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Chi ha paura della paura?

Chi ha paura della paura?

Ci ho pensato molto prima di scrivere ciò.
Ho cancellato e riscritto più volte, pensando che forse era qualcosa di troppo intimo da esternare…

Ma poi ho pensato; quando ho aperto il blog e la pagina, aldilà delle cazzate buttate qua e là ogni tanto per alleggerire un paio di minuti di giornate a volte infinite, lo scopo era proprio quello.. non tenere più solo per me, pensieri che avevo su quello che succedeva attorno una volta alzato un attimo lo sguardo dall’inerzia di tutti i giorni.

Scriverli e condividerli, con la speranza di arrivare soprattutto a coloro che magari avevano lo stesso pensiero, ma non la stessa possibilità di esternarlo.
E quindi era giusto che anche questo venisse fuori prima o poi… non è piacevole, non è divertente, ma forse,  farà sentire qualcuno meno solo.

Perché questo è il problema di questa questione.. che gli attacchi di panico, perchè di questo parliamo, ti fanno sentire solo.. estremamente solo.
Paradossalmente.. visto che metà della popolazione mondiale ne soffre.

Ci si incontra al solito bar, ci si schiaffa in faccia un sorriso e ci si siede in compagnia, facendo finta vada tutto bene, pregando che non capiti.. quando magari la persona seduta di fronte a noi sta facendo lo stesso. E magari invece servirebbe solo uno sguardo e un “Ma tu come hai fatto? Come fai a superarlo?”.

Parlarne. Parlarne serve. Come sempre nella vita, scavare e abbandonare per un po’ i soliti discorsi di proforma che mettiamo per contorno in tutto, male non ci fa’.

Soprattutto perchè volente o no, siamo tutti nella stessa barca, chi più chi meno, nella vita affrontiamo giornalmente un diasagio… che si amplifica in maniera esponenziale sulle persone che, dovrebbero invece, concentrarsi di più sui discorsi di proforma che su quelli esistenziali.

Solo che gli attacchi di panico non sono un qualcosa che puoi spiegare o di cui chiacchierare…anche perché tante volte non sai nemmeno cosa succeda.
Nessuno è preparato a questo. Arrivano e basta.. anche a chi ‘Ah io non ho mai avuto nulla del genere!’

Chi ha paura della paura?

Magari al cinema, una domenica pomeriggio.. un secondo prima stai guardando il film e un secondo dopo inizi ad avere i brividi, il cuore accelera e non capisci, il respiro inizia a mancare, la gente è tutta lì tranquilla chi ride chi mangia i popcorn.. come fanno a stare così? Come fai tu a stare così? Cosa sta succedendo?

Oddio mi viene da vomitare.. devo uscire, subito! Ma è buio, la sala è piena, il film è a metà.. NO NO DEVO USCIRE! CAZZO Non riesco a respirare!
Se va male, quando finisce ti accorgi di aver perfino le guance rigate di lacrime senza nemmeno averle sentite scendere.. È la paura! Paura perché non sai cosa ti sta succedendo. Paura perchè non sai cosa fare. E non vedi l’ora di tornare a casa tua. E intanto non respiri.

Cos’è stato? Cos’è successo?
È stato orribile.

Era un attacco di panico.

Di panico? A me?
Ma se ho una vita praticamente perfetta. Amici, Amore, una bella famiglia e un buon lavoro. Non ho mai avuto nulla del genere..

Beh l’hai avuto, quindi qualcosa deve pur esserci.

Puoi mentire agli altri, non alla tua mente. E se tu non vuoi o sai ascoltarla, il modo lo troverà lei per te.

E da lì cambia tutto. Tutto è un po’ più pensante, puoi far finta di nulla sperando non capiti più, ma rimane lo strascico di paura.. e la paura signori, è una brutta bestia.
Perchè sapete cosa c’è di peggio della paura? La paura della paura.

Che potrebbe sembrare una supercazzola e invece..

Chi ha paura della paura?   

Attacchi di panico ansia libro rimedi

Il libro che mi ha aiutato di più contro gli attacchi di panico. Chiaro, reale e con esercizi pratici per superare i momenti peggiori.

Paura di uscire troppo distante da casa.

Paura di stare in mezzo a tutta quella gente che vive tranquilla, senza vedere cosa ti stia succedendo  dentro.

Paura di non sembrare ‘normale’.

Paura ad uscire dalla comfort zone. Comfortzone che nei casi più gravi non esiste più, perchè se prima non vedevi l’ora di arrivare a casa, da ovunque fossi, per distenderti e aspettare che il cuore rallentasse, ora non puoi più.. perchè nel cuore della notte ti svegli ed è il panico. E sei sola.

Paradossalmente sola.

Perchè se solo chiedi un piccolo aiuto, potresti in realtà renderti conto che metà del mondo si sente solo quanto te e l’altra metà, seppur non capendo di cosa parli, tenderà una mano.

Non siamo soli.

Abbiamo la nostra amica ansia con noi, che non ci abbandonerà mai.

Tanto vale offrirle da bere e farci due chiacchiere.

E comunque, se chiediamo aiuto, ci saranno molte più persone a tenderci la mano di quelle che solo immaginiamo.   ‘LEGGI QUI

Esco a prendere una boccata d’ansia e torno

Esco a prendere una boccata d’ansia e torno

Incredibile, un giorno con il portatile fuori uso e mi ritrovo a riscrivere con carta e penna.

