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Islanda (parte II)

Islanda, viaggio in solitaria
(Nel caso aveste perso la parte I, eccola qui)

 Reynivellir,  13/09/2021
Giorno 5


(Come sempre, qui sopra la playlist per continuare il ‘viaggio‘)
Dopo la giornata di ieri, pensavo che il resto del viaggio sarebbe stato un vano tentativo di superarla, ma senza grossi risultati, soprattutto perché la parte sud era ormai quasi terminata, ora iniziava la risalita verso sud-est per poi addentrarsi a nord, che però, oltre a qualche rara attrazione non ha molto da offrire. O almeno così mi avevano detto. 

Beh, non posso dire che la quinta giornata abbia superato la quarta ma cavolo.. Come fa a mantenere questo livello altissimo tutti i giorni?

Prima di partire ero consapevole (perché in ogni viaggio capita) che avrei avuto qualche giornata “S”, di sconforto, stanchezza o scazzo. In preciclo poi figuriamoci.. Già mi immaginavo se fosse partita in radio “Someone like u” i singhiozzi in mezzo ai panorami mozzafiato.

E invece ancora nulla. Non voglio chiamarmela ovviamente, però.. Wow Islanda! DAMN!

Ring road Islanda

Ring road Islanda

Non è che questa giornata fosse partita proprio alla grandissima eh, anzi.

Reynivellir è un paese con 4 case, e a dirla tutta non sono nemmeno sicura sia un vero e proprio paese, ma solo il nome dell’ostello, considerato che 3 case su 4 erano loro. Ristoranti e supermercati, manco l’ombra.
E io, da brava viaggiatrice e all’alba dei 32 anni, non sono ancora in grado di organizzarmi i “pasti giornalieri” così da risparmiarmi tempo e soldi (e sì che voglio dire, sono un pensiero fisso per tutta la giornata quindi un po’ più di attenzione potrei anche dedicargliela)…
Avevo fatto spesa la mattina di ieri, “spesa”: un succo al mirtillo, un pacchetto di Tuc, uno di questi loro famosi creackers a tutti i cereali più uno e due brioche salate che però sono durate solo fino alle 11 quindi non contano. Chiaramente quello beccato ieri era l’unico supermercato che avrei incontrato per i prossimi 2 giorni quindi si insomma, avrei potuto anche fare di meglio.. Ma no, perché riflettere sulle cose quando le si possono fare a cazzo! E poi ero convinta mi sarebbe bastato, dovevano essere solo cose di emergenza. Ed effettivamente i Tuc alla cipolla oltre ad avermi creato assuefazione la sera prima, mi avevano anche salvato la cena, causa mancanza di posti dove cenare.

 

Ecco quindi, questa mattina oltre a non avere niente per preparare neanche la parvenza di un caffè nella cucina dell’ostello, dove invece tutti i miei coinquilini stanno allegramente mangiando tutti assieme, come a sottolinearmi l’ovvietà della cosa, non ho nemmeno la possibilità di fare colazione fuori, perché il “Café” più vicino si trova a circa 258km. Duecentocinquantotto. (Padova-Milano praticamente)Coffee Gilmore Girls GIFs | Tenor

quindi Niente caffè, niente cibo.
un incubo.

Mi rimanevano in auto la bellezza di tre Tuc, che mi rivoltavano talmente tanto all’idea di mangiarne ancora, che ho dovuto mangiarne almeno uno… Sì, lo so! Però ricordate:

Only God can judge me!

Jökulsárlón viaggio sola Islanda

Jökulsárlón

Prima di partire, breve capatina di nuovo alla spiaggia di diamanti per vederla alla luce del sole, chiaramente pazzescaCome anche gli iceberg in laguna con il ghiacciaio in lontananza, che ieri sera avevano dato spettacolo al tramonto. 

Jökulsárlón viaggio Islanda

Laguna di Jökulsárlón

E via in macchina di nuovo…

Due sole tappe previste per la giornata, ma niente di particolare. Diciamo che la giornata di oggi era solo “di passaggio“.

Una sedia rossa buttata là e il fiordo Seyðisfjörður.

La sedia rossa l’ho raggiunta dopo un’ora e mezza di strada, e nonostante avessi il navigatore attaccato ho dovuto testare tutta la capacità dei freni della mia auto a noleggio, perché troppo presa dal cantare “Quelli che benpensano” di Frankie hi-nrg, stavo tirando dritto. E viste le distanze islandesi, me ne sarei accorta probabilmente una volta troppo lontana per tornare indietro. 

Non mi è ancora molto chiara la storia di sta sedia rossa buttata là un po’ a caso, ma devo dire che era davvero suggestivo sedersi lì e guardare l’Oceano.
Su un totale di circa 2839 foto scattate in otto giorni, ero presente anche io solamente in tre. Ma in questo caso mi sembrava una bella foto da avere come ricordo; così ho tentato di immortalare il momento, ancorando ben a terra il cavalletto e impostando un autoscatto ab
bastanza lungo da darmi il tempo di sedermi sulla sedia ma abbastanza veloce da non dare la possibilità alle raffiche di vento di portarsi via le 1500 foto e l’ora e mezza di video fatti nei giorni scorsi. Chiaramente mi ci è voluto un poco più di tempo del solito, così ho aspettato andassero via tutti gli altri turisti e ho impostato tutto.

viaggio sola Islanda

GNE GNE

Sul più bello però che tutto era oramai pronto, è arrivata una coppia di turisti tedeschi, pronti con la loro macchinetta super tecnologica…

Sì va bhè  ma che ansia che stiate qui a guardarmi mentre faccio la foto, andate avanti voi per carità.
Danke danke” eh danke danke daje oh!

Dieci minuti di foto scattate vicendevolmente, con in sottofondo il suono dei miei sbuffi, sempre più forti ma a quanto pareva non abbastanza.
Fino a che non ha iniziato a piovigginare.
Ma due gocce non erano un problema, il problema poteva essere se le due gocce si fossero trasformate in diluvio.
Chiaramente ha iniziato a diluviare… a diluviare fortissimo!

Siamo tutti corsi al riparo in macchina. I due tedeschi hanno ripreso la loro strada mentre io sono rimasta chiusa in  auto per circa 20 minuti, aspettando qualcosa che forse avrebbe potuto non arrivare mai. Che smettesse!
Beh io aspetto fanculo! Vedi a fare del bene…

Ha smesso. E alla fine l’ho fatta. Gne gne.

Anche perché mi aspettavano 2.58h di auto per arrivare alla tappa del giorno, quindi potevo anche aspetta cincischiare un po’. Si che poi 2.58h sono diventate più di 3h e mezza, perché ogni 50 metri dovevo fermarmi per far foto.

È assurdo lo so, però davvero la Ring Road è una delle cose più spettacolari che io avessi mai visto.

Ring road viaggio islanda

Ring Road Islanda

Sono arrivata a Seyðisfjörður e ho fatto una passeggiata per tutto il paese, ci dovrei aver impiegato circa 6 minuti, 7 contando le foto alla famosa striscia arcobaleno che porta alla chiesetta del paese, 8 se contiamo il fatto che anche lì ho dovuto aspettare che tre turisti coreani finissero il loro servizio fotografico.

Non sono certa che la consiglierei, non mi ricordo nemmeno perché ci sono andata. Non è assolutamente brutta anzi, “è piccola ma carateristica‘” (cit.)… ma diciamo che piuttosto, in alternativa proporrei di andare a Siglufjörður,  sempre in un fiordo, più a nord e dove oltretutto hanno girato ‘Trapped‘, serie Netflix fichissima ambientata proprio in Islanda, campionessa d’incassi, no ok non è vero, però non è male se vi capita di guardarla.  
MA
tornando a noi e sempre per rimanere nell’ottica del “accade tutto per un motivo“, nella strada di ritorno verso
  Egilsstadir, dove alloggiavo (Tehúsið Hostel), la natura mi ha regalato un altro spettacolo, uno dei quali tra i più belli che avessi mai visto…Forse al pari del tramonto visto nella Dixie National Forest

Il secondo tramonto islandese. Tanto inaspettato quanto incredibile.
Ma questa volta non dalla spiaggia, bensì da una delle vette più alte del fiordo.


Per la seconda volta mi trovavo nel posto giusto al giusto. Ed era assurdo. incredibilmente assurdo. 

Islanda tramonto viaggio sola

Eh si..

Giorno 6
Egilsstadir, 14/09/2021

Allora io dico, se i locali alla sera chiudessero alle h.22 potrei anche capire, ma se già alle h.20 tu mi chiudi la cucina, mi aspetto come minimo che alle h.7 del mattino i supermercati o i bar ti stendano il tappeto rosso all’ingresso… Invece no. In Islanda col cazzo che aprono prima delle 10 del mattino.
E soprattutto, come cavolo è possibile che io, stanca come sono, con addirittura 15 gocce di tranquillante in corpo dalla sera precedente(sì, di questo parleremo più tardi magari!), non riesca a svegliarmi più tardi delle h.6.15? COME??

