve lo dico a fa’!?

Arrivati a Monterey (tappa che volevo fare assolutamente, solo per il fatto che ci fosse stata girata la serie Big Little Lies che io A D O R O).

big sur highway 1

Abbiamo trovato alloggio in un AirB&B, praticamente in centro e veramente bello. I prezzi, più ti avvicini a San Francisco, più cominciano ad aumentare.

La cittadina di Monterey è molto piccola, ma immensa messa a confronto di tutte quelle incontrate durante il resto del viaggio. Siamo arrivati verso il tramonto e quindi la passeggiata sul lungomare era d’obbligo.. e osservando l’Oceano ad un certo punto ho intravisto qualcosa in lontananza.

Ho provato un po’ a tirare gli occhi, (per quanto un miope possa tirare gli occhi) e sì, ho visto uno sbuffo uscire dall’acqua. Mi sono girata verso Carlo e anche lui stava guardando in quella direzione.

«Scusa, hai visto anche tu quello che ho visto io?»

balena monterey california

Eh si, era una balena!

UNA BALENA CAZZO!

Incredibile, cioè era davvero una balena vera! Nell’Oceano! Libera, non in quello schifo di acquari!

Neanche a dirlo, dopo mezz’ora siamo andati a prenotare per il giorno dopo un giro in barca per vederle.

Abbiamo speso $ 40, ma la sensazione che si prova la prima volta che si vede uno sbuffo da vicino e la coda di una balena libera, scomparire sotto le onde è qualcosa che vale molto di più. Consigliatissimo.

SAN FRANCISCO  18 Ottobre 2019

Un casino di auto, clacson, salite, barboni e odori, ci attendevano con il cartello ‘WELCOME’ a San Francisco.

Ma d’altronde ce lo aspettavamo. Purtroppo per adattarsi al ritmo di una città così dopo 14 giorni di natura, ci è voluto un po’.

Con San Francisco, sono stata onesta fin da subito, dicendo che tra natura e città purtroppo per me vinceva la natura, e quindi partiva già svantaggiata (madò se mi sentisse la me 19enne!), fortunatamente però avevamo lì un’amica locale, che ci ha fatto scoprire gusti, luoghi e sfaccettature, che da soli non avremmo mai percepito.

Ci ha accompagnati a vedere qualche tappa obbligatoria (Twin Peaks, Haight-Ashbury Castro), ma per il resto ci ha semplicemente mostrato com’è la vera San Francisco. Che come tutte le città va solamente vissuta se vuoi davvero coglierne l’essenza. Ecco perché non ho molto da dire su questa città… o forse perchè semplicemente ne hanno già scritto molto, molti altri prima di me.

L’ultima sera, anche se stanchi, ci siamo concessi una passeggiata notturna. Forse un po’ per aggrapparci a quell’ultima notte. Sapendo che un viaggio così, se sei una persona come noi, che vuole vedere più mondo possibile, non lo rifai due volte.

Il mattino successivo infatti lo abbiamo dedicato tutto a stare distesi nel parco della città, con caffè e muffin, a osservare un po’ quella quotidianità.

Mentre ero lì, non avevo ancora realizzato che figata di viaggio fosse stato tutto questo. Ma ora.. ora che ho rivissuto tutto rendendolo indelebile qui, ho davvero realizzato cosa sia stato.

I consigli di viaggio (per quanto una come me possa dare consigli di viaggio) ve li racchiudo tutti: QUI

Ma IL consiglio che mi sento di darvi senza alcun dubbio, se decideste di fare questo viaggio con qualcuno ovviamente, è: scegliete questo qualcuno con cura. Qualcuno con cui essere in simbiosi, con cui sentirvi a vostro agio sempre, con cui giocare a ‘Indovina a chi sto pensando!‘ in macchina o con il quale rimanere per ore in silenzio senza nessun imbarazzo. Le ore di viaggio sono molte e il vero viaggio, sarà quello, più che le tappe che sceglierete di fare.

Un viaggio cambia le persone. Viaggi come questo, cambiano tutto.

Vi lascio QUI  tutti i consigli che potrebbero esservi utili, e per  consigli utili intendo anche la Playlist del viaggio. (Non sprecatela!)
E come sempre, per qualsiasi cosa, scrivetemi. Qualsiasi.

golden gate san francisco california
viaggio west coast usa california

USA West Coast on the road

USA West Coast on the road UN Viaggio di  15 Giorni attaraverso 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada).

Si insomma ce l’abbiamo fatta.
Dopo i cambi di lavoro, i traslochi e tutti i «Quest’anno non è il caso, magari l’anno prossimo riusciamo!», ci siamo finalmente convinti a prenotare. Con circa 4 mesi di tempo per mettere da parte i soldi e un’app che mi ha salvato per fortuna.
Ho realizzato il tipo di viaggio che stavamo per fare, tre giorni prima di partire.

Durante il momento di fare la valigia. Quel momento nel quale hai la valigia vuota in fondo ai piedi del letto e l’armadio aperto, ed inizi a guardare prima uno e poi l’altro, poi l’uno e poi l’altro.. in loop per ore. Lì ho capito. Ho capito che non ce l’avrei mai fatta.

MILANO MALPENSA 7 Ottobre 2019

Aereo per Los Angeles ore 13.

Sveglia da Padova ore 6.45 (sai il traffico, gli imprevisti,…)

«Si dai facciamo colazione in aeroporto con calma!»
Siamo arrivati puntuali, puntualissimi, ma controlli infiniti, (Sapete tutti i “Bisognerebbe essere in aeroporto sempre due ore prima”, che non sono mai serviti a nulla in realtà, ecco si, in un volo così si!).

«Cavolo ma stanno già imbarcando?»

Si stavano imbarcando. Quindi no colazione, no pranzo, no niente.

«Ma io ho fame cazzo!»  Va bhé. Ci imbarchiamo.

«Posto finestrino?»

Ovviamente no. Corridoio. «Meglio no? Così allunghi le gambe!» Eh si certo, così se volessi potrei far lo sgambetto alle hostess, che magari si incazzano e mi fanno l’upgrade in business.

In ogni caso avevo fame. Tanta. Ma mancava troppo tempo prima che portassero qualcosa di commestibile, quindi come faccio sempre, ho pensato che l’alternativa migliore per attendere quel momento fosse dormire. Io narcolettica, che in un viaggio in macchina di dieci minuti fino all’Ikea mi addormento a portiera chiusa, faccio un breve calcolo mentale di quando posso addormentarmi per essere in linea con il fuso orario. No, non ora. Peccato.

Accendo lo schermo per vedere almeno che film ci sono.
GREY’S ANATOMY

Uau alla grande!Metti che uno non si ricordi le statistiche di quante volte nella vita si può prendere un aereo che poi precipita..
Play.

Ancora prima del decollo dormivo già, in una di quelle posizioni scomodissime che ti fa maledire il tuo amore per viaggi. Cioè appena ti ritrovi le ginocchia in gola e Derek Shepherd che ti guarda negli occhi ad un centimetro dalla faccia.Sogno?

No. La tipa di fronte a me ha pensato di tirar giù lo schienale manco fosse in spiaggia a Copacabana. Così per 12 ore di fila.

Ho scoperto solo le ultime 4 ore che in fondo all’aereo distribuivano snack e bibite, gratis.

«E tu dov’eri? Dormivi?»

Macché, ero solo incastrata.

USA  West Coast on the road: 15 Giorni, 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada)

LOS ANGELES (stesso giorno)

Atterrati finalmente.

Usciamo dall’aeroporto con nelle orecchie:

CALIFORNIAAAAA..

CALIFORNIAAA..

HERE WE COMEEE!

Occhiali da sole, cielo azzurro, gente in infradito, palme..

No un cazzo, non è vero.

Siamo arrivati alle 18.30 e fuori era già buio.  Navetta fino al noleggio auto e via fino al Motel prenotato.
Classico Motel americano.

E quando dico classico so già che non serve descriverlo perché sappiamo tutti com’è fatto. Insegna luminosa, arredamento basic, malattie veneree sulla moquet e quell’alone misterioso del “Chissà quante cose strane stanno succedendo dietro quelle porte’’.

Tempo di realizzare e mettere giù le valigie, che ci siamo resi conto di avere non poca fame. Forse più sonno, ma anche fame.
Ultimo sforzo prima di andare a letto.. la ricerca di cibo! Il quartiere era abbastanza triste, ma avevamo calcolato di doverci solo dormire quindi non avevamo previsto passeggiate notturne.

OH UN MCDONALDS!

Sta chiudendo.

«Ma come sta chiudendo? Un Mcdonalds a Los Angeles che chiude alle 21.30?’»  Sì!

Fortunatamente i ragazzi che ci lavoravano dentro, probabilmente impietositi, ci hanno aperto. Non abbiamo voluto approfittare del loro buon cuore californiano e abbiamo preso il tutto da portar via.

Per poi mangiare seduti sul letto nel motel, prima di collassare nel sonno ancor prima di aver finito di masticare.

Ancora non riuscivo a crederci. Mi sembrava tutto surreale e finto, poi per fortuna ho iniziato a sentire i due coinquilini dell’appartamento sopra il nostro, meno stanchi di noi, che si intrattenevano. Probabilmente ad una partita di Scopone Scientifico, vista l’enfasi; e allora ho finalmente realizzato dov’eravamo.

