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West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

Viaggio nella West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

Racchiudo qua tutto ciò che penso possa essere utile a chi vorrà come noi, fare questo viaggio. Tutto ciò che leggerete è  SOLO per chi opterà per farlo in OTTOBRE.

Salterò le cose fondamentali come “E’ meglio fare l’Assicurazione sanitaria?” e “Qual è il miglior periodo?” , la prima perchè la risposta sarà sempre SI, SI e ancora SI. E la seconda perchè non lo so, io l’ho vista solo in Ottobre e l’ho adorata.

Prezzo totale per l’intera vacanza, comprensivo di tutto (voli, assicurazioni, noleggio auto, carburante, alloggi, cibo e varie): € 2100 a persona. 

Ma passiamo alla pratica:

West Coast in Ottobre: clima, tappe e consigli utili

VALIGIA

Non so voi che rapporto abbiate con la preparazione della valigia, ma il mio non è un granché.. anzi. Odio farla. Soprattutto per un viaggio in cui passi dai -7° ai 32° in una sola giornata.  Personalmente a parte una prima fase di ‘Non ce la farò mai‘, ho superato il tutto con il classico ‘Ma sì, compro tutto là che costa poco!’.

ERRORE.

Non so se fosse perché sto invecchiando o perché il dollaro non conviene più, ma non ho comprato nulla lì, costava come in Italia. Quindi, essendomi portata via pochissimo, sul finale sono rimasta in braghe di tela. Nel vero senso del termine.

Cose che mi sono tornate utilissime: Jeans, pantaloni della tuta, t-shirt, felpa (felpata), felpa termica leggera ma felpata e con zip + cappuccio, intimo termico (all’occorrenza), scarpe da ginnastica, una giacca mezza stagione (tipo quelle in pelle) e una più pesante tipo piumino. In base ai giorni, scegliete voi quanti pezzi per ciascuna di queste cose portarvi via.

TAPPE 

1. LOS ANGELES

Confermo quello che avevano detto quelli prima di noi, una notte si, di più anche no.  La temperatura è californiana, quindi minima 22° massima 27°. Abbiamo alloggiato all’ EMPIRE INN MOTEL , consigliato: SI. Per il mangiare, ovunque.. ma soprattuto i Burrito nei food track messicani che troverete lungo i viali a Beverly Hills.

2. BARSTOW:

E’ semplicemente una tappa intermedia tra Los Angeles e il Gran Canyon, passando per la Route 66. E’ deserto quindi durante il giorno farà caldino (27-30°) mentre la sera e al mattino presto, scenderà di almeno una decina di gradi.  Non c’è assolutamente nulla da vedere a parte una figata di Outlet, in cui potrete passare il tempo aspettando di andare a letto. Per cenare, ci sono un paio di localini, ma Denny’s (dinner aperto 24/24) è una certezza assoluta, soprattutto per la colazione.  Alloggio ROUTE 66 MOTEL. Consigliato: NO

3. OATMAN:

E’ stata solo una deviazione sulla strada verso il Gran Canyon, è una cittadina un po’ commerciale ma caratteristica, vale la pena farci un giretto. Non ci vuole più di mezz’ora. Sempre in mezzo al deserto. Visitata intorno ad ora di pranzo c’erano circa 28°.

4. FLAGSTAFF:

Quando arriverete non vi sembrerà, ma è ad un altitudine di 2000 m. quasi. Montagna a tutti gli effetti. Scenderete dalla macchina in maniche corte. ERRORE 2. Fuori saranno circa 7/8 gradi. La cittadina è molto carina, tipica di montagna. Ancora di più Sedona, se avrete la macchina, consiglio di farci un giretto la sera. Di localini è pieno. Per dormire abbiamo scelto SUPER 8, è un catena, costa poco e ha delle stanze veramente belle.

5. MONUMENT VALLEY:

Qui purtroppo il mio consiglio è un po’ forzato. Se volete vedervi alba e tramonto dentro alla Monument senza fare troppa strada, l’unico modo è dormirci dentro. E per dormirci dentro le alternative sono solo due: GOULDING’S LODGE o THE VIEW . Sanno che possono farlo e quindi tengono i prezzi altissimi. Noi abbiamo tenuto d’occhio le stanze per mesi, ogni tanto i prezzi scendevano, ma rimanendo comunque altissimi. Se potete permettervelo sicuramente prenotate con booking a cuor leggero. Altrimenti come noi, tentate di scrivergli una mail vedendo se (un mesetto prima, non di più) vi trovano un posticino. Con noi sono stati stronzi, e ci hanno fatto pagare un buco di stanza, negli alloggi lontani dall’albergo, e senza wifi, circa $170. Tantissimo. Stessa cosa vale per il cibo. Come detto nell’articolo, i ristoranti e gli alberghi hanno il monopolio. Non valgono assolutamente i soldi che chiedono. Ma se per il dormire non avete scelta, per il mangiare si. Prima di arrivare dentro alla Monument fate scorta di cibo nel primo supermercato che trovate.  Colazione fatela al CAFE’ AMIGO ,  Lo troverete a Kayenta, appena fuori dalla Monument Valley, ambiente cordiale, caffè e pancake super.