Il bar dell’ostello apriva alle ore 9, quindi quantomeno per oggi la colazione è andata, niente di che: caffè e fetta di torta, ma refill di caffe all’infinito come piace a me (quanto amo questa cosa dei refill gratis!!!).
ORA però, siccome ho imparato la lezione e qui a Egilsstadir (Netto) c’e una delle catene più grosse di supermercati (il prossimo è a 300km) mi fermerò a comprare l’indispensabile per la sopravvivenza dei prossimi giorni.
Chissà come faranno qui gli anziani, cioè voglio dire se poste, uffici, supermercati aprono dopo le 10, cosa faranno prima? Cantieri ne ho visti solo a miglia di distanza. Oddio.. Devo assolutamente scoprirlo.

E io invece cosa dovrei fare nell’attesa? Si lo so, avrei potuto comprarmi le cose ieri e partire in perfetto orario stamattina senza perdere tempo ad aspettare… BEH non l’ho fatto! Non posso crocifiggermi per questo!

…ma finché aspetto apra sto supermercato posso dire la cosa dei tranquillanti.
Boring Party GIFs | TenorEbbene si, soffro di ansia, sai che novità!
Non è che sia una cosa della quale vado fiera, ma sicuramente non è una cosa della quale mi vergogno, anzi…  E dopo gli ultimi attacchi di panico avuti, non giro mai senza gocce. Le rare volte che me le dimentico a casa mi sembra di uscire nuda.

In ogni caso, non le prendo mai, e non sono nemmeno certa che funzionino davvero, però averle sempre dietro mi aiuta. Ovviamente le ho portate in viaggio, credo siano state la prima cosa messa in valigia.
Sono partita assolutamente serena, gasatissima e totalmente consapevole del fatto che gli attacchi di ansia o panico se ti vengono mentre sei da sola a km e km da casa, in mezzo a persone che non conoscono nè te nè la tua lingua, così come arrivano te li fai pure passare.
insomma Te devi arrangià!

Ieri sera però, dopo il tramonto pazzesco (e tanto tanto freddo), dopo i 400km in auto e soprattutto dopo aver girato tre posti per trovare qualcosa di aperto per mangiare, ero veramente stanca. Felicissima eh, ma stanca! E la stanchezza fisica non perdona, soprattutto se si impossessa della mente. L’ostello era assolutamente accogliente, ma ero in una stanza di circa 5mq con altre 11 persone, una finestrella minuscola e la porta chiusa. Tutto molto Covid free chiaramente.
Sì insomma, nulla di grave, ma un po’ di ansia me la sono concessa… solo che non riuscivo a dormire. E questo non andava bene! Ho temporeggiato un po’, utilizzando tutte le tecniche in mio possesso, ma nulla.. ho dovuto cedere.  Così ho preso alcune gocZZZZZZZZ……

Lo so, mi rendo conto che questo non è ciò che si aspetta di leggere nel racconto di un viaggio in Islanda, ma così è, la vita è anche questa, anzi è brutto dirlo ma è soprattutto questa. Non è mai solo tramonti pazzeschi e strade panoramiche… Io non sono una di quelle travel blogger fighe che si porta dietro il fotografo, che nelle foto ha sempre l’outfit giusto, la luce giusta, che fotografa perfettamente ciò che mangia, che scrive tutto sul suo mac e che al ritorno fa del suo racconto una guida perfetta. No, io mi vesto a cazzo, e mangio forse peggio, ho imparato da poco ad usare l’autoscatto e non darei indicazioni nemmeno a turisti nella mia città… E l‘ansia la porto dietro.
L’ansia non sta a casa, non da tregue, l’ansia te la devi fare amica e viene con te, sempre.

OH, nel frattempo hanno aperto il supermercato!!!

Comunque spesa fatta. Come ho detto, solo l’essenziale.
Smarties, fonzies, una bottiglia di succo Ace e il resto in Goleador.

No scherzo, ho fatto una vera spesa stavolta e dovrei essere a posto anche per le prossime due cene (pasta, e sugo pronto! Ehi, ricordate, only god can judge me!) e la colazione di domani mattina(due brioche alla crema), acqua, il caffè e il latte.

Ah si, più qualcosa da mangiare a pranzo, che però è durato solo fino a 20 minuti dopo la partenza.. Anche perché erano le h.11.30. E me ne sono anche praticamente subito.


Un’oretta di macchina per arrivare al Studjil canyon, parcheggiare al parcheggio quello più lontano (vi lascio le coordinate 65°11’21.0″N 15°15’01.0″W perché altrimenti arriverete all’altro parcheggio, quello che vi farà vedere il canyon dall’alto, bellissimo, ma niente big likes su Instagram se andrete li, quindi beccatevi le coordinate!).
La strada per arrivare al parcheggio è lastricata di buche e sassolini (come la vita!), che schizzerano evriuer ogni volta che qualcuno più ricco di voi con un 4×4 vi passerà vicino… A me spaventava solo bucare, perché per le ammaccature da sassolini ero assicurata, mentre non avrei avuto nessuna voglia di mettermi a guardare un tutorial su come cambiare una gomma forata.

Una volta arrivata al parcheggio ho mollato giù l’auto e ho iniziato a pentirmi di aver mangiato quello che doveva essere parte del mio pranzo. La camminata è di circa un’ora a passo svelto, o un’ora e mezza a passo “Uh guarda che bella quella roccia, devo fotografarla, e quella pecora!? Nooo vabbè e quel ruscello?!”.
sali scendi continuo, lungo ma fattibilissimo. Ovviamente ripagato dal canyon finale…

viaggio Islanda Studjil canyon

Studjil Canyon

Andare fino al punto più basso del canyon non era molto consigliabile vista la quantità di acqua scesa nei giorni precedenti, la corrente e ovviamente il fatto che le rocce lì fossero molto molto mooolto scivolose, un solo passo falso e la tappa successiva della giornata sarebbe diventata la Groenlandia, a nuoto. Ovviamente ci sono andata. Tanto se mi succede qualcosa mica sono da sola in mezzo ad un canyon in mezzo ad un isola in mezzo all’Oceano…

Ne sarebbe comunque valsa la pena!

Il problema era che mezza giornata, e anche più, mi era ormai andata via per questa tappa, ma ne  rimanevano parecchie altre… A parecchi km. Quindi un po’ di pressa al culo ho dovuto metterla.

La seconda tappa: Dettifoss (Cascata. N’altra? Eh si.) meritevole la visita!

Dettifoss Viaggio Islanda

Dettifoss

Viti (cratere diventato lago) non meritevole di visita, o almeno per me. Non me ne vogliano quelli che lo hanno apprezzato

Grjótagja (grotta bellissima, diventata famosa per una scena del trono di spade…♫ Tanta taratanta taratanta taratanta ♫  dove Giovanni Neve ha fatto il monello con la rossa della quale non rimembro il nome.

grjótagja islanda viaggio

Grjótagja

 

Sicuramente suggestiva da vedere.
La grotta, non la scena di Got.

Il lago Myvant, se vi piacciono i laghi e i moscerini è il posto che fa per voi. (”Wow grazie, sei stata esauriente nella descrizione!”)

A parte queste tappe che, alla fine, sono riuscita a vedere con calma(…), il lago e i dintorni sono tra i posti più gettonati dove vedere l’aurora…
Vista la giornata limpida e il mio classico culo, chiaramente io NON l’ho vista. In compenso però sono abbastanza sicura di aver preso una multa, due, se contiamo quella che il noleggio mi ha appena notificato per non aver pagato il parcheggio a Pingvellir (mica avevo visto che si pagava checazzo, nel link CONSIGLI vi spiego come evitare.) 700kr piu 2500kr di notifica, 22€ circa quindi tutto sommato bene, ma quella (o quelle) per eccesso di velocità saranno un vero bagno di sangue(circa € 600)… Mi aspetto la notifica a giorni. CHE Ansia!

Viaggio Islanda sola

La strada per l’ostello

Serata passata in una poltrona dell’ostello, che non era un ostello ma una vera e propria casa di campagna adibita per gli ospiti, con tanto di stalla e bilancia in bagno (…Ignorata!!).

Mi sono cucinata la mia pasta che a occhio (perché la bilancia a differenza del bagno, non c’era in cucina) sarà stata almeno 500gr.
Sì, ero stanca ed affamata.

Anche per la colazione sto giro ero preparata, avevo il mio caffè e le mie brioche alla crema (comprate il giorno prima!) che poi si sono scoperte essere al prosciutto e formaggio (perché metterle vicine a quelle al cioccolato mi chiedo io?), ma problema irrilevante, perché a colazione non si guarda in faccia a nessuno.

Doppia moka (go hard or go home!) su vista alba mozzafiato e via di nuovo…

 

Giorno 7

Húsavík e dintorni, 15/09/2021

Prima tappa Godafoss, la cascata di Dio (aridaje n’artra cascata!).

Godafoss Islanda viaggio

Godafoss

Molto bella sicuramente. E sempre molto a prova di turista.
Vorrei dirvi che l’arcobaleno è stata una botta di culo pazzesca, ma no, c’è praticamente sempre in base al sole, quindi vai di big likes.

Seconda e praticamente ultima tappa del giorno, ed infatti sto prendendo tutto molto più lentamente dei primi giorni… E con lentamente intendo non più dei 90km/h (madonna che ansia se penso alla multa!), è Akureyri.
Seconda città più grande e popolosa dopo la capitale.
Mi sono concessa il lusso (prima di mangiare aria e acqua per la multa!) di pranzare con la cosa più economica che avessero in questo ristorante, ovvero indovinate un po’: Zuppa (sempre accompagnato da pane al burro, sia mai!). Basta hamburger mi escono dagli occhi. Invece le zuppe ci stanno sempre.