LOS ANGELES 8 Ottobre 2019

h. 5.15 am

SVEGLIAAA!

Mi chiedo perché organizzare e pianificare un viaggio mesi prima, quando puoi tranquillamente usare il tempo che ti concede il jet lag la mattina presto.
Abbiamo aspettato un orario ragionevole e siamo finalmente partiti.

Prima tappa prevista: LOS ANGELES

Dopo aver sentito così tanti «Ah L.A è proprio una merda! Non c’è nulla», alternati ad altrettanti «Si potete anche saltarla tranquillamente», non vedevamo davvero l’ora di vederla.

Personalmente volevo solo un caffè, poi potevamo anche andare via. Ero in astinenza da caffè da 2 giorni ormai. DUE GIORNI!

Abbiamo cercato un posticino dove fare la prima ‘tipica’ colazione, che fosse vicino a Venice Beach  (unica cosa che volevamo davvero vedere!). E lo abbiamo trovato. Classico posto da Los Angeles, hypster, vegan e che ti fa pagare 25$ un pancake integrale, anche se bellissimo da vedere.Los angeles colazione viaggio usa

What are you grateful for?: il caffè, era davvero buono.

Comunque sì, tutto sommato non avevano poi tutti i torti, Los Angeles  non ci ha entusiasmato. Vero anche che non le abbiamo concesso sta gran possibilità di strabiliarci.

Cielo azzurro, palme, il lungomare, i 25° costanti, l’atmosfera rilassata, le strade larghissime… non lo so, sarà forse per la nomea che si porta dietro, ma non ti da l’impressione di essere una vera città. Una città vissuta. Sembra tutto finto, costruito per girarci un film, di plastica.
Ma comunque visto che eravamo di strada in macchina abbiamo optato anche per un giretto a Beverly Hills.

Così tanto per ricordarci che siamo poveri.

E anzi per aumentare il carico, abbiamo pranzato assieme ai giardinieri del posto (Puoi fare il giardiniere solo se sei messicano e se hai un Pickup, sennò non ti assumono. Non ci credete? Andate a rivedervi la puntata nella quale Marissa Cooper se la faceva con il giardiniere!).

Ma cos’è che stavo dicendo..? Ah sì, ad ora di pranzo si possono trovare parcheggiati lungo i vialoni alberati, dei food track messicani, dove i giardinieri del posto sono soliti passare la pausa pranzo. In effetti ci sentivamo un po’ fuori luogo tra tutti quei villoni e quei giardinieri da film.

Ma oh, forse il  Burrito più buono mai mangiato.

Tempo di finirlo e siamo partiti.

USA  West Coast on the road: 15 Giorni, 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada)

BARSTOW

La prima vera tappa del viaggio era proprio Barstow. Due ore di strada da Los Angeles, a metà strada dalla Monument Valley, in mezzo al nulla cosmico.Ma lì è tutto in mezzo al nulla cosmico. Tra un paese e l’altro ci sono (quando va bene) almeno due ore di macchina.

E per paese intendo tra le 4 e le 6 case. E per case intendo dei container con un pickup parcheggiato davanti.

Dalle sei alle dieci case (prefabbricate come quelle dei Simpson) è definita ‘città’. Dalle dieci case in poi è metropoli.

Ma dicevamo, Barstow… dicevamo cosa? Non c’è molto da dire su Barstow. Qualche casa, un dinner, un vecchio market che in confronto quello di Apu è un centro commerciale, un Subway e un Walmart (immancabili).

Ah e il nostro Motel. Forse il peggiore di tutta la vacanza.

BARTSOW 9 Ottobre 2019 

Sveglia 5.20 am.

Non abbiamo nemmeno aspettato un orario decente per uscire stavolta. Tempo di prepararci e ricaricare le valigie in auto e via di nuovo.

La città era ancora deserta e l’aria era davvero fredda, ma il sole stava arrivando. Era la prima alba nel deserto. Colazione nel Dinner della città, aperto 24h/24h, pancakes, bacon, uova, patate e caffè ad oltranza. Giusto il tempo che finissero i 92 minuti di applausi del nostro colesterolo e siamo partiti. Partiti davvero.

Da lì è cominciato il viaggio vero.

No non è vero scusate, ci siamo prima fermati da Walmart. Ma poi da lì siamo partiti veramente.

barstow usa california viaggio

Strade infinitamente lunghe, distese di sabbia, montagne di roccia rossa e palle di paglia trascinate dal vento.

Dopo circa due ore di strada siamo, casualmente, arrivati ad Oatman. Una breve sosta tanto per sgranchire le gambe. Appena scesi dall’auto è partita in sottofondo (nella mia testa) la sigla di ‘Per un pugno di dollari

Non serviva nemmeno troppa  immaginazione, era esattamente come essere nel lontano West.oatman città fantasma arizona

Il problema di queste cittadine sperdute in mezzo al nulla è che i film ce le hanno propinate in tutte le salse da sempre, quindi il confine tra realtà e commercialata è sottilissimo, non sai mai se stupirti o storcere il naso.

Il giro dell’intera città è durato in tutto circa 25 minuti, compresi quelli usati per fare pipì e bere qualcosa nel tipico Saloon. Per poi ripartire, direzione Flagstaff. (circa 3 ore di auto)

USA  West Coast on the road: 15

Giorni, 4 Stati (California, Arizona, Utah e Nevada)

FLAGSTAFF

Non so bene in che punto del percorso, ma ad un certo intorno a noi ha smesso di esserci deserto e desolazione, ed ha iniziato ad esserci un paesaggio che io amo. Montagna.flagstaff arizona usa

Autunno in montagna. Occhi a cuore si.

Purtroppo abbiamo avuto poche ore di luce una volta arrivati li, e quelle poche le abbiamo dedicate al tramonto sul Red Rock. Del quale ho scoperto l’esistenza per caso collegandomi con il wifi dell’albergo. «Sembra figo, cosa dici andiamo a dare un occhio?ͧ»

Era davvero figo. Soprattutto a quell’ora.  Nella quale capisci il perché di quel ‘Red’ nel nome. Figo si, la prima mezz’ora. Poi però se sei li con un fotografo  dopo un po’ ti rompi i coglioni, e allora ti metti seduta in macchina a goderti il tramonto, mangiando patatine al bacon.

Sono arrivata in albergo che non stavo molto bene. Patatine, miste a Jet lag, miste a caldo/freddo = a letto alle 20.

Ma oh, sveglia alle 5.30!

SVEGLIA SVEGLIA SVEGLIA!

FLAGSTAFF 10/10/19

Quel paesaggio di montagna, l’aria fresca del mattino e i colori dell’autunno. Non so quante volte in pochi km ci siamo fermati per adorare quella vista.

Ad un certo punto abbiamo visto una stradina laterale che si snodava dal quella principale, per addentrarsi in un bosco non troppo fitto..

Neanche a dirlo, abbiamo svoltato.Flagstaff Arizona california viaggio

L’abbiamo percorsa lentamente, quasi a non voler disturbare a quell’ora. Qualche cassetta della posta tipica a bordo strada.. e delle bellissime villette nascoste in mezzo agli alberi ogni tanto si facevano intravedere.

Non solo, abbiamo incrociato una coppia sulla 50ina (abitante in una di quelle villette probabilmente), in passeggiata mattutina. Pantaloni del pigiama, giacca pesante, mug di caffè fumante in mano e i due cani liberi di passeggiare davanti a loro. Incuriositi noi di vederli e incuriositi loro di vedere facce sconosciute in quel posto così magicamente sperduto, ci siamo fermati per due chiacchiere. E come regola vuole, noi innamorati di quel posto e loro innamorati dell’Italia.

Lo so si, le routine degli altri sono sempre migliori viste così. Ma anche volendo smorzare la magia di quel momento, pensando che semplicemente stavano solo facendo colazione portando fuori i cani per poi recarsi al lavoro, come tutti… se me l’avessero chiesto in quel momento, probabilmente avrei messo la firma per rimanere li.

Vorrei davvero provare a descrivere quello che abbiamo provato vedendo tutto questo.. fosse anche solo per quella camminata con il sole del mattino.Flagstaff Viaggio usa autunno ottobre

Si ok, ora lo dirò..

Ora dirò una cosa impopolare o forse semplicemente dettata dal fatto che magari tutta la meraviglia di quel giorno l’avevo usata per quel panorama, ma la seconda tappa della giornata prevedeva il Gran Canyon.

Ecco beh, non mi ha entusiasmato allo stesso modo. Bello eh! Immenso! Maestoso! Ma boh..

Forse perché era una cosa decantata da sempre, da tutti. O magari perchè era una cosa programmata. O semplicemente perchè davvero non mi è piaciuta… Mi sento indubbiamente immeritevole quando dico queste cose, perché sono consapevole sia qualcosa di assolutamente da vedere e unico, ed ecco perché lo consiglio a prescindere dal mio giudizio ovviamente. Ma ad empatia, per me no.Cervo mulo grand canyonc

L’unica cosa che mi è piaciuta del Gran Canyon è stata fare amicizia offrendogli da bere a Coso (animale non ben definito, forse Cervo Mulo, probabilmente femmina.). Con il quale sarei rimasta volentieri ad interagire per il resto della giornata.

