Andalusia I (Siviglia e Cordoba)
Ho pensato molto a come impostare il racconto di questo viaggio in Andalusia.
Ho cambiato idea almeno cinque volte su quale versione buttare giù, che tono dare.
D’altronde, un po’ come quando incontro qualcuno ultimamente che mi chiede «Allora? Com’è andato il viaggio?», la risposta non è mai la stessa, perché la persona che ho davanti non è mai la stessa.
Sarà certamente capitato anche a te, di incontrare qualcuno e questo qualcuno ti chiedesse «Come stai?», la risposta, almeno per me, dipende sempre da chi mi trovo di fronte. So che ci sono persone che ascolterebbero davvero la mia risposta, e che questa comporterebbe poi altre domande. Mentre ci sono altre persone che in quella domanda non cercano niente, e in quei casi l’unica risposta corretta da dare è quella convenzionale «Tutto bene dai!».
Lo stesso vale per questo viaggio.
Solo che questo è il mio blog, questa è la mia pagina, questo è il MIO racconto di viaggio.
E questo blog non è mai nato con l’intento di far vedere tutto attraverso uno di quei filtri Instagram glitterati. Che poi sono gli stessi che negli anni ci hanno creato invidie e dipendenze, basate sul nulla totale.
Il mio ‘obiettivo‘ (a patto che ne abbia mai avuto uno, cosa sulla quale ho ancora delle riserve) è sempre stato arrivare alle persone, non ai like, altrimenti avrei studiato scrittura, avrei studiato i trucchi della SEO, mi sarei fatta il culo a capire come far decollare il mio instagram e avrei trovato un modo per schiaffarmi una bella spunta blu vicino al nome di battesimo.
Non è andata esattamente così. Anzi..
Il focus sì era arrivare alle persone, ma anche viceversa, perché sarei falsa se non ammettessi che spesso, nei momenti più bui della mia vita, quando tutto sembrava essere fuori dal mio controllo, With my feet on the air and my head on the ground come mi avrebbero detto i Pixies, e quando scrivere sembrava essere rimasto paradossalmente l’unico modo per tenermi ancorata alla realtà, non avessi trovato conforto in molti di quei messaggi che mi arrivavano dopo aver pubblicato quei buchi neri.
«Tutti nella stessa barca.»
Quindi no, non credo inizierò ora a scrivere in maniera convenzionale, né a mettere glitter. Anche perché, sono partita per questo viaggio completamente struccata e senza portarmi dietro nemmeno un rimmel, figuriamoci i glitter.
Chi mi legge ormai lo sa, non è un blog di viaggio, non so fare Reels fichissimi che mostrino tutte le cose fichissime che puoi fare in una città fichissima con 5€, non so farmi manco la valigia da 10 kg portandomi vestiti intagrammabili senza maledirmi ogni giorno per aver invece sacrificato vestiti che davvero mi sarebbero serviti… Non so farle queste cose.
Se cercate quindi consigli di viaggio, ne troverete qualcuno sicuramente, ma sarà sparso tra le righe che quindi vi toccherà leggere e soprattutto se cercherete su Google «Consigli viaggio Andalusia» questo articolo lo troverete approssimativamente tra i risultati della pagina 845.635, perché come ho detto, non ho mai studiato come ottimizzare la SEO (e che anzi a questo punto del racconto so che avrei dovuto già aver scritto Andalusia, Cordoba e Siviglia, almeno un centinaio di volte per essere presa in considerazione da Gugol…e allora lo scriverò a casaccio qua e là per sentirmi più intelligente dell’algoritmo, ma voi saltate pure queste parti.)
(Andalusia, Cordoba, Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia… basta così!)
Comunque…
GIORNO 1
Siviglia, 14/09/2023
Sono talmente stanca che come data sul diario ho scritto 14/09/2021, data in cui ero in Islanda oltretutto, e guarda, mi sentirei di azzarde anche che, forse forse, ero pure meno stanca di oggi; vorrei anche poter dire che è colpa del jet-leg, ma in Italia ora sarebbero le 19.45 così come lo sono qui a Siviglia, e io anche in giornate di ordinaria amministrazione alle 19.45 ho sonno.
Sono qui da nemmeno dieci ore, quindi al momento non credo di potermi permettere un giudizio su Siviglia, sarebbe probabilmente un po’ falsato… la stanchezza e il primo giorno di ciclo (il ciclo sa quando vai in vacanza e si mette in valigia) non sono mai grandi consiglieri.