Un giro veloce ad Akureyri per smaltire la zuppa, anzi a dir la verità per farmela andare di traverso dopo essere riuscita a spendere la bellezza di 27€ per 4 matite a forma di orca (stupende!), 4 penne e un portachiavi. VENTISETTEURO!
In pratica l’equivalente di quello che avevo risparmiato per la cena di ieri e la colazione… Che già sommato all’ipotetica multa fanno un altro viaggio praticamente. Brava, davvero!

Comunque dopo un km e i 27€ sul groppone direi che Akureyri scusa, ma possiamo anche salutarci qua!

ring road islanda viaggio

Posti brutti e dove trovarli

Avrei anche voluto optare per un whale whathing tour a Husavik (altra citta’ grande a pochi km da Akureyeri), ma non essendo la vista delle balene certa (che comunque avevo già visto a Monterey in California) ed essendomi anche stata sconsigliata la visita a Husavik, ho optato per il riprendere l’auto ed andare direttamente verso l’ostello, sempre godendomi il tragitto sulla Ring Road, a non più di 90 all’ora. (Oddio che ansia, non posso pensarci!).

Quasi 3h di vista mozzafiato dopo (pare incredibile lo so, eppure nonostante fossero già passati 7 giorni e non so quanti km, riusciva ancora a lasciarmi senza fiato), sono arrivata a Lauarbakki. Ridente cittadina che, stando a Wikipedia, nel 2018 contava ben 57 abitanti… E che quest’anno, Covid permettendo, immagino siano arrivati almeno a 63.

Il nulla. 

Il nulla totale. Questo alloggio non è un ostello ma un affittacamere (Guesthouse Langafit), un mini appartamento sul retro di una pompa di benzina, che è anche negozio di un milione di articoli di dubbia utilità.
In ogni caso stanza e cucina assolutamente carine e con tutto il necessario tranne una cazzo di moka, oggi che avevo il caffè non c’è la moka. In compenso però c’è una planetaria. Una  PLANETARIA?

Perché mai un ospite dovrebbe trovare più utile una planetaria anziché una cavolo di moka?
Stanno forse girando una stagione di Bake Off Iceland a Lauarbakki e io non ne sono al corrente?

Va beh. Sono comunque arrivata nel tardo pomeriggio, e nonostante odi quando sono in viaggio, trascorrere il tempo cincischiando, oggi è stato bello!

Ero la prima ospite arrivata, quindi c’era un silenzio totale. La mia stanza oltre ad essere dotata di una comodissima poltrona, aveva anche un’enorme vetrata che dava proprio sulla romantica pompa di benzina di fronte e sul vuoto cosmico che la circondava. Quanti film horror ho visto iniziare così…

Guesthouse Langafit Islanda viaggio

Vista panoramica su pompa di benzina

Nonostante questo però, tra una doccia, la scrittura e un po’ di sistemazione foto il tempo è volato.

Una giornata di passaggio sì, ma che ha comunque ‘fatto il suo’

 

Giorno 8
Lauarbakki, 18/09/2021

Al mio risveglio la pompa di benzina era ancora là, e anche il vuoto intorno, anche se faceva molto meno terrore.

Ho fatto colazione nella cucina a disposizione, facendo il caffè in uno di quegli aggeggi che usano gli americani, con il filtro che sbrodola acqua sporca nel contenitore sotto. Un caffè americano insomma, che per farne uno normale nostro devi berne almeno 6 litri.

Pipì preventiva prima di uscire (che non si sa mai) e via. Di nuovo!

In realtà non avevo grandi mete per la giornata, a parte due o tre tappe facoltative; nel senso che, come accennavo, la parte nord ovest non offre molto.. Ma se vuoi fare il giro dell’isola devi per forza passarci quindi qualcosa da guardare lo devi trovare. Non si trova molto però ecco. 

Kirkjufell viaggio Islanda

Kirkjufell

Ero nei dintorni di Snaefellsnes, ma di farmi 5h di auto per vedere le 2/3 cose che la penisola aveva da offrire non avevo molta voglia.. Quindi ho fatto tappa nelle tre che più mi interessavano, e così ho un po’ ristretto i tempi.

Prima tappa il monte Kirkjufell, una semplice cascata piccolina (rispetto alle altre) che però ha alle spalle sto monte (“Sto monte!” Alberto Angela sarebbe così fiero delle mie accurate descrizioni!). Come si chiama il vostro PENE? - DaiDeGas Forum

Bellissimo eh.. Ma niente che non sia già stato visto finora.

 

Seconda tappa la chiesetta nera di Budir

Tra tutte le cose del giornOHMIODIO HO SOLO 169KM DI AUTONOMIA!? MERDA!

Ebbene si. A poco meno di metà serbatoio mi è salita l’angoscia… Sapevo che avrei dovuto far rifornimento da quel benzinaio incontrato prima, anche se ero a più di metà serbatoio, ora il prossimo chissà tra quanto sarà.

Infatti ero esattamente a metà strada tra il benzinaio prima o quello dopo. Quindi era irrilevante quale scegliere, dovevo solo sperare di arrivarci. 

In strade ordinarie, 160km mi sarebbero bastati e avanzati, ma in strade islandesi, con una mini auto che in salita ciuccia come un Hummer limousine ero tutto molto borderline.Wild | Giffetteria

Ogni km perso di autonomia era per me un cercare in che modo avrei spiegato a qualcuno il mio livello di stupidità. 

Seppur con un senso di angoscia non indifferente, sono comunque andata alla seconda tappa.. Tanto era di strada, era inutile non fermarsi, angoscia o no.

La chiesetta nera di Budir è assolutamente adorabile, e ancora di più per me che amo i cimiteri, il suo mini cimitero di fianco con ben 14 lapidi.

Budir chiesa nera islanda viaggio

Budir

Dopo essere riuscita, senza dover spingere l’auto o implorare qualcuno, a far benzina, ho raggiunto anche l’ultima meta.. Che non era assolutamente nei piani.
Ho solo avuto un’illuminazione mentre guidavo. L’illuminazione era: “Com’è che non ho ancora visto nemmeno una foca?“.
Così ho cercato dove potessero essere, e casualmente una delle due spiagge dove vederle era a pochi km…
Ytri Tunga Beach

 

 

Quindi mi sono diretta lì e mi sono goduta per un po’ lo spettacolo di queste (quattro) foche spiaggiate a pancia in su. Non erano le sole però spiaggiate, a qualcun’altro non era andata altrettanto bene ecco.

Ytri Tunga beach

Ytri Tunga Beach

Ma oh, è natura anche questa!

 

Anche oggi sono arrivata all’alloggio molto presto, anche fermandomi per strada a fare un po’ di rifornimento per la serata e colazione (oltretutto spendendo pochissimo.Ho imparato finalmente!L’ultimo giorno!).

Fossatun Camping Islanda

Fossatun Camping Pods

Alloggio bellissimo, nonostante il bagno distantissimo.
Sono rimasta 3h seduta dentro questa mini casetta in legno,al caldo, con la musica, a scrivere un po’… Ma anche a guardare il cielo. In fondo domani sarà l’ultima sera e per quanto io mi senta un po’ provata da questi giorni, non sono pronta a tornare.

Sì mi mancano i miei mici, le mie cose, non vedo l’ora di far vedere le foto alla nonna, agli amici, e bere vino con la mia migliore amica raccontandole tutto, ma poi? Fossatun Camping Pods & Cottages - Sleeping Bag Accommodation - Fossatún, Islanda - Immagini, Recensioni, Prenotazione

Lunedì sarò di nuovo alla mia scrivania e che ne sarà di tutta questa magia? Sono davvero solo piccole parentesi che ti ritagli in una vita fatta di routine? Só che è così, e so che lo farò, ma lasciatemi per un po’ a questo mio schifo interiore, chiusa in una casetta di legno tutta mia nel nulla islandese. 

Dopo un paio d’ore di svacco e malinconia e stranamente ancoranessun segno di fame (…), avevo necessità di aria, nonostante fuori fosse ormai praticamente buio e ci fossero circa 4°.
Due passi… ne avevo bisogno, volevo fare scorta di Islanda ancora per un po’. 

Due passi che si sono trasformati in un “Ma perché non andare oltre quella collinetta di rocce bagnate e terriccio scivoloso al buio a vedere cosa c’è dietro?!“, ma certo perché no!? Mi sembra una brillante idea in linea con quelle prese negli ultimi giorni. Vai..

Sono abbastanza sicura, una volta iniziata la salita al buio, di aver sentito una voce dall’alto dire:
Si però anche tu figlia mia così mi metti in difficoltà! Damme tregua!“.

Diciamo che all’andata la visibilità (4 metri) era ancora tutto sommato più del tipo “Chissà se quello è un sasso o una pecora!” mentre al ritorno era più un “Oddio muoio! Si si adesso muoio!”.