6. ANTELOPE CANYON:

La visita costa 30$, sia per il Lower sia per l‘Upper. Non chiedetemi quale sia il migliore, perché come già detto non lo so, avendone visto solo uno. MA se avete soldi, fateli entrambi sicuramente. Confermo che anche senza prenotare, un buco lo si trova.. ma forse abbiamo avuto culo noi. Essendo una tappa certa da fare, forse prenotare per tempo è meglio. La visita dalle 11 alle 14, è quella con la miglior luce per le foto. Più di questo l’unica cosa che mi sento di dirvi è: non perdete troppo tempo a far foto, il Canyon dentro racchiude tutto ciò che la natura è in grado di fare.. poche cose al mondo saranno così spettacolari, godetevelo. Consigliato: ASSOLUTAMENTE SI.   HORSESHOE BEND: Beh è a due passi dall’Antelope Canyon ed è gratis, (ma anche fosse a pagamento) quindi consigliatissimo anche questo assolutamente.  Alla notte abbiamo alloggiato a PAGE, anche questa è stata solo una tappa notturna, purtroppo essendo una cittadina molto piccola e molto dispersa non c’è grande scelta, ma se volete vivere l’esperienza che abbiamo fatto noi, vi consiglio di cercare un alloggio su AIR B&B

7. BRYCE CANYON:

A parte la mia esperienza mistica avuta in questo magnifico Canyon, non posso non consigliarlo. E’ spettacolare. Anche solo per sgranchirsi le gambe dopo tutte quelle ore di macchina. Non sembra, ma è in montagna, quindi quando sarete ad ammirarlo dall’alto forse tirerà un po’ di aria (felpa e giacca), camminando per i percorsi, arriverete a stare in maniche corte al sole, ma all’ombra farà freddino. Lo so, non sono d’aiuto così.. boh, vestitevi a strati.  se avrete più fortuna di noi, vi consiglio di prenotare la notte al  BRYCE LUXURY CAMPING. Dormirete in un’enorme tenda in mezzo al deserto, la tenda più vicina sarà ad almeno dieci minuti di macchina, non ci sarà nessuno e niente intorno a voi… lo so può far paura, ma se troverete una nottata senza nuvole, guardando il cielo vi accorgerete di quanto ne valesse la pena. Farà freschino alla notte, avrete la legna per il fuoco e tutto, ma saranno almeno 5/6° sotto zero. Noi purtroppo non siamo riusciti a dormire lì a causa di un’infestazione di insetti. Abbiamo ripiegato in velocità, in un motel a CEDAR CITY.  Consigliato: N

8. DIXIE FOREST:

Non era prevista come tappa nell’itinerario che avevamo programmato, ma l’inconveniente degli insetti ci ha portato a fare una piccola deviazione. Che per assurdo si è rivelata essere una delle cose migliori che potessimo fare. Abbiamo visto dei posti incredibili e mangiato in locali dispersi nel nulla ma meritevoli di lode. (Per la migliore torta di zucca mai mangiata: ‘Aunt Sue’s Chalet e per della buonissima carne al BBQ: Rusty’s Ranch)

9. ZION NATIONAL PARK:

Altro parco nazionale, spettacolare. Noi lo abbiamo percorso semplicemente in macchina. C’è una splendida strada panoramica che lo taglia tutto da inizio a fine.. consiglio però di informarsi sui vari punti visitabili a piedi, perché ce ne sono alcuni che sono veramente obbligatori da vedere.

10. LAS VEGAS:

Beh.. sì, bisogna passarci. Molti la vedono quasi ad inizio viaggio, noi l’avevamo posizionata a metà percorso. Non c’è molto da consigliare a Las Vegas, ne per mangiare, nè per dormire. Sia per uno che per l’altro, dovrete solo scegliere tra una miriade di opzioni, tutte più o meno similari.  Unico consiglio, come già accennato, non usate più di due notti. Noi abbiamo alloggiato allo Stratosphere, per una cifra incredibilmente bassa. Ah per gli spostamenti, l’unico mezzo quasi economico sarà l’autobus, l’abbonamento sarà per un’ora o per massimo 24h. Un po’ inculata, quindi valutate bene a che ora obliterarlo. Se optate per i vostri piedi, sappiate che ad una certa della notte ve ne pentirete, poi non dite che non vi avevo avvisati.

11. DEATH VALLEY:

Fa caldo e non c’è nulla. Se proprio volete vederla, assicuratevi solo di avere in macchina almeno 5 litri di acqua, il pieno di benzina e di non farla con il buio. Consigliata: ANCHE NO. 

12. BAKERSFIELD:

Cittadina poco più grande delle altre, ma anche questa non è stata visitata. Tappa intermedia tra Las Vegas e il Sequoia National Park. Abbiamo alloggiato al VAGABONG INN MOTEL.  Consigliato: SIIl viaggio è stato forse il piu lungo, e quindi alla sera volevamo solo dormire, abbiamo cenato di fronte all’hotel in un classicissimo TACO BELL

13. SEQUOIA NATIONAL PARK:

Assolutamente da vedere. In autunno credo sia la stagione per eccellenza migliore di tutte per vedere un bosco come questo. Prima di entrare e anche quando siamo usciti, abbiamo pranzato e cenato in questo posticino qui: River View Restaurant & Lounge. Il posto è veramente carino, soprattutto di giorno. Abbiamo pranzato fuori, sulla terrazza vista fiume. In felpa.  Abbiamo alloggiato al  Travelodge by Wyndham Lemoore, ci siamo arrivati che era ormai buio pesto e al mattino siamo ripartiti subito. Consigliato: SI 

14. CAMBRIA:

E’ stato il primo tramonto sull’oceano, la città è comunque molto carina da vedere.. soprattutto i negozi. Abbiamo pranzato al Linn’s Restaurant, età media intorno a noi 65 anni, buonissime le torte, ma prezzi un po’ altini per pranzare. Alla notte abbiamo alloggiato a San Simeon, al Sea Breeze Inn. Consigliato: SI. Per cenare, proprio dalla parte opposta della strada c’è il MOTEL 6, è un motel ma al piano terra ci sarà un mini ristorante dove provare la classica zuppa di pesce californiana (pesantissima, ma vale la pena provarla) e potrete anche fare una partitina a biliardo.

