Come cambierà la vita delle persone il Corona virus?
Ci cambierà.
Sì, questo periodo ci cambierà tutti. Che lo si voglia o no, lascerà un solco.
Per alcuni più profondo, che per altri. Ma di sicuro diverso per tutti.
E per quanto sia brutto dirlo a voce alta, per quanto possa farci sentire ‘sbagliati’, molti di noi faranno fatica ad abbandonare tutta questa nuova vita che sembra parallela alla nostra. Molti non sono pronti a tornare alla normalità. A quello che era il ‘prima‘.
Il suono della sveglia presto, la solita colazione, lo scegliere cosa mettersi, il pranzo da portare in ufficio, il controllare mille volte l’orologio, la cena , tutto-scandito-sempre-dallo-stesso-solito-ritmo. Fino all’andare a letto ogni sera, sempre con gli stessi pensieri… Quei pensieri che ci facevano salire il mal di testa, la nausea, l’ansia.
Quelli stessi pensieri che, se fatti ora, che il ritorno alla normalità sembra ancora così distante, ci fanno salire il mal di testa, la nausea e l’ansia.
Quanti di noi avranno trovato una consapevolezza nuova in tutto ciò? Abbastanza forte da decidere di non tornare a quel lavoro. E quanti altri, con quella stessa consapevolezza acquisita, saranno comunque costretti a tornare a quel lavoro. E ancora a quei mal di testa, quell’ansia, quel tutto..
Ci è stato imposto di rimanere a casa. Ci è stato imposto, anche se in maniera limitata, di trovare un modo di occupare il nostro tempo in mancanza del lavoro (per quelli che lo smart working manco da lontano). Di crearci delle giornate che fossero ‘nostre’ fino al momento di andare a letto.
Beh, non so voi, ma ci sono stati giorni nei quali ho dovuto pulire anche angoli della casa che nemmeno sapevo di avere, fare faccende che potevano benissimo rimanere dov’erano, ripulire ancora altre cose.. tutto pur di non fermarmi ad ascoltare nella mia testa quelle domande scomode. Tipo:
Ma tu, ora, in questo tempo libero, per te cosa faresti?
Io personalmente avrei potuto trovare il tempo per scrivere un libro. Ma non l’ho fatto. Perché?
Per quel pensiero di tornare alla realtà. Di non riuscire più a tornare indietro poi. Un po’ come quando hai paura di aprire un pacchetto di patatine, per paura di non riuscire più a richiuderlo poi. (No ok, non proprio così, ma non mi venivano altri esempi.. ma tanto avete capito no?)
Prenderemo consapevolezza di quanto poco tempo avessimo per noi prima, ma anche che in fondo, se ne avessimo avuto di più, forse non avremmo saputo gestirlo davvero.
Anche di quanto bello fosse bere una tazza di caffè appena fatto, guardando lo scorrere calmo di una giornata fuori dalla finestra. E questo contrasto sarà difficile da controllare.
Qualcuno prenderà consapevolezza che i figli sono sicuramente un dono del cielo, ma che anche la scuola lo è. Molti magari faranno fatica a dirlo a voce alta, ma sono certa che molti il pensiero ”Io amo i miei figli, ma assieme 24/7 è veramente troppo!” lo hanno fatto.
Potete dirlo! Nessuno vi giudicherà.
Altri diranno lo stesso con il proprio partner. Ma in quel caso dovranno prendere altre decisioni. Sarà difficile, doloroso, liberatorio.
Non sappiamo come, ma sicuramente questo virus ci cambierà.
E per quelli di noi che sapranno imparare, ci insegnerà.
Ci ha insegnato quanto sia relativo il concetto di ora di pranzo e ora di cena.
Quanto sia relativo il concetto di ‘necessario’ e di ‘buon senso’.
E di quanto lo sia soprattutto il concetto di “seguire le regole”.
Ci ha banalmente insegnato il valore di ciò che prima facevamo senza dar peso, solo perché potevamo farlo.
O di quanto in un giorno possa cambiare tutto.
Ci ha insegnato che la morte non é morte se non ci tocca da vicino.
Che se il dolore, la fatica e l’impegno è degli altri, non è reale.
Ci ha insegnato che siamo ospiti in questa terra, e nemmeno troppo graditi, di quelli che si autoinvitano e fanno come fosse casa lor, mangiandoti tutta la dispensa.. E che quando vanno via, ti fan tirare il respiro.
Ci sta insegnando che nonostante molti siano convinti di saper stare bene anche da soli, in realtà non ne siano realmente.
Ci ha insegnato che il concetto di collettività è o tutti o nessuno.
C’insegnerà sì, ma forse anche no.