Comunque mentre camminavo avanti e indietro, sulla cima di quella collinetta, al buio, al freddo, scoprendo che dall’altra parte in realtà non c’era nient’altro che il nulla come già potevo immaginare, un po’ scacciando alcuni pensieri e un po’ cercando di non perdere la sensibilità dei piedi, è successo! E’ successo quello che succede sempre quando non lo stai cercando.
Ho alzato la testa e l’ho vista.
Non ne ero sicura, sembrava una nuvola come tante, in mezzo ad un cielo limpido, ma si muoveva in maniera troppo strana.
Il meteo lo diceva, in caso di cielo limpido possibile aurora boreale.
Mi sembrava abbastanza improbabile… Proprio l’ultima sera? Dopo tutto quello che avevo già avuto dall’Islanda?

No dai,non mi aspetto tanto. 

Aurora boreale Islanda viaggio

Piccola, timida, ma era proprio lei.

Ho provato a scattare con la macchinetta (che tenevo sempre in tasca) e niente.. Era lei.

Era davvero un’aurora boreale!

Piccola, timida, impercettibile ad occhio nudo, ma cazzo era lei!

È stato pietrificante. Non sei preparato a questo. Cioè sì, vedere l’Aurora boreale è solo una delle tante cose che una qualsiasi persona dice di voler fare prima di morire, ma mica ci crede davvero dai.. E invece è successo.

Stavo davvero congelando, avevo perso la sensibilità delle dita, dei piedi, del naso, ma non riuscivo a smettere di cercarla. Sono stata lì più di due ore in cima a quella collina sperduta nel buio totale, mentre tutti erano al caldo ignari nelle loro casette in legno, a godermi quella piccola aurora… e brillavo.

Piccola e sperduta nel cielo sicurissimo, forse anche lei stava guardando me. Eravamo della stessa situazione.
Quando ho capito (si stava annuvolando) che non sarebbe tornata e con lei nemmeno la mia sensibilità agli arti, ho battuto in ritirata.
È stato tutto talmente incredibile che non potevo nemmeno imprecare mentre cercavo di non slogarmi una caviglia scendendo dalla collina con la torcia da piccola esploratrice sulla fronte. 

Vi risparmio i dettagli imbarazzanti di quello che ho mangiato una volta tornata in casetta mentre sfogliavo le foto appena fatte, immaginatevi solo la peggior schimicata post sbronza che vi ricordate.
Cotta e congelata mi sono addormentata vestita dentro al sacco a pelo e così mi sono svegliata al mattino.

 

Ultimo giorno

Programma? Assolutamente nessuno.
Non solo non avevo un programma, ma non avevo nemmeno prenotato un alloggio per la notte. Visto che il volo sarebbe stato il mattino seguente molto presto, perché prendere un posto per dormire? Starò a zonzo in giro. (Solo dopo ho capito perché avrei dovuto prenderlo.)

In ogni caso, sapete quando ho detto che non era possibile prendere così tanta acqua in un giorno solo? Ecco, mi sbagliavo, è possibile prenderne molta di più, molto più freddo e molto più vento di quelli presi nei giorni scorsi.

Non avevo nulla in programma, tranne una cosa che sapevo essere impegnativa da portarmi via una buona mezza giornata. Il vulcano fagradalsfjall. Attivo da marzo.

Mi era stato sconsigliato da amici di farlo in caso non stesse eruttando, perché per quanto scenografica la location, non valeva la fatica che avrei fatto. Chiaramente stava eruttando da due giorni quindi fatica o no, dovevo vederlo! Quando cavolo avrei rivisto un vulcano eruttare da vicino?

Una volta parcheggiata l’auto ha iniziato a piovere, va beh sai che novità… Pioggia, nulla di nuovo, non mi spaventava.
Per ora!

Tre sentieri, dei quali 2 chiusi per l’eruzione. Va beh vada per il C, il più lungo.

 Fagradalsfjall vulcano Islanda viaggio

Vulcano Fagradalsfjall

La pioggia non ha mai dato tregua, non solo, per tutto il percorso (e stavolta si parla di un percorso in salita, su cresta di un monte, con terreno terribilmente roccioso/sabbioso sconnesso e scivoloso) il vento era a sfavore. Quindi non solo spesso ho dovuto fermarmi per la fatica, ma anche perché il vento non faceva proprio muovere, e le gocce di pioggia a quella velocità erano quanto di più simile a delle schegge in faccia. Una piacevolissima escursione. 

Ad un certo punto i miei piedi galleggiavano letteralmente nell’acqua dentro le scarpe.
Ma ormai era fatta…

Devo dire che una volta mi sarei fermata lì dove la maggior parte delle persone si fermava per fare le foto, dove già si vedeva la lingua di lava. Vedevo tutte quelle persone in alto, sulla punta più alta del percorso in cima al monte, da dove si poteva vedere il cratere, e mi dicevo “Ma si dai, in fondo anche da quaggiù si vede benissimo la lava, perché strafare!“.

Ma l’ho fatto. Ho dovuto.
Non so cosa mi abbia spinto a cominciare quella salita, in quella situazione metereologica assurda e avversa, già sapendo che non sarei stata fisicamente in grado di farcela. Eppure dovevo farlo. Volevo farlo!

E l’ho fatto! 

Chiaramente sporconando ad ogni passo, ad ogni scheggia di pioggia che mi arrivava negli occhi, alle mani fucsia da congelamento.

avro’ mai altre occasioni per vedere da vicino Un vulcano che erutta !?

Non credo.
E sono rimasta lì per un po’, su quella cresta, a guardare quella lava rossa colare…come fosse la cosa più assurdamente pericolosa mai vista!
Fino a che non ho dovuto cominciare la discesa, e ho capito che forse la lava non era la cosa più pericolosa. Perché se all’andata il vento era contro, in discesa era a favore, il che significava che oltre a dover stare attenta a non scivolare sul quel terreno pessimo, con la pioggia a dirotto, avevo anche raffiche di vento a 18 m/s a darmi spintarelle fortissime da dietro come a dire “Daje muoviti scendi“… N’attimooo!!!

Chiaramente sono scivolata… Quindi oltre all’essere completamente fradicia e congelata, ero pure piena di fango, seppur con tutte le ossa ancora integre.
Ho passato buona parte della discesa a cercare mille e uno modi per capire come avrei fatto, una volta arrivata all’auto, ad asciugarmi, lavarmi, cambiarmi con qualcosa di asciutto, una volta finita sta agonia.
Ma avevo solo l’auto, tutti i vestiti in valigia e nessuno posto dove farmi una doccia bollente di 50°.

Infatti arrivata all’auto ho dovuto tentare di recuperare qualche vestito palliativo (comprese le mutande) dalla valigia in bagagliaio, cercando con una mano i vestiti e con l’altra tenendo il portellone perché non si staccasse con il vento (se avete mai noleggiato un’auto in Islanda, sapete di cosa parlo!)

Riscaldamento a palla, vestiti che sgrondavano acqua e fango in auto e temperatura corporea di circa 34°. Ecco perché mi sarebbe servito un alloggio!!

E mo’?
Eh… Il programma del giorno era finito, e mancavano solo 16h al volo, cosa potevo fare nel mezzo?

Intanto mangiare, e scaldarmi, per quanto possibile.
Zuppetta? No.
Chiaramente ho trovato l’unico posto in tutta l’Islanda dove non facevano zuppe, purtroppo, perché mi sarebbe tornata davvero utile. Fish&Chips, il primo in 9 giorni. Niente di che.. Ma almeno ero al caldo per un po’.

Ho temporeggiato finché non ho trovato un paio di cose da vedere nei dintorni, tipo la fumera di Gunnuhver.
Che non ho potuto vedere perché il troppo vento spostava la nuvola di fumo al punto da non far vedere la passerella, ed essendo le vasche sotto la passerella di una temperatura di circa 100gradi non mi pareva il caso di sfidare ancora la sorte… Avevo un brutto presentimento!

faro di Reykjanes Islanda

Faro di Reykjanes

Seconda tappa il Faro di Reykjanes, e i faraglioni sulla costa.
Non so come fosse possibile, ma non ho visto nessun turista per tutta la giornata, ero veramente sola a godermi tutte quelle bellezze di serie B.

Finite le attrazioni, dovevo solo ammazzare il tempo…

faraglioni Reykjanes islanda viaggio

Faraglioni di Reykjanes


Ho avviato la macchina verso Keflavik, per cercare qualcosa lì nei dintorni, e per la prima volta in quei giorni mi sono resa conto che non avevo la musica accesa e che guidavo piano, e no, non per i limiti di velocità, ma perché stavo decomprimendo.

Dopo tutto questo, avevo bisogno di decomprimere prima di capire che stavo davvero per lasciare tutto quello.

 

Nel frattempo ho trovato un locale, il migliore che potessi trovare oltrettutto.
Birre, biliardi, Pearl jam, nirvana e giovani…
Sono stata lì per un po’ a godermela, a bere, a scrivere e a rendermi davvero conto di cosa avessi appena vissuto.
Nove giorni che mi sono sembrati mesi.
Casa mi sembra così lontana, il lavoro che lunedì ricomincia mi sembra di un’altra vita, mi sembra tutto così distante, surreale.

E invece è successo davvero, è successo tutto.
E ancora non mi sembra vero.

