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Francoforte sul Meno weekend

Un weekend a Francoforte, la Manhattan europea

‘Per un weekend a Francoforte sul Meno, la Manhattan europea. Cosa vedere, cosa mangiare, dove dormire?
Francoforte nascosta‘ o ‘Francoforte insolita‘, questo è quello che cerco su Google quando sto per visitare una città mai vista prima.

E sapete una cosa? Non ho mai trovato nulla di quello che cercavo.

Puntualmente trovo sempre le solite liste di posti turistici ‘da vedere assolutamente’. Si ok, forse sarò strana io, ma io non cerco questo.
Io cerco gli angoli nascosti, quelli con la vista migliore, cerco i racconti delle sensazioni provate, cerco i gusti, cerco ciò che io stessa consiglierei ad uno straniero in visita nella mia città.
E alla fine, sempre puntualmente, di tutte le cose ‘imperdibili’ che trovo nei vari blog o nelle guide, non faccio mai un cazzo.
E in questi tre giorni è stato proprio così.

‘Francoforte? Ma perchè di tutti i posti belli che ci sono in Europa proprio un weekend a Francoforte?’

Berlino? Amsterdam? Stoccolma? NO.
Allora. Punto primo, Francoforte era quello che costava meno. Punto secondo, ma non per importanza anzi, non c’ero mai stata. E questo requisito generalmente basta e avanza per farmi dire ‘Perchè no?!’
Quindi si FRANCOFORTE sia.

Beh volete sapere una cosa? Ho fatto bene.
Un’ora di aereo, manco il tempo di finire due puntate di Big Little Lies (<3) e siamo atterrati. Dieci minuti di metro ed eravamo in centro. Un minuto a piedi ed eravamo in albergo. Giù le valigie e fuori subito.
Era ora di pranzo e boh, da quando ho prenotato avevo una voglia incredibile di Hot dog e birretta. Un po’ come quando qualcuno nomina il ‘Sushi’ e il tuo cervello non riesce più a pensare a nulla, (l’importante è non nominarlo mai più di 3 volte in un giurno sennò bisogna per forza andare a mangiarlo).

Ma comunque dicevamo.. Hot dog e birrette sì. Non ci saremmo dati pace fino a che non avessimo trovato un classico food track (di quelli che trasudano proprio pulizia) e ci fossimo fatti sto hot dog e sta bir.. OH MA TU GUARDA, ECCOLO QUA. Si esatto, l’abbiamo trovato dopo un secondo. Anche perchè li in centro precisamente di fronte alla chiesa di Santa Caterina c’è (o forse abbiamo avuto culo noi quel giorno, non saprei dire) una specie di mercato con una ventina di bancarelle e foodtrack tipici. E con tipici intendo 2.50€ panino e € 3 birra, VIVA LA TIPICITA’.

francoforte weekend cosa mangiare

‘E adesso che abbiamo mangiato? Che famo?’

‘Quello che facciamo sempre in una città nuova. La esploriamo. Senza mete.’

Se cercate su Google ‘Francoforte‘, la prima foto che vi viene fuori è il Romerberg, ossia la piazza principale, con tutti i palazziblablabla.. cavolo mi annoia solo a scriverlo. Ecco beh lo abbiamo visto, foto e un ‘Ah. Ok bhe andiamo ora?’.

Non me ne vogliate. Sono sicura che c’è chi ama questo genere di vistite nelle città, anzi forse la stragrande maggioranza… ma io proprio non riesco a vederle così le città. Ho bisogno di sentirle. Ed ecco perchè alla fine abbiamo optato per una passeggiata easy per la città, un po’ così a casaccio.. e visto che la giornata lo permetteva ci siamo fatti tutto il tratto che costeggia il Meno. E lì abbiamo avuto l’illuminazione… BECCATA! Eccola lì l’essenza di Francoforte.

Francoforte weekend cosa fare relax

Nonostante fosse un giovedì pomeriggio qualsiasi la riva del fiume era pieeeena di gente che correva, camminava o semplicemente distesa sul prato a bere birrette.
Beh? Non è nemmeno servito dirselo. Appena abbiamo visto un chiosco, degli sdraio e la gente svaccata (si dice così anche da voi?!), abbiamo capito come avremmo passato il pomeriggio… e non scherzo.

Sdrai gratis. Bicchierone di Apfelwein (la loro bevanda tipica, un mix tra una birra e un sidro, che io pensavo fosse analcolica e me ne sono scolata un paio di litri, ma una superblogger ha scritto che invece contiene assenzio, boh io dragoni non ne ho visti ma se lo dice lei.. si comunque va dai 5 ai 7 gradi, sopravviverete anche voi dopo un paio di pinte, ve lo dico io!) e chi si alza più… e infatti ci siamo alzati solo dopo 4h. Avete presente quel senso di colpa che ci attanaglia quando si è in viaggio in qualche parte del mondo e si spreca troppo tempo a ‘non far nulla’ anzichè visitare una città nuova? Ecco noi no.

francoforte skyline

Ci siamo goduti Francoforte, nel vero senso del termine. Lo skyline. La gente del posto che arrivava con il cestino del pic-nic. Amiche sdraiate per terra con i piedi scalzi a farsi la chiacchiera. Le famiglie in passeggiata lungo il fiume…

Quella era davvero Francoforte. Quello era quello che cercavo su Google prima di partire. E quello è quello che consiglio io a chi ci andrà.

Si ecco poi alle 18.00 ci siamo dovuti alzare. Voglio dire, ormai era ora di aperitivo e anche se siamo in terra straniera noi non ci dimentichiamo le nostre origini. E dunque ci siamo addentrati, in quello che doveva essere il quartiere più fico.. locali, giovani, ecc.. e sapete una cosa? Era vero. Cioè è davvero così.

Giretto guardandosi intorno e poi ci siamo messi a cercare un posticino dove fare aperitivo, per riprenderci dalla giornata sfiancante ovviamente.

Altri litri di sidro, altre birrette, altre chiacchiere, ma non cibo.. diciamo che da loro l’apericena non è ancora arrivato. Poco male, abbiamo trovato poco dopo un posto per mangiare un mega hamburger buonissimo, ma non economico(cioè relativamente economico, come in Italia, € 15 per un piatto), lo consiglierei? NI. (hamburger buono sicuramente, ma nulla di tipico, poi fate voi). Mi raccomando la mancia. LA MANCIA PERDIO! -> BareBurger

Comunque quell’hamburger era una bella mattonata e quindi abbiamo deciso di tornare all’albergo camminando.

francoforte mainhattan europea

Anche perchè non è che avevamo alternativa, cioè li si muovono tutti in bici, o in monopattino elettrico, o in metro, e tutti e tre viaggiano alla stessa velocità. Ma noi, essendo molto piccola come città abbiamo optato per utilizzare le gambe e il gps. Qui sotto potrete ammirare il nostro attendibilissimo percorso fatto il primo giorno. Si esatto stando al mio navigatore abbiamo anche attraversato il Meno a nuoto. Boh.

francoforte weekend percorso

Vorrei tanto dirvi che il secondo giorno, freschi e riposati abbiamo affontato in maniera pià decorosa la giornata da persone adulte. Ma la verità è che è andata esattamente come il giorno prima, con la sola differenza che al mattino la pioggia ci ha costretti (SI COSTRETTI!) a rifugiarci da Primark. E dai sappiamo tutti come va’ quando si entra in quel buco nero…

Siamo usciti che c’era il sole. Gira di qua. Gira di là.