15 MONTEREY: 

Come dicevo, più ci si avvicina a San Francisco, più i prezzi lievitano a dismisura. Anche a Monterey. Noi abbiamo alloggiato in un air B&B, vicinissimo al molo e veramente economico. CONSIGLIATO: Assolutamente SI.

Se ne avete l’occasione e le finanze consiglio di fare il giro in barca, per l’avvistamento delle balene. Lungo il molo troverete molte barche che organizzano questo tipo di tour, i prezzi sono sempre quelli circa. E’ un’esperienza da fare se come noi, non avete avuto mai occasione di vederne una da vicino.

16 SAN FRANCISCO: 

Purtroppo per San Francisco non ho molto da consigliarvi, l’albergo dove abbiamo alloggiato era semplicemente il più economico trovato (MINNA HOTEL), ma in una zona orribile. San Francisco è una città veramente cara, ma magari prenotando con qualche mese in anticipo riuscirete ad essere più fortunati di noi. Non assicuro nulla. Per quanto riguarda il cibo invece.. beh, lì avete solo che da scegliere.

Credo di avervi detto più o meno tutto quello che potrebbe essere utile. Ovviamente resto a disposizione per domande che magari al momento mi sfuggono.

Se non avete ancora letto della nostra avventura, trovate QUI la prima volta.

Per il resto. Buon Viaggio!

Tour del Marocco da Fes a Chefchaouen

Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes,

Volubilis e Bhalil 

Chefchouen, 01 Ottobre 2018
Avete presente quando siete in vacanza, dormite senza l’ansia di dovervi svegliare presto e anzi vi svegliate addirittura senza la sveglia, perché talmente impazienti di vedere posti nuovi, volti nuovi, di provare gusti nuovi.. ecco per me in Marocco è stato così. Ma con più bestemmie. La sveglia, soprattutto a Chefchouen, non mi è proprio servita, anzi l’unico uso che ne avrei fatto volentieri, sarebbe potuto essere lanciarla addosso all’altoparlante che alle 5.23 di mattina si è messo a trasmettere il richiamo alla preghiera, proprio fuori dalla nostra finestra.

chefchouen  viaggio marocco

Lo so, lo so, sono blasfema, Allah perdonami, ma oh non è che puoi sveglià uno alle 5.20 del mattino per pregà. Uno c’avrà pure da lavorà durante il giorno, da fa’ cose, non è che puo’ vivere di solo caffè. Con rispetto parlando eh.
Diciamo che comunque per farsi perdonare dalle sveglie poco piacevoli, compensano sempre con le colazioni. Tutte rigorosamente fatte sulle terrazze, sempre con baghrir( simile al pancake ma più umido e spugnoso, che detto così non invoglia granchè, invece vi assicuro che potreste mangiarne a tonnellate, soprattutto perché dovrete provarli prima con il burro e la marmellata, poi con il burro e basta, poi con l’altra marmellata, poi oddio basta sto male.. vomiterò durante il viaggio!), poi il loro buonissimissimo the alla menta, il loro pane, da mangiare con il burro(nel caso ancora non steste male dopo i baghrir) , poi caffè, yogurt, olive (Olive?! Si olive!! Ci sono, non vorrete lasciarle là no?).
Si insomma, dopo aver fatto scorta di cibo, manco fossimo nel primo dopoguerra, abbiamo raggiunto la macchina. Direzione Meknes, ma con alcune tappe intermezze.

Meknes marocco tour
La prima Moulay Idriss, definita anche Città Santa o la Mecca dei poveri soprannominata da me. Madò andrò all’inferno dopo sto articolo, me lo sento.
Avevamo la guida, un ragazzone locale, vestito con il tradizionale Kamis ( il camicione lungo classico), e sì l’ho ascoltato volentieri. Ti trasmetteva marocchinità e mi piaceva come ci mostrava la vera quotidianità. Come quando ci ha portati a vedere un Hammam, una sauna, di quelle vere. Non era in programma nella visita, semplicemente ci siamo passati davanti e ci siamo incuriositi, allora abbiamo chiesto alle signore sedute sugli scalini che portavano sottoterra, se potevamo andare a vedere e siamo scesi. O come quando siamo passati davanti al ‘forno’, il panificio, (ogni quartiere ha il suo) e il fornaio aveva appena sfornato il pane, lo stava caricando sul carretto, per poi andare in giro per la città a venderlo. Il ‘ragazzone’ ne ha preso uno, ne ha spezzato un pezzo per lui, dopodiché ha iniziato a passarcelo, spiegandoci che avremmo dovuto spezzarlo con le mani, mai con il coltello.. e condividerlo. Avevamo appena finito di pranzare, quindi mangiare un pezzo di pane non è che fosse proprio il digestivo ideale, ma era offerto e soprattutto era ancora caldo di forno. Buonissimo.

