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Viaggio in Portogallo, dal nord al sud

PORTO 25 Luglio 2017 (se vi foste persi la parte 1 la trovate QUI)

Il programma per l’intera giornata dedicata a Porto, prevedeva semplicemente Porto, senza alcun programma. Colazione sotto casa e gambe in spalla..

Anzi no rettifico, le uniche due cose che avevamo messo in programma per la giornata a Porto, erano pranzare al mercato di Bolhao e visitare il Palazzo di Cristallo. Avevo visto alcune foto su Instagram e volevo assolutamente vederlo. E considerando che non avevamo idea di che altro avremmo potuto vedere a Porto e non potevamo già andare a pranzo (anche se..).. abbiamo dato quella direzione alla giornata.

Entrambi d’accordo sul fatto che una città la visiti cosi o non la puoi vivere, e con ‘cosi’ intendo ovviamente a cazzo.

Quindi dopo un paio di:
“Giriamo di qua”, “No secondo me l’ingresso è di là”,”No fidati non può essere di là” e “Si vedrai, dai muoviti.”
… …
” Si ok avevi ragione, abbiamo allungato. Si però guarda sto bar che figata. Birretta?

Beh.. non sono mica Magellano io. E poi scusate, se non avessi sbagliato strada non avremmo mai trovato questo bar fantastico. Un bar che più che altro era una terrazza, con una vista da 10 e lode. Birretta, aria fresca e cielo azzurro. Ecco quello che dicevamo prima sullo ‘scoprire’ la città.

Ma dicevamo.. il Palazzo di Cristallo. Ci siamo riavviati alla ricerca del Palazzo e del suo famoso ‘giardino’. Alla fine siamo arrivati i questo parco, effettivamente molto bello, ma io ero troppo concentrata al voler vedere il Palazzo. Siamo arrivati davanti a questa struttura sferica orribile. E..

+’Sta cosa qua volevi vedere?’

-‘Beh, si ma non era così quello che avevo visto io’

+…

-‘Davvero! Oh adesso ti faccio vedere allora!

Cerco la foto da mostrargli. Gelo.

-No dai vabbe andiamo
+Non dovevi mostrarmi la foto
-No vabbe non serve, amen.
+ ….
-‘ E’ A MADRID CAZZO. IL PALAZZO DI CRISTALLO FIGO, E’ A MADRID. MI SONO SBAGLIATA’

+..

Siamo andati al mercato. Ha fatto strada lui. (…)

L’idea era mangiare là, complice il fatto che adoriamo i mercati e il cibo che vi si può trovare, ma non è andata secondo i piani. Era caratteristico, ma anche piccolo e quindi mangiare è risultato impossibile. Breve passeggiata per goderselo un po’ e di nuovo tra le strade di Porto. Almeno fino all’orario aperitivo e visto che l’altra tappa prevista era il Base (sempre su consiglio di un amico locale)… VAMOS! Un baretto, in pieno centro e all’interno di un giardinetto. Credo la cosa più bella della giornata, per entrambi. Non tanto per i cocktails, che comunque meritavano, ma proprio per l’atmosfera. Quella temperatura ideale, quell’aria rilassata che un aperitivo al tramonto sa creare, tutte quelle persone nella loro quotidianità, il nostro primo giorno di ferie assaporato davvero.

Dopo un paio di drink e quella fame che la felicità ti crea, ci siamo avviati in cerca di uno dei posti consigliatici dalla cameriera incontrata in una delle cantine il giorno prima. Un semplice pub, conosciuto probabilmente solo dai locali, nulla di particolare, ma sarà stato l’alcool o la felicità.. ci è piaciuto. Non scherzavo quando dicevo che un po’ di vino ti svolta la visione del mondo.
Poi ti fa anche collassare a letto però.

Terzo giorno. (26/07)
Oggi sveglia presto, ma non volontariamente, biologicamente. Una nuova città da visitare e una notte intera di sonno, funzionano piu di un caffe macchiato redbull.
Colazione al solito caffe sotto casa (vedi part.1).