Oh guarda un Euro gigante!”
Bello! Ho fame. Dove andiamo a pranzo?

Un weekend a Francoforte sul Meno

COSA MANGIAMO?

Ecco a pranzo in realtà avevamo deciso di andare da Adolf Wagner, ristorante tipico, primo posto su TripAdvisor, cazziemazzi. Sarà stato anche buono, ma ci hanno trattato talmente di merda appena entrati, che dopo 3 volte che ci rimbalzavano da un cameriere all’altro solo per trovarci un tavolo(in mezzo a cento liberi), abbiamo deciso che si potevano fottere e siamo andati in uno poco più avanti. DECISAMENTE MERITEVOLE.

francoforte cibo tipico dove mangiare

Come potete vedere dalla foto, tipica cucina gourmet. E che buona ragazzi! Quella salsa verde, che loro userebbero anche per verniciarsi le pareti di casa, la amerete e odierete. Ma ne varrà la pena. E poi la titolare è gentilissima e avendo vissuto in Italia per anni, ha la chiacchiera facile con noialtri.

Beh finito il pranzo c’era solo una cosa da fare. Visto che l’unica cosa che avevamo in programma per la giornata (vedere il famoso skyline dall’alto della MainTower al tramonto) era saltato causa brutto tempo. Esatto.. e quindi ci siamo diretti ai nostri sdraio che erano ancora la ad attenderci dal giorno prima…

Sidro, chiacchiere, birrette, gente. Se vi state chiedendo se non ci siamo rotti a rifarlo, la risposta è ‘Il giorno dopo siamo rimasti su quelle sdraio fino a due ore prima dell’aereo‘!

Comunque fatta na certa ci siamo alzati e ci siamo fatti tutta la riva opposta del fiume. Dove abbiamo beccato il festival Summerwertf 2019, niente di particolare, ma comunque è stato piacevole trovarsi li in quel momento.

Devo essere onesta, la vista del tramonto dall’alto della Main Tower mi dispiaceva essermela persa, soprattutto dopo che è uscito il sole e che abbiamo visto che volendo si poteva vedere…. però chiedevano € 12. Non ce la siamo sentita. (….)

Comunque per un po’ ho continuato a rimuginarci sopra, fino a che ad un certo punto durante la passeggiata ci siamo accorti di che tramonto pazzesco ci avrebbe regalato quella sera. Ma non dalla Main Tower, ma proprio dal punto esatto nel quale ci trovavamo.

Neanche da dire che ce lo siamo goduti fino all’ultimo attimo di luce.
E niente.. questa è stata la nostra Francoforte. Nessuna lista mi spiace. Nessun museo. Nessuna cosa ‘da vedere assolutamente’.
Solo Francoforte.

Domenica tempo libero mai na gioia

Ogni maledetta Domenica, il tempo libero e l’Ansia

Ogni maledetta domenica, il tempo libero e l’Ansia

Quelle pigre domeniche pomeriggio d’estate.
Cielo velato, leggera aria che entra, fa muovere le tende e da’ un leggero respiro.
Nessun bambino che gioca in cortile, troppo caldo. Solo le cicale fan casino.

ORE 14

«Chissà che oggi riesca a fare tutte quelle cose che non riesco mai a fare. Si però magari dopo, ora vediamo su Netflix se c’è qualcosa da vedere. In fondo è domenica, ci sta un po’ di meritato svacco.
NO.
NO.
NO.

FORSE, MA NON OGGI.
NO.
PAUSA CIBO.
Apri il frigo, senza arte ne parte. Lo fissi.
Che te credevi di trovà di diverso da quando l’hai aperto mezz’ora fa’? Mah, forse la voglia di non fare un cazzo che c’hai oggi? Forse. Non sai manco di cosa hai voglia. Chiudi sto frigo, pensa al surriscaldamento globale. Ok OK.

Cosa potrei mangiare? Anche niente no? Non ho realmente fame, però voglio mangiare. Adesso mi ricordo perché non devo stare a casa! DAI NO. Magari solo un caffè. Con una spruzzatina di panna. Poi basta però..’

Ogni maledetta domenica, il tempo libero e l’Ansia

ORE 15


Allora che si guarda?
«Potrei guardare qualche episodio di Greys.’ No no meglio di no, che sei in preciclo, poi torna a casa lui e ti trova impiccata»

«Last night?» Si brava cosi lui torna a casa e vi tocca litigare, senza che nemmeno sappia il perché.

Vabbe allora cosa?
Questo NO.
NO
NO.
Venti minuti di zapping dopo.
«UH hanno messo ‘La verità è che non gli piaci abbastanza’, vediamolo per la ventordicesima volta.

E nel mentre si sfoglia in loop: Facebook, Instagram, Twitter, Asos, Zalando, il meteo, yahoo answer…
Ma tu guarda tutti al mare, o a matrimoni o ad aperitivi super fichi in spiaggia. Che vida loca avete tutti. Loro si che sanno come usare il tempo libero.
Altro che in mutande a.. Cavolo, ho ancora quella super maschera all’aloeavocadomielecreneavanzidellacenadiierisera per il viso da provare, e quasi quasi potrei anche farmi un po’ di scrub!
Google cerca ‘scrub fatto in caso’.
Allora.. mi serve solo olio (ce l’ho), sale (ce l’ho) e tempo libero (CE L’HO). E andiamo.. (LIVIN’ LA VIDA LOCA)

Non metto neanche ‘pausa’ tanto ci metto poco e poi sta parte è una palla.

ORE 15.45


Torni in divano più svogliata di prima e con i capelli che puzzano di sta maschera a boh.. a giudicare dall’odore uovo andato a male. ‘Quanto dovrò tenerla su sta merda? Va beh finito il film la tolgo.’

15 minuti di film dopo
QUINDICI.
Insofferenza totale.

‘Avrei anche il libro da finire, ormai mi mancano poche pagine… quasi quasi potrei.”

Prima pagina. Seconda pagina. Terza pag.. «No aspetta cos’è che ho letto? Non mi ricordo più.»
Rileggi.
Terza pagina.
Terza pagina.
Terza pagina. Ma leggi o fai finta?

Chiudi il libro.
Svogliatezza livello PRO.
«No puzza troppo sto coso in testa, devo lavarmi i capelli»

Alle ore 17 ti sei già lavata i capelli, fatto due docce, spostato mobili, cambiato 4 smalti, fatto due lavatrici, iniziato e lasciato a metà episodi di 3 serie diverse, sfogliato le stories instagram di praticamente un continente intero.

Torna lui.
«OH APERITIVO?»

«SI TI PREGO»

…ed è di nuovo lunedi!

Scusa, ci conosciamo?

Scorrendo la home Facebook e le sue amicizie suggerite.

Non so chi sia.
Non so chi sia.
Non so chi sia.
So chi é ma lo ignoro volontariamente.
Oddio sta qua era a scuola con me, andiamo a vedere com’é.. Uh immagine di copertina lei e lui al loro matrimonio, pensa un po’ si è sposata! E aveva pure due anni meno di me. Ok.
Esci.

Non so chi sia.
Non so chi sia.
Questo anche no Facebook grazie, lui era quello che in patronato ci provava con chiunque avesse un buco, perfino con il biliardino, quindi grazie comunque per il suggerimento ma anche no.

Non so chi sia.

Oh lei! Anche lei mia ex compagna di catechismo, che fine avrà fatto!? Vediamo.. Immagine profilo lei che lancia il bouquet alle amiche. Wow anche lei sposata.
Esci.