Terza tappa della giornata invece era la Monument Valley. Avevamo prenotato  con non poca difficoltà, in uno dei due alberghi situati proprio dentro la Valley… per avere poi al mattino la possibilità di vedere l’alba senza doversi alzare ad orari improponibili (l’alternativa è Kayenta, ad un’ora di macchina e con le stanze agli stessi prezzi).

Purtroppo i due alberghi in questione, sapendo di non avere ‘rivali’ nelle vicinanze, si fanno pagare. Molto bene aggiungerei.

L’esperienza che abbiamo avuto noi, con uno dei due alberghi in questione è stata veramente pessima. Salvata solo dallo spettacolo che la natura tutt’intorno ci ha regalato al mattino.Monument valley tramonto alba

Siamo arrivati all’orario del tramonto, e anche quello ce lo siamo decisamente goduto. Il consiglio che posso dare è di farvi scorta di cibo prima di entrare nella valle, perché così come gli alberghi hanno il monopolio sul ‘dove dormire nella valle‘, anche gli unici due ristoranti ce l’hanno sul ‘che ce magnamo stasera’.

Ma dicevo.. ci siamo svegliati al mattino presto. Ecco si ci siamo svegliati senza sapere però che ora fosse, purtroppo paese che vai fuso orario che trovi. L’orologio della camera faceva un orario, quello del mio telefono un altro, quello di Carlo un altro ancora e quello della macchina, indovinate un po’… un altro si.

Nemmeno nelle serate più alcoliche eravamo così disorientati. Purtroppo di tutti gli stati toccati durante il viaggio l’Arizona è l’unica a non applicare l’ora legale. Ad eccezione però della Navajo Nation che per l’appunto è dentro l’Ariziona ma applica comunque l’ora legale. Quindi boh, non chiedetemi che ora fosse. In ogni caso non eravamo gli unici ad esserci alzati a “quell’ora”, qualsiasi essa fosse.

Tutti assonati, ma soprattutto tutti infreddoliti (-5°! Si esatto -5°) a godersi lo spettacolo del sole che sorge nella Monument Valley. E che spettacolo ragazzi! Monument valley alba viaggio

Finita l’alba, abbiamo atteso che le dita ci diventassero blu dal freddo e ci siamo rimessi in macchina.

Culo vuole che fossimo i primi ad entrare per il giro dentro la Valle. La sabbia sulla strada era ancora immacolata, senza alcun segno di passaggio, il sole basso e la roccia delle montagne che ad ogni minuto arrossiva sempre di più.  Pazzesca si!

Poi però… COFFEE’. I NEED COFFEE!

Siamo usciti dalla Monument, e ci siamo fermati al primo bar trovato lungo la strada. Anzi il primo bar usciti dalla valle, a Kayenta per la precisione. Litro di caffè e pancake.Ok ora ero pronta.Cafe amigo keyenta monument valley

Due ore e mezza di macchina, direzione Page: Antelope Canyon.

L’Antelope Canyon, (tappa a mio parere obbligatoria, ovviamente detto con il senno di poi), dicevano andasse prenotata mesi e mesi prima. ”Pffff, in Ottobre, figuriamoci se non c’è qualcuno che all’ultimo tira pacco, figurati se andiamo la e non ci fanno entrare…” cit.

Coda infinita di gente. Si forse era meglio prenotare i biglietti.

Ovviamente il turno di punta, cioè quello tra le 10.00 e le 12.00 dove la luce è perfetta, era non pieno, di più.

Ci hanno trovato un posticino in quello dopo. L’Antelope Canyon per chi non lo sapesse è diviso in due, c’è il Lower e l’Upper.Upper antelope canyon

Noi siamo andati all’Upper, voci di corridoio ci dicevano che fosse il più bello, altri che lo fosse il Lower, altri ancora che fosse da farli entrambi.

Il Destino però ha voluto che trovassimo posto solo in uno dei due, ma il Destino ha anche voluto che nella vita fossimo poveri, quindi anche avessimo trovato posto in entrambi non gli avremmo mai dato altri 60$ per l’altro.

Ma oh, se con voi il Destino dovesse essere stato meno stronzo, visitateli entrambi chiaramente.

La visita una volta era libera ora invece è guidata, perché sfiga vuole che nel 1997 purtroppo a causa di un’inondazione alcuni turisti morirono annegati. Paura eh!? Lo so.

Ma voi avrete il vostro Navajo di fiducia, che non solo vi guiderà a bordo di un furgoncino fino al Canyon, ma vi farà pure un corso accelerato di fotografia.  Eh si, loro sanno esattamente quali sono i punti più instagrammabili e soprattutto quali filtri usare per farvi fare i big like.

Dategli un telefono e vi solleveranno i followerz.antelope canyon viaggio usa arizona

Diciamo che sì, questa cosa fa un po’ scemare il fascino del posto, ma tant’è..  rimane comunque una figata.

Appena siamo usciti il sole stava iniziando a congedarsi, quindi ci siamo subito diretti all Horseshoe Bend. Altra tappa obbligatoria, a detta di tutti quelli che prima di noi avevano già affrontato quel viaggio. Era a veramente pochi km dall’Antelope. Ma soprattutto era gratis, a parte i 10$ di parcheggio (……).

Ecco l’Horseshoe Bend è una di quelle meraviglie naturali, che quando ti affacci e lo vedi, pensi davvero che la Natura a volte faccia delle cose assurde. Neanche a dirlo, pienone anche lì. Il posto è veramente grande quindi c’è posto per tutti e per tutte le angolazioni.  Come dicevo qualche riga più su, fortuna o sfortuna, quando si viaggia con un fotografo, si ha molta più possibilità di apprezzare tutta quella meraviglia. Si perché, siamo tutti abituati a ricercare lo scatto perfetto, ma senza davvero ‘vedere’ quello che abbiamo di fronte. Con un fotografo, hai tutto il tempo di fare entrambe invece.

Horseshoe bend, arizona west coast Puoi passare i primi dieci minuti a fare qualche scatto e poi i restanti 50 a riflettere sulla bellezza del posto, sul senso della vita e su cosa vuoi mangiare a cena. E così ho fatto, perché si lo ammetto il posto ti lascia davvero a bocca aperta.. ma io ero totalmente rapita dalle persone. Credo che le mie orecchie abbiano assorbito in quell’ora, almeno 15 lingue diverse.

Una concentrazione di persone tutte da nazioni diverse. Tutte concentrate a vincere il premio di selfie più figo, in posizioni improbabili, con sorrisi improbabili e sempre un passo più vicino alla morte.

Più vedevo le scene e più mi chiedevo come fosse possibile che non fosse mai morto nessuno in quel posto. Per me era totalmente impossibile. Uno strapiombo altissimo, nessuna recinzione di nessun tipo e la stupidità della gente. Avete presente quelle foto pazzesche che vedete su IG, di ragazze sul bordo più estremo di un Canyon. Perfettamente baciate dal sole, mentre osservano il vuoto, alla ricerca di frasi a cazzo da abbinare alla foto? Ecco, le fanno li.

Le fanno i fidanzati ovviamente. Poveretti. Mai uno che dando indicazioni su dove posizionarla per far la foto, esageri con i ‘Un po’ più in la!’

Scusate vaneggio… No però volevo dire che, ciò che forse più (ignorantemente) mi ha colpito, di tutto quello spettacolo, era forse proprio quell’osservare le persone. Tutte quella gente dal mondo, li in quel posto, in quello stesso momento, per quello stesso tramonto.Horseshoe bend arizona viaggio

E comunque poi mi sono informata e si avevo ragione, ogni anno muoiono tante persone, per un pugno di like in più. Io mi cagavo sotto solo a guardarli, io che inciampo anche sulla mia stessa ombra, mi sono assicurata di stare ben lontano dal bordo ad osservare quello spettacolo così naturalmente innaturale.

Ma tant’è.. finito ciò ci siamo rimessi in marcia in direzione  Kanab, anzi per l’esattezza a Big Water dove avevamo prenotato un B&B per il quale abbiamo dovuto seguire le indicazioni che ci aveva dato via mail la proprietaria, perché arrivati ad un certo punto finiva il mondo e quindi o seguivamo le sue indicazioni o avremmo dormito in macchina.

Il posto era veramente disperso in mezzo al nulla, non è stato facile trovare la casa.

Strada sterrata in mezzo al deserto, buio totale, davanti a noi solo gli occhi di un gufo illuminati dai fari della macchina. Poi l’abbiamo vista. L’unica casa in mezzo al nulla, con le finestre illuminate e delle macchine parcheggiate fuori. Doveva sicuramente essere la nostra. Più ci avvicinavamo e più ci rendevamo conto che tutte quelle macchine parcheggiate lì di fronte, erano ammaccate, senza targa e con i finestrini rotti. Anche se un po’ inquietante, non avevamo alternativa.. il paese più vicino era a circa due ore di strada.

E abbiamo bussato…

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West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

Viaggio nella West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

Racchiudo qua tutto ciò che penso possa essere utile a chi vorrà come noi, fare questo viaggio. Tutto ciò che leggerete è  SOLO per chi opterà per farlo in OTTOBRE.