Però ecco, al momento, forse, propenderei sicuramente per un «No, ma grazie.»
«Ma come no? Sei matta.. Siviglia è bellissima, c’ho lasciato il cuore. E’ un gioiello.»
Ahò, calma eh… Calma!
Finché saremo in democrazia e la pizza con l’ananas non sarà resa incostituzionale, io sarò libera di scrivere un po’ quello che mi pare. E a me Siviglia non è piaciuta!
Ammetto che il mood con il quale sono partita non è che fosse proprio tutto sto brio eh, ma lei non è che abbia aiutato.
Sono partita, come sempre, con l’idea che un viaggio potesse aiutarmi a schiarirmi le idee, perché durante quel periodo che va dal primo di Agosto al ‘chissà che torni qualcuno dalle vacanze altrimenti mi trovano impiccata da sola in casa’ il mio cervello ha ben pensato, in un noioso pomeriggio estivo con il ventilatore sparato in faccia, di mettermi di fronte al più classico dei:
«Ma tu, sei proprio sicura che quello che stai facendo e che hai fatto fino ad oggi, sia quello che vuoi davvero o sia il frutto di scelte di comodo e in funzione di altri?»
Oibò, che modi, così de botto.
Ah beh sì, se il vostro cervello è come il mio, allora saprete che non è che avvisa prima di lanciarti sta palla curva… al massimo ti butta qua e là qualche attacco di ansia o panico, che tu devi essere prontamente veloce ad interpretare se non ne vuoi altri. Tutto molto facile. Soprattutto trovare una risposta ad una domanda che mette in discussione 35 anni di vita.
E quindi sono partita, ingenuamente, nella convinzione che cambiare aria potesse aiutarmi a trovare risposte. Ma se quell’aria viene da te, a’ voglia, a goderti il viaggio.
Sono inoltre partita in Settembre apposta per evitare il caldo estivo e orde di turisti (confidando nel 15 Settembre data d’uscita del nuovo IPhone), e invece mi sono ritrovata con 37° all’ombra a spintonarmi assieme al resto della fauna terrestre in coda per le attrazioni che manco all’Apple store.
A tutte ste gioie si sono poi sommate, già dalla prima ora dopo l’atterraggio, le innumerevoli bestemmie tirate per cercare un parcheggio.
A questo ero preparata, sapevo che parcheggiare a Siviglia (e nel resto delle città che avevo nel programma) e lasciare la macchina due giorni ferma sarebbe stato un problema, e infatti mi ero segnata sull’itinerario di viaggio tutti i parcheggi più tattici… o almeno credevo di averlo fatto, ma non per Siviglia a quanto pareva.
Ed è stato un incubo, davvero un incubo!
Mi sono chiesta spesso se ci fosse un limite di multe che possano darti se ripassi 74 volte dentro la stessa ZTL.
Comunque alla fine di tutto il rosario di Santi nominati ho trovato un parcheggio, per puro culo.
E immagino saremo tutti d’accordo nel dire che, quando trovi un parcheggio per ‘puro culo’ o c’è una smart o sicuramente c’è un cartello che non hai letto.
Ma questo è un problema che mi sono posta solo a posteriori, e sul quale torneremo più tardi.
Ho passato gran parte della giornata a maledire la scelta di quel viaggio (primo giorno di ciclo eh!), molto lontano dai miei ‘ideali di viaggio‘.. natura, animali, boschi, freddo, distese di nulla, zero persone… ma soprattutto molto distante da quello che probabilmente mi serviva in quel momento; non dovevo distrarmi anzi, dovevo concentrarmi davvero per trovare una risposta a quella domanda.
Ma di una cosa ero soddisfatta: la scelta di partire totalmente struccata e priva di qualsivoglia strumento di make up in valigia. Così da permettere alla mia faccia di sciogliersi in tranquillità sotto i 40°.
«Si ma son secchi, li senti meno..»
eh si va beh stocazzo!
E so che quando leggerai tutto questo fuori dalla tua finestra ci saranno circa 4° e forse avrai già le decorazioni natalizie in casa, però ecco se chiudi un attimo gli occhi e ti metti con il viso attaccato al termosifone forse forse con l’orecchio potresti ancora sentire l’eco delle imprecazioni che avrai sicuramente lanciato anche te in Luglio.
Sono arrivata a Plaza de España nel primo pomeriggio con circa 40° all’ombra (percepiti 56°) e devo dire che è esattamente come l’avevo vista mille volte in foto. Veramente bellissima. Sarei rimasta ore ad osservare le peggio pose delle turiste che schiavizzavano i partner alla ricerca della storia perfetta da pubblicare.