Non conosco
Non conosco.
Conoscoooo!! Questa era la figa del quartiere!! Vediamo, subitoimmediatamente! Eh beh ovviamente, foto profilo con fotomontaggio di lei su una copertina di giornale. Che disagio!!
E millemila foto di famiglia.. Cane, due figli e maritOH MA È IL TIPO CHE CI PROVAVA CON TUTTE IN PATRONATO OHMIODIO!! Ne ha fatta di strada..
Esci.

Non so chi sia.
Non so chi sia.
Uuooooooo!!! È lui!!! Cotta stratosferica alle superiori. Madò com’é cambiato! Però sempre bono. Oh ma tu guarda… Ha figliato pure lui. E lei chi é?
Non conosco.
Esci.

Grazie Facebook. Anche per oggi c’hai provato..
Però no! Non sono pronta a non bere per 9 mesi, ne tantomeno a pagare da bere a 200 persone..

Ma grazie per l’ansia, apprezzo il tentativo. 🖤

Berlino viaggio weekend europa

Berlino in 3 giorni. Io, Berlino e l’Ansia

Io, Berlino e l’Ansia

Aeroporto Treviso 22/03/2019

Si bello arrivare in aeroporto in anticipo, bellissimo!

Bello il guardarsi in giro, osservare le persone, tutto quel  via vai, quelle storie che s’incrociano per poi magari non rincontrarsi mai più… si bello veramente, ma cazzo, quando soffri di ansia, quell’arrivare prima per godersi il momento, diventa un a «Ma che cazzo, mancano ancora tre ore prima che aprano il gate?!’»

«Eh lo so, hai ragione scusa, ho calcolato male il tempo per gli imprevisti

Una cosa che invece ho imparato viaggiando, anche se tardi, è: non mettermi ad annusare tutti i profumi del Duty Free! Per non partire con una nausea incredibile..

E quindi niente.. non ti resta che star lì ed aspettare, stai lì ed osservi. Osservi e pensi. Pensi e ti fai salire l’ansia e l’ansia fa salire altra ans…«Oh aprono il gate Dio grazie!’»

Ah no scusate, sono due le cose che ho imparato dagli aeroporti. La prima è appunto non mettermi a sniffare tutti i profumi al duty free e la seconda è che non importa quante lingue parli, quello che diranno agli altoparlanti non lo capirai. MAI.

«Ma WOW, perché stiamo passando davanti a tutti?’»

«Perché abbiamo il biglietto Priority»

«Wow, e da quando siamo diventati ricchi

«Non lo siamo appunto. Il priority è per i poveri come noi che viaggiano leggeri con solo il bagaglio a mano»

Ah. Comunque viaggiamo con Ryanair, quindi anche quelli non sono i ‘ricchi’ sono semplicemente più furbi di noi, nel bagaglio in stiva hanno i vestiti e in quello a mano hanno le ginocchia visto che nei sedili non ci stanno’

Un’ora e mezza di «Ahahah ma sono pazzi, chi compra da mangiare delle finte lasagne per € 15?» e atterriamo a Berlino.

Finalmente. O forse no.

Cavolo ho delle aspettative altissime per questa città. Tutti a dirmi che conoscendomi è proprio la città per me.  Mi aspetto graffitti ovunque, birra a fiumi, mentalità aperte e profumo di storia nell’aria. E sappiamo tutti come finisce quando ci sia aspetta troppo… berlino mai una gioia treno

Berlino giorno 1

Mezz’ora di treno e si arriva in centro. Prima impressione ‘Ah cacchio, ecco dove tengono il Grigio!!’.

Si, molto molto grigio. Ma oh, è solo la prima impressione e poi dai appena arrivati in una città nuova il cuore è talmente impaziente che tutto prende comunque una piega propositiva.. ‘Grigio? Io adoro il grigio, potrei addirittura cambiare il nome della pagina; Mainagioia is the new Grigio

Giù le valigie e fuori subito immediatamente.

Purtroppo viaggiando il pomeriggio, la luce ha resistito giusto il tempo di darci il benvenuto per poi lasciarci con un ‘See u tomorrow’ o anzi ‘ Bis Morgen’.

Noto subito con piacere che anche i tedeschi come gli svedesi non badano a spese per le consonanti nelle parole.. ma vocali gran poche. Qui più che il ‘Come cavolo si dice?’ vige il ‘Come cavolo si legge’?

Oh ma tu guarda, sono le 18.30. ‘Birretta?’

Ovvio che si, l’aperitivo è aperitivo ovunque. Soprattutto Venerdì sera.  Abbiamo trovato un bar/pub tipico, sì mò aspettate che guardo come si scrive: Zwiebelfisch Gaststatten (….!!!). Entriamo e tutti i tavoli sono occupati, la tipa al bancone ci guarda e ci indica un punto. Entrambi cerchiamo di capire dove stia indicando, ma davvero non capiamo, «Non ci sono tavoli liberi, cosa ci sta indicando questa?’ ‘Ci sarà un’altra sala».

Mi sono sentita come il famoso stolto che guardava il dito anzichè la luna.

Comunque no, nessuna sala. Ci stava indicando di sederci in un tavolo da quattro, ma dove erano già seduti due coniugi. Ovviamente da tipici italiani eravamo  un po’ perplessi dalla cosa, ma poi.. si dai ci stava!

Ci stava al tal punto che ad una certa abbiamo intrapreso una conversazione con la coppia in questione, su quanto noi italiani gesticolassimo parlando e che tornando alla questione di prima invece, per loro sia una cosa più che normale condividere il tavolo, con sconosciuti mentre per noi italiani è subito disagio.

Ecco, Italia 0 Germania 1.

Nel frattempo però FAME. Fame. Ma soprattutto voglia di qualcosa di tipico.

E così è stato.cosa mangiare a berlino

Altra cosa imparata dai viaggi,(Madò ma quante cose ti insegnano i viaggi?! Insegnassero anche come fare i big money però sarei più felice) è più tempo passi a cercare il posto ‘giusto’per mangiare, per strada o su Google, più si abbassano le possibilità di trovarlo. Quindi, detto fatto. Gastatte Zur Kneipe.

Miglior scelta non si poteva fare. Wurstel, crauti e patate al cartoccio.  S P A Z I A L E!

E prezzo misero. Meno di € 20 a testa.

AH, ‘Tips are not included!’

Eh.. e quindi?  Eh quindi sganciate la mancia! Pena, sguardi di disapprovazione e disgusto stile Cercei Lannister.

IO, BERLINO E L’ANSIA

BERLINO DAY 2

Sole. Ottimo. Sicuramente con il sole i colori oggi saranno molto più belli.

E sì. Tante sfumature nuove di grigio che appena arrivata non avevo colto.

«Allora oggi che si fa

«Eh, non so non avevi fatto un programma?»

«Veramente no, mi pareva avessimo deciso di non programmare, ma di improvvisare.»

«Allora improvvisiamo

Berlino un po’ come New York, ha dei parchi enormi e bellissimi nei quali si possono fare lunghe camminate e jogg..e altre lunghe camminate. Quindi abbiamo attraversato uno di quei parchi, Tiergarten, per l’esattezza. Parco che tra le altre cose ospita il famoso ‘Zoo di Berlino’. Non amo particolarmente(..) gli zoo, quindi è stato totalmente ignorato, semplicemente costeggiato durante la passeggiata nel parco.