Salterò le cose fondamentali come “E’ meglio fare l’Assicurazione sanitaria?” e “Qual è il miglior periodo?” , la prima perchè la risposta sarà sempre SI, SI e ancora SI. E la seconda perchè non lo so, io l’ho vista solo in Ottobre e l’ho adorata.

Prezzo totale per l’intera vacanza, comprensivo di tutto (voli, assicurazioni, noleggio auto, carburante, alloggi, cibo e varie): € 2100 a persona. 

Ma passiamo alla pratica:

West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

VALIGIA

Non so voi che rapporto abbiate con la preparazione della valigia, ma il mio non è un granché.. anzi. Odio farla. Soprattutto per un viaggio in cui passi dai -7° ai 32° in una sola giornata.  Personalmente a parte una prima fase di ‘Non ce la farò mai‘, ho superato il tutto con il classico ‘Ma sì, compro tutto là che costa poco!’.

ERRORE.

Non so se fosse perché sto invecchiando o perché il dollaro non conviene più, ma non ho comprato nulla lì, costava come in Italia. Quindi, essendomi portata via pochissimo, sul finale sono rimasta in braghe di tela. Nel vero senso del termine.

Cose che mi sono tornate utilissime: Jeans, pantaloni della tuta, t-shirt, felpa (felpata), felpa termica leggera ma felpata e con zip + cappuccio, intimo termico (all’occorrenza), scarpe da ginnastica, una giacca mezza stagione (tipo quelle in pelle) e una più pesante tipo piumino. In base ai giorni, scegliete voi quanti pezzi per ciascuna di queste cose portarvi via.

TAPPE 

1. LOS ANGELES

Confermo quello che avevano detto quelli prima di noi, una notte si, di più anche no.  La temperatura è californiana, quindi minima 22° massima 27°. Abbiamo alloggiato all’ EMPIRE INN MOTEL , consigliato: SI. Per il mangiare, ovunque.. ma soprattuto i Burrito nei food track messicani che troverete lungo i viali a Beverly Hills.

2. BARSTOW:

E’ semplicemente una tappa intermedia tra Los Angeles e il Gran Canyon, passando per la Route 66. E’ deserto quindi durante il giorno farà caldino (27-30°) mentre la sera e al mattino presto, scenderà di almeno una decina di gradi.  Non c’è assolutamente nulla da vedere a parte una figata di Outlet, in cui potrete passare il tempo aspettando di andare a letto. Per cenare, ci sono un paio di localini, ma Denny’s (dinner aperto 24/24) è una certezza assoluta, soprattutto per la colazione.  Alloggio ROUTE 66 MOTEL. Consigliato: NO

3. OATMAN:

E’ stata solo una deviazione sulla strada verso il Gran Canyon, è una cittadina un po’ commerciale ma caratteristica, vale la pena farci un giretto. Non ci vuole più di mezz’ora. Sempre in mezzo al deserto. Visitata intorno ad ora di pranzo c’erano circa 28°.

4. FLAGSTAFF:

Quando arriverete non vi sembrerà, ma è ad un altitudine di 2000 m. quasi. Montagna a tutti gli effetti. Scenderete dalla macchina in maniche corte. ERRORE 2. Fuori saranno circa 7/8 gradi. La cittadina è molto carina, tipica di montagna. Ancora di più Sedona, se avrete la macchina, consiglio di farci un giretto la sera. Di localini è pieno. Per dormire abbiamo scelto SUPER 8, è un catena, costa poco e ha delle stanze veramente belle.

5. MONUMENT VALLEY:

Qui purtroppo il mio consiglio è un po’ forzato. Se volete vedervi alba e tramonto dentro alla Monument senza fare troppa strada, l’unico modo è dormirci dentro. E per dormirci dentro le alternative sono solo due: GOULDING’S LODGE o THE VIEW . Sanno che possono farlo e quindi tengono i prezzi altissimi. Noi abbiamo tenuto d’occhio le stanze per mesi, ogni tanto i prezzi scendevano, ma rimanendo comunque altissimi. Se potete permettervelo sicuramente prenotate con booking a cuor leggero. Altrimenti come noi, tentate di scrivergli una mail vedendo se (un mesetto prima, non di più) vi trovano un posticino. Con noi sono stati stronzi, e ci hanno fatto pagare un buco di stanza, negli alloggi lontani dall’albergo, e senza wifi, circa $170. Tantissimo. Stessa cosa vale per il cibo. Come detto nell’articolo, i ristoranti e gli alberghi hanno il monopolio. Non valgono assolutamente i soldi che chiedono. Ma se per il dormire non avete scelta, per il mangiare si. Prima di arrivare dentro alla Monument fate scorta di cibo nel primo supermercato che trovate.  Colazione fatela al CAFE’ AMIGO ,  Lo troverete a Kayenta, appena fuori dalla Monument Valley, ambiente cordiale, caffè e pancake super.

6. ANTELOPE CANYON:

La visita costa 30$, sia per il Lower sia per l‘Upper. Non chiedetemi quale sia il migliore, perché come già detto non lo so, avendone visto solo uno. MA se avete soldi, fateli entrambi sicuramente. Confermo che anche senza prenotare, un buco lo si trova.. ma forse abbiamo avuto culo noi. Essendo una tappa certa da fare, forse prenotare per tempo è meglio. La visita dalle 11 alle 14, è quella con la miglior luce per le foto. Più di questo l’unica cosa che mi sento di dirvi è: non perdete troppo tempo a far foto, il Canyon dentro racchiude tutto ciò che la natura è in grado di fare.. poche cose al mondo saranno così spettacolari, godetevelo. Consigliato: ASSOLUTAMENTE SI.   HORSESHOE BEND: Beh è a due passi dall’Antelope Canyon ed è gratis, (ma anche fosse a pagamento) quindi consigliatissimo anche questo assolutamente.  Alla notte abbiamo alloggiato a PAGE, anche questa è stata solo una tappa notturna, purtroppo essendo una cittadina molto piccola e molto dispersa non c’è grande scelta, ma se volete vivere l’esperienza che abbiamo fatto noi, vi consiglio di cercare un alloggio su AIR B&B

7. BRYCE CANYON:

A parte la mia esperienza mistica avuta in questo magnifico Canyon, non posso non consigliarlo. E’ spettacolare. Anche solo per sgranchirsi le gambe dopo tutte quelle ore di macchina. Non sembra, ma è in montagna, quindi quando sarete ad ammirarlo dall’alto forse tirerà un po’ di aria (felpa e giacca), camminando per i percorsi, arriverete a stare in maniche corte al sole, ma all’ombra farà freddino. Lo so, non sono d’aiuto così.. boh, vestitevi a strati.  se avrete più fortuna di noi, vi consiglio di prenotare la notte al  BRYCE LUXURY CAMPING. Dormirete in un’enorme tenda in mezzo al deserto, la tenda più vicina sarà ad almeno dieci minuti di macchina, non ci sarà nessuno e niente intorno a voi… lo so può far paura, ma se troverete una nottata senza nuvole, guardando il cielo vi accorgerete di quanto ne valesse la pena. Farà freschino alla notte, avrete la legna per il fuoco e tutto, ma saranno almeno 5/6° sotto zero. Noi purtroppo non siamo riusciti a dormire lì a causa di un’infestazione di insetti. Abbiamo ripiegato in velocità, in un motel a CEDAR CITY.  Consigliato: N

8. DIXIE FOREST:

Non era prevista come tappa nell’itinerario che avevamo programmato, ma l’inconveniente degli insetti ci ha portato a fare una piccola deviazione. Che per assurdo si è rivelata essere una delle cose migliori che potessimo fare. Abbiamo visto dei posti incredibili e mangiato in locali dispersi nel nulla ma meritevoli di lode. (Per la migliore torta di zucca mai mangiata: ‘Aunt Sue’s Chalet e per della buonissima carne al BBQ: Rusty’s Ranch)

9. ZION NATIONAL PARK:

Altro parco nazionale, spettacolare. Noi lo abbiamo percorso semplicemente in macchina. C’è una splendida strada panoramica che lo taglia tutto da inizio a fine.. consiglio però di informarsi sui vari punti visitabili a piedi, perché ce ne sono alcuni che sono veramente obbligatori da vedere.

10. LAS VEGAS:

Beh.. sì, bisogna passarci. Molti la vedono quasi ad inizio viaggio, noi l’avevamo posizionata a metà percorso. Non c’è molto da consigliare a Las Vegas, ne per mangiare, nè per dormire. Sia per uno che per l’altro, dovrete solo scegliere tra una miriade di opzioni, tutte più o meno similari.  Unico consiglio, come già accennato, non usate più di due notti. Noi abbiamo alloggiato allo Stratosphere, per una cifra incredibilmente bassa. Ah per gli spostamenti, l’unico mezzo quasi economico sarà l’autobus, l’abbonamento sarà per un’ora o per massimo 24h. Un po’ inculata, quindi valutate bene a che ora obliterarlo. Se optate per i vostri piedi, sappiate che ad una certa della notte ve ne pentirete, poi non dite che non vi avevo avvisati.

11. DEATH VALLEY:

Fa caldo e non c’è nulla. Se proprio volete vederla, assicuratevi solo di avere in macchina almeno 5 litri di acqua, il pieno di benzina e di non farla con il buio. Consigliata: ANCHE NO. 