E invece no, ho usato il resto della giornata a vagare per la città cercando di capirla un po’ meglio, visto che non riuscivo a farlo con me stessa.
Verso l’imbrunire sono ritornata verso il centro della città che, nonostante fosse un giovedì sera qualsiasi di Settembre, era colmo di gente.. turisti e non.
Sono arrivata a caso, come sempre, al Metropol Parasol.. che era sicuramente in programma da visitare, finché non ho visto quanto costasse, ma soprattutto quando ho scoperto che bisognava prenotare anche quello.
MA, con il solito culo che mi contraddistingue (senza ironia) sono riuscita a prendere un biglietto per lo spettacolo delle 20.45… che poi era anche l’orario del tramonto. E vedere da lassù il sole tramontare sui tetti di Siviglia è qualcosa che da solo vale tutto il viaggio. Prendere i posti migliori per vedere lo spettacolo di luci, non è facilissimo, ma con un po’ di pazienza si riesce a vedere da tutte le angolazioni.
Come sempre quando mi trovo di fronte a cose che riempiono gli occhi di gioia, mi sono trovata ad accusare anche un po’ la solitudine (primo giorno di ciclo eh!), soprattutto quando ad un certo punto, senza volerlo, mi sono ritrovata al fianco di una coppia di ragazzi, abbracciati ed intenti a godersi lo spettacolo e a vaneggiare su che lavoraccio dovesse essere per l’elettricista nel caso fosse saltata qualche lampadina dell’impianto. Li ho invidiati si! Ma io e il mio cervello stavamo facendo lo stesso pensiero comunque, quindi non ero proprio sola.
Sono scesa solo perché la fame iniziava a farsi sentire.
Sangria, olive e tapas, e la giornata poteva concludersi lì.
GIORNO 2
Siviglia, 15/09/2023
Ho messo il naso fuori dall’ostello e sono stata invasa da un’ondata di Settembre.
Hai presente il profumo della pioggia di Settembre no?
Quella dei primi giorni di scuola, quando dovevi metterti un maglioncino…spesso il primo riesumato dall’armadio invernale.
So che hai ancora le decorazioni di Natale in casa ma va beh insomma hai capito, quel profumo là.
Il che significava due cose:
1. Mi sono ricordata del perché amo viaggiare in Settembre
2. La giornata avrebbe avuto sicuramente un clima più clemente.
La pioggia della notte aveva indubbiamente portato via almeno una decina di gradi (Dio grazie!), mi sarebbe andata bene anche la pioggia durante la giornata, (dopo il terzo giorno in Islanda l’acqua non mi spaventa più), ma non il caldo di ieri.
Comunque il programma per la giornata prevedeva la visita nelle attrazioni principali, rigorosamente prenotate con anticipo.. ma prima, la cosa fondamentale, cibo. Quindi colazione da Jester; bagel con salmone, avocado e caffe, per la modica cifra di 9.5€ che manco nei peggiori Autogrill d’Italia, ma va beh oh non risparmio sulle cose fondamentali della vita.
Alle 9 la città era ancora completamente deserta, nessun negozio aperto, pochissime persone in giro, pochi bar aperti… pur essendo Venerdì pareva una Domenica mattina a Milano.
(questo è il momento in cui scorrere oltre Andalusia, Cordoba e Siviglia, Andalusia, Cordoba, Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia, Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba e Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia Andalusia, Cordoba Siviglia Andalusia Cordoba Siviglia OK basta così)
La prenotazione per la prima attrazione era alle h.14, quindi avevo ampiamente tempo per andare in giro a zonzo per la città e provarle a dare una seconda possibilità, come la si dà ad un tipo di tinder che al primo appuntamento non si capisce se ti sia piaciuto o no.
In effetti con quell’aria fresca, le strade bagnate e deserte, Siviglia aveva tutta un’altra luce… e perdersi per le sue strade stava diventando piacevole. Che poi, perdersi… va beh, credo (son sicura) di essere passata per lo stesso punto almeno tre volte nel giro della mattinata, e so che starai pensando che il problema qui non sia tanto la dimensione della città, quanto il mio senso dell’orientamento, ma non è così.
Ad esclusione della parte un po’ più periferica, (tipo EXPO92, che stra consiglio perché si possono vedere i relitti abbandonati dell’esposizione del 1992 per l’appunto, e dove sembra di essere in un film di fantascienza da dove ti aspetti di veder comparire Will Smith da un momento all’altro), la parte del centro storico è decisamente a misura d’uomo.
