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bullismo

Ad ognuno il proprio bullo

Ad ognuno il proprio bullo

Viviamo in un mondo dove, quando una cosa non ti colpisce in prima persona, non esiste veramente.
Non nel tuo mondo quantomeno o in quello che vuoi far credere alla tua mente.

Una volta ho letto che il 90% di noi, quando per televisione passano una pubblicità di quelle che ti fanno venire gli occhi rossi e lucidi e il magone in gola, con bambini affetti da malattie incurabili o che muoiono di fame, proprio mentre noi stiamo immergendo per l’ennesima volta la mano nel nostro pacchetto di patatine… cambiamo canale.
Istintivamente.

Il nostro cervello sa che non vogliamo vedere quelle cose, perché ci provocherebbero delle reazioni, delle domande, alle quali non vogliamo rispondere, tipo ‘Che cosa potremmo fare noi?’, e siccome il nostro cervello sa anche – perché gliel’abbiamo insegnato noi e non perché sia la verità – che la risposta è sempre ‘Niente!’, cambiamo canale, senza nemmeno accorgercene, alla velocità della luce.
Come dicevo.. quello che non vediamo, non esiste davvero nel mondo.

Il video dell’orso polare, deperito, stanco, sfinito da sto mondo di merda che prima di quel video non sapeva nemmeno della sua esistenza.. ve lo ricordate? O vi ricordate semplicemente il fermo immagine usato per i post su fb?
Perché la maggior parte di noi, non l’ha visto, non è riuscito a vederlo, gli è bastato il fermo immagine per provare il nodo alla gola… qualcuno di noi ci avrà riflettuto su, qualcuno magari l’avrà fatto un po’ di più, avrà deciso di andare a lavoro in bici o di non intasare le strade di code kilometriche nel weekend o di smetterla di portare i bambini negli zoo. Ma poi.. spallucce.
“La macchina mi serve’’
“Mi piace stare in doccia per ore lasciando l’acqua scorrere”
“E’ bello che i bambini vedano gli animali da vicino’’
“Eh ma se devo star attento a tutto, non vivo più’… ok.
Ok tutto. Siamo umani. Ma allora, a mio parere, i sensi di colpa non ce li possiamo permettere.

Il bullismo per esempio è venuto a galla da pochi anni, prima era semplicemente un dramma silenzionoso di cui nessuno parlava.
Io per prima, l’avevo sepolto da tantissimo.

Ad ognuno il proprio bullo

Ebbene si, ne sono stata ‘vittima’ e nemmeno lo sapevo, perchè quando ero piccola io non se ne parlava, non c’erano smartphone a riprendere, non c’erano servizi al tg, non c’erano persone che venivano delle scuole a dirti ‘Non dovrebbe funzionare così’.
Per come la vedevo io e per come l’ho vista anche negli anni dopo – nei quali il mio cervello ha cercato da solo di elaborare e cercare un posto corretto dove archiviare quel ricordo – era la normalità. Certo una normalità non piacevolissima, ma si insomma.. qualcosa per la quale tutti dovevano passare nella vita, che ti tempra, un rito di passaggio.

O no?!

Poi hanno iniziato ad arrivare servizi al Tg, sempre più frequenti.. nei quali i ragazzi in questione arrivavano al suicidio.
Ma come ‘Si è suicidato’?
‘E’ morto un ragazzo per delle prese in giro? No dai, non è possibile, ci sarà stato altro sotto.’

E allora il mio cervello di 30 enne, ha iniziato a scavare.. iniziando dal più classico dei ‘Tu cosa avresti fatto se fosse successo a te?’.
‘Un momento… a me ‘è’ successo. Si ma dai non era così…’

E invece si, era esattamente così. Solo che non lo potevo sapere.
Prese in giro, emarginazioni, botte, merende rubate, cattiverie gratuite. E allora mi sono ricordata, di quando tornavo a casa, piangendo, vergognandomi al punto da non riuscire a spiegare a mia madre che non volevo andare a scuola il giorno dopo, ma che ovviamente dopo un ‘Ma dai cosa vuoi che sia su.. per ste cose. Scherzano!’, tornavo eccome a scuola il giorno dopo.

Ed era giusto così. Era la normalità no?

Si scherzava, non importava quanto male potesse fare un livido o lo star da sola, se non volevo più mangiare dopo un ‘Cicciona’ di troppo… era semplicemente normale.
Ma non lo era.

Facile dirmelo adesso che ho trent’anni. Che è solo un ricordo. E che forse, sono stata anche fortunata alla fine.

Facile ora. Ma se rivedo nel flashback la me di 8 anni, circondata da quelle cinque ragazze, dietro quel maledetto albero che ci nascondeva dalle maestre, sballottata come una trotttola tra uno spintone e un insulto… cosa dovrei dirle? Quello che mi diceva mia madre? O semplicemente ‘Tieni botta, finiranno. Passerà’. ?

Le ragazze in questione ora sono cresciute – come me d’altronde – alcune sposate, altre con figli, ragazze normalissime come me credo, ci salutiamo di sfuggita se ci incontriamo (seppur sempre forzatamente), con le quali forse potrei anche andare d’accordo ora.. eppure non ci sono mai riuscita. So per certo che è reciproca la cosa, e ancora più per certo, so che loro di queste cose, nemmeno si ricorderanno.
E se invece dovessero ricordarlo, non sarà altro che un ‘Ma si per ste cose.. cosa vuoi che fosse, si scherzava’.

Perchè è così, che importanza ha adesso? Nessuna probabilmente, è vero.