12. BAKERSFIELD:

Cittadina poco più grande delle altre, ma anche questa non è stata visitata. Tappa intermedia tra Las Vegas e il Sequoia National Park. Abbiamo alloggiato al VAGABONG INN MOTEL.  Consigliato: SIIl viaggio è stato forse il piu lungo, e quindi alla sera volevamo solo dormire, abbiamo cenato di fronte all’hotel in un classicissimo TACO BELL

13. SEQUOIA NATIONAL PARK:

Assolutamente da vedere. In autunno credo sia la stagione per eccellenza migliore di tutte per vedere un bosco come questo. Prima di entrare e anche quando siamo usciti, abbiamo pranzato e cenato in questo posticino qui: River View Restaurant & Lounge. Il posto è veramente carino, soprattutto di giorno. Abbiamo pranzato fuori, sulla terrazza vista fiume. In felpa.  Abbiamo alloggiato al  Travelodge by Wyndham Lemoore, ci siamo arrivati che era ormai buio pesto e al mattino siamo ripartiti subito. Consigliato: SI 

14. CAMBRIA:

E’ stato il primo tramonto sull’oceano, la città è comunque molto carina da vedere.. soprattutto i negozi. Abbiamo pranzato al Linn’s Restaurant, età media intorno a noi 65 anni, buonissime le torte, ma prezzi un po’ altini per pranzare. Alla notte abbiamo alloggiato a San Simeon, al Sea Breeze Inn. Consigliato: SI. Per cenare, proprio dalla parte opposta della strada c’è il MOTEL 6, è un motel ma al piano terra ci sarà un mini ristorante dove provare la classica zuppa di pesce californiana (pesantissima, ma vale la pena provarla) e potrete anche fare una partitina a biliardo.

15 MONTEREY: 

Come dicevo, più ci si avvicina a San Francisco, più i prezzi lievitano a dismisura. Anche a Monterey. Noi abbiamo alloggiato in un air B&B, vicinissimo al molo e veramente economico. CONSIGLIATO: Assolutamente SI.

Se ne avete l’occasione e le finanze consiglio di fare il giro in barca, per l’avvistamento delle balene. Lungo il molo troverete molte barche che organizzano questo tipo di tour, i prezzi sono sempre quelli circa. E’ un’esperienza da fare se come noi, non avete avuto mai occasione di vederne una da vicino.

16 SAN FRANCISCO: 

Purtroppo per San Francisco non ho molto da consigliarvi, l’albergo dove abbiamo alloggiato era semplicemente il più economico trovato (MINNA HOTEL), ma in una zona orribile. San Francisco è una città veramente cara, ma magari prenotando con qualche mese in anticipo riuscirete ad essere più fortunati di noi. Non assicuro nulla. Per quanto riguarda il cibo invece.. beh, lì avete solo che da scegliere.

Credo di avervi detto più o meno tutto quello che potrebbe essere utile. Ovviamente resto a disposizione per domande che magari al momento mi sfuggono.

Se non avete ancora letto della nostra avventura, trovate QUI la prima volta.

Per il resto. Buon Viaggio!

Berlino viaggio weekend europa

Berlino in 3 giorni. Io, Berlino e l’Ansia

Io, Berlino e l’Ansia

Aeroporto Treviso 22/03/2019

Si bello arrivare in aeroporto in anticipo, bellissimo!

Bello il guardarsi in giro, osservare le persone, tutto quel  via vai, quelle storie che s’incrociano per poi magari non rincontrarsi mai più… si bello veramente, ma cazzo, quando soffri di ansia, quell’arrivare prima per godersi il momento, diventa un a «Ma che cazzo, mancano ancora tre ore prima che aprano il gate?!’»

«Eh lo so, hai ragione scusa, ho calcolato male il tempo per gli imprevisti

Una cosa che invece ho imparato viaggiando, anche se tardi, è: non mettermi ad annusare tutti i profumi del Duty Free! Per non partire con una nausea incredibile..

E quindi niente.. non ti resta che star lì ed aspettare, stai lì ed osservi. Osservi e pensi. Pensi e ti fai salire l’ansia e l’ansia fa salire altra ans…«Oh aprono il gate Dio grazie!’»

Ah no scusate, sono due le cose che ho imparato dagli aeroporti. La prima è appunto non mettermi a sniffare tutti i profumi al duty free e la seconda è che non importa quante lingue parli, quello che diranno agli altoparlanti non lo capirai. MAI.

«Ma WOW, perché stiamo passando davanti a tutti?’»

«Perché abbiamo il biglietto Priority»

«Wow, e da quando siamo diventati ricchi

«Non lo siamo appunto. Il priority è per i poveri come noi che viaggiano leggeri con solo il bagaglio a mano»

Ah. Comunque viaggiamo con Ryanair, quindi anche quelli non sono i ‘ricchi’ sono semplicemente più furbi di noi, nel bagaglio in stiva hanno i vestiti e in quello a mano hanno le ginocchia visto che nei sedili non ci stanno’

Un’ora e mezza di «Ahahah ma sono pazzi, chi compra da mangiare delle finte lasagne per € 15?» e atterriamo a Berlino.

Finalmente. O forse no.

Cavolo ho delle aspettative altissime per questa città. Tutti a dirmi che conoscendomi è proprio la città per me.  Mi aspetto graffitti ovunque, birra a fiumi, mentalità aperte e profumo di storia nell’aria. E sappiamo tutti come finisce quando ci sia aspetta troppo… berlino mai una gioia treno

Berlino giorno 1

Mezz’ora di treno e si arriva in centro. Prima impressione ‘Ah cacchio, ecco dove tengono il Grigio!!’.

Si, molto molto grigio. Ma oh, è solo la prima impressione e poi dai appena arrivati in una città nuova il cuore è talmente impaziente che tutto prende comunque una piega propositiva.. ‘Grigio? Io adoro il grigio, potrei addirittura cambiare il nome della pagina; Mainagioia is the new Grigio

Giù le valigie e fuori subito immediatamente.

Purtroppo viaggiando il pomeriggio, la luce ha resistito giusto il tempo di darci il benvenuto per poi lasciarci con un ‘See u tomorrow’ o anzi ‘ Bis Morgen’.

Noto subito con piacere che anche i tedeschi come gli svedesi non badano a spese per le consonanti nelle parole.. ma vocali gran poche. Qui più che il ‘Come cavolo si dice?’ vige il ‘Come cavolo si legge’?

Oh ma tu guarda, sono le 18.30. ‘Birretta?’

Ovvio che si, l’aperitivo è aperitivo ovunque. Soprattutto Venerdì sera.  Abbiamo trovato un bar/pub tipico, sì mò aspettate che guardo come si scrive: Zwiebelfisch Gaststatten (….!!!). Entriamo e tutti i tavoli sono occupati, la tipa al bancone ci guarda e ci indica un punto. Entrambi cerchiamo di capire dove stia indicando, ma davvero non capiamo, «Non ci sono tavoli liberi, cosa ci sta indicando questa?’ ‘Ci sarà un’altra sala».

Mi sono sentita come il famoso stolto che guardava il dito anzichè la luna.

Comunque no, nessuna sala. Ci stava indicando di sederci in un tavolo da quattro, ma dove erano già seduti due coniugi. Ovviamente da tipici italiani eravamo  un po’ perplessi dalla cosa, ma poi.. si dai ci stava!

Ci stava al tal punto che ad una certa abbiamo intrapreso una conversazione con la coppia in questione, su quanto noi italiani gesticolassimo parlando e che tornando alla questione di prima invece, per loro sia una cosa più che normale condividere il tavolo, con sconosciuti mentre per noi italiani è subito disagio.

Ecco, Italia 0 Germania 1.

Nel frattempo però FAME. Fame. Ma soprattutto voglia di qualcosa di tipico.

E così è stato.cosa mangiare a berlino

Altra cosa imparata dai viaggi,(Madò ma quante cose ti insegnano i viaggi?! Insegnassero anche come fare i big money però sarei più felice) è più tempo passi a cercare il posto ‘giusto’per mangiare, per strada o su Google, più si abbassano le possibilità di trovarlo. Quindi, detto fatto. Gastatte Zur Kneipe.

Miglior scelta non si poteva fare. Wurstel, crauti e patate al cartoccio.  S P A Z I A L E!

E prezzo misero. Meno di € 20 a testa.

AH, ‘Tips are not included!’

Eh.. e quindi?  Eh quindi sganciate la mancia! Pena, sguardi di disapprovazione e disgusto stile Cercei Lannister.

IO, BERLINO E L’ANSIA

BERLINO DAY 2

Sole. Ottimo. Sicuramente con il sole i colori oggi saranno molto più belli.

E sì. Tante sfumature nuove di grigio che appena arrivata non avevo colto.

«Allora oggi che si fa

«Eh, non so non avevi fatto un programma?»

«Veramente no, mi pareva avessimo deciso di non programmare, ma di improvvisare.»

«Allora improvvisiamo

Berlino un po’ come New York, ha dei parchi enormi e bellissimi nei quali si possono fare lunghe camminate e jogg..e altre lunghe camminate. Quindi abbiamo attraversato uno di quei parchi, Tiergarten, per l’esattezza. Parco che tra le altre cose ospita il famoso ‘Zoo di Berlino’. Non amo particolarmente(..) gli zoo, quindi è stato totalmente ignorato, semplicemente costeggiato durante la passeggiata nel parco.