 

THE END

 

 

P.S.: Se in questi nove giorni sono stata letteralmente graziata (tolta l’eventuale multa), il viaggio di ritorno è stato un vero incubo.
Lasciato il locale carino, ho cercato un posto dove poter mangiare qualcosina, l’unico ancora aperto dopo le 21 era KFC, dove ho preso un hamburger (per variare la dieta settimanale), mangiato in auto nel parcheggio, guardando un paio di puntate su Netflix.
Avevo previsto di dormire qualche ora in auto, riportarla poi al noleggio verso le 4 del mattino per poi entrare in aeroporto.
Quello che non avevo previsto però, era il non riuscire a dormire granché in auto, oltre ai 3° di temperatura fuori, un panino sullo stomaco che non accennava a scendere e soprattutto la stanchezza sulle spalle (stanchezza per la scalata al vulcano, per la pioggia, per il freddo e per il viaggio in dirittura d’arrivo). C’ho provato fino all’una, poi però non ce l’ho più fatta, troppo freddo.
Ho riportato l’auto e mi sono avviata, stanca morta, in aeroporto.
Tutte le poltroncine erano occupate, così mi sono ricavata il mio angolino in una zona poco ‘trafficata‘ dell’aeroporto, vicino ai bagni, dove altre due coppie accampate, stavano già cercando di dormire un po’. Cosa che io proprio non riuscivo a fare, nonostante la stanchezza infinita. Dovevo solo aspettare tre ore circa che aprissero i check-in. Dopo ben 15 minuti seduta per terra. così per prendere un altro po’ di freddo, metti che non bastasse quello preso prima, il panino ha deciso non solo di non andare più giù, ma addirittura di tornare. Diciamo che l’ubicazione vicino ai bagni mi ha salvato.
Dopo aver lasciato in Islanda il meglio di me, ho ripreso la mia postazione, mi sono messa le mie cuffie e ho messo su qualche puntata.. Almeno finché non sono stata interrotta dal ragazzo che dormiva poco più in la di me, che attraverso alcuni gesti che non lasciavano spazio all’immaginazione mi avvisava che stavo usando le mie cuffie con un’utilità puramente estetica (esatto, non avevo attaccato il bluetooth! Ops!).
Ho dormito la bellezza di 45minuti, prima che un addetto dell’aeroporto venisse ad informarmi che stavano aprendo i check-in. Ho ripreso conoscenza e sono corsa, non vedevo l’ora finisse tutto. Al check-in ci saranno state 800 persone, non capivo nemmeno da dove uscisse tutta quella gente, l’Islanda non ha nemmeno la capacità di accoglierne così tante. I quarantacinque minuti di tornelli per arrivare al check in, per una che soffre di ansia, stanca e sveglia da non so più quante ore, sono stati un inferno. Non so nemmeno quante volte ho pensato di scappare dalla fila… ma non potevo, perché le persone nel frattempo erano diventate almeno mille, e perché dovevo accorciare il più possibile il tempo di ritorno a casa. Con un po’ di puntate e qualche respirazione profonda anche il check-in è andato.
E anche il primo volo.
Arrivata a Charles de Gaulle per lo scalo (per fortuna breve), ormai ero sveglia da 33 ore e letteralmente stavo contando le ore per essere a casa, cioè altre 3 al massimo.
Ci hanno fatti sedere in aereo in orario, ovviamente seduta con una famiglia talmente sobria che in confronto quelli di ”Mamma ho perso l’aereo’‘ erano silenziosi, per poi partire con un’ora e mezza di ritardo. ERO FINITA. Fatemi partire cazzo!!!!
Si parte, e io cerco di addormentarmi contando i minuti che mancavano all’atterraggio. Dovevo dormire anche per mettere l’ansia a tacere senza cedere alle gocce. Con uno sforzo non indifferente.
Solo a metà volo vengo svegliata da un annuncio del comandante, in francese, che mi ha fatto maledire non solo la mia ex professoressa di francese perché lo avevo capito, ma anche tutti i santi del paradiso, perché ci informava che causa guasto alle luci avremmo fatto inversione di marcia per tornare a Parigi a riparale. COOOOSA??? Torniamo indietro? Per le luci? No ti prego, non ce la posso fare, ti faccio luce io con la torcia del telefono, ma portami a casa… abbi pietà!
Niente, si torna indietro.
Un incubo. E il problema era che non avevo più idea di quando saremmo ripartiti.
Altre due ore di volo e un’altra ora di attesa fermi in aereo a Parigi, per poi ripartire.
E dopo ben 52 ore di viaggio, ho varcato l’uscio di casa.

 

Viaggio sola Islanda

Islanda

Islanda, viaggio in solitaria

Premessa:  Come sempre specifico, questo non è travel blog e questa non è una guida, è il racconto anticonvenzionale del mio viaggio in Islanda. Qui troverete solo tutto ciò che ho vissuto in otto giorni. Tutti i consigli pratici per affrontare un viaggio così, i costi, l’itinerario e ciò che potrebbe servirvi se decideste di partire da soli per l’Islanda, ve li caccio QUI (in manutenzione). E chiaramente sono assolutamente a disposizione per qualsiasi domanda stupida vi venga in mente, io me ne sono poste tantissime.
Come ci sono arrivata in Islanda lo potete leggere qui invece.
La colonna sonora, che per quanto mi riguarda è stata fondamentale, ve lo messa proprio qui sotto, nel caso (e lo consiglio vivamente!) la vogliate ascoltare per accompagnare la lettura. Se invece preferite aprirla dal vostro Spotify, cliccate
QUI

Reykjavik

Quando si sono aperte le sliding doors dell’aeroporto e ho sentito per la prima volta l’aria islandese fredda e bagnata sul viso, ho risentito tutto.
Ho sentito quella sensazione che avevo dimenticato, o che forse avevo solo accantonato per un po’. Quel sentirsi ok per una volta.
Perché è così… Se a 24 anni la prima volta che atterri da sola lontano da casa il tuo primo pensiero (e anche il secondo) è «Eh, ecco, questo è quello di cui voglio vivere per sempre, viaggi. Viaggi e racconti» e inizi a rincorrere quel sogno, a fantasticare, a credere davvero di poter essere così fortunata da poter vivere una vita intera con quella sensazione di gioia costante, con quella continua bellezza davanti agli occhi ogni giorno, con la libertà di scegliere dove dormire, cosa mangiare, creandoti una giornata diversa ogni fottuto giorno… Beh a 32 non è più così.
E va bene, va bene così! Impari che va bene così.

Se non sei davvero uno tra quei fortunati (o coraggiosi) che riescono a crederci talmente tanto da poterlo fare davvero, allora negli anni realizzi semplicemente che tutto quello che avrai tu sarà quel momento. Il momento in cui si aprono quelle porte scorrevoli e tu, dopo il primo passo fuori dall’aeroporto e dopo aver fatto il primo respiro profondo di quell’aria nuova, apri gli occhi, e vedi davanti a te tutto quello che al passo successivo ti travolgerà.

Hai la consapevolezza che islanda aereoporto viaggio solaquello che stai per vivere è la dimensione reale di quel tuo sogno. Sono il ‘premio’ per quei 350 giorni l’anno di quel lavoro che tanto odi, sono lo stesso caffè e la stessa strada percorsa ogni mattina, sono le notti passate su Instagram a vedere le foto di chi c’ha creduto davvero, sono tutti quei discorsi esistenziali fatti davanti ad una bottiglia di vino con qualcuno che esattamente come te si sente ancora solo, in mezzo ad un milione di decisioni mai prese… ed è proprio lì, davanti a te, e al prossimo passo sarà realtà. Anche se soltanto per pochi giorni.

Ma non avrà importanza se saranno 5 giorni, o 10 o 20. Sei nel qui e ora.
E per quanta paura tu possa avere che qualcosa possa andare storta o che finisca tutto troppo presto, puoi fare semplicemente e inesorabilmente una cosa soltanto:  il primo passo.

 

REYKJAVIK, 10/09/2021

Primo giorno andato.
In verità sono arrivata a Keflavík alle h.17, dopo aver vagato per almeno 25 minuti nel parcheggio dell’aeroporto in cerca del punto noleggio e aver ritirato l’auto, ne ho passati altri 40 nel traffico di Reykjavik, così giusto per testare l’auto nuova e la mia capacità di guida islandese. E con testare intendo, oltre ad una croccante partenza in salita in una delle strade più trafficate di Reykjavík, anche una bella grattata sul marciapiede di fronte all’ostello.
So per certo di aver grattato perché oltre al
rumore, ho controllato il danno sotto il paraurti e c’era scritto: BENVENUTA in islanda!

Ma tanto spallucce, perché con tutti i soldi che ho speso in assicurazioni per l’auto, almeno ho la certezza che non sono stati buttati. Shut up and take my money! 