Ad ognuno il proprio bullo

Facile dirlo ora che ho trent’anni. Ma se ne avessi 8? o 12? o 16? Adesso è ancora più difficile avere quell’età.
Gli 8 anni di adesso, non sono quelli che avevo io. Adesso il mondo è ancora più crudele, perchè non si limita al ferirti, ma lo vuole anche far sapere a tutti.

Questo articolo – così come tutto ciò che scrivo – è fine a se stesso. Non vuole avere o fare la morale a nessuno. Semplicemente sono riuscita a mettere nero su bianco una cosa che forse, ora che ho trent’anni, mi risulta piu nitida e facile da affontare con questo mondo e non solo con quello chiuso nella mia cameretta dell’epoca.
Magari alcuni di voi hanno avuto la stessa esperienza nella vita, lo stesso ‘rito di passaggio’, senza nemmeno saperlo davvero.
Molti di noi hanno o avranno figli tra non molto, e nulla… magari vorremmo trovare un modo di risparmagli tutto questo. Io purtroppo non ho una soluzione.. credo soltanto che prendere coscienza potrebbe essere già una piccola risposta alla nostra domanda ‘Cosa potrei fare io?’.

Anche perchè, se noi siamo la generazione che cambia canale, allora dovremmo pur crescere qualcuno che sto mondo lo voglia cambiare…

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Tra meno di 15 giorni ne faccio trenta.

T R E NTA!

E sì, avere trent’anni al giorno d’oggi non è per niente facile.
Sei al mondo da più di un quarto di secolo eppure ancora non hai trovato un posto tuo per starci bene.
Anzi a dirla tutta, non hai proprio idea di cosa sei diventata e di cosa ne sarà di te dopo. I 30 sono come le colonne d’Ercole nella mitologia, una volta oltrepassate non sai cosa ti aspetta.

I trentenni infatti stanno nel mezzo tra la gioventù, i beati vent’anni, e tutto ciò che viene una volta che ti “sistemi”. Siamo in un limbo.

Non c’abbiamo manco una categoria di YouPorn per noi. È solo una fase di passaggio tra le Teen e le Milf.

Viviamo impercettibili drammi quotidiani che ci logorano da dentro.

Come ogni volta che si entra in un locale/discoteca, qualcuno della compagnia, a turno, se ne uscirà con la frase standard: «Oh, ma sbaglio o la gente è più giovane quest’anno?».

Beh si. Si chiama ricambio generazionale.
Sta a noi capire quando è ora di lasciare il testimone… Ma noi no! Noi dobbiamo sbatterci la testa. Noi aspettiamo di vedere la scritta «Gratis per gli over 65». O, ancora peggio, di sentire una delle “sbarbatelle con la pancia di fuori” in fila con noi per il bagno pronunciare la frase: «Andiamo via, son tutti vecchi». NA PUGNALATA.

Ve lo dico da amica. Smettete prima.

‘Mi scusi signora?’
COME “SIGNORA”? SIGNORA A CHI? SIGNORA COSA? MA IO TI BUCO LE GOMME DEL MOTORINO.

E il guaio, è quando sono ragazzini delle superiori a darti del “lei”.. Ora, io non vorrei insinuare nulla, eh, però, se la matematica non mente (e non mente mai), potremmo essere tranquillamente i loro genitori. Lo so che state facendo il conto; vi sono vicina, infatti.

E poi le amicizie durature? Sapete benissimo di cosa sto parlando. Le amiche di una VITA. Ansia e Gastrite. Proprio loro.

Se vi fermate a pensarci un po’, scommetto che non vi verrà in mente da quanto le conoscete. Ecco, appunto. E sommiamoci pure il fatto che ora dobbiamo lavorare il doppio in palestra per smaltire la metà di quello che mangiavamo una volta.

E vogliamo non parlare dell’orologio biologico?! Il più infame.

No non quello dei figi, NO! (Anche perché possono anche intasarci la bacheca di foto di matrimoni e figli a tutto alé, ma la sensazione che siano sempre gli altri gli adulti, e non noi, é ben radicata.)
No io parlo di orologio biologico, quello che ti fa svegliare 8.30, con o senza sveglia.
Che tu lo voglia oppure no.
SEMPRE.

Se vi capita di far serata e tornare alle 4:30 del mattino (MA CHI TORNA ALLE 4.30 DEL MATTINO?NON SCHERZIAMO! ), non si sa per quale assurdo processo ma alle 8 al massimo saremo comunque svegli. E non sarà piacevole. Se già prima i post-sbronza non erano facili, adesso saranno qualcosa di quanto più simile alla morte esista.

Tre giorni per smaltire un Gin Tonic? T R E? Ma stiamo scherzando? Che fino a 5 anni fa, dopo il terzo ero la regina della Carlton Dance in pista…

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Per non parlare poi del fatto che, a qualsiasi ora si torni, se non ci strucchiamo come si deve, il giorno dopo la nostra faccia correrà il rischio di staccarsi, letteralmente. Lasciando la sindone di Gene Simmons sul cuscino.

Poi, se ad un certo punto della giornata, in radio parte Wannabe delle Spice, dentro di noi contemporaneamente partiranno una serie di sentimenti contrastanti, che spazieranno dall’euforia, quell’euforia che ti costringe a cantare fregandotene se al semaforo la gente pensa tu abbia a che fare con un’ape nell’abitacolo, fino alla depressione da nostalgia.
Il più delle volte le cose coincidono e ci trovereremo a cantare singhiozzando: «So tel mi uaciu want, uacciu rilli, rilli uan AuannaAuannaAuannaAuanna, A Uanna rilli, rilli, rilli wannazigazigah AH».

Comunque, ovviamente avere trentanni ha anche tanti pro….

TRA 16 GIORNI VI FACCIO SAPERE.