Passeggiata che dopo due ore iniziava ad essere un po’ troooppo lunga. Quindi autobus, almeno per arrivare in prossimità di qualche ‘attrazione’ da visitare. Ovviamente abbiamo fatto la card per accesso illimitato ai mezzi (metro, bus, tram, shuttle, canoe, nuvole speedy..) per tutti e 3 i giorni. Scelta azzeccatissima considerando che praticamente i tedeschi hanno un’unità di misura della lunghezza tutta loro; una loro via praticamente corrisponde ad una nostra regione..

Porta di Brandeburgo. Quasi quanto la Statua della Libertà. Bella ma.. ‘Beh tutto qua?’

berlino olocausto memorialeSi diciamo che forse me l’aspettavo più grande. O forse no, non so nemmeno io cosa mi aspettavo però effettivamente non mi ha entusiasmato granchè. Vero anche che pochi metri più in là c’è il memoriale alle vittime degli Ebrei. E quello che tu lo voglia o no, ti lascia qualcosa.

Ti crea una buona dose di inquietudine, consapevolezza e impotenza.

E’ gratis e quindi tutti posso accedervi. Nonostante non tutti ‘debbano accedervi’.

 

IO, BERLINO E L’ANSIA

Dopodichè l’unica cosa che puoi fare è continuare a camminare per Berlino, aspettare che tutta quella scia lasciata da quel monumento, piano piano svanisca lasciandoti un buco allo stomaco.

Però la scia non svanisce. In compenso però il buco allo stomaco ti viene comunque, soprattutto se cammini per 5 ore.

Ci avevano consigliato di provare ad andare a mangiare il miglior Kebab della città da Mustafa’s, quindi ci siamo diretti lì.

Si, il kebab è tipico tedesco se ve lo state chiedendo. Non guardavate mica ‘Kebab for breakfastscusate?

Markthalle Neun berlino weekend

Beh siamo arrivati da MustafAHAHAHAHAH.. «Scusa quella è la coda? Ma stiamo scherzando! Manco sulla Salerno-Reggio Calabria è così…’»

Forse per quello si chiamava così il telefilm, perché ti metti in coda la sera e il kebab te lo magni la mattina praticamente.

Vabbè piano B.mercato coperto berlino

Mercato coperto, più nello specifico il mercato di Marejnazrtomejw oh scusate mi è passato il gatto sulla tastiera, volevo dire il Markethall Neun.

 

Ecco beh non so voi, ma una delle prime cose che cerco quando voglio visitare una città è proprio il mercato. Li trovi la vera città. Le persone, i gusti, i profumi e i rumori. E tutto sotto lo stesso tetto….

 

Basta per oggi. Il bello comincia domani. Birrette, Vinili e LSD.

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Christmas Blues: tutta la malinconia del Natale

Christmas Blues: tutta la malinconia del Natale

Comunque secondo me tutto sto Christmas Blues, sta malinconia delle feste di Natale non è dovuta solo alla solitudine che ci assale anche quando siamo in mezzo ad una tavolata piena di persone…
E’ dovuta anche al fatto che le feste ci ricordano come ci piacerebbe vivere sempre.
In ferie, per esempio.

Ma poi ci ricorda anche che non possiamo, perchè come tutte le cose belle, finiscono. (𝒪𝐻 𝒪𝐻 𝒪𝐻 𝒜𝒩𝒩𝒪 𝒩𝒰𝒪𝒱𝒪, 𝒪𝒯𝒯𝐼𝑀𝐼𝒮𝑀𝒪 𝒱𝐸𝒞𝒞𝐻𝐼𝒪!)

Ho sempre odiato quelli che «Non vedo l’ora finiscano sti giorni per tornare a lavorare. Mi annoio a casa», che ti obbligano a fissarli come Cersei Lannister guarda laggente; con disprezzo.
Non ve le meritate le ferie.
E nemmeno ho mai creduto a quelli che «Io amo il mio lavoro, non mi pesa tornarci», che ti obbligano a fissarli come Cersei Lannister guarda laggente; con disprezzo ma anche con una spolverata di invidia.

Beh si, invidio chi dice questo con convinzione. Credo che trovare un lavoro ‘Meno peggio’ degli altri di sti tempi sia una gran fortuna.
Lo so, lo so, chi ce l’ha probabilmente si è fatto il culo per arrivare a poter affermare ciò.. Va bhè allora invidio la loro tenacia e costanza nel raggiungerlo, meglio?

Io però, nel caso non fosse sufficientemente chiaro, non sono mai stata granchè ottimista nella vita (Ah no?!) e quindi non sono mai riuscita a godermi, come sarebbe stato giusto, i momenti belli.
Sto forse imparando ora.
Non vedo il bicchiere né mezzo pieno, né mezzo vuoto.

Semplicemente lo vedo e penso già a quando finirà; mi assale quel senso di tristezza che mi costringe a pensare già al prossimo.. si no ok forse la metafora non è proprio azzeccatissima, ma avete capito no?

Per noi comuni mortali che abbiamo un lavoro che ci serve e basta, e che vediamo esattamente come tale, qualsiasi cosa ci distolga, anche se per poco, da quella routine insana… la viviamo come una boccata d’aria fresca. Sappiamo quali sono quei momenti e li aspettiamo, un po’ viviamo per quelli (per non dire ‘soppravviviamo’, perchè è appena iniziato l’anno e o promesso di essere più propositiva). Il venerdì pomeriggio.

Christmas Blues: tutta la malinconia del Natale

Una festa. Il giorno prima di un viaggio.. Si insomma avete presente quella sensazione?!

E quindi le feste ci ricordano anche a questo; l’andare a letto tardi (cioè comunque alle 23.30 perchè il sonno non va in ferie) e senza mettere la sveglia, svegliarsi quando si vuole (cioè alle 8 ugualmente perchè ormai la vecchiaia decide da sola), programmare o non programmare la giornata con un ‘Cosa voglio fare oggi?’, il pranzo a casa con calma, le passeggiate in centro, lo shopping, l’aria rilassata, le serie tv ad oltranza, l’organizzare cene, il trucco/parrucco fatto senza fretta, gli aperitivi rilassati, un viaggio, la felicità di avere del tempo veramente nostro e decidere davvero che farne…
E poi SBAM ECCOCI AL 2 GENNAIO.
Di già? SI.

E allora aspettiamo il 6 Gennaio per riprendere aria, ma tanto cade di Domenica e quindi non cambia un cazzo. Cosa ci sarà poi? San Valentino? Si ma non si sta a casa per San Valentino mannaggia.. Pasqua? Quando cade? IL 21 Aprile. IL 21 APRILE? MA SCHERZIAMO?? E Fino al 21 Aprile cosa dovremmo fare?

«Mi scusi, mi porterebbe un altro calice di rosso cortesemente? Anzi guardi, me ne porti direttamente altri due. Grazie.»
Ecco ora capite la metafora..

Si si lo so, se fossero così tutti i giorni diventerebbe abitudine e non l’apprezzeremmo più blablablabla..
Ma non si potrebbe fare chessò 5 giorni a casa e 2 di lavoro?
Giuro che in quei due giorni lavoreremmo tantissimo!!!

natale spirito natalizio

Amare od odiare il Natale?

Abbiamo avuto tutti almeno un anno da: ‘Quest’anno il Natale non lo sento proprio. Non so perché. Starò invecchiando..

Si ok, ‘Almeno un anno’, forse suona un po’ riduttivo. Più di qualche anno, per le persone normali.