Reykjavik islanda viaggio sola

Reykjavik

 

Tempo di sistemarmi un attimo in stanza, lanciare la valigia, conoscere i miei 7 coinquilini e via… Per dare una prima respirata alle strade umide di Reykjavík.
Ore di luce me ne rimanevano gran poche e a dire il vero anche di autonomia, perché la sveglia delle 4 del mattino, i due voli e lo scarico di adrenalina iniziavano a manifestarsi, sotto svariate forme. Due a voler essere proprio precisi: fame e sonno.
Ma prima fame.
Quindi giretto per le strade della capitale, passando praticamente subito di fronte a ciò che sarebbe dovuta essere l’attrazione principale della città, la cattedrale Hallgrímskirkja.

chiesa Reykjavik Hallgrímskirkja viaggio islanda sola

Hallgrímskirkja, chiesa di discutibile forma

Una chiesa di forma discutibile, che non capisci bene come interpretare e ancora meno come fotografare. Purtroppo era ormai chiusa visto l’orario, sennò una visitina per capirne l’anatomiaARCHITETTURA, volevo dire architettura interna, lo avrei fatto.

Comunque giretto sì, ma finalizzato alla ricerca di cibo. Che devo dire è stato fin troppo facile…

Ammetto di aver dato una rapida occhiata su Google al più classico deiMangiare a Reykjavike di aver avuto il culo di trovarmi proprio a pochi metri dal ristorante più quotato, famoso per la sua zuppa. (Ma devo anche dire, ad onor del vero, che Reykjavík non è Manhattan, quindi qualsiasi altro posto sarebbe stato ugualmente a pochi metri da me).

Visto il clima che mi aveva accolto, la zuppa era assolutamente apprezzata, e dunque…

Vada per la svarta kaffid zuppaZuppa!

Il posto era molto molto carino (Svarta Kaffid), piccolo ma ciò che mi serviva in quel momento per assestarmi.
E la zuppa (molto simile per non dire uguale, ad una versione mangiata a San Simeon in California, che sto ancora cercando di digerire!), era un delizioso mix di pesce servita all’interno di un grosso pezzo di pane a forma di cratere, che ricordava un po’ un vulcano… E non tanto per l’aspetto, ma per la temperatura lavica interna della zuppa. Indubbiamente una delle cose che più mi rimarrà impressa del viaggio, vista la perdita del gusto dopo il primo assaggio.
Il tutto chiaramente accompagnato da altro pane (nel caso quel kg e mezzo che fungeva da ciotola non fosse bastato) con del burro spalmato sopra, da inzuppare.

L’oretta successiva l’ho chiaramente trascorsa a girare per le strade colorate del centro di Reykjavík per digerire quel primo leggerissimo pasto islandese in coda a quello californiano.
Nottata super easy insomma.

 

Circolo d’Oro, 11/09/2021

Non capisco come sia possibile accusare il jet-leg più qui in Islanda (indietro di 2h) che nei viaggi oltreoceano…
Ore 4 del mattino occhi sbarrati che manco dopo un film horror. Avrei potuto approfittare per vedere in diretta il primo sorgere dell’alba islandese e invece indovinate un po’? Pioveva, claro che si!
Non solo, ho scoperto solo qualche ora più tardi che prima delle h.10 non avrei mai trovato assolutamente nulla di aperto per fare colazione.

Con comodo mi raccomando!

Tranne un posto; questa SandholtBakery, come la chiamano loro, che altro non è che un panificio, con all’interno qualche tavolo per fare le più svariate colazioni.
Pancake, bacon, noci pecan e caffè sarebbe stata la mia. Così, subito per darmi la giusta carica di zuccheri per affrontare bene le prossime due ore, perché sì, è chiaro che tra un paio d’ore la carica glicemica si sarà esaurita e il mio fisico richiederà ciò che sente spettargli di diritto, altro cibo.
E infatti ho preventivamente approfittato del panificio per comprare anche due panini per il pranzo… Consapevole che per strada, nei prossimi 8 giorni, la regola sarebbe stata solo una (su suggerimento): dove trovi cibo, benzina e acqua, COMPRA!

Chiaramente uno dei due panini è arrivato solo fino al molo di Reykjavík, (dove sono passata a fare una visitina veloce a Solfar, altra architettura di dubbia interpretazione).

Dovevo assaggiare, non è che potevo arrivare fino a pranzo con il dubbio che quei panini fossero immangiabili per poi rimanere senza cibo… No ok non è vero, ero certa fossero deliziosi e la tentazione era troppa, ho dovuto dare un morsetto. Don’t judge me!

 

Chiavi, cintura, occhiali da sole, no occhiali no è nuvolo, specchietti a posto e si può partire!?
Si può partire.
1 isola, 9 giorni, 2300km.

E andiamo! ring road islanda viaggio sola

 


Prima vera tappa

Pingvellir (o thingvellir) nonché prima tappa del cosiddetto Circolo d’oro d’Islanda. A circa 50km da Reykjavik.

Altro non è che un parco nazionale (oltre che patrimonio Unesco), dove puoi iniziare ad assaporare davvero il gusto di ciò che sarà l’Islanda (con il senno di poi, è davvero solo un assaggio!), passeggiando tra quelle che sono due placche tettoniche separate quella Americana e quella Eurasiatica.

geysir strokkur islanda viaggio sola

Strokkur

Ricordatevi di pagare il parcheggio alle macchinette, non come ho fatto io. Perché il grande fratello islandese vi vede e manda il conto all’autonoleggio con la sanzione. (LA PRIMA!!

Seconda tappa del circolo d’oro: Geysir

Anzi Geysir e Strokkur, due dei gayser più antichi e potenti d’Islanda.. Purtroppo solo Strokkur è  attualmente attivo, ogni 7/8 minuti dà spettacolo. E che spettacolo!

Devo dire che me la sono presa comoda…era veramente qualcosa di troppo incredibile per non guardare una decina di gettate.

 

Terza tappa: Gullfoss

Gulfoss cascata Islanda viaggio

Gullfoss

La prima di una lunga serie di cascate che avrei visto durante il viaggio. Una tra le più maestose.

Al momento devo dire che tutte le attrazioni in Islanda sono veramente a prova di turista(pigro), indicazioni, parcheggio e dopo 3 scalini bagnati sei nel punto più instagrammabile.
Fin troppo easy.

 

 

 

L’ultima cosa che avevo previsto di vedere per la giornata (ogni attrazione sopracitata è a circa un’oretta o qualcosa meno una dall’altra) era il cratereKerid“.

Vi risparmio la spiegazione scientifica, che tanto dai, non prendiamoci in giro, siamo su Mainagioia’s Channel, non su Discovery.

Kerid cratere Islanda

Cratere Kerid

È un cratere di roccia vulcanica rossa (ma non mi dire!), che con il verde della vegetazione cresciutagli intorno e l’azzurro dell’acqua che lo riempie è qualcosa di magnifico per gli occhi.

La passeggiatina su tutta la lunghezza della cresta è qualcosa da fare assolutamente, fosse anche solo per lo spettacolo che si ha da lassù. E anche in basso, intorno al pelo dell’acqua.

 

 

Devo dire che lasciato Kerid alle spalle, un po’ di stanchezza iniziava a farsi sentire, ma se anche ci fossero state altre cose da vedere anche a km di distanza, le sarei andata a vedere senza batter ciglio.

Avevo gli occhi e il cuore davvero pieni di tutta quella bellezza e non avrei mai voluto fermarmi. La Ringroad senza fine era qualcosa di pazzesco, i cavalli che correvano liberi nelle distese infinite, il sole che nel cielo aveva iniziato a fare capolino tra le nuvole, iniziando a colorare un po’ tutto con i colori del tramonto creando un panorama che neanche con tutte le parole o foto del mondo potrei mai riuscire a raccontare.

Non ero preparata a tutto quello. Non me ne capacitavo ancora. Eppure ero lì, da sola, a km e km da casa e da tutto ciò che avevo, a correre su quella strada vista solo in fotografia, con il cuore che mi esplodeva di libertà e di gioia. 

ring Road islanda viaggio

Ring road

E dalla playlist in radio è partitaGiudizi universalidi Samuele Bersani. 

«Vuoti di memoria, non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace…»


Perché è così che succede… Così si chiude il cerchio, così si chiudono i momenti perfetti, così dovrebbe chiudersi ogni giornata della nostra fottuta vita… così piene di tutto da sembrare surreali, da non darti nemmeno il tempo di scegliere se piangere di gioia o farti esplodere un sorriso, o entrambe. 

Islanda viaggio auto ring roadE mi sono goduta tutto, fino all’ultima nuvola.

 

Dopo essere arrivata in ostello, aver mangiato ed essermi ripigliata un po’, ho sperato, vista la giornata, nell’aurora boreale. Che chiaramente non ho visto, tranne sul telefono della mia compagna di stanza, che tutta fiera mi ha raccontato di averla vista qualche sera prima.

Anche lei viaggiatrice solitaria, stessa età, stessa auto a noleggio, ma giro dell’isola inverso al mio… Eppure quella sera eravamo entrambe lì in quella stanza. Incrociarsi per una sera  nel mondo per poi non rivederci mai più..
Passare la serata a chiacchierare era il minimo che dovessimo al destino.

 

Terzo giorno

Hvolsvöllur, Islanda 12/09/2021

Mamma mia… Ho appena finito una di quelle docce che ti fanno sentire per un po’ in pace con il mondo. Non sapevo che in una giornata ci si potesse prendere così tanta acqua, vento e freddo come quelle prese oggi.幕裏草子 — Cose che mi colpiscono di Pechino

Ma un momento, facciamo un passo indietro.