pane marocco viaggio

Ma comunque stavo dicendo, l’ho ascoltato, perché era davvero interessante.. generalmente ho una soglia bassissima di attenzione verso le notizie di cultura generale (CAPRA! CAPRA! CAPRA!), invece ho ascoltato volentieri.
E mo’ spiego anche a voi, come quando ripetevo a voce alta prima di un’interrogazione, con gioia di mia madre. E’ chiamata Città Santa, perché si trova qui la tomba di Moulay Idriss per l’appunto (ritenuto discendente diretto di Maometto), dunque meta di molti pellegrinaggi. Ecco beh se non lo sapeste ogni mussulmano, che voglia definirsi veramente tale, ha l’obbligo almeno una volta nella vita di fare un pellegrinaggio alla Mecca. Il problema è che un pellegrinaggio alla Mecca, dal Marocco, costa circa 7000€. Considerando che lo stipendio medio di una persona in Marocco è di circa 2000 dirham al mese (circa € 200), capite bene che non è proprio fattibile per tutti.
E quindi c’è questa sorta di escamotage, che permette di fare questo pellegrinaggio a Moulay Idriss, comunque città Santa, e risparmiarsi 7000€ .
Vi ho già persi vero!? Vi siete fermati a ‘interrogazione’? Ho finito con la cultura tranquilli.
Della città in sé non c’è qualcosa in particolare da visitare, io semplicemente ho apprezzato il giro a zonzo per la città, una città vera, non propriamente turistica e anche la vista dall’alto. Meritavano davvero.
Finito qui, via di nuovo in macchina, ma solo venti minuti.

Fino a Volubilis, sito archeologico del primo insediamento romano in Marocco.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Volubilis marocco viaggio

Vi ho persi di nuovo vero? Lo sapevo che la parola ‘sito archeologico’ avrebbe impaurito tutti. Aveva impaurito anche me quando ho saputo che era in programma.
Invece, bello bello si, ma la cosa eccezionale di quel posto è stata la guida. UN MITO. volubilis marocco
Anziano, con lo sguardo saggio e che trasudava cultura sotto quel Kamis azzurro (divisa d’ordinanza per le guide del sito), ma soprattutto con una classe incredibile. Ci ha accompagnato per tutto il sito archelogico, spiegandoci il perché di una colonna piuttosto che di un’altra, o di un mosaico anziché un altro. Fino a che non siamo arrivati nel punto, sul quale ‘sorgevano’ i resti di quelle che una volta erano le terme, si distende, si mette comodo imitando quello che avrebbero fatto anche i romani al tempo ed esordisce con ‘ Ecco una volta si sedevano qui, si rilassavano nell’acqua termale, sorseggiavano vino… mancherebbe solo una cosa per rendere il momento perfetto, una gazzellina!’, COSA CAZZO HO APPENA SENTITO?! Una gazzellina? Lo ha detto davvero?! Ma come una gazzellina? Intende quello che penso io??volubilis marocco viaggio
Si, intendeva proprio quello. E lo ha detto, senza perdere nemmeno per un secondo tutta la sua classe.
Stessa cosa, quando siamo arrivati sulle rovine di quello che era il bordello della città, e dove ha convinto un turista (ovviamente italiano) a toccare il calco fallico che si trovava proprio tra le rovine (non chiedetemi perché si trovasse li, ma d’altronde era un bordello). Beh il malcapitato, convinto che avrebbe portato fortuna, lo ha toccato davvero. Quella vecchia volpe della guida, non ha battuto ciglio, ma dentro di lui so’ che stata ridendo, tantissimo. E io con lui.
Salutato il vecchietto, siamo risaliti in auto, direzione Meknes, dove avremmo dormito. Sulla città non mi soffermerò molto perché, esclusa la grande piazza centrale e il mercato tipico, non c’era molto da vedere. Il mercato comunque meritevole, soprattutto per il fatto che gli unici turisti presenti eravamo noi, quindi decisamente caratteristico.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Mi soffermerò però sul Riad eccezionale dove abbiamo alloggiato. Riad a gestione familiare, gestito per l’appunto da una coppia di autoctoni e dalla loro famiglia. Sinceramente, descrivere la bellezza del posto, credo sia pressoché impossibile… meknes marocco riadL’ingresso enorme, i divani in stile arabo, il solaio altissimo, le piante rampicanti sui muri, addirittura gli uccellini che si appoggiavano ai corrimano delle scale, ma soprattutto la cordialità e l’accoglienza dei due titolari, che appena siamo arrivati ci hanno fatti accomodare e ci hanno subito portato del thè alla menta appena fatto. Per poi accompagnarci a vedere le nostre stanze, anche queste curate in ogni minimo particolare. Eccezionale.  (Riad Bahia, Meknes)
Per la cena ci sono state proposte due opzioni; la prima, uscire e mangiare qualcosa alle bancarelle del mercato, la seconda mangiare in Riad. Ora, io generalmente in una scelta del genere avrei sicuramente scelto il mangiare qualcosa di locale in una bancarella a zonzo per il mercato, ma non quel giorno.
Appena messo piede in Riad, la prima cosa notata è stata la cucina a vista, una classica cucina, in mattoni e sicuramente vissuta, dove intente a ‘trabaccare’ c’erano due signore anziane, presumibilmente le nonne di famiglia.

meknes riad marocco cucina

ph. Carlo Zanetto

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Quindi alla domanda di Lisa, se volessimo mangiare fuori o se invece preferissimo mangiare qualcosa di cucinato proprio dalle signore di casa, la risposta è stata nettissima, senza nessuna esitazione. E mai scelta fu più azzeccata. D’altronde se un turista vi chiedesse un consiglio su dove mangiare qualcosa di tipico e voi aveste la possibilità di fargli assaggiare la cucina di nonna.. che fareste? Ecco appunto.
Cena deliziosa. E un’ospitalità ancor di più.