Purtroppo quando cresci, il Natale non lo vedi più semplicemente come il preparare un piatto di latte e biscotti prima di andare a letto o una corsa giù dalle scale al mattino per battere il record di scarto dei regali.


Quando sei adulto, il Natale lo vedi per quello che dovrebbe essere; la festa della Felicità e dell’Amore.

Ma se di amore non ne ricevi, o meglio non lo ricevi da chi vorresti o meglio ancora non riesci a ‘vedere’ ed apprezzare quello che ti arriva, allora il Natale non è altro che una festa che ti ricorda che anche in mezzo ad un sacco di persone, luci e regali, tu sei comunque da solo come un stronzo anche quest’anno.

Io sfido qualsiasi sigle, anche l’uomo o la donna più indipendenti e sereni del mondo, a non sentirsi un po’ a disagio, seduti in una tavolata in mezzo a parenti, chi sposato, chi fidanzato, chi figliato.. con lo zio un po’ viscido che ti bacia sulla guancia sapendo da pipa, la zia che ti dice di vederti invecchiata e la nonna che ti chiede come mai una bella ragazza come te sia ancora single.. Beh sfido chiunque a non sentire un leggero senso di vuoto dentro.

Odiare il Natale?

Ma in realtà nessuno odia davvero il Natale, lo si odia quanto un amico sincero che ti dice in faccia quello che pensa. E’ doloroso certo, ma solo se sappiamo che ha ragione.
E se noi siamo quelli seduti perennemente dalla parte del torto, allora la ragione è seduta esattamente di fronte a noi a quel tavolo in mezzo ai parenti, chi sposato, chi fidanzato, chi figliato.. con lo zio un po’ viscido che ti bacia sulla guancia sapendo da pipa, la zia che ti dice di vederti invecchiata e la nonna che ti chiede come mai una bella ragazza come te sia ancora single.. è seduta li e ci guarda, e si gode la scena.

odiare il natale

Io quest’anno come l’anno scorso, sarà per l’Amore, ma lo sento.. e quindi vi è andata bene, sennò questo post sarebbe stato un inno al ‘Christmas Blues’, alla malinconia natalizia, del tipo ‘Mainagioia is the New Buone Feste‘, all’odio verso Mariah e Bublè, verso l’odore di cannella e verso la marea di gente presa dallo shopping, O verso i mariti che sorridono alla moglie durante il pranzo e appena distolgono lo sguardo controllano se la tipa che sentono su IG ha pubblicato una nuova storia da zozza.

COSE CHE COMUNQUE ODIO, ma almeno quest’anno sopporto.

O amare il Natale?

E invece no.. quest’anno lo sento davvero.
Sento il profumo…
Sento mia madre lamentarsi e minacciare tutti che l’anno prossimo si va in ristorante e lei non farà più nulla. ..
I nastri dei regali scartati, sparpagliati in mezzo alla tavola a fine pranzo..
I soliti aneddoti di quando si era piccoli, che si raccontano da 30 anni ma che fanno sempre (più o meno) ridere. O forse è il vino, non saprei dire.
La frutta secca.
Balto in tv.
E la felicità, quella che dura giusto il tempo di accorgersene.

Alcuni quest’anno forse lo sentiranno di più, altri lo odieranno ancora di più.
Tanto a lui non importa, ci riproverà comunque ogni anno.
Quindi da qualsiasi parte del tavolo voi vi troviate seduti, BUON NATALE!

QUESTO NON E’ UN CONSENSO!

«Il vostro è solo un processo alle intenzioni. Se non avete subito violenza, non potete fare di tutta l’erba un fascio ed aver paura di uscire.»

Questo è detto da chi, forse, non ha mai provato quella sensazione. Quella che ti prende lo stomaco mentre cammini da sola per una strada poco illuminata la sera, e nemmeno troppo tarda.

La stessa che fa’ prendere il cellulare per far finta di essere al telefono con il fidanzato, padre, amico o supereroe qualunque.

«Si si sono praticamente a casa, aprimi che sono qua sotto», con il cuore che intanto vi è arrivato ad altezza clavicola!

La sensazione che ti fa scendere dalla macchina controllando prima tutti gli specchietti e stringendo tra le mani le chiavi, un po’ per accorciare il più possibile il tempo che intercorre tra lo scendere e l’entrare nel cancello di casa, e un po’ perché possono sempre tornare utili come tirapugni improvvisato (…).

O quella che si ha quando qualcuno ti dice «Ti accompagno a casa, non ti lascio andare da sola a quest’ora.» e che ti fa’ rispondere per gentilezza, che non serve, e intanto sperare che insista, perché serve. Serve sempre.

«Vabbè un po’ te la sei cercata però!»

No, io non mi cerco prorpio un cazzo di niente invece.

Io per prima, se vedo una vestita in maniera provocante/eccessiva/volgare, ‘disapprovo’, ma semplicemente a livello estetico, perché a gusto personale preferisco una ragazza che riesce a farsi notare, senza strafare.  MA il pensiero finisce là.

Se io domani mi sveglio e decido che è il giorno giusto per uscire con una gonna più corta o ho le tette da ciclo e voglio sfruttare il momento con una maglia un po’ più scollata o ancora voglio uscire senza mutande, mi sveglio ed esco senza mutande checazzo. Sarò zozza si, ma sicuramente qualsiasi cosa possa accadere nel corso della giornata, l’ultima parola dovrà sempre essere la mia!

A prescindere da ciò che decido di mettermi o non mettermi.

I miei mutandoni ascellari non sono un consenso!

E non è femminismo questo. No, nessun ‘Girl Power’. E’ solo buon senso.

Perfino il mio cane (femmina), quando qualcuno cerca di importunarla da dietro, si gira e gli fa capire che non è aria, e il malcapitato di turno se ne va, quindi non paragonateli nemmeno alle bestie. Sono istinti si, ma non bestiali. Piuttosto sono istinti da disagiati mentali.

Se davvero volete essere i più ‘forti’ allora forse potreste cominciare a dimostrarlo ‘resistendo’ al vostro disagio mentale o addirittura portando rispetto.

Perché si a tutte piace essere apprezzate certo, ma non nel modo che pensate voi.

«Ma dai che vi piace si! Sennò non vestireste cos’ o vi fareste certe foto!»

No. Non così. Non sentendomi fischiare dietro mentre cammino per strada. Quello è solo un disagio.

E anzi ( e parlo sempre a livello personale), ho preso consapevolezza del fatto che anche i selfie, cioè la più moderna forma di richiesta di attenzioni, o quelle foto fatte alla spasmodica ricerca di like facili (che poi diciamocelo, quelle foto sono pubblicate per avere l’attenzione di quegli 1/2 che vorremmo noi, e invece vengono calcolate solo da quei 2/3cento stalker affezionati che tutte abbiamo e che ci seguono da quando abbiamo memoria), a lungo andare sono controproducenti, creano ancora più insicurezza e assuefazione verso quel tipo di attenzione.

E aggiungerei dentro, anche tutte quelle volte che ci siamo prese delle ‘Gatte morte’ perché abbiamo flirtato con qualcuno ma senza arrivare poi al dunque. O quelle nelle quali ci siamo prese delle ‘Fighe di legno’ rifiutando, anche gentilmente, un drink offerto…

Se diciamo NO! E’ NO cazzo!

… Buon Compleanno a me!

BUON COMPLEANNO A ME

..E insomma sono quasi 30..

E a me sembra di aver scritto ieri, nel diario «E insomma sono quasi 29.»

Ma a me sembra tutto ieri.