Mi sento come quella volta che da piccola, in gita, ci portarono a vedere una vecchia scuola. Ci fecero sedere nei banchi di una volta, con il buco per l’inchiostro e il calamaio…

O come un bambino di oggi, al quale vengono mostrate una penna e una cassetta di musica. ‘E mo’ che ce dovrei fa’ co sta roba?’

E pensare che una volta scrivevo. Scrivevo sempre.

E guai se non lo facevo. Tutti i giorni o quasi. Di più se mi serviva. Un diario all’anno era la regola, da quando ne avevo 8.

In pratica la mia vita ci sta tutta in un cassetto. Più precisamente nel primo cassetto di fianco al letto.

Eppure ora faccio fatica. I pensieri vanno molto più veloci della penna, o forse semplicemente sono fuori allenamento.

Anche ora scrivo si, ma tra un aggiornamento del diario e l’altro possono passare mesi ormai. Forse non ne sento più il bisogno. O forse mi sono circondata di persone in grado di darmi lo stesso beneficio che traevo dallo scrivere.

Oggi però, ne ho risentito la necessità. Talmente tanti pensieri da aver bisogno di scriverli per tentare di riordinarli, ma soprattutto per provare a liberare un po’ di spazio nella testa.

Ultimamente mi capita spesso di sentirmi a disagio, mentre sono fuori con amici. Ma ieri sera è stato diverso. Ieri sera ho provato a capire cosa stesse succedendo.

Cena di compleanno tra amici, alcuni stretti, altri più che altro conoscenti.. cibo delizioso, vino, aria di felicità per tutti, eppure ad un certo punto è ricominciata quella sensazione.

Disagio.

Frastorno. Quasi nausea.

Si ma…perché?

Hai il tuo ragazzo seduto di fronte, ed è felice. Hai le tue amiche vicine, sei a mangiare in uno dei tuoi posti preferiti, indossi il tuo tubino nero che dopo anni sei riuscita a infilarti, hai anche avuto il tempo di prepararti dignitosamente invece che grossolanamente come fai sempre perché finisci sempre di lavorare tardissimo .. e allora cosa c’è? C O S A C’ E’?

Resisto un po’.

Poi però ho bisogno di aria.

Mentre tutti mangiano, mi vesto ed esco.

Appena messo piede fuori tiro una boccata d’aria. Forse la prima volta in vita mia in cui avevo davvero bisogno di ‘prendere aria’.

Embeh?

Sospiro.

Fuori c’è una finestra, la tenda è tirata, ma riesco comunque a intravedere la nostra tavolata.. e in ogni caso riuscivo a sentirne gli schiamazzi.

Tutti sereni, tutti che scherzano, tutti che devono.. e allora perché io ero là fuori da sola? Oltretutto con il solo desiderio di essere in tuta nel mio divano di casa?

Sapevo di avere i minuti contati, prima che qualcuno degli amici più stretti venisse a chiedermi cosa stesse succedendo e visto che non avrei saputo cosa rispondere.. ho mandato giù tutto e sono rientrata.

Dopodiché ho solo aspettato finisse, la cena e la sensazione.

Una volta, adoravo queste cene. Ma non solo. Da quando ero piccola, adoravo proprio il weekend.. lo aspettavo con ansia. Era ciò che mi dava la voglia di affrontare tutta la settimana. Se poi c’èrano ‘eventi’ anche infrasettimanali tanto meglio.

Qualsiasi cosa spezzasse la routine dei giorni ‘normali’.

Ok devo lavorare 5 giorni. Ma stasera esco a cena e ho due ore tutte per me.’

Ne avevo bisogno.

E quando non avevo impegni o nessuno usciva, venivo assalita dalla tristezza. Come se stessi sprecando il ‘mio tempo’.

Voglio dire, tolte le ore per dormire, tolte quelle in cui torniamo/andiamo a lavoro, tolte quelle per tutti quei ‘doveri’ extra lavoro che ci toccano… in una settimana quante ce ne restano di nostre? Una manciata scarsa? Beh per quanto fosse ingiusto io avevo imparato a prendermele tutte e usarle facendo quello come mi faceva sentire meglio.

Una cena di compleanno tra amici, un po’ di tempo per un trucco che mi facesse sentire bella e non semplicemente presentabile, il ragazzo, le amiche sedute vicine, una bottiglia di vino, un bel vestito nuovo e niente lavoro il giorno dopo. Bastava.

Quindi ora perché sono qua fuori a osservare attraverso la tenda?

Perché mi manca l’aria?

Forse perché non capisco se mi basta o come faccia a bastare agli altri.

Ho anche pensato al viaggiare. Infondo il viaggiare è la cosa che più di tutte mi riempie l’anima. Quando sono via sento che è quello che vorrei fare sempre. Non saprei spiegare la sensazione, ma so per certo che quella sensazione di ‘sprecare tempo’ è il più lontano possibile in quei momenti.

Poi però mi dico che magari per chiunque è così. Voglio dire, chi non vorrebbe fare della propria vita un viaggio?

E al quel punto mi ripeto sempre la frase di Fight Club ‘Se ti svegliassi a un’ora diversa in un posto diverso, ti sveglieresti come una persona diversa?’

Non lo so proprio.

Ma se tutti riescono ad accontentarsi di viaggiare una, due volte l’anno e di lavorare il restante tempo, ma soprattutto riescono a stare seduti a quel tavolo con i loro amici il sabato sera sereni, perché io no?!

Non so neanche questo.

Quindi come dicevo, meglio rientrare prima che qualcuno esca a chiedermi cosa c’è e io non sappia cosa dire.