Quindi sì, ho vagato, nella speranza di fare riscattare quella scintilla, e devo dire che quando ho incontrato sul mio cammino, casualmente (..casualmente..) PRIMARK, la giornata ha preso tutto un altro sapore… ma non è durato. Il continuo rumore di zoccoli di cavalli per la città ha reso tutto tremendamente difficile da apprezzare. Vedere quelle povere bestie, muoversi in corsie trafficatissime, sul calore dell’asfalto, per portare in giro carrozze di turisti pigri ed ignoranti ha reso tutto tremendamente triste.
«E’ tradizione! »
mi è stato detto. Esticazzi!
Alle h. 14 ero puntualmente al mio posto in fila per entrare all‘Alcazar, tappa obbligatoria ovviamente.
Ecco, qui però devo fare una premessa, così come l’ho fatta all’inizio.
Io l’ALCAZAR l’ho visto, l’ho visitato, me lo ricordo eh… più o meno.
Quel giorno però c’è stato un piccolo imprevisto, che non racconterò perché aimè è una questione familiare.. Ad essere onesti non era niente di grave, ma il ciclo e il mio mood di quei giorni me lo ha fatto diventare una questione esistenziale.
Poco prima di partire per il viaggio ho finito di leggere ‘donne che pensano troppo‘ splendido saggio che assolutamente consiglio per chi come me ha difficolta a tenere a bada quel disagio mentale chiamato Overthinking, però ecco non esiste una formula magica che dall’oggi al domani ti insegni a spegnere il cervello quando ti accorgi che stai sbarellando..e beh quel giorno il mio cervello ha dato davvero il meglio di sé.
Il palazzo è indubbiamente splendido da vedere, ma ad onor del vero devo dire che il ricordo più nitido che ho della visita è che mi sono messa a fare meditazione in mezzo ai giardini del Palazzo (esperienza meravigliosa) e sono stata ‘disturbata‘ da un verso che non capivo da dove arrivasse, per poi aprire gli occhi ed accorgermi che era un pavone a fianco a me, venuto a controllare se respirassi o meno.
Finita la visita e la meditazione al Palazzo, avevo un’ora di tempo prima della visita alla Cattedrale, la tempistica perfetta per fare un salto in ostello a ricaricare le batterie, tutte le batterie e soprattutto a mollare giù tutto il peso di quelle cose che sei convinto ti servano e invece non ti servono mai a niente…tipo l’ombrello, il maglione, l’itinerario… (einvecemannaggialaputtana adesso che sono qui in questa terrazza bellissima con vista sul tramonto e sulla Cattedrale, a bere Gin Tonic e ad aggiornare il diario, fa un freddo cane! E non ho il maglioncino con me!)
La Cattedrale e la Giralda meritano chiaramente una visita. No anzi, la Cattedrale è magnifica, immensa ed elegantissima. L’ho adorata.
La Giralda ha una vista pazzesca della città, è vero, ma sono tanti piani!
Tanti.
Io non lo sapevo mica eh.
I piani però sono numerati. Ma io me ne sono accorta solo 10°, così mi sono chiesta
«Chissà quanti saranno ancora? Quattro?
Cinque?»
No, ad ogni angolo girato mi aspettavo di vedere un bagliore di luce che presagisse un’uscita e invece no, c’era una nuova salita , un nuovo numero, un nuovo santo da invocare.
Al 20° mi sono fermata, non soffro di claustrofobia, ma di attacchi di panico sì (anzi no, soffro la paura degli attacchi di panico) e quello, beh quello sembrava proprio il posto ideale per farsene venire uno.
Magari mancavano solo 2 piani e io mi ero fermata, oppure ne mancavano altri 20 e io come avrei fatto a scappare in caso di panico? Dai visi di chi scendeva non riuscivo ad interpretare se fosse compassione o totale indifferenza, ne quanti ne mancassero.
Così ho controllato su Google, sono 36 i piani.
T R E N T A S E I
«Posso farcela.»
E così è stato.
Al ritorno non sembravano più così tanti i piani, ma a ricordarmelo c’erano le facce di quelli che salivano. Anche qui come all’Alcahzar e alla Cattedrale, avevo prenotato per l’orario in cui speravo avrei trovato meno gente, e invece stocazzo!
Non capisco perché le mie idee dovrebbero sempre essere migliori di quelle delle altre persone, io bho!