Mi sembra ieri quando mio padre mi leggeva il menu del giorno, prima di entrare all’asilo. Mi sembra ieri quando tornavamo tutti a pranzo a casa e mangiavamo assieme. Mi sembra ieri il primo bacio. Mi sembra ieri il profumo dei libri di scuola nuovi. Mi sembra ieri la prima litigata seria con lui.

Mi sembra ieri.

E invece tra poche ore sono 3͙0͙.

Una volta avevo paura di invecchiare, pensavo che nessuna età sarebbe stata bella come quella che stavo vivendo in quel momento.
Poi sono Invecchiata e ho capito che avevo ragione.

Non solo avevo ragione, ma avevo anche preso consapevolezza del fatto che, ogni età mi avrebbe dato qualcosa per cui rimpiangerla e allora ho smesso di aver paura di invecchiare.
E ho iniziato ad avere quella di non riuscire a ‘star dietro’ a tutto.
Di non riuscire a ‘far stare tutto’.

Più cresci più entri in un vortice. Un po’ come quelle giostre con i cavalli, che non si fermano mai.

Ci sei sopra, volevi esserci sopra, solo che a volte vorresti solo che si fermasse per un attimo, per riprendere fiato, per capire se esserci sopra era davvero quello che volevi o semplicemente non sapevi cosa significasse davvero.

Ma non puoi scendere.
Allora a volte chiudi solo gli occhi e fai respiri profondi, ti estranei per un po’. O quantomeno ci provi. Ma quando li riapri sei sempre là sopra..

Il lavoro, il fidanzato, gli amici, l’amica che non vedi mai alla quale vorresti scrivere, il bollo da pagare, quel libro sul comodino che non riesci a finire, l’ora di pilates già pagata, quell’impegno preso per forza.. E’ tutto là. Che gira.

E alla fine sono 30 giri.

E no, non si può scendere a prendere fiato.

Magari dovrei solo accettare il fatto che non è necessario far tutto. Che quel libro sul comodino non devo finirlo di leggere per forza, che a qualche impegno posso semplicemente dire di ‘’ɴᴏ”, che forse l’aurora boreale non la vedrò mai, che se i miei amici comprano casa o si sposano posso semplicemente essere felice per loro senza pensare al ‘E IO ᗩ ᑕᕼE ᑭᑌᑎTO ᔕOᑎO?’’, e che il lavoro é solo lavoro..

E quindi forse non dovrei nemmeno aver bisogno di scendere per prenderlo sto fiato.

Ma tant’è…

E tra meno di 6 ore sono 30.

Ho un muro in camera, pieno di foto. E in tutte sorrido. Mi sono sempre chiesta perchè non ci sia nessuno a fotografarti quando non hai voglia di sorridere… come se quei momenti la non fossero importanti, come volessi dimenticarli.
Come se la sofferenza, così come il sorriso, non avesse contribuito a creare la persona che sono. Forse anche di più.

Il punto è che non ho più paura di invecchiare. Forse ho solo paura di dimenticare.

Ma comunque vada, come dice sempre qualcuno «La Giostra non smette mai di girare».
Quindi si, alla fine sono quasi 30 e ora non posso che augurarmi tutto il meglio degli anni che verranno, che di quelli passati ne ho già il ricordo.

E allora buon compleanno a me…. 🖤

Tour del Marocco da Fes a Chefchaouen

Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes,

Volubilis e Bhalil 

Chefchouen, 01 Ottobre 2018
Avete presente quando siete in vacanza, dormite senza l’ansia di dovervi svegliare presto e anzi vi svegliate addirittura senza la sveglia, perché talmente impazienti di vedere posti nuovi, volti nuovi, di provare gusti nuovi.. ecco per me in Marocco è stato così. Ma con più bestemmie. La sveglia, soprattutto a Chefchouen, non mi è proprio servita, anzi l’unico uso che ne avrei fatto volentieri, sarebbe potuto essere lanciarla addosso all’altoparlante che alle 5.23 di mattina si è messo a trasmettere il richiamo alla preghiera, proprio fuori dalla nostra finestra.

chefchouen  viaggio marocco

Lo so, lo so, sono blasfema, Allah perdonami, ma oh non è che puoi sveglià uno alle 5.20 del mattino per pregà. Uno c’avrà pure da lavorà durante il giorno, da fa’ cose, non è che puo’ vivere di solo caffè. Con rispetto parlando eh.
Diciamo che comunque per farsi perdonare dalle sveglie poco piacevoli, compensano sempre con le colazioni. Tutte rigorosamente fatte sulle terrazze, sempre con baghrir( simile al pancake ma più umido e spugnoso, che detto così non invoglia granchè, invece vi assicuro che potreste mangiarne a tonnellate, soprattutto perché dovrete provarli prima con il burro e la marmellata, poi con il burro e basta, poi con l’altra marmellata, poi oddio basta sto male.. vomiterò durante il viaggio!), poi il loro buonissimissimo the alla menta, il loro pane, da mangiare con il burro(nel caso ancora non steste male dopo i baghrir) , poi caffè, yogurt, olive (Olive?! Si olive!! Ci sono, non vorrete lasciarle là no?).
Si insomma, dopo aver fatto scorta di cibo, manco fossimo nel primo dopoguerra, abbiamo raggiunto la macchina. Direzione Meknes, ma con alcune tappe intermezze.

Meknes marocco tour
La prima Moulay Idriss, definita anche Città Santa o la Mecca dei poveri soprannominata da me. Madò andrò all’inferno dopo sto articolo, me lo sento.
Avevamo la guida, un ragazzone locale, vestito con il tradizionale Kamis ( il camicione lungo classico), e sì l’ho ascoltato volentieri. Ti trasmetteva marocchinità e mi piaceva come ci mostrava la vera quotidianità. Come quando ci ha portati a vedere un Hammam, una sauna, di quelle vere. Non era in programma nella visita, semplicemente ci siamo passati davanti e ci siamo incuriositi, allora abbiamo chiesto alle signore sedute sugli scalini che portavano sottoterra, se potevamo andare a vedere e siamo scesi. O come quando siamo passati davanti al ‘forno’, il panificio, (ogni quartiere ha il suo) e il fornaio aveva appena sfornato il pane, lo stava caricando sul carretto, per poi andare in giro per la città a venderlo. Il ‘ragazzone’ ne ha preso uno, ne ha spezzato un pezzo per lui, dopodiché ha iniziato a passarcelo, spiegandoci che avremmo dovuto spezzarlo con le mani, mai con il coltello.. e condividerlo. Avevamo appena finito di pranzare, quindi mangiare un pezzo di pane non è che fosse proprio il digestivo ideale, ma era offerto e soprattutto era ancora caldo di forno. Buonissimo.

pane marocco viaggio

Ma comunque stavo dicendo, l’ho ascoltato, perché era davvero interessante.. generalmente ho una soglia bassissima di attenzione verso le notizie di cultura generale (CAPRA! CAPRA! CAPRA!), invece ho ascoltato volentieri.
E mo’ spiego anche a voi, come quando ripetevo a voce alta prima di un’interrogazione, con gioia di mia madre. E’ chiamata Città Santa, perché si trova qui la tomba di Moulay Idriss per l’appunto (ritenuto discendente diretto di Maometto), dunque meta di molti pellegrinaggi. Ecco beh se non lo sapeste ogni mussulmano, che voglia definirsi veramente tale, ha l’obbligo almeno una volta nella vita di fare un pellegrinaggio alla Mecca. Il problema è che un pellegrinaggio alla Mecca, dal Marocco, costa circa 7000€. Considerando che lo stipendio medio di una persona in Marocco è di circa 2000 dirham al mese (circa € 200), capite bene che non è proprio fattibile per tutti.
E quindi c’è questa sorta di escamotage, che permette di fare questo pellegrinaggio a Moulay Idriss, comunque città Santa, e risparmiarsi 7000€ .
Vi ho già persi vero!? Vi siete fermati a ‘interrogazione’? Ho finito con la cultura tranquilli.
Della città in sé non c’è qualcosa in particolare da visitare, io semplicemente ho apprezzato il giro a zonzo per la città, una città vera, non propriamente turistica e anche la vista dall’alto. Meritavano davvero.
Finito qui, via di nuovo in macchina, ma solo venti minuti.