Purtroppo però dopo cena, la giornata intensa iniziava a farsi sentire, quindi dopo un paio d’ore di chiacchiere, tutti a nanna.

Meknes, 02 Ottobre 2018

meknes Fes colazione marocchina Marocco
Ovviamente, se la colazione in tutti i Riad è stata qualcosa di meraviglioso, in questo lo è stata ancora di più. Quasi quasi mi sarei fatta un’altra giornata lì, solo per rimanere incantata a girarmi intorno per il Riad sorseggiando Thè alla menta. Ma no, la giornata prevedeva altrettante tappe, che ero ben curiosa di visitare. Quindi daje, tutti in macchina!

Prima tappa: Ifrane. Unica peculiarità; il fatto che non sembra per nulla di essere in Marocco, è chiamata la Svizzera del Marocco. Comprensibile; pulizia impeccabile, aiuole tagliate a regola d’arte, chalet in tipico stile alpino (…?…) e soprattutto case con il tetto spiovente, cosa che non si vede spesso in Marocco. Per non parlare poi del fatto che ad un certo punto della passeggiata per la città, abbiamo trovato un mucchietto di neve/ghiaccio…superstite da una nevicata recente, giuro, era neve!! Quindi si, a pochi passi dal vero Marocco, c’era la vera Svizzera.
Seconda tappa: Azrou, o meglio abbiamo semplicemente fatto visita ad una colonia di scimmie. Libere, ma totalmente abituate ai turisti e ovviamente consce del fatto che ogni giorno qualcuno porti loro un po’ di cibo. Sicuramente bello vederle da vicino, ma tappa non indispensabile a mio parere. Anche se alcune erano così cariiiine!Terza tappa: Bhalil, ecco questa città racchiude tutto ciò che io davvero mi aspettavo di vedere in Marocco. E’ la città dei bottoni e lo potrete facilmente intuire dal fatto che fuori da ogni casa, o sedute in qualche angolo, le signore del paese, sono intente a confezionare bottoni (a velocità supersonica tra l’altro) , da cucire poi su Caftani e Djallaba.djallaba marocco bahlil
Bellissima l’atmosfera che si respira, dovuta soprattutto al fatto che non ci sono turisti, forse forse uno a settimana e probabilmente solo perché si è perso. Splendide anche tutte le case, incastonate nella roccia, essendo un paesino di montagna. I bambini che giocano. Le signore anziane, dall’aria saggia che si fermano a chiacchierare con te e tu vorresti capire cosa ti stanno dicendo ma non capisci una mazza.. annuisci e basta.

Tour del Marocco: fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

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E poi il Thè alla menta. Si lo so ancora, ma vi assicuro che se vi portano nel salotto di una casa locale, seduti intorno al tavolo e un passo alla volta vi mostrano tutta la tradizione che c’è dietro ogni tazza di quel thè, vi assicuro che non vi andrà in disgrazia facilmente…

Ultima tappa, forse la più importante e anche la più turistica. Quella che il primo giorno non mi aveva convinto particolarmente anzi, ma che ora aveva forse qualche possibilità di recuperare. FES.

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Siamo arrivati, giusti in tempo per farci una doccia veloce e uscire poi a cena, eravamo tutti stanchi, ma era una serata troppo bella per sprecarla a dormire presto, quindi dopo la cena abbiamo approfittato della bellissima terrazza del Riad, dalla quale si poteva avere un panorama mozzafiato di tutta la città in modalità notturna… e per due ore buone, siamo rimasti lì, a raccontarci storie di vita e di viaggi. E a goderci tutti i rumori della sera a Fès.

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https://www.instagram.com/carlo.zanetto/

Fès, 3 Ottobre 2018
Avevamo il volo di ritorno nel tardo pomeriggio, quindi avevamo un’intera mattinata da dedicare alla visita guidata per Fes (‘’Come visita giudata?? Nooo che palle?’’ E invece no, anche io pensavo… invece è stato decisamente meglio così, primo perché girare da soli per la Medina di Fes equivale al perdersi dentro un labirinto, e secondo perché visitarla con una guida locale, al quale rompere i coglioni con domande a volte anche indiscrete (tipo sull’omosessualità, o sul tradimento o su altre cose non proprio ben viste o delle quali parlano volentieri), è decisamente soddisfacente, ti da la sensazione di averla vista e vissuta al meglio che potevi).

Tour del Marocco: Fes, Chefchouen, Moulay Idriss, Meknes, Volubilis e Bhalil

Ebbene si, confermo quello detto all’inizio; Fès è una città che cambia dal giorno alla notte, trasuda cultura, e la medina con le sue bancarelle di qualsiasi tipo è qualcosa di eccezionale da vedere. E’ caotica, rumorosa, piena di odori e profumi. E poi i colori… colori ovunque. Nessuno di noi è abituato a così tanti colori tutti assieme.
Le botteghe di artigiani, i sarti, i forni, le persone intente a fare la spesa quotidiana… questo è il Marocco.
Una delle mete più ambite per i turisti che visitano Fès, restano sempre le concerie. Uno spettacolo a dir poco inconsueto e anche un po’ nauseate (odore terribile, ma mi aspettavo molto di peggio, invece è stato sopportabile, all’entrata comunque vi muniscono di un rametto di menta da sniffare mentre osservate dall’alto).Fes pelle lavorazione
‘E’ uno sporco lavoro, ma…’ Ecco si questo è davvero uno sporco lavoro. Esiste da più di mille anni; lavoratori a gambe nude, immersi in queste cisterne piene di colori diversi, intenti a pulire, a tingere e ad asciugare le pelli. E’ davvero uno spettacolo.

fes lavorazione pelle

Solo così si può godere davvero di una città come Fès, venendo risucchiati letteralmente dal caos di strade e stradine della medina, ascoltandone i suoni e annusandone i profumi.