Passeggiata che dopo due ore iniziava ad essere un po’ troooppo lunga. Quindi autobus, almeno per arrivare in prossimità di qualche ‘attrazione’ da visitare. Ovviamente abbiamo fatto la card per accesso illimitato ai mezzi (metro, bus, tram, shuttle, canoe, nuvole speedy..) per tutti e 3 i giorni. Scelta azzeccatissima considerando che praticamente i tedeschi hanno un’unità di misura della lunghezza tutta loro; una loro via praticamente corrisponde ad una nostra regione..

Porta di Brandeburgo. Quasi quanto la Statua della Libertà. Bella ma.. ‘Beh tutto qua?’

berlino olocausto memorialeSi diciamo che forse me l’aspettavo più grande. O forse no, non so nemmeno io cosa mi aspettavo però effettivamente non mi ha entusiasmato granchè. Vero anche che pochi metri più in là c’è il memoriale alle vittime degli Ebrei. E quello che tu lo voglia o no, ti lascia qualcosa.

Ti crea una buona dose di inquietudine, consapevolezza e impotenza.

E’ gratis e quindi tutti posso accedervi. Nonostante non tutti ‘debbano accedervi’.

 

IO, BERLINO E L’ANSIA

Dopodichè l’unica cosa che puoi fare è continuare a camminare per Berlino, aspettare che tutta quella scia lasciata da quel monumento, piano piano svanisca lasciandoti un buco allo stomaco.

Però la scia non svanisce. In compenso però il buco allo stomaco ti viene comunque, soprattutto se cammini per 5 ore.

Ci avevano consigliato di provare ad andare a mangiare il miglior Kebab della città da Mustafa’s, quindi ci siamo diretti lì.

Si, il kebab è tipico tedesco se ve lo state chiedendo. Non guardavate mica ‘Kebab for breakfastscusate?

Markthalle Neun berlino weekend

Beh siamo arrivati da MustafAHAHAHAHAH.. «Scusa quella è la coda? Ma stiamo scherzando! Manco sulla Salerno-Reggio Calabria è così…’»

Forse per quello si chiamava così il telefilm, perché ti metti in coda la sera e il kebab te lo magni la mattina praticamente.

Vabbè piano B.mercato coperto berlino

Mercato coperto, più nello specifico il mercato di Marejnazrtomejw oh scusate mi è passato il gatto sulla tastiera, volevo dire il Markethall Neun.

 

Ecco beh non so voi, ma una delle prime cose che cerco quando voglio visitare una città è proprio il mercato. Li trovi la vera città. Le persone, i gusti, i profumi e i rumori. E tutto sotto lo stesso tetto….

 

Basta per oggi. Il bello comincia domani. Birrette, Vinili e LSD.

Amsterdam viaggio sola Mai na gioia is the new Black

Amsterdam ancora

Amsterdam 

… dov’eravamo rimasti?

03 Dicembre 2017

Oggi va già meglio. Il clima da tregua, c’è freddo, nebbia, pioviggina un po’ ed è brutto.. no ok, forse solo io sto meglio oggi. Il tempo fa schifo uguale.

Non so, ma oggi sembra essere partita decisamente meglio. Meno stanchezza addosso, ma soprattutto ho fatto quello che faccio sempre, e che avrei dovuto fare anche ieri; ho spento internet, cuffie alle orecchie e ‘play’ sulla mia playlist. Cartina in tasca e via.

E lo so che sembra una cazzata, ma è anche per questo che nei viaggi da sola riesco a vivermi di più le città. Le sento.
Perché la musica, cambia il modo di vedere le cose. Un po’ come il vino. Forse per questo amo entrambi.

Ma dicevo.. Ho fatto una passeggiata a Vondel Park, una sorta di Central Park in miniatura. Ok il clima non è dei migliori per passeggiare nel parco, ma l’atmosfera domenicale si sente tutta.
L’ho attraversato tutto e … NO NO ALT!

Sono dentro uno splendido locale, seduta ad un tavolino fronte strada e proprio mentre stavo mentalmente dicendomi ‘Non posso tenere le cuffie mentre sono seduta in un bar, è da maleducati!’ è partita una delle canzoni della mia playlist proprio dalla radio del locale.
Quante probabilità ci sono? Tante, se si fosse trattato di musica commerciale.. ma non lo è.
(Ovviamente come sempre, a fine racconto pubblicherò, seppur gelosamente, la mia playlist.)

Ecco beh, a me queste cose lasciano sempre una strana scia addosso. Come se fosse, una sorta di ‘segno’!

OMIODIO!! DUE CANZONI! D U E C A N Z O N I.
Qualcuno si prende gioco di me!?

Vedi.. lo dico sempre. Le città sanno sempre come ‘recuperarti’.
Mi godo il momento, senza cuffie.
Caffé. Torta alla banana. Il mio diario.24989588_10213560670305354_872338847_n

Giornata all’insegna della più totale libertà. La bellezza di non avere un programma. La bellezza del rendersi conto di cosa significhi avere del tempo libero, che sia realmente tale.
Musei mi ero ripromessa di non visitarne, chiese nemmeno, ed essendo ad Amsterdam nota principalmente per questo (…si ok anche per i negozi di caffè.), non mi è rimasto che vagare.
E credo di averla girata veramente tutta. Evitando clamorosamente le vie principali, intasate di shopping natalizio. Mi sono persa per le viuzze laterali.

Quiete, bici e vetrate a vista.  25139095_10213560668265303_2140704730_o.jpg
Splendide vetrate a vista.
Lei al suo portatile, lui accanto sul divano e il gatto a guardare fuori dalla finestra.
La Domenica di Amsterdam.
Me ne sono innamorata.

Volevo anche cercare un posto, che meritasse la vista dall’alto. E proprio mentre mi avvivavo verso un posto consigliatomi, ha cominciato ad uscire un debolissimissimo sole.

Chiaramente appena sono uscita, ha ripreso a piovere, ma nulla di drastico. Ma forse non me ne sarei nemmeno accorta fosse scesa a secchiate… ero totalmente assuefatta da Amsterdam (infelice scelta delle parole si).

Stranamente non sentivo la stanchezza, a differenza del mio telefono che aveva bisogno di ricaricarsi. Breve sosta in ostello e poi a piedi tour dei canali.

Ero consapevole che sarebbe stato un giro infinito, ma alla fine nella scelta la barca e le mie gambe, hanno vinto le gambe.
Volevo più libertà!
Ed è stato giusto così probabilmente. E’ stato splendido. Amsterdam di sera è qualcosa di eccezionale.

amsterdam luci Camminando sono anche passata, per il quartiere a luci rosse. Anche lì vetrate a vista e zero tende per la privacy, ma scene leggermente meno poetiche di quelle che vi raccontavo prima.

Tra l’altro non so perché, ma nella zona dei Coffe Shop, io mi aspettavo scene apocalittiche, tipo festini di Silvio ai tempi d’oro. Gente sui tavoli a ballare, gente per strada denudata, Giucas Casella in testa ad un trenino cantando Maracaibo per le strade della città seguito da Snoop Dog.
Invece nulla di tutto ciò.
Solo occhi rossi alla Twilight e tanta pace.

Sono anche arrivata alla famosa scritta Iamsterdam. La foto seppur di rito, volevo farla.
‘Aspetto che si tolga di mezzo sto ragazzo. E poi sta ragazza..
Dai bambini spostatevi un attimo devo fare la foto.
Nooo la comitiva di turisti. MA TUTTI ADESSO?!
Non riuscirò mai a fare la foto…’ 25086566_10213560668345305_2017228834_o.jpg

Così per 20 minuti, sotto la pioggia. Finché non mi sono resa conto che bastava farla dall’altro lato al contrario, dove nessuno si metteva.
E poi girare la foto.
Un genio lo so.

Ma tornando al mio tour, gli ultimi 3km credo di averli fatti totalmente d’inerzia. Almeno fino a che non ho trovato un locale tipico dove mangiare. Nulla di che, ma indubbiamente qualcosa di nuovo al mio palato.
Breve passeggiata per smaltire e.. sono arrivata all’ostello 😑. Ma come?! Senza cartina?! Senza navigatore? Com’è possibile? C’ho messo 3 ore l’altro giorno anche con le indicazioni.
Culo sicuro. Anche perché mi conosco, so che se ci riprovassi probabilmente arriverei all’ostello dove alloggiavo a Stoccolma.

04 Dicembre 2017

Ultimo giorno.
E piove ovviamente, come in un qualsiasi Lunedì che si rispetti.
Oggi un po’ di stanchezza mista all’acido lattico la sento, quindi ne approfitto per consumare l’abbonamento ai mezzi.
Preso il famoso tram 2.
Quello che fa il giro completo.
Volevo vedere la periferia. Troppo facile innamorarsi del centro della città, addobbato a festa.

Tra l’altro avevo notato questa cosa delle case, tutte strette e altissime, e tutte con un gancio appeso sopra l’ultima finestra. Lì per lì non mi ero fatta molte domande a tal proposito.
Poi però ieri vagando a caso per un quartiere, ho avuto l’illuminazione.