Fino a Volubilis, sito archeologico del primo insediamento romano in Marocco.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Volubilis marocco viaggio

Vi ho persi di nuovo vero? Lo sapevo che la parola ‘sito archeologico’ avrebbe impaurito tutti. Aveva impaurito anche me quando ho saputo che era in programma.
Invece, bello bello si, ma la cosa eccezionale di quel posto è stata la guida. UN MITO. volubilis marocco
Anziano, con lo sguardo saggio e che trasudava cultura sotto quel Kamis azzurro (divisa d’ordinanza per le guide del sito), ma soprattutto con una classe incredibile. Ci ha accompagnato per tutto il sito archelogico, spiegandoci il perché di una colonna piuttosto che di un’altra, o di un mosaico anziché un altro. Fino a che non siamo arrivati nel punto, sul quale ‘sorgevano’ i resti di quelle che una volta erano le terme, si distende, si mette comodo imitando quello che avrebbero fatto anche i romani al tempo ed esordisce con ‘ Ecco una volta si sedevano qui, si rilassavano nell’acqua termale, sorseggiavano vino… mancherebbe solo una cosa per rendere il momento perfetto, una gazzellina!’, COSA CAZZO HO APPENA SENTITO?! Una gazzellina? Lo ha detto davvero?! Ma come una gazzellina? Intende quello che penso io??volubilis marocco viaggio
Si, intendeva proprio quello. E lo ha detto, senza perdere nemmeno per un secondo tutta la sua classe.
Stessa cosa, quando siamo arrivati sulle rovine di quello che era il bordello della città, e dove ha convinto un turista (ovviamente italiano) a toccare il calco fallico che si trovava proprio tra le rovine (non chiedetemi perché si trovasse li, ma d’altronde era un bordello). Beh il malcapitato, convinto che avrebbe portato fortuna, lo ha toccato davvero. Quella vecchia volpe della guida, non ha battuto ciglio, ma dentro di lui so’ che stata ridendo, tantissimo. E io con lui.
Salutato il vecchietto, siamo risaliti in auto, direzione Meknes, dove avremmo dormito. Sulla città non mi soffermerò molto perché, esclusa la grande piazza centrale e il mercato tipico, non c’era molto da vedere. Il mercato comunque meritevole, soprattutto per il fatto che gli unici turisti presenti eravamo noi, quindi decisamente caratteristico.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Mi soffermerò però sul Riad eccezionale dove abbiamo alloggiato. Riad a gestione familiare, gestito per l’appunto da una coppia di autoctoni e dalla loro famiglia. Sinceramente, descrivere la bellezza del posto, credo sia pressoché impossibile… meknes marocco riadL’ingresso enorme, i divani in stile arabo, il solaio altissimo, le piante rampicanti sui muri, addirittura gli uccellini che si appoggiavano ai corrimano delle scale, ma soprattutto la cordialità e l’accoglienza dei due titolari, che appena siamo arrivati ci hanno fatti accomodare e ci hanno subito portato del thè alla menta appena fatto. Per poi accompagnarci a vedere le nostre stanze, anche queste curate in ogni minimo particolare. Eccezionale.  (Riad Bahia, Meknes)
Per la cena ci sono state proposte due opzioni; la prima, uscire e mangiare qualcosa alle bancarelle del mercato, la seconda mangiare in Riad. Ora, io generalmente in una scelta del genere avrei sicuramente scelto il mangiare qualcosa di locale in una bancarella a zonzo per il mercato, ma non quel giorno.
Appena messo piede in Riad, la prima cosa notata è stata la cucina a vista, una classica cucina, in mattoni e sicuramente vissuta, dove intente a ‘trabaccare’ c’erano due signore anziane, presumibilmente le nonne di famiglia.

meknes riad marocco cucina

ph. Carlo Zanetto

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Quindi alla domanda di Lisa, se volessimo mangiare fuori o se invece preferissimo mangiare qualcosa di cucinato proprio dalle signore di casa, la risposta è stata nettissima, senza nessuna esitazione. E mai scelta fu più azzeccata. D’altronde se un turista vi chiedesse un consiglio su dove mangiare qualcosa di tipico e voi aveste la possibilità di fargli assaggiare la cucina di nonna.. che fareste? Ecco appunto.
Cena deliziosa. E un’ospitalità ancor di più.

Purtroppo però dopo cena, la giornata intensa iniziava a farsi sentire, quindi dopo un paio d’ore di chiacchiere, tutti a nanna.

Meknes, 02 Ottobre 2018

meknes Fes colazione marocchina Marocco
Ovviamente, se la colazione in tutti i Riad è stata qualcosa di meraviglioso, in questo lo è stata ancora di più. Quasi quasi mi sarei fatta un’altra giornata lì, solo per rimanere incantata a girarmi intorno per il Riad sorseggiando Thè alla menta. Ma no, la giornata prevedeva altrettante tappe, che ero ben curiosa di visitare. Quindi daje, tutti in macchina!

Prima tappa: Ifrane. Unica peculiarità; il fatto che non sembra per nulla di essere in Marocco, è chiamata la Svizzera del Marocco. Comprensibile; pulizia impeccabile, aiuole tagliate a regola d’arte, chalet in tipico stile alpino (…?…) e soprattutto case con il tetto spiovente, cosa che non si vede spesso in Marocco. Per non parlare poi del fatto che ad un certo punto della passeggiata per la città, abbiamo trovato un mucchietto di neve/ghiaccio…superstite da una nevicata recente, giuro, era neve!! Quindi si, a pochi passi dal vero Marocco, c’era la vera Svizzera.
Seconda tappa: Azrou, o meglio abbiamo semplicemente fatto visita ad una colonia di scimmie. Libere, ma totalmente abituate ai turisti e ovviamente consce del fatto che ogni giorno qualcuno porti loro un po’ di cibo. Sicuramente bello vederle da vicino, ma tappa non indispensabile a mio parere. Anche se alcune erano così cariiiine!Terza tappa: Bhalil, ecco questa città racchiude tutto ciò che io davvero mi aspettavo di vedere in Marocco. E’ la città dei bottoni e lo potrete facilmente intuire dal fatto che fuori da ogni casa, o sedute in qualche angolo, le signore del paese, sono intente a confezionare bottoni (a velocità supersonica tra l’altro) , da cucire poi su Caftani e Djallaba.djallaba marocco bahlil
Bellissima l’atmosfera che si respira, dovuta soprattutto al fatto che non ci sono turisti, forse forse uno a settimana e probabilmente solo perché si è perso. Splendide anche tutte le case, incastonate nella roccia, essendo un paesino di montagna. I bambini che giocano. Le signore anziane, dall’aria saggia che si fermano a chiacchierare con te e tu vorresti capire cosa ti stanno dicendo ma non capisci una mazza.. annuisci e basta.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

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E poi il Thè alla menta. Si lo so ancora, ma vi assicuro che se vi portano nel salotto di una casa locale, seduti intorno al tavolo e un passo alla volta vi mostrano tutta la tradizione che c’è dietro ogni tazza di quel thè, vi assicuro che non vi andrà in disgrazia facilmente…

Ultima tappa, forse la più importante e anche la più turistica. Quella che il primo giorno non mi aveva convinto particolarmente anzi, ma che ora aveva forse qualche possibilità di recuperare. FES.