Spero di aver reso abbastanza l’idea, ma se così non fosse vi lascio con questo video, prodotto da Matilde , anche lei in viaggio con noi. Dove non sono arrivata io con le parole, magari vi arriverà lei con le immagini più belle. E se invece nessuna di noi due vi ha convinto, vi consiglio vivamente di visitare la pagina In Marocco con Lisa, di scegliere il tour che più vi ispira e di constatare voi stessi, quanto può essere incredibilmente affascinante il Marocco.

Se vi siete persi la prima parte del tour la potete ritrovare QUI

lisbona viaggio portogallo

Viaggio in Portogallo, dal nord al sud

PORTO 25 Luglio 2017 (se vi foste persi la parte 1 la trovate QUI)

Il programma per l’intera giornata dedicata a Porto, prevedeva semplicemente Porto, senza alcun programma. Colazione sotto casa e gambe in spalla..

Anzi no rettifico, le uniche due cose che avevamo messo in programma per la giornata a Porto, erano pranzare al mercato di Bolhao e visitare il Palazzo di Cristallo. Avevo visto alcune foto su Instagram e volevo assolutamente vederlo. E considerando che non avevamo idea di che altro avremmo potuto vedere a Porto e non potevamo già andare a pranzo (anche se..).. abbiamo dato quella direzione alla giornata.

Entrambi d’accordo sul fatto che una città la visiti cosi o non la puoi vivere, e con ‘cosi’ intendo ovviamente a cazzo.

Quindi dopo un paio di:
“Giriamo di qua”, “No secondo me l’ingresso è di là”,”No fidati non può essere di là” e “Si vedrai, dai muoviti.”
… …
” Si ok avevi ragione, abbiamo allungato. Si però guarda sto bar che figata. Birretta?

Beh.. non sono mica Magellano io. E poi scusate, se non avessi sbagliato strada non avremmo mai trovato questo bar fantastico. Un bar che più che altro era una terrazza, con una vista da 10 e lode. Birretta, aria fresca e cielo azzurro. Ecco quello che dicevamo prima sullo ‘scoprire’ la città.

Ma dicevamo.. il Palazzo di Cristallo. Ci siamo riavviati alla ricerca del Palazzo e del suo famoso ‘giardino’. Alla fine siamo arrivati i questo parco, effettivamente molto bello, ma io ero troppo concentrata al voler vedere il Palazzo. Siamo arrivati davanti a questa struttura sferica orribile. E..

+’Sta cosa qua volevi vedere?’

-‘Beh, si ma non era così quello che avevo visto io’

+…

-‘Davvero! Oh adesso ti faccio vedere allora!

Cerco la foto da mostrargli. Gelo.

-No dai vabbe andiamo
+Non dovevi mostrarmi la foto
-No vabbe non serve, amen.
+ ….
-‘ E’ A MADRID CAZZO. IL PALAZZO DI CRISTALLO FIGO, E’ A MADRID. MI SONO SBAGLIATA’

+..

Siamo andati al mercato. Ha fatto strada lui. (…)

L’idea era mangiare là, complice il fatto che adoriamo i mercati e il cibo che vi si può trovare, ma non è andata secondo i piani. Era caratteristico, ma anche piccolo e quindi mangiare è risultato impossibile. Breve passeggiata per goderselo un po’ e di nuovo tra le strade di Porto. Almeno fino all’orario aperitivo e visto che l’altra tappa prevista era il Base (sempre su consiglio di un amico locale)… VAMOS! Un baretto, in pieno centro e all’interno di un giardinetto. Credo la cosa più bella della giornata, per entrambi. Non tanto per i cocktails, che comunque meritavano, ma proprio per l’atmosfera. Quella temperatura ideale, quell’aria rilassata che un aperitivo al tramonto sa creare, tutte quelle persone nella loro quotidianità, il nostro primo giorno di ferie assaporato davvero.

Dopo un paio di drink e quella fame che la felicità ti crea, ci siamo avviati in cerca di uno dei posti consigliatici dalla cameriera incontrata in una delle cantine il giorno prima. Un semplice pub, conosciuto probabilmente solo dai locali, nulla di particolare, ma sarà stato l’alcool o la felicità.. ci è piaciuto. Non scherzavo quando dicevo che un po’ di vino ti svolta la visione del mondo.
Poi ti fa anche collassare a letto però.

Terzo giorno. (26/07)
Oggi sveglia presto, ma non volontariamente, biologicamente. Una nuova città da visitare e una notte intera di sonno, funzionano piu di un caffe macchiato redbull.
Colazione al solito caffe sotto casa (vedi part.1).

Tra l’latro penso, che se avessi, come faccio sempre, chiesto a Google un posto ‘anticonvenzionale’, (come se google sapesse che per ‘anticonvenzionale’, intendo un posto magari non in centro, magari un semplice panificio/pasticceria, magari un posto che su TripAdvisor non esiste nemmeno, magari uno di quei posti che se chiedi ad un locale neanche gli viene in mente), non ci avrebbe trovato comunque questo posto. Eppure, ce l’avevamo sotto casa.. un semplice bar in apparenza, eppure il caffè, i dolci e i panini tra i più buoni mai mangiati.