Una persona affacciata al balcone del secondo piano e una davanti al portone d’ingresso, intente a sollevare un divano proprio con una sorta di carrucola attaccata a quel gancio.
Neanche da dire che sono rimasta a guardarmi tutta la scena.

Case piccole, scale strettissime e ripide. L’unico modo per far arrivare ai piano superiori qualcosa di pesante o ingombante, è proprio quel gancio..
Ecco beh… ora lo so.

Per quanto riguarda la periferia, nulla a che vedere con il centro. Casermoni e un silenzio incredibile.

Mi sono comunque goduta l’ultimo giro.
Il tempo di fare il tragitto al contrario ed era già ora di recuperare armi e bagagli.

Mi hanno chiesto che voto darei ad Amsterdam.
Ho risposto ‘ Ci scrivo su qualcosa per fare mente locale e decido.’. Mi tocca ora.
Però non l’ho ancora vista in primavera, con i suoi mulini, i tulipani e soprattutto il sole.
Facciamo che mi riservo il voto per il secondo round. 😎

Come promesso:
Per chi ha Spotify https://open.spotify.com/…/…/playlist/77KqMiDZi6a9dz3OBAs77f

Per gli altri J
The Parklands – Jimbo Scott
Dreams – Fleetwood Mac
Head On – Man Man
Feels like we Only Go Backwards – Tame Impala
Come to me – Lili & Madeleine
Impostors – The fratellis
Portinos For Foxes – Rilo Kiley
Lost it to trying – Paper Town
Such Great Heights – The Postal Service
Banana Pancake – jack Johnson
These Streets – Paolo Nutini
Atlas Hand – Benjamin Francis

viaggio weekend amsterdam

Un weekend ad Amsterdam

amsterdam 02 Dicembre 2017

Sono qua da boh, forse 5 ore e mi sembra di esserci da giorni.
Primo viaggio sola dopo tre anni, mi sono concessa il lusso di vagare a caso per la città per circa 3 ore, così per testare se c’era empatia tra noi.

Beh sapete una cosa? Non sento nulla. Letteralmente.
Sono completamente ibernata.
Splendida giornata di nebbia, così giusto per non farmi sentire la mancanza di casa (…).
E proprio per sentirmi come a casa alle 16 ho deciso che era arrivato il momento di fermarmi per riprendere quantomeno la sensibilità di mani, piedi e sentimenti.
Chiaramente da veneta volevo partire (per scaldarmi eh, non per attaccamento agli alcolici) con un’ombra, ma erano le quattro di pomeriggio, mi faceva brutto palesarmi cosi subito agli olandesi… e poi checazzo 6€ per un’ombra?!
Non glieli avrei dati manco fossi stata Peter Pan.

In ogni caso, ammetto che freddo e gelo, hanno un po’ gelato anche il mio entusiasmo iniziale. Io amo il cielo scuro, magari non proprio la pioggia battente quando sei per strada, ma non disdegno il brutto tempo… purtroppo però devo ammettere che il sole cambia tutto, le città, le persone e anche l’umore. E dunque, come direbbe qualcuno ‘Non girava proprio..’.

Quando sono uscita dal locale per avviarmi verso l’ostello, era già orario di aperitivo, no vabbè volevo dire che la luce aveva già iniziato a scendere.. per così dire, visto che Amsterdam sotto Natale è una colata di lucine che perfino Babbo Natale secondo me un po’ si stizzirebbe.
L’idea era tornare in ostello, mettermi all’incirca altri 16 strati di vestiti addosso, come quando in aeroporto la valigia pesa troppo e tu decidi che piuttosto che lasciare là anni di shopping ti devi far stare tutto addosso, e uscire poi per la cena.

Tornare in ostello? AHAHAHAHAHAHA.

Mi sono persa.
Ovvio.

Avevo la cartina, che fa sempre molto Hipster, ma era troppo buio e avevo le mani troppo ghiacciate per tenerla su. Avevo anche Google Maps che fa sempre molto persona normale, ma continuava a dirmi ‘Continua in direzione sudovest per 600m.’, ma io non sono Magellano e dopo la terza volta sono schizzata male e l’ho mandato a cagare al grido di ‘Ma si, goditi a pieno la città in maniera totalmente naturale, dove vai vai.’

Ma dove vai vai cosa? COSA? Che siamo a –4.
21 km.
V E N T U N O chilometri a piedi mi sono fatta.

Sono arrivata in ostello assomigliando tantissimo a Jack Nicholson in Shining. Chiaramente nella scena finale.

Imbottita di vestiti, caffè, scarabocchiato due/tre cose nel diario e via di nuovo.
Ero effettivamente stanca morta, un po’ per la sveglia alle 4, il freddo, i km e soprattutto quella sensazione ‘Di viaggio’. Non saprei come chiamarla, non so nemmeno se sono l’unica a provarla.. io amo viaggiare, lo amo davvero, penso sia lo scopo per il quale lavoro, per potermi permettere qualche ‘fuga’ ogni tanto, che mi faccia sentire appagata dalla vita, che mi faccia sentire viva e parte di un modo che piano piano sto scoprendo, che poi altro non è che lo scopo principale per il quale la maggior parte della gente viaggia. (VIAGGIA, non ‘va in vacanza’); ecco beh la sensazione del primo giorno di viaggio, aspetti aspetti aspetti e poi arriva quel giorno, ed è pieno di ansia, emozione, gioia, aspettative e mille altre cose.. ecco quella sensazione, crea stanchezza. Quella stanchezza.

Ma volevo uscire. Volevo Amsterdam. Il centro dell’Europa. 24956795_10213546539912103_1147622866_o.jpg

Quindi fuori, boccata d’aria gelida, ma ‘Freddo nun te temo più’ e via.. un labirinto di stradine, canali e case strettissime tutte uguali e diverse.
E di quelle, mi sono innamorata.
Fin da quando ero piccola, la cosa che amavo più fare era guardare la ‘vita’ dentro le case illuminate alla sera. La quotidianità degli altri. Il rientro nella comfort zone, dopo una giornata nel mondo. Lo trovavo confortante. Le librerie, i fornelli accesi, un cane che gironzola per casa.. non saprei spiegare.

Ecco beh, Amsterdam mi ha fatto tornare bambina. amsterdam finestre illuminate
Le case (TUTTE) alte e strettissime, sono dotate di di grandi vetrate a vista. Zero tende, o forse qualcuna ma comunque aperta a metà, per dare solo una mezza parvenza di privacy.
Se lo facciano per tradizione o per esibizionismo non lo so, ma è uno spettacolo.
Case perfettamente arredate, case disordinate, gente che cena con amici, gente che suona la chitarra, chi legge, chi scrive.. tutto ‘in vetrina’.
Ripeto, uno S P E T T A C O L O.
Ed è stato amore.

In questo loro ostentare il design sono molto simili agli svedesi, così come anche per l’abuso delle biciclette.
SI BEH.. anche qua vorrei dire: tutti tecnologici, tutti ecologisti, tutti in bici, MA IN MOTORINO TUTTI SENZA CASCO PERO’ EH.
Più che Venezia, a me ricorda Napoli..

Mi sono comunque fatta l’abbonamento per i trasporti pubblici, perché avevo letto che il BUS 2 faceva praticamente il giro ‘turistico’ della città e quindi volevo… no vabbè ero stanca di camminare!
Comunque anche i bus sono un casino e quindi sono riuscita a perdermi e mancare tutte le fermate e le coincidenze. Amsterdam 2 – Michi 0

Alla fine il ristorante l’ho trovato. Mi sono seduta e subito ho tirato fuori cellulare e diario. Avevo paura di non essere più ‘preparata’ a mangiare da sola.
Ho ordinato subito un calice di rosso, costava, ma dopo una giornata così non m’importava. Lo volevo.
Oltretutto di tutto ciò che avevo ordinato, era l’unica cosa che sapevo cosa fosse.
Era un semplicissimo rosso, ma al primo sorso mi è parsa la cosa più buona del mondo.
Ecco questa è una delle cose per le quali non scambierei mai il vivere in Italia. Il vino e gli aperitivi.
Sembrerà una cosa da alcolista, ma qualche amico, una bottiglia di vino, forse due.. e cambia tutto. Tutto.

Al terzo sorso, avevo già iniziato a sbadigliare. Non benissimo.

Arrivata la zuppa.. non so cos’abbia dentro ma somiglia tanto alla nostra pasta e fagioli. Ma spero sia solo somiglianza perché sono a dormire in ostello.
Accompagnata da un qualcosa di indefinibile, forse il loro equivalente di ‘cicchetto’. Una fetta di prosciutto (spessa quanto la crosta terrestre e fredda come l’acqua della doccia che faccio quando mia madre decide che è ora di lavare i piatti), messa sopra un quadrato di un boh ancora più freddo e con sembianze di pane scuro.
Non so cosa fosse. Non chiedetemi.
In ogni caso ho mangiato, anche perché escluse le due galatine e un waffle, ero ancora a stomaco vuoto da ieri sera.

Si lo so avevo ancora i Fonzies, ma li tengo per le emergenze, come quel pacchetto di crackers che tengo sempre in borsa per i momenti di carestia e che alla fine sono costretta a sniffarmi quando servono.