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Siamo arrivati, giusti in tempo per farci una doccia veloce e uscire poi a cena, eravamo tutti stanchi, ma era una serata troppo bella per sprecarla a dormire presto, quindi dopo la cena abbiamo approfittato della bellissima terrazza del Riad, dalla quale si poteva avere un panorama mozzafiato di tutta la città in modalità notturna… e per due ore buone, siamo rimasti lì, a raccontarci storie di vita e di viaggi. E a goderci tutti i rumori della sera a Fès.

DSC_0463

https://www.instagram.com/carlo.zanetto/

Fès, 3 Ottobre 2018
Avevamo il volo di ritorno nel tardo pomeriggio, quindi avevamo un’intera mattinata da dedicare alla visita guidata per Fes (‘’Come visita giudata?? Nooo che palle?’’ E invece no, anche io pensavo… invece è stato decisamente meglio così, primo perché girare da soli per la Medina di Fes equivale al perdersi dentro un labirinto, e secondo perché visitarla con una guida locale, al quale rompere i coglioni con domande a volte anche indiscrete (tipo sull’omosessualità, o sul tradimento o su altre cose non proprio ben viste o delle quali parlano volentieri), è decisamente soddisfacente, ti da la sensazione di averla vista e vissuta al meglio che potevi).

Tour del Marocco: Fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Ebbene si, confermo quello detto all’inizio; Fès è una città che cambia dal giorno alla notte, trasuda cultura, e la medina con le sue bancarelle di qualsiasi tipo è qualcosa di eccezionale da vedere. E’ caotica, rumorosa, piena di odori e profumi. E poi i colori… colori ovunque. Nessuno di noi è abituato a così tanti colori tutti assieme.
Le botteghe di artigiani, i sarti, i forni, le persone intente a fare la spesa quotidiana… questo è il Marocco.
Una delle mete più ambite per i turisti che visitano Fès, restano sempre le concerie. Uno spettacolo a dir poco inconsueto e anche un po’ nauseate (odore terribile, ma mi aspettavo molto di peggio, invece è stato sopportabile, all’entrata comunque vi muniscono di un rametto di menta da sniffare mentre osservate dall’alto).Fes pelle lavorazione
‘E’ uno sporco lavoro, ma…’ Ecco si questo è davvero uno sporco lavoro. Esiste da più di mille anni; lavoratori a gambe nude, immersi in queste cisterne piene di colori diversi, intenti a pulire, a tingere e ad asciugare le pelli. E’ davvero uno spettacolo.

fes lavorazione pelle

Solo così si può godere davvero di una città come Fès, venendo risucchiati letteralmente dal caos di strade e stradine della medina, ascoltandone i suoni e annusandone i profumi.

Spero di aver reso abbastanza l’idea, ma se così non fosse vi lascio con questo video, prodotto da Matilde , anche lei in viaggio con noi. Dove non sono arrivata io con le parole, magari vi arriverà lei con le immagini più belle. E se invece nessuna di noi due vi ha convinto, vi consiglio vivamente di visitare la pagina In Marocco con Lisa, di scegliere il tour che più vi ispira e di constatare voi stessi, quanto può essere incredibilmente affascinante il Marocco.

Se vi siete persi la prima parte del tour la potete ritrovare QUI

Convivenza Giorno 1

CONVIVENZA GIORNO 1.

Oddio ma oggi è “Oggi”.
Sì. Oggi si comincia il trasloco.

«Beh, ma alla fine la mia intera vita dovrebbe starci dentro uno o due scatoloni. Vestiti, scarpe, diari, libri e i cofanetti di Grey’s Anatomy. Due giri al massimo e dovrei aver finito.»
CIT.

Ok dai iniziamo. Inizio con un borsone magari. Apro l’armadio e già sale l’angoscia. Porto via intanto questo vestito. Si ma se porto via questo, mi serve anche quello e anche quelle scarpe.. E se poi stasera torno a dormire qua a casa e domani mattina mi serve proprio quello che ho già portato di là. ODDIO NON POSSO FARCELA. O porto via tutto assieme o non posso.

‘Pronto?’
‘Ohi, NON CE LA FACCIO?’
‘Cioè? Ti è venuta una crisi di panico?’
‘NO. NO. Dico i vestiti. Non ci staranno mai tutti. Non so cosa portare…Non posso farcela.’
..
‘PRONTO?? Ma..hai riattaccato?’

Vabbè dai porterò solo le cose da bagno oggi. Piastra? La porto proprio oggi? E quello? Ma mi serve sì…? NO dai solo roba indispensabile. Tipo questa trousse Sephora che mi hanno regalato nel 2003 ancora chiusa.. Si questa posso portarla.

Tre scatoloni. TRE scatoloni. E praticamente non ho portato via ancora nulla, ma com’è possibile? Dov’era tutta questa roba quando mi serviva…?!

Arriviamo.
Entriamo.
Sorrisi e abbraccio di rito.

Lascio tutto in ingresso e faccio un giro di perlustrazione. Sai quello che fai aprendo tutti i mobili, così a caso.. tanto sai che sono vuoti.
Vuoto. Vuoto. Vuoto anche questo.

Poi in cucina. Frigo vuoto. Mobili vuoti. Cassetti vuo..OHCASPITERINA!!!
UN CAVATAPPI.
Un cavatappi? Cioè, siamo dentro da quanto? Dieci minuti, non abbiamo ancora nulla, ne’ posate, nè asciugamani, nè lenzuola.. ma, abbiamo un cavatappi.

Ecco, ora ho davvero realizzato che è casa nostra.

Sorrisi.

‘Che dici ordiniamo qualcosa e mangiamo qua?’

‘Anche sii. Qualcosa che si mangi con le mani e che non sporchi tanto, sennò dobbiamo pulirci sul divano. Non abbiamo nemmeno il tappeto. Ne voglio uno gigante per sedermi per terra a mangiare. Pizza?’

‘Si ok pizza. Comunque niente Tappeti. Io odio i Tappeti”

“Coooosa?! Come sarebbe a dire niente Tappeti… Machecazz. Iniziamo malissimo “

“No mi spiace. Non li sopporto. “

“Beh però allora paghi la pizza”

Prima pizza e primo film. CHE FIGATA.

‘Domani portiamo il resto e le cose per fare il letto, così possiamo finalmente iniziare a dormire qua.’

SORRISI.

Spegniamo tutto. E usciamo. Ma mi cade l’occhio dentro un suo scatolone.

‘Scusa. E quello?’

‘Eh.. È un “ libro”.
‘Si quello l’ho visto. Ma..’
‘Si volevo ricominicare a leggere un po’.’
‘E pensavi di ricominciare proprio con la biografia di Totti?? Dopo sta la cosa dei tappetti e la biografia, vuoi anticiparmi qualcosa entro domani, finchè sono ancora in tempo per tornare ripensarci?’

Fine convivenza giorno 1.