In ogni caso.. valigie, macchina, partenza.

Autostrade deserte e incredibilmente larghe, forse perché il posto non gli manca. In effetti tra un paese e l’altro, c’è il nulla cosmico.

Un’oretta e mezza di macchina, temperatura di circa 25 gradi, musica portoghese dall’autoradio e… ecco Aveiro.

Avete presente quelle giornate di Novembre, soprattutto al Nord, dove la mattina appena aprite le finestre, il primo pensiero è ‘Allora ragioniere che fa? Batti?’. Ecco beh Aveiro è l’immagine esattamente opposta.

Scesi dalla macchina, occhiali da sole subito o cecità a vita. Un cielo di quell’azzurro, che i filtri di Instagram c’hanno solo da stare muti e imparare. Qualsiasi altro colore, incredibilmente più brillante del solito. E soprattutto le case con le Azulejos. Le tradizionali piastrelle colorate.
Ammetto però, che dopo aver visto quelle di Porto, mi ero un po’ ricreduta sul loro fascino.

Ovviamente prima di partire ne avevo sentito parlare, e mi aspettavo di rimanerne incantata dalla tradizione. Vero anche che Porto è una grande città e non è facile mantenere la tradizione e stare al passo con la moda. Ma le sue.. parevano prese e attaccate là, tanto per soddisfare i turisti.

Aveiro invece, le ha ancora tutte la. Tutte diverse, tutte autentiche, tutte realmente vissute come vuole la tradizione.

Beh quello era esattamente il Portogallo che mi aspettavo di vedere. Paesino splendido.

Per il pranzo ce la siamo presa un po’ comoda, un po’ per via della colazione (sufficiente a sfamare un intero villaggio turistico), un po’ incantati da quel paese incredibilmente luminoso e un po’ (tanto) per il fatto che stavamo sognando il primo vero pranzo di pesce degno di un paese di pescatori come quello.. si insomma, maggiore sarà l’attesa… minore sarà la possibilità di trovare un ristorante con la cucina ancora aperta. Mannaggia a noi.

Entrambi convinti che anche in Portogallo i ritmi fossero gli stessi della Spagna e del Sud Italia, dove si cena all’ora in cui io di solito prendo il panino post discoteca. E invece no… se alle 15 non hai ancora pranzato, conviene aprire Google e cercare ‘ Miglior kebab della città’ e arrangiarsi.

Avevamo entrambi voglia di pesce. Non di quello buono ma mangiato a piccolissime dosi in un ristorante extralusso che di mare hanno solo il ‘misto’, ne di quello mangiato in riva alla spiaggia con tovaglioli di carta, dosi immense e conto astronomico. Volevamo la via di mezzo. Volevamo il sapore del vero pesce, volevamo una ricetta senza pretese, ma a noi sconosciuta, che cucina la classica madre portoghese.. Beh trovato. E alle 14.40, impavidamente, entriamo.

Locale grande quanto la cambusa di una barca, con anche lo stesso identico arredamento.. Pochi posti ma ben distribuiti, così come i piatti.. e decisamente caratteristico.

Personale inizialmente non molto propenso alla cordialità, colpevole forse la nostra italianità, a mio parere non proprio ben vista dai portoghesi. Con comunque una remuntada finale con tanto di chiacchiera e biglietto da visita… perché quando si vede il logo di TripAdvisor spuntare all’orizzonte sono tutti più propensi ad offrirti la grappa.

Purtroppo la nostra fake tabella di marcia, prevedeva la visita pomeridiana/serale alla ridente cittadina dei templari, ‘Tomar’ . Quindi tirata su l’ancora si riparte…

Un’oretta di strada e si cambia aria.

Ora, per chi fino a questo punto non l’avesse ancora capito, lo esplicito.. più che una vacanza questa è stata una sorta di aperitivo lungo. Un tour all’insegna dell’alcool, dell’evasione e della cultura, ma più che altro dell’alcool. Quello che ti fa leggermente ovattare il mondo, quello che ti da la possibilità di fartelo amico per un po’, che te lo fa apprezzare di più, che ti fa girare bene la serata e fare discorsi esistenziali ordinando un altro giro…

Beh questo solo per dire che appena arrivati a Tomar, con le prime luci dell’imbrunire, la prima cosa fatta è stata cercare un bar e un posto dove mangiare. Ed essendo grande quanto Borgo Tre Case (frazione di Borgo Dieci Case per le capre che non sapessero dove si trova), con una chiesa, una piazza e tre panchine, non è stato difficile trovarlo.

Vorrei raccontarvi di che bello è stato vedere il sole tramontare dietro il castello, ubicato poco piu su del paese, in collina, o che bello il mulino antico ancora funzionante proprio in centro alla città.. ma la verità è che non è vero niente. E che personalmente la cosa più apprezzata di questo paese è stata la Birra media e il Porto Tonico bevuto all’aperitivo e pagato 4€ (totali, non cadauno. TOTALI SI. So che starete già cercando su google ‘Weekend a Tomar’). D’altro canto anche io quando mi sono informata per il viaggio, Tomar era tra le mete turistiche più consigliate.. Ciò € 4 birra e cocktail, sinceramente, anche io mi sento di consigliarla a tutti.

Nemmeno da dire, giorno dopo, colazione e fuga subitoimmediatamente. ‘’Bella, bella ma per noi è NO.(cit.)’’