Ma su una cosa avevo ragione, perché avevo scelto l’ultimo turno per visitare la Giralda e di conseguenza una volta riscesa nella Cattedrale, sono rimasta praticamente da sola con gli addetti alle pulizie… meglio così perché avevo necessità di fare due parole con Gesù o chi per lui presente lì in quel momento. E quindi sì, mi sono seduta lì per un po’, a godermi i giochi di luce colorata fatti dai rosoni riflessi per terra e a cercare un po’ di risposte.
Risposte che non ho trovato, non lì quantomeno, così c’ho riprovato con un Gin Tonic nel bar con terrazza panoramico di fronte alla Cattedrale.
Nemmeno il Gin Tonic mi ha dato risposte, ma quantomeno ho smesso di farmi domande.
Quando ho cominciato ad avere freddo e ad essere stufa degli occhi della gente che mi guardava per capire come mai fossi in un posto così, da sola, a bere gintonic e scrivere, sono andata via.
C’era un’aria particolarmente affascinante a Siviglia quella sera, come qualcuno che stai per lasciare e cerca di far di tutto per riconquistarti in corner.
«Siviglia scusami, non ti merito, il problema sono io, non sei tu. Probabilmente ci siamo conosciute in un momento sbagliato, non sono pronta a legarmi, ti meriti di meglio!»
Domani partenza per Cordoba, a patto che mi ricordi dove ho lasciato l’auto e soprattutto sia ancora dove l’ho lasciata!
GIORNO 3
Cordoba 16/09/2023
Niente non riesco proprio ad ingranare sta vacanza.
Sento che la mia testa non si sente nel posto giusto, e di riflesso quindi anche il resto.
Stamattina è partita ‘male’ (ma diciamolo però, poteva partire molto molto peggio).
Non ho dormito praticamente nulla perché ho avuto la brillante idea di guardare se riuscivo a capire da Google se il posto dove avevo lasciato la macchina fosse legale o meno (ma che splendida idea controllarlo la sera tardi e dopo due giorni che era lì)..Beh comunque no, non era esattamente legale, tantomeno per due giorni di fila. Quindi ecco, sopra il carico di pensieri della giornata ho gratuitamente aggiunto anche quello. La meditazione e gli esercizi di respirazioni in una camera d’ostello assieme ad altre 7 persone non sono cosa facilissima diciamo, quindi dormito veramente poco e male.
Mi sono svegliata con la sveglia di una delle ragazze che ha ben pensato di posporla 6 volte. Ma santoiddio la sveglia la posponi 6 volte a casa tua, non in ostello!
Alle 8.30 ero già fuori dalla stanza, pronta a scoprire se avrei dovuto arrivare a Cordoba a piedi e pensando a come avrei spiegato la cosa a gesti a quelli del noleggio.
E invece così non è stato…
Quando sono arrivata all’auto, non solo era ancora lì, ma c’erano anche due gentilissimi parcheggiatori abusivi che mi hanno subito fatta sentire a casa.
Così sono partita come un missile terra aria verso Cordoba.
Un’oretta e mezza per arrivarci e 10 minuti per innamorarmene.. Complice anche il fatto che avessi trovato parcheggio subito.
Ma solo mentre correvo in autostrada ho avuto un’illuminazione, come Kronk quano ricorda che:
«Il contadino, alla locanda, non ha pagato il conto!»
(se non hai colto la cit. aulica ti prego di andartene, rimediare e tornare con una miglior cultura pop)
rendendomi conto di non aver comprato i biglietti per la Moschea, unica e sola attrazione della città.
«Una cosa dovevi fare!»
Eh lo so.
Tempo di mollare giù la valigia in ostello e mi sono avviata alla Moschea, dove sono arrivata dopo ben 6 minuti scarsi a piedi. C’era effettivamente una coda di persone infinita all’ingresso, ma essendo enorme l’interno della Moschea, si scorreva velocemente.
Avevo chiaramente già visto qualche foto dell’interno, ma quando sono entrata per un paio di minuti sono rimasta ferma immobile a sgranare gli occhi.
Mai visto niente del genere!
L’orda di gente entrata a mezzogiorno con me era veramente infinita.
Su intagram mica te la fanno vedere così.
Sono stata dentro per credo almeno 2.5h. Due ore e mezza nelle quali il mio Icloud continuava a dire di essere esaurito, e io come lui. Devo aver cercato di fare all’incirca 800 foto che provassero a rendere anche solo un po’ l’idea di come fosse la Moschea, ma alla fine riguardandole alla sera, manco una rendeva davvero.