La sveglia è suonata alle 7.30, ma come una ordinaria Domenica i miei occhi si sono aperti ben prima del suono… Perché sì, che schifo dormire eh!

La colazione negli ostelli d’Islanda non è mai compresa, e allora tanto valeva andare a cercare qualcosina fuori e partire per il terzo giorno di viaggio il prima possibile. Ma come sempre, prima delle 10 niente, manco la Domenica…possibile? Non fanno mai colazione fuori sti islandesi? Non vi alzate mica prima delle 10? Cosa mangiate la sera: salmone e melatonina??? Boh.

Va beh, ho quindi optato per la colazione a pagamento in ostello, che come disse la mia compagna di stanzaNot orrible but not the best“...che da noi è tradotto con Graziearcazzo!

Andava benissimo, anche perché l’alternativa sarebbe stata partire e viaggiare senza caffeina in corpo fino alle 10, che ANCHE NO!!

Fuori, cielo grigio piombo e aveva cominciato a scendere una leggerissima, fastidiossissima e costante pioggerellina. Un classicone islandese ho scoperto.

Mentre guidavo in direzione della prima tappa del giorno, cantando ogni canzone della playlist e godendomi ogni istante di quel panorama nonostante la pioggia e le nuvole basse.. Ho buttato lo sguardo in direzione di una enorme cascata che si intravedeva all’orizzonte. Ammirandone la maestosità anche da quella distanza e chiedendomi come mai non fosse segnalata tra le cose da vedere, né nel mio itinerario del giorno.

                          MAPORCCC*!!!

Seljalandsfoss islanda cascata

Occhi felici, si vedono si?

Sì, era tra le tappe della giornata nel mio programma, se solo mi fossi presa la briga di guardare l’itinerario, anziché basarmi sulla mia memoria, palesemente non affidabile.

Breve inversione di auto e via verso la cascata.

In realtà sono rimasta 15 minuti seduta in auto nel parcheggio prima di scendere, cercando di decidere se posticipare la visita nel pomeriggio, confidando in un clima più clemente o se godermi quella pioggia islandese che tanto sognavo i giorni prima di partire.
Ma oh, siamo in Islanda e quella era una cascata… Se non mi avesse bagnato la pioggia, mi avrebbe comunque lavato la cascata. Bagnata per bagnata tanto valeva andare. E poi devo essere onesta…Avevo una inspiegabile, malsana e assurda voglia di sporcarmi, bagnarmi, cadere, rialzarmi e ricominciare!

E così è stato.

La prima cascata sono riuscita a farla la bellezza di due volte, la prima godendomela e scattando almeno 1000 foto. La seconda, dopo essermi resa conto che 999 foto avevano almeno due gocce davanti. Veritiere, ma non instagrammabili, quindi sì, perché non prendersi un’altra secchiata di acqua e rifarla da capo?! 

Era solo la prima tappa e nonostante l’abbigliamento tecnico ero già quasi al limite della capienza d’acqua. (Illusa. Non ero neanche a un quarto di quello che avrei poi preso quel giorno)

 

Seconda tappa: il ghiacciaio solheimajokull.Islanda
O almeno mi pare si chiami così, han nomi assolutamente assurdi.

Anche questo come tutte le altre “attrazioni” ha un parcheggio e un percorso ben segnato per arrivare fino alla parte da non oltrepassare.
Percorso che chiaramente non ho seguito e soprattutto parte da non oltrepassare che ho chiaramente oltrepassato con nemmeno troppa nonchalance. Tutte cose molto raccomandabili da fare in un viaggio da soli in un’isola semi deserta in mezzo all’Oceano. Brava.

A mia discolpa posso dire che sì il percorso era ben definito ma come è definito un sentiero in un bosco, voglio dire, nessuno ti vieta di uscire dal sentiero per addentrarti nel bosco. Chiaramente in questo caso allontanarmi dal percorso fino a toccare l’acqua, per vedere il ghiacciaio più da vicino possibile poteva essere leggermente più pericoloso..e devo dire che sì, ero un po’ intimorita nel vedere tutte le persone seguire rigorosamente il sentiero mentre io (generalmente coraggiosa come Re Giovanni) scendevo sempre di più verso tutti quegli iceberg che galleggiavano nell’acqua. e anche un po’ dal cartello che, cito testualmente:

Cercate di non cadere in acqua perché durereste al massimo una manciata di minuti

È vero, non avrei dovuto, ma per vedere e toccare con una mano l’inizio di un vero e proprio ghiacciaio ne è valsa la pena, tanto che gli ultimi 20 metri per arrivare a toccare il primo pezzo di ghiaccio li ho fatti correndo, non so nemmeno perché. Non so nemmeno quand’è che il mio passo ha iniziato a farsi sempre più accelerato, assieme al cuore, né il momento esatto nel quale ho capito che camminare non mi bastava più e ho letteralmente iniziato a correre sorridendo, pur di arrivare ad un passo dal ghiacciaio.

In tutto ciò vento e pioggia non avevano mai smesso di andare di pari passo, anzi. Le mie mani avevano assunto delle sfumature che andavano dal fucsia al violaceo e sì iniziavo ad avere acqua veramente ovunque.
Non m’importava. Non me ne importava nulla.
Sono risalita in auto completamente bagnata e ghiacciata, nel senso più letterale del termine. (Temperatura 6°. Percepita -1°).

E avevo fame.
La cittadina dovrei avrei alloggiato era una delle più grandi che avrei trovato in Islanda (Vík í Mýrdal), più grandi significa che anziché avere 2 case, come quelle che avrei trovato nel resto dell’isola, questa poteva averne almeno 4, forse addirittura 5. Tra le quali c’era il The Soup Company, locale specializzato in zuppe (ovviamente). Sì ormai mi ero presa bene con le zuppe e nonostante avessi, chiaramente, voglia di provare qualsiasi cosa di nuovo mi avesse offerto l’Islanda, avevo davvero bisogno di qualcosa che mi scaldasse dall’interno.

soup islanda viaggio

The Lava Soup – Soup Company

Ciotola gigante di pane nero (The Lava Soup), zuppa di carne, verdure, spruzzata di peperoncino, patate, case, libri, auto, fogli di giornale… e ovviamente sempre il pane con i burro da buttare dentro per la gioia del dott. Nozwaradan. ERA SPAZIALE!

Non solo, il refill era gratuito. Se finivi la zuppa e ne volevi ancora, potevi tranquillamente chiedere al cameriere che ti riempisse il cratere nuovamente (magari non proprio in questi termini!). Generalmente non sarei riuscita a fare il bis, stavolta però si, eccome.

Finita la zuppa la mia temperatura corporea era passata dall’ipotermia a circa 41°.
Potevo ripartire, almeno per arrivare fino all’ostello, lavarmi e studiare il da farsi.

 

L’ostello era il The Barn. Uno degli ostelli più belli che avessi mai visto. Farmi una doccia bollente, lavarmi addirittura i capelli perché c’era una intera postazione di specchi con dotazione di phon, mettermi vestiti asciutti e buttarmi con un cappuccino enorme su una delle loro poltrone, è stata un’esperienza mistica.

Dopo la doccia ero davvero una persona migliore e dopo la giornata avevo assoluta necessità di scrivere. Così ho fatto; il pomeriggio è volato tra un caffè, lo scrivere e qualche chiacchiera con gente che veniva da qualsiasi parte del globo. Fuori ancora non smetteva di piovere e anzi, le raffiche di vento erano diventate davvero forti, infatti non ero l’unica ad aver alzato bandiera bianca quel giorno.

Ho ripreso la macchina solo in serata, per trovare un posto in centro a Vik dove mangiare un hamburger, per poi tornare in ostello e spegnere tutto.

 

Quarto giorno

Vik, 13/09/2021

Ho il cuore che mi esplode, letteralmente.
Vorrei urlare, piangere, calciare la sabbia, abbracciare tutti.
Come cazzo si fa a vivere 350 giorni l’anno lavorando, odiando tutti e in un giorno solo riuscire a farsi esplodere il cuore così. In una giornata sola!

La giornata era partita con pioggia, ancora tanta pioggia. E per quanto ieri, nonostante tutto, la giornata fosse stata romantica da passare in ostello a scrivere, ammetto che oggi confidavo nel sole o quantomeno in una nuvolosa tregua.
Ho passato una buona mezz’ora durante la colazione a capire se cambiare itinerario al mio viaggio, rinunciando al giro completo, in modo da poter dare una seconda chance alle cose non viste (o viste sotto il diluvio), o proseguire sul percorso stabilito.

Ho rimandato la decisione perché troppo difficile da prendere e ho deciso di vedere comunque tutto nonostante la pioggia… Ed è stata la miglior decisione presa. islanda

 

Prima tappa: Skogafoss   

Cascata.. Ma immagino che ormai abbiate intuito che Foss vuol dire solo una cosa. Dieci minuti buoni chiusa in auto a riflettere ancora un po’ sul “Vado e mi piglio tanta altra acqua o aspetto smetta?” non smette, non smette mai, scendo!

Cascata sempre ovviamente pazzesca. Altre secchiate di acqua e vento, 800 foto, tutte con almeno una goccia davanti come da copione… Spallucce.