Oh è arrivato anche il secondo. Due specie di polpette arrotolate nel bacon, con contorno di patate e verdure, che sembrano verze (OSTELLO!!!!!)

Ora, io sono la prima a voler sperimentare le cucine locali e bla bla bla bla.. ma ragazzi, non ce n’è.

Sono le 21 e sono completamente sfatta. Pensavo che la sera avrei vissuto la movida, le luci, la città.. invece mi sto sognando il letto e il caldo.
Che sfigata. Come a New York la sera che ho preso sonno alle 18 dopo la doccia. Ma li potevo dare la colpa al jet lag, qua a chi do la colpa.. alla vecchiaia?

Neanche tempo di spegnere la luce, sono stata inghiottita in un buco spazio temporale.25035327_10213546755037481_729141462_o

Amsterdam viaggio sola Mai na gioia is the new Black

Amsterdam

Dopo cinque anni dall’ultimo viaggio da sola, rieccomi.
Amsterdam, arrivo

new york viaggio sola

Viaggio da sola a New York (part.5)

Ancora a New york, le proposte di matrimonio e l’NBA

(parte 4 QUI) Penultimo giorno di New York per me, ultimo articolo per voi.

Tristi? Beh lo ero anche io. Parecchio anche. New York non è una città che ti passa dentro senza lasciarti nulla.

Ma un po’ come quando mangio qualcosa e lascio la parte più buona sempre per ultima, anche con New York ho fatto lo stesso.

Mi sono alzata con un po’ di tristezza addosso. Non volevo tornare. C’avevo preso gusto.

L’aria ghiacciata appena uscivo la mattina, il bicchierone di caffè che mi scaldava le mani, la gente sempre di fretta, l’alzare la testa per vedere il cielo sopra i grattacieli e capire che tempo ci fosse… ero ancora là, eppure già mi mancava.

C’era ancora una giornata davanti però, quindi dai.

Per l’ultima colazione sono tornata da Perishing Square (fronte Grand Central), non potevo andarmene senza aver rimangiato quei pancakes spaziali.pancakes new york perishing

Stavolta però banana e scaglie di cioccolato, solito burro da sciogliere sopra, caffè e succo. Ho mangiato tutto.

92 minuti di applausi dal parte del mio colesterolo.

Volevo far scorta per tutto il giorno, per non sprecare poi tempo mangiando a pranzo.Volevo godermi New York e basta.

Che poi pensandoci, anche godermi quella colazione, in quel posto, senza pensieri… faceva parte del godermi New York.

Era una splendida giornata e c’era una cosa che ancora non avevo fatto. Salire sull’Empire. Vamos allora!

86esimo piano. Un’ora e mezza di fila. Mi sono sembrati un’eternità. Sia i piani, che l’attesa.

empire tramonto

Però…

Sembra una frase fatta, ma effettivamente pareva di essere in cima al mondo. D’altronde sei in cima all’Empire State Building a New York, non sul campanile della chiesa di Poggibonsi. (Con rispetto ovviamente).

Comunque io ero li che giravo, facendomi i fatti miei, in cerca di un posticino per godermi lo spettacolo da sola (che suona tanto come metafora di vita).

Riflettendo sul fatto che magari sarebbe stato più bello, condividere tutto quello con qualcuno.

O magari anche no.

Alla fine, ho trovato un posto vicino ad una coppia di ragazzi, 20enni al massimo, che si stavano sbaciucchiando. Questo mi ha portato a protendere per il ‘Magari anche no’ nella mia riflessione.

Ma comunque, ad un certo punto il ragazzo si è girato verso tutta la gente che c’era, richiedendo l’attenzione di tutti. Si è inginocchiato e ha tirato fuori una scatolina nera.

L’ha aperta di fronte alla ragazza, che è ovviamente scoppiata a piangere, in mezzo agli applausi della gente. (Quando si dice ‘vincere facile’)

Beh, io in tutto ciò ero ancora li a fianco eh! (Se la metafora della mia vita non vi fosse ancora abbastanza chiara.)

Scuotendo la testa e dicendo ‘Cupido, bel tentativo, ma ci vuole ben altro per convincermi.

Sono cinica si, ma voi non avete visto quell’anello, era veramente orrendo.

Quindi ho abbandonato la coppia felice e ho finito di godermi il mio panorama in solitaria.

Tornata nel mondo reale mi sono diretta verso Brooklyn.

Eh si perché quel giorno era il ‘GAME DAY’, ovvero avevo la partita da andare a vedere. E ormai non riuscivo piu a pensare ad altro.

Oltre alla classica passeggiata sul ponte di Brooklyn, che tanto fareste comunque anche se vi dicessi di non farla, fatevi anche tutta la Brooklyn Heights Promenade (camminata che costeggia il fiume, con vista sulla parte bassa di Manhattan).

Poi ovviamente addentratevi e perdetevi per Brooklyn.

brooklyn quartiere viaggio new york

Alle 19.30 aprivano i portoni del Barclays Center. Arena nuova di pacca, dei Nets ovviamente. No non sono andata al Madison, perchè ci giocano i Knicks. E a me il basket piace.

Alle 18 io ero già là ad aspettare.

Alle 19.40, cioè con 77 minuti d’anticipo sul fischio d’inizio io ero già seduta al mio posto. Ovviamente in piccionaia, perché quel poveraccio di Jay Z non mi aveva tirato fuori l’accredito per farmi sedere tra lui e Beyonce a bordocampo.

Aldilà dell’ovvia trepidazione, (simile solo a quella che ho la mattina di Natale) per la partita, il mio anticipo era dovuto al fatto che speravo di riuscire a fare qualche foto nel pre partita. ILLUSA.

Quell’arena è inespugnabile, c’erano più steward che posti a sedere.

Vedevo la gente a bordocampo fare foto con Tim e con Manu. E io cosi:

barclays center nets spurs new york

Ma stavo per vedere Spurs-Nets, al Barclays, niente poteva abbassarmi il morale.

Non mi mancava nulla: partita in diretta, 20$ di bibita e popcorn , tifo indiavolato e abbraccio con i ragazzi texani che mi erano seduti vicino, quando hanno scoperto che venivo dall’Italia per vedere gli Spurs.

Diciamo che vedere la partita dal computer, in piena notte, nel buio della mia camera, con le cuffie, è leggermente diverso da com’è stato quella sera.

Il basket fa’ solo da contorno.

Cinque piani di ristoranti/baracchini per scegliere cosa mangiare durante la partita, cheerleaders,  kisscam, dancecam, popcorn e bicchieri che volavano ad ogni canestro di Teletovic, cori… Non sarei più andata via.

E in effetti qualcuno deve avermi ascoltato, perché c’è stato l’overtime. P A Z Z E S C A.

Nonostante sia stata la prima ad arrivare, sono stata comunque l’ultima ad andare via. Come al cinema quando un film mi è piaciuto e sto fino alla fine dei titoli di coda. Non volevo proprio alzarmi.

Purtroppo era finita. Ed essendo passata la mezzanotte, tecnicamente era anche finita la mia vacanza. Sono tornata in albergo, respirando a pieni polmoni tutta quell’aria di New York. Come dovessi farne scorta.

La mattina seguente avevo solo mezza giornata a disposizione e senza il minimo dubbio l’ho passata a Central Park.

Mi ero anche ripromessa di andarci una volta per fare jogging, ma il mio livello di sportività è non sapere nemmeno come si scrive jogging… e poi non ci vado nemmeno a Padova. Quindi dai facciamo i seri!

In ogni caso, cappello, sciarpa, musica nelle orecchie e noccioline per scaldarmi le mani (si lo ammetto, anche per gli scoiattoli. Ma era più forte di me, sono così cariniii) e via a scoprire gli angoli più nascosti del parco…

Nel tragitto in taxi dall’albergo all’aeroporto, ho sentito gli occhi riempirsi. Forse c’era troppa New York dentro e non c’era più posto per le lacrime. Beh, almeno una ne è scesa sicuramente.

Non ero triste. Non ero nemmeno felice. Ero tutto.

E un po’ come ho capito a Parigi, era quella la sensazione alla quale puntavo quando ho deciso di iniziare a viaggiare…

new york viaggio sola

C’ho provato, ma non potevo raccontarvi tutto ciò che ho visto, fatto e provato in quei giorni. Vi ho risparmiato la visita al negozio di giocattoli di ‘Mamma ho perso l’aereo‘, lo zoo di Central Park, la sua pista di pattinaggio, il mio perdermi almeno due volte al giorno sbagliando treno in metropolitana… e potrei continuare..

Ma magari qualcosa la tengo solo per me.

Però per qualsiasi dritta o consiglio vi rispondo molto più che volentieri.

Ah ovviamente non era necessario, ma come vi dicevo, quando un film mi è piaciuto rimango seduta al cinema fino alla fine dei titoli di coda… anche per godermi tutta la colonna sonora.

Quindi per chi vuole, lascio anche un po’ della mia di colonna sonora, fatene buon uso:

Sixpence None the Richer – It came upon a Midnight Clear

Sara Bareilles e Ingrid Michaelson- Winter song 

The Rescues- All I want for Christmas

Pentatonix – Little Drummer boy

Lily Allen – Somewhere only we Know

Tom Odell – Real Love

Da Nuova York è tutto. Ci si becca al prossimo check-in no?