Dopo circa un’ora e mezza che ero dentro a vagare con il telefono per cercare la ‘foto perfetta’, mi sono accorta che piano piano la Moschea si stava svuotando, sembrava surreale. Non capivo perché. Poi ho capito… era ora di pranzo.
Quindi per rispondere a qualcuno che su fb mi chiedeva come facessi a fare sempre foto senza persone tra i piedi, beh ecco.. Aspetto, m’incanto, mi godo il momento senza la fretta di arrivare a quello successivo, cosa che non puoi fare quando hai una tabella di marcia da seguire (cosa che in realtà avrei dovuto avere anche io, ma che non seguivo), lasciando che la voglia di caricarmi gli occhi di esperienze sovrasti quella di caricare storie su instagram.
In quel caso non era voluto, non me l’aspettavo si svuotasse così, per ogni angolo instagrammabile ho dovuto aspettare manciate di minuti perché si spostassero le persone.. Ma poi ne arrivavano altre, ed altre ancora e non potevo nemmeno bestemmiare perché il posto non me lo consentiva!
Quando poi ho preso coscienza del fatto che non sarei mai riuscita a fare la foto perfetta, non tanto per la presenza delle persone quanto perché era veramente impossibile racchiudere la magia di quel posto in una foto, ho messo via il telefono e ho iniziato a visitarla davvero, e assurdamente eravamo rimasti in pochissimi dentro.
E’ stata una figata vederla così!
Alla fine sono uscita, ma devo dire un po’ a malincuore, non so perché ma nonostante avessi fatto almeno 7 giri della Moschea, sarei rimasta ancora. C’era qualcosa di stranamente magico e rassicurante lì dentro.
Uscita da lì comunque avevo ancora un intero pomeriggio a disposizione e la mia bella mappa con tutti i punti da seguire ben organizzati, che chiaramente non ho seguito manco per niente. Ho iniziato a vagare senza uno scopo né una meta. E siccome Cordoba è veramente piccola, sono riuscita senza volerlo a raggiungere i punti che avevo segnato sull’itinerario.
Soprattutto uno, del quale mi ero completamente dimenticata e che mi ero addirittura segnata di andare a vedere con le luci del tramonto. Non so come ci sia riuscita, ma ad un certo punto mentre ero sulla via del ritorno verso l’ostello ho deviato puramente a caso.. Spinta semplicemente dalla voglia di allungare un po’ la strada nonostante la stanchezza, non riuscivo a rinunciare a quella luce bellissima che c’era. E senza volerlo sono arrivata al Ponte Romano, nell’ora perfetta nella quale avrei dovuto vederlo… Credo che questo sia il riassunto di come funziona l’intera vita.
Puoi programmare quanto vuoi, tanto poi la vita farà un po’ come le pare, e se dovrai essere in un punto preciso in un momento preciso, farà in modo che tu lo sia..
Che tu lo voglia o meno
Nonostante fossi stanca non riuscivo proprio a tornare in ostello. C’era una luce splendida e Cordoba si stava preparando per il sabato sera. Così mi sono fermata a mangiare in un tapas bar vicino alla Moschea, al pomeriggio lo avevo notato per la coda infinita di gente che cercava di ordinare, ho pensato che fosse un’istituzione e che tutte quelle persone, più preparate e organizzate di me lo sapessero, mentre io no. Quella sera però c’ero solo io, ho ordinato quello che in teoria avrebbe dovuto essere il piatto forte, tortillas di patate (na mattonata), mi sono seduta sugli scalini della Moschea e mi sono goduta la sera e quelle 350kcal.
Una volta tornata in ostello ho fatto una lunga chiacchierata con le coinquiline, una parigina e un’americana alla quale ho dovuto spiegare che il cappuccino a pranzo è incostituzionale in Italia. Non so se abbia davvero colto la gravità della cosa, ma io il mio sento di averlo fatto.
Il mattino seguente mi sono svegliata con il rumore della pioggia sul tetto.
Costa del Sol, ma solo finché non arriva la regina del Mainagioia
In realtà stava smettendo…
Sono salita sul tetto per vedere come buttasse la giornata.. piovigginava sì, ma c’era anche il sole, stava sorgendo l’alba e si rifletteva sui tetti bagnati. Così mi sono seduta su uno dei divanetti, ho incrociato le gambe, ho respirato a fondo l’aria di una città che si stava ancora stropicciando gli occhi, e ho dato il via alla giornata… mi aspettava Granada.