 

 

 

 

 


seconda tappa:
 Sólheimasandur

Solheimasandur Plane Wreck Islanda viaggio

Il tragitto per arrivare al relitto. Ditemi se vedete un posto dove poter fare pipì?

Il relitto del Douglas Super DC-3 della US Navy, costretto nel Novembre del ’73 ad un atterraggio d’emergenza proprio nella spiaggia di Sólheimasandur. Mi avevano detto che il tragitto a piedi per arrivare sarebbe stato lungo, ma non credevo COSÌ lungo. Che in realtà non sono molti km perché sono solo 7km (a/r), ma vi sembreranno infiniti perché totalmente in mezzo ad un vero e proprio deserto di sabbia nera.

Sapevo che questa seconda tappa sarebbe stata con tutta probabilità la più impegnativa, perché più lunga e soprattutto a cielo aperto, il che significava almeno tre ore buone di pioggia e vento senza alcuna possibilità di riparo. Non mi interessava, ero su di giri, ero viva, volevo bagnarmi, sporcarmi e divertirmi.
Armata di euforia e abbigliamento tecnico ho abbandonato l’auto al parcheggio e sono partita.
Dopo ben 50 metri ho iniziato a pensare ad una cosa sola… Pipì. Mi scappava. Non così tanto da non riuscire più a tenerla, ma abbastanza da occuparmi i pensieri. Il problema era che se fossi andata avanti non avrei mai trovato un posto dove farla per i prossimo 7km e se fossi tornata indietro, oltre a perdere i 50m già fatti, non avrei comunque trovato un posto dove farla.

Merda!

Ho iniziato a pensare di dovermi per forza “imboscare” da qualche parte lungo il tragitto, il punto è che “imboscarsi” in mezzo ad un deserto non è affatto facile, forse addirittura impossibile visto la mancanza di ‘alberi’, mi avrebbero vista ovunque… Soprattutto perché sarei dovuta uscire dal tracciato.

Ho adocchiato una roccia che da lontano pareva più grande delle altre, che mi avrebbe potuto nascondere e mi ci sono avviata, noncurante del fatto che tutti dietro di me non capissero dove cazzo stessi andando.

La roccia oltre ad essere più distante di quello che sembrasse era anche più piccola, ma era la mia unica chance quindi vada per la roccia. Così come io vedevo il resto delle persone proseguire ordinatamente sul tracciato, loro sicuramente potevano vedere me, ma non così nettamente da capire cosa stessi facendo… Tipo una foto molto ravvicinata a questa splendida roccia vulcanica uguale a tutte le altre milleottocento viste in giro.

Madonna ho fatto pipì in mezzo ad un deserto di sabbia nera! 

Islanda Solheimasandur Plane Wreck

Solheimasandur Plane Wreck

 

Dopo, devo dire che ero come nuova, pronta ad affrontare la promenade sotto la pioggia e con il vento contro.

Obbiettivamente la camminata pareva infinita, ma il panorama, almeno quello che ho beccato io (comprensivo di situazione meteorologica) era surreale. Le nuvole, poi un sole nascosto, poi la pioggia a dirotto, poi le raffiche di vento. Era assurdamente perfetto! E sono abbastanza sicura che con il sole non sarebbe mai stato lo stesso.

 

 

Sono rimasta lì nei dintorni del relitto almeno un’oretta, perché nonostante avessi perso la totale mobilità delle dita delle mani, non volevo andare via. Era pazzesco.

Chiaramente il ritorno è stato più veloce, non si capisce perché ma pare sia durato meno.

 

Terza tappa:  Dyrholaey e la spiaggia Reynisfjara

Questa quarta giornata era forse quella più carica di cose da vedere, e nemmeno troppo vicine le une dalle altre. Soprattutto perché le tappe viste fino ad ora erano in realtà previste per ieri. Ma posticipate causa pioggia. Cavalcando l’onda del:

Risparmiarsela ieri per prendersene di più oggi

Le prime vere tappe della giornata dovevano in realtà essere il promotorio di Dyrholaey e la spiaggia Reynisfjara.

Dyrhólaey promontorio islanda

Dyrhólaey

 

A pochi km di distanza. Entrambe hanno la capacità di lasciare senza fiato.
In cima al pro
montorio di Dyrholeay tira un vento fortissimo (occhio alle portiere dell’auto), ma la vista della spiaggia da lassù è qualcosa di spettacolare. Non credevo di potermi stupire così tanto, cioè sì sapevo che avrei visto cose incredibili in un viaggio del genere, ma cavolo… Così tante e così assieme?! E invece ogni km nuovo era un nuovo WOW!

 

Anche la spiaggia di Reynisfjara (detta anche Spiaggia nera)  a pochi minuti di auto, ha dato il suo contributo. La giornata era molto scura, nonostante ogni tanto qualche raggio di sole lontano in mezzo al mare battesse un colpo, le onde anche a riva erano veramente altissime, tanto che (sempre molto coscienziosamente) avvicinandomi per fare una foto alle colonne basaltiche, ho dovuto essere abbastanza veloce da arrampicarmi sopra una di esse per non essere travolta da un’ondata arrivata più a riva del previsto. Tutto assurdamente  surreale.  La sabbia nera, il mare ancora più scuro, contrastato dalla schiuma a riva, la nebbia e il cielo, erano tutto parte di un qualcosa di mai visto prima, e del quale non immaginavo nemmeno l’esistenza.

Reynisfjara spiaggia nera Islanda

Reynisfjara, la spiaggia nera

Era assurdo. Era tutto assurdo. E non ne avevo mai abbastanza…

Si ok è vero, stavo prendendo davvero tanto vento, acqua e freddo, ma non aveva importanza, era tutto perfetto nel momento perfetto. Sembrava che qualcuno dall’alto stesse seguendo la mia giornata e cercasse di divertirsi mettendo alla prova la mia resistenza… Eppure niente, sorridevo quando la pioggia ricominciava a martellami, sorridevo quando sembrava dare addirittura tregua magari lanciando un raggio di sole in mezzo all’oceano come a dire, «Io ci sono eh sono solo dietro le nuvole», sorridevo quando dovevo fermarmi perché il vento non mi faceva camminare…qualsiasi cosa, era la benvenuta.

 

 

E poi il viaggio in macchina, la strada infinita, la pioggia, poi il diradarsi delle nuvole, il sole di nuovo, un accenno di rosa al tramonto… Rosa? Vuol dire che ci sarà un tramonto? Un tramonto vero? In Islanda?? Non ci sono mai tramonti visibili qua…

Euforia totale!

Ammetto che ero un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ed ecco perché se dovessi rifare questo viaggio (cosa che mi auguro), forse prenderei un minivan più che un’auto. Per non essere vincolata alle tappe prenotate.

Ho dovuto saltare una cascata per riuscire ad arrivare in ostello ad un orario decente, ma soprattutto non vedevo l’ora di vedere con la luce della sera la Diamond Beach.

Sono arrivata alla laguna di Jökulsárlón 10 minuti prima del calare del sole…Non mi sembrava vero, lo spettacolo che mi sono trovata di fronte appena arrivata al parcheggio è stato davvero troppo.
E appena messo piede in spiaggia non ce l’ho più fatta.
Ho pianto. Ho pianto davvero.

Per quello spettacolo, per tutti quelli che avevo visto fino a quel momento, per quel viaggio, per me, per tutto il dolore, per tutto quello che è successo in questi anni… Per tutto quello che mi ha portato lì in quel momento, ne ero grata, immensamente grata. Come se avessi finalmente capito. Finalmente quel “click” che in tanti mi avete detto avrei un giorno sentito.

È stata forse una delle giornate più belle della mia vita. Più piena di vita, più piena di me.

 

Jökulsárlón diamond beach

Jökulsárlón Diamond Beach

Cavalcando l’onda di quella magia e del fatto che il cielo fosse di un’assurda limpidezza, ho puntato qualcosina anche sull’aurora boreale.

Mollata giù la valigia in camera (al Reynivellir II) e mangiato qualcosa, mi sono rivestita e ho ripreso la strada verso la laguna.. A quanto pare uno dei punti più strategici per gli avvistamenti.

In realtà mi sono fermata un po’ prima, in una delle tante rientranze che si trovano lungo la strada… Che di giorno ti salvano se vuoi fermarti all’ultimo per fotografare una di quelle stronze di pecore con le corna che non si fanno avvicinare manco morte, ma di notte sei completamente al buio in mezzo al nulla totale con 5 gradi e ogni tanto qualche camion che passa lungo la strada con dei fari da stadio e che ti fa tremare l’auto passandoti vicino.

Sono rimasta circa 2h forse meno lì in attesa, occupando il tempo cercando 1000 e uno modi nei quali avrei potuto morire o essere uccisa in quella circostanza, senza che nessuno se ne accorgesse, e usando il cellulare solo per controllare le previsioni dell’Aurora sul sito, così da non scaricarlo (con il freddo, il cellulare e la macchinetta si scaricano 3 volte più velocemente, portatevi 3 batterie di cambio e innumerevoli powerbank, cose che a me hanno salvato la vita).

Dopo due ore però, ho ceduto. Dopo la giornata pazzesca era meglio non cagare fuori dal vaso.

E dopo una doccia credo di aver preso sonno felice in 4 minuti spaccati.

 

 

QUI LA PARTE II