Quarto giorno (27/07)

Obidos. Vale la pena farci tapp, per la camminata sopra le mura che circondano tutto il paese e per il Ginja, il liquore alla ciliegia tipico, che con 1€ puoi bere dentro una mini tazzina fatta di cioccolato. Con 8€ siete imbriaghi, felici e con forse anche un inizio di diabete. Consiglio di fare il giro sopra le mura, prima.

Dopo un’oretta, sguardo d’intesa del tipo ‘Beh l’abbiamo vista, possiamo andare no?!’, spallucce e via di nuovo… verso l’Oceano. Peniche per l’esattezza, uno dei paradisi dei surfisti. Peniche di per se, non è che abbia molto per cui essere raccontata. Cittadina a strapiombo sul Grande Blu, gente con la muta sulle spalle e la tavola sotto il braccio ovunque e a tutte le ore del giorno. Diciamo che fa la sua parte, ma ancora di più fa da ‘ponte’. La (secondo noi), vera attrazione del posto è Berlenga, un’isoletta a circa 40 minuti di traghetto (ce ne sono diversi che partono dal porto, ma vi consiglio di prendervi i biglietti con neeeeetto anticipo, perché i posti sono limitati e le tratte anche).

In ogni caso, dopo 4 giorni di sole da cartolina, il primo giorno in cui non solo vedevamo, ma dovevamo anche navigare l’Oceano c’era ovviamente maltempo. O V V I A M E N T E.

Presi i biglietti in extremis, colazione leggera a base di 3 dolci diversi e due cappuccini, cosi da avere qualcosa sul quale concentrarsi durante tutto il tragitto in barca, attendiamo il traghetto. Leggera ansia mia dovuta alla paura delle acque oceaniche, dovuta a sua volta dalla molteplice visione di film tragici che sembravano iniziare tutti proprio così… mare mosso, nebbia fitta, visibilità scarsa e un gruppo di turisti che salgono su un barchino che tutto pare tranne che in sicurezza. OMIODIO MORIREMO.

C’è stato un blando tentativo di tranquillizzarmi da parte del mio ragazzo, facendomi notare che nella barca a fianco alla nostra si stavano imbarcando altri turisti, uno dei quali di colore, sottolineando che nei film di solito sono sempre loro i primi a lasciarci le stracce (lungida me essere razzista eh, ma l’avrete sicuramente constatata tutti questa cosa). Questo non mi ha aiutata granchè, soprattutto una volta considerato che nella nostra non ce n’era nemmeno uno di colore e quindi saremo stati sicuramente noi l’anello debole. O M I O D I O N O N V O G L I O M O R I R E.

Ma tant’è…dopo un viaggio che a me è sembrato infinito, almeno finchè credo di aver visto dei delfini in lontananza, siamo arrivati.

Il punto di arrivo dei turisti è un vero e proprio ‘porto di mare’. Dopo un breve bagno nell’unica spiaggetta disponibile, affollata quanto quella di Olbia il 10 di Agosto, abbiamo optato per il ‘tour delle grotte’ intorno all’isola. Dio mio cosa non fanno i turisti per farsi inculare. 12€ per fare quello che loro chiamano ‘Tour delle grotte’, ma che nella realtà è stato, vedere una grotta, arrivare davanti al Forte e sentirsi dire ‘Se volete possiamo lasciarvi qua, sennò vi riportiamo al porto e ve la fate a piedi per visitare il Forte‘. Spinti da questo slancio di generosità del capitano, abbiamo deciso di scendere. E visitare questo famoso Forte, unico ‘monumento’ dell’isola, costruito nel 1651 con l’obiettivo di impedire l’occupazione dell’isola da parte dei pirati o di potenze nemiche e bla bla bla non sono Pieroangela io.

Dettò ciò comunque, era a dir poco F A N T A S T I C O. E non solo per la visione mozzafiato che crea, ma perchè al suo interno è stato creato una sorta di ostello. Una comune. E’ praticamente l’unico posto sull’isola dove è possibile alloggiare. Difficile raccontarvi l’aria che si respirava all’interno, nell’area comune. Un grande spazio a cielo aperto, qualche tavolino, qualche divanetto buttato là, gente che leggeva, gente che dormiva, gente che beveva il caffè, gente a stendere i panni… due bambine, che dopo aver passato la giornata dentro e fuori dall’acqua con maschera e boccaglio e dopo aver gentilmente chiesto ad uno dei ‘gestori’ (non c’è una vera e propria parola adatta al ruolo) di riempire una sorta di brocca con dell’acqua, si sono messe a farsi la doccia la doccia là.

Andando a prendere un caffe all’interno della cucina/bar/sala da pranzo, abbiamo incrociato una immensa tavolata di ospiti dell’ostello intenti a finire un pranzo, al quale avrei tanto voluto partecipare anche io. Caraffe di vino, vassoi di pesci pescati da loro e grigliati in giornata, musiche portoghesi in sottofondo, tante risate e la sensazione che il mondo reale fosse a mille miglia di distanza da quel posto..

Uno di quei posti dove, non basta volerci andare, bisogna anche meritarselo.

Purtroppo, noi non avevamo ne’ una tenda, ne una stanza prenotata e anzi se non volevamo dormire in mezzo ai gabbiani, dovevamo avviarci all’imbarcazione per tornare a Peniche. Ma non prima di aver fatto un giro dell’isola. Passeggiata di un’oretta, fattibilissima anche per quelli come me, con la stessa sporività di Galeazzi.

E paesaggio PAZZESCO.

Terra, Acqua, Cielo. Mentre noi eravamo in mezzo a tutto questo la routine di tutti i giorni pareva distantissma.
Ecco perche si viaggia..