Tra l’latro penso, che se avessi, come faccio sempre, chiesto a Google un posto ‘anticonvenzionale’, (come se google sapesse che per ‘anticonvenzionale’, intendo un posto magari non in centro, magari un semplice panificio/pasticceria, magari un posto che su TripAdvisor non esiste nemmeno, magari uno di quei posti che se chiedi ad un locale neanche gli viene in mente), non ci avrebbe trovato comunque questo posto. Eppure, ce l’avevamo sotto casa.. un semplice bar in apparenza, eppure il caffè, i dolci e i panini tra i più buoni mai mangiati.

In ogni caso.. valigie, macchina, partenza.

Autostrade deserte e incredibilmente larghe, forse perché il posto non gli manca. In effetti tra un paese e l’altro, c’è il nulla cosmico.

Un’oretta e mezza di macchina, temperatura di circa 25 gradi, musica portoghese dall’autoradio e… ecco Aveiro.

Avete presente quelle giornate di Novembre, soprattutto al Nord, dove la mattina appena aprite le finestre, il primo pensiero è ‘Allora ragioniere che fa? Batti?’. Ecco beh Aveiro è l’immagine esattamente opposta.

Scesi dalla macchina, occhiali da sole subito o cecità a vita. Un cielo di quell’azzurro, che i filtri di Instagram c’hanno solo da stare muti e imparare. Qualsiasi altro colore, incredibilmente più brillante del solito. E soprattutto le case con le Azulejos. Le tradizionali piastrelle colorate.
Ammetto però, che dopo aver visto quelle di Porto, mi ero un po’ ricreduta sul loro fascino.

Ovviamente prima di partire ne avevo sentito parlare, e mi aspettavo di rimanerne incantata dalla tradizione. Vero anche che Porto è una grande città e non è facile mantenere la tradizione e stare al passo con la moda. Ma le sue.. parevano prese e attaccate là, tanto per soddisfare i turisti.

Aveiro invece, le ha ancora tutte la. Tutte diverse, tutte autentiche, tutte realmente vissute come vuole la tradizione.

Beh quello era esattamente il Portogallo che mi aspettavo di vedere. Paesino splendido.

Per il pranzo ce la siamo presa un po’ comoda, un po’ per via della colazione (sufficiente a sfamare un intero villaggio turistico), un po’ incantati da quel paese incredibilmente luminoso e un po’ (tanto) per il fatto che stavamo sognando il primo vero pranzo di pesce degno di un paese di pescatori come quello.. si insomma, maggiore sarà l’attesa… minore sarà la possibilità di trovare un ristorante con la cucina ancora aperta. Mannaggia a noi.

Entrambi convinti che anche in Portogallo i ritmi fossero gli stessi della Spagna e del Sud Italia, dove si cena all’ora in cui io di solito prendo il panino post discoteca. E invece no… se alle 15 non hai ancora pranzato, conviene aprire Google e cercare ‘ Miglior kebab della città’ e arrangiarsi.

Avevamo entrambi voglia di pesce. Non di quello buono ma mangiato a piccolissime dosi in un ristorante extralusso che di mare hanno solo il ‘misto’, ne di quello mangiato in riva alla spiaggia con tovaglioli di carta, dosi immense e conto astronomico. Volevamo la via di mezzo. Volevamo il sapore del vero pesce, volevamo una ricetta senza pretese, ma a noi sconosciuta, che cucina la classica madre portoghese.. Beh trovato. E alle 14.40, impavidamente, entriamo.

Locale grande quanto la cambusa di una barca, con anche lo stesso identico arredamento.. Pochi posti ma ben distribuiti, così come i piatti.. e decisamente caratteristico.

Personale inizialmente non molto propenso alla cordialità, colpevole forse la nostra italianità, a mio parere non proprio ben vista dai portoghesi. Con comunque una remuntada finale con tanto di chiacchiera e biglietto da visita… perché quando si vede il logo di TripAdvisor spuntare all’orizzonte sono tutti più propensi ad offrirti la grappa.

Purtroppo la nostra fake tabella di marcia, prevedeva la visita pomeridiana/serale alla ridente cittadina dei templari, ‘Tomar’ . Quindi tirata su l’ancora si riparte…

Un’oretta di strada e si cambia aria.

Ora, per chi fino a questo punto non l’avesse ancora capito, lo esplicito.. più che una vacanza questa è stata una sorta di aperitivo lungo. Un tour all’insegna dell’alcool, dell’evasione e della cultura, ma più che altro dell’alcool. Quello che ti fa leggermente ovattare il mondo, quello che ti da la possibilità di fartelo amico per un po’, che te lo fa apprezzare di più, che ti fa girare bene la serata e fare discorsi esistenziali ordinando un altro giro…

Beh questo solo per dire che appena arrivati a Tomar, con le prime luci dell’imbrunire, la prima cosa fatta è stata cercare un bar e un posto dove mangiare. Ed essendo grande quanto Borgo Tre Case (frazione di Borgo Dieci Case per le capre che non sapessero dove si trova), con una chiesa, una piazza e tre panchine, non è stato difficile trovarlo.

Vorrei raccontarvi di che bello è stato vedere il sole tramontare dietro il castello, ubicato poco piu su del paese, in collina, o che bello il mulino antico ancora funzionante proprio in centro alla città.. ma la verità è che non è vero niente. E che personalmente la cosa più apprezzata di questo paese è stata la Birra media e il Porto Tonico bevuto all’aperitivo e pagato 4€ (totali, non cadauno. TOTALI SI. So che starete già cercando su google ‘Weekend a Tomar’). D’altro canto anche io quando mi sono informata per il viaggio, Tomar era tra le mete turistiche più consigliate.. Ciò € 4 birra e cocktail, sinceramente, anche io mi sento di consigliarla a tutti.

Nemmeno da dire, giorno dopo, colazione e fuga subitoimmediatamente. ‘’Bella, bella ma per noi è NO.(cit.)’’

Quarto giorno (27/07)

Obidos. Vale la pena farci tapp, per la camminata sopra le mura che circondano tutto il paese e per il Ginja, il liquore alla ciliegia tipico, che con 1€ puoi bere dentro una mini tazzina fatta di cioccolato. Con 8€ siete imbriaghi, felici e con forse anche un inizio di diabete. Consiglio di fare il giro sopra le mura, prima.

Dopo un’oretta, sguardo d’intesa del tipo ‘Beh l’abbiamo vista, possiamo andare no?!’, spallucce e via di nuovo… verso l’Oceano. Peniche per l’esattezza, uno dei paradisi dei surfisti. Peniche di per se, non è che abbia molto per cui essere raccontata. Cittadina a strapiombo sul Grande Blu, gente con la muta sulle spalle e la tavola sotto il braccio ovunque e a tutte le ore del giorno. Diciamo che fa la sua parte, ma ancora di più fa da ‘ponte’. La (secondo noi), vera attrazione del posto è Berlenga, un’isoletta a circa 40 minuti di traghetto (ce ne sono diversi che partono dal porto, ma vi consiglio di prendervi i biglietti con neeeeetto anticipo, perché i posti sono limitati e le tratte anche).

In ogni caso, dopo 4 giorni di sole da cartolina, il primo giorno in cui non solo vedevamo, ma dovevamo anche navigare l’Oceano c’era ovviamente maltempo. O V V I A M E N T E.

Presi i biglietti in extremis, colazione leggera a base di 3 dolci diversi e due cappuccini, cosi da avere qualcosa sul quale concentrarsi durante tutto il tragitto in barca, attendiamo il traghetto. Leggera ansia mia dovuta alla paura delle acque oceaniche, dovuta a sua volta dalla molteplice visione di film tragici che sembravano iniziare tutti proprio così… mare mosso, nebbia fitta, visibilità scarsa e un gruppo di turisti che salgono su un barchino che tutto pare tranne che in sicurezza. OMIODIO MORIREMO.

C’è stato un blando tentativo di tranquillizzarmi da parte del mio ragazzo, facendomi notare che nella barca a fianco alla nostra si stavano imbarcando altri turisti, uno dei quali di colore, sottolineando che nei film di solito sono sempre loro i primi a lasciarci le stracce (lungida me essere razzista eh, ma l’avrete sicuramente constatata tutti questa cosa). Questo non mi ha aiutata granchè, soprattutto una volta considerato che nella nostra non ce n’era nemmeno uno di colore e quindi saremo stati sicuramente noi l’anello debole. O M I O D I O N O N V O G L I O M O R I R E.

Ma tant’è…dopo un viaggio che a me è sembrato infinito, almeno finchè credo di aver visto dei delfini in lontananza, siamo arrivati.

Il punto di arrivo dei turisti è un vero e proprio ‘porto di mare’. Dopo un breve bagno nell’unica spiaggetta disponibile, affollata quanto quella di Olbia il 10 di Agosto, abbiamo optato per il ‘tour delle grotte’ intorno all’isola. Dio mio cosa non fanno i turisti per farsi inculare. 12€ per fare quello che loro chiamano ‘Tour delle grotte’, ma che nella realtà è stato, vedere una grotta, arrivare davanti al Forte e sentirsi dire ‘Se volete possiamo lasciarvi qua, sennò vi riportiamo al porto e ve la fate a piedi per visitare il Forte‘. Spinti da questo slancio di generosità del capitano, abbiamo deciso di scendere. E visitare questo famoso Forte, unico ‘monumento’ dell’isola, costruito nel 1651 con l’obiettivo di impedire l’occupazione dell’isola da parte dei pirati o di potenze nemiche e bla bla bla non sono Pieroangela io.

Dettò ciò comunque, era a dir poco F A N T A S T I C O. E non solo per la visione mozzafiato che crea, ma perchè al suo interno è stato creato una sorta di ostello. Una comune. E’ praticamente l’unico posto sull’isola dove è possibile alloggiare. Difficile raccontarvi l’aria che si respirava all’interno, nell’area comune. Un grande spazio a cielo aperto, qualche tavolino, qualche divanetto buttato là, gente che leggeva, gente che dormiva, gente che beveva il caffè, gente a stendere i panni… due bambine, che dopo aver passato la giornata dentro e fuori dall’acqua con maschera e boccaglio e dopo aver gentilmente chiesto ad uno dei ‘gestori’ (non c’è una vera e propria parola adatta al ruolo) di riempire una sorta di brocca con dell’acqua, si sono messe a farsi la doccia la doccia là.

Andando a prendere un caffe all’interno della cucina/bar/sala da pranzo, abbiamo incrociato una immensa tavolata di ospiti dell’ostello intenti a finire un pranzo, al quale avrei tanto voluto partecipare anche io. Caraffe di vino, vassoi di pesci pescati da loro e grigliati in giornata, musiche portoghesi in sottofondo, tante risate e la sensazione che il mondo reale fosse a mille miglia di distanza da quel posto..

Uno di quei posti dove, non basta volerci andare, bisogna anche meritarselo.

Purtroppo, noi non avevamo ne’ una tenda, ne una stanza prenotata e anzi se non volevamo dormire in mezzo ai gabbiani, dovevamo avviarci all’imbarcazione per tornare a Peniche. Ma non prima di aver fatto un giro dell’isola. Passeggiata di un’oretta, fattibilissima anche per quelli come me, con la stessa sporività di Galeazzi.

E paesaggio PAZZESCO.

Terra, Acqua, Cielo. Mentre noi eravamo in mezzo a tutto questo la routine di tutti i giorni pareva distantissma.
Ecco perche si viaggia..

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Portogallo, viaggio da nord a sud

Un viaggio on the road in Portogallo, da Nord a Sud

Eccoci qua. Un altro ‘eccoci’ anche stavolta all’aeroporto. Oggi però con me c’è lui.

Entrambi indipendenti, entrambi abituati e propensi al viaggio in solitaria. Un anno fa entrambi a fare gli splendidi la sera che ci siamo conosciuti, su quanto fossimo amanti dei viaggi e che mai avremmo rinunciato a viaggiare da soli (semicit.)

E invece oggi eccoci qua, ad aspettare l’imbarco. Primo viaggio, aspettative altissime.

Soprattutto io. Non è solo una vacanza per me. Non sono solo le ferie di fine Luglio. Sono i ‘ miei 10 giorni dell’anno’. Sono quelli per i quali mi sveglio ogni mattina per andare a lavorare, quelli per i quali ho abbandonato molti dei preziosi vestiti del mio armadio per pagare il biglietto. Sono la mia fuga dell’anno. Sono LA parte dell’anno. Sono il cambiamento. Sono la mia crescita personale. Sono.

E quest’anno li condividerò. E per quanto il mio cuore sia un centrifugato di gioia anche solo per l’essere qua al gate, con il mio diario e la testa già la… beh credo che un po’ di ansia in più, sia un mio diritto.

Ah comunque se non l’avessi già detto.. Portogallo. Stavolta però, diversamente dai miei soliti viaggi, sarà un tour. Vorrei già poter dire il programma e le tappe previste, ma sono quasi certa che non andrà secondo i piani. Così come sono qua al gate, certa di aver dimenticato qualcosa a casa, solo che non mi ricordo cosa.

L’unica cosa che sappiamo al momento, è che l’arrivo è previsto a Porto e  la ripartenza da Lisbona. Per il resto, il programma preparato e sul quale siamo assolutamente d’accordo entrambi è ‘Godere dell’atmosfera tradizionale di qualche paesino di quelli poco turistici, mangiare tanto pesce di quello pescato alla mattina dai pescatori locali, bere tanto Porto e tuffarsi nell’Oceano’.

Dio, quanto bello è viaggiare..

Quanto belli sono i momenti prima di una partenza, quando pensi di sapere, ma in realtà non hai idea di tutto quello che ti aspetterà di là. Di tutto quello che vedrai, assaggerai, annuserai e riceverai…  Sai solo che, da quando salirai sull’aereo a quando scenderai una volta tornata a casa,  sarai più grande.  Uno dei pochi momenti, per i quali amo crescere.

Capite l’ansia ora.

Aprono il Gate. Si và.

Porto 24/07/2017

L’unica cosa che sapevo di Porto, era il fatto che si potesse fare il  ‘Tour delle cantine’, per assaggiare il famoso vino ‘Porto’ (NON GIUDICATEMI).  E appena messe giù le valigie, considerando che un po’ per la stanchezza, un po’ per il caldo e un po’ per la caoticità della città, ci era sceso un  leggero velo di spono (per i non veneti non saprei come tradurlo scusate), perché aspettare… Doccia veloce, caffè nel bar sotto casa, che più che altro era il paradiso dei carboidrati (con il senno di poi, le ‘Pastels de Nata’ più buone mangiate in tutto il Portogallo), e via alla doverosa scoperta del Porto.

Passeggiata per il famoso ponte delqualenonricordoilnome che collega il centro della città  a Vila Nova  de Gaia, e direzione (su consiglio di un amico locale) la cantina di Taylor’s. Il tour prevedeva (a scelta)  la visita (audio)guidata della cantina storica e la degustazione finale del  tanto decantato Porto. portogallo cantina vino

Con tutta la buona volontà che ci contraddistingue abbiamo preso entrambi i biglietti ovviamente. E altrettanto ovviamente, dopo cinque minuti abbiamo fatto come si faceva in Monopoli, siamo andati direttamente alla degustazione senza passare per la cantina.

Dopo due giri (che poi sono quattro considerando che la degustazione prevede due bicchieri a testa e che per noi due bicchieri servono solo a sciacquare la bocca. (NON GIUDICATECI)), il Portogallo ha iniziato a sorriderci e noi a ricambiare. Ci siamo resi conto di quanto fosse ‘spettacolare’ il posto, racchiuso in un giardino interno decisamente fiabesco, con tanto di galli e pavoni a passeggio tra i vari tavoli. Indubbiamente qualcosa di insolito e quindi consigliato sicuramente.

Purtroppo sapevamo che le cantine hanno il brutto vizio di chiudere ‘presto’ e concludere il ‘Tour delle cantine’ avendone vista solamente una ci sembrava decisamente irrispettoso, per noi e per il Porto. Quindi via con la seconda.. meno caratteristica ma altrettanto buoni i cocktails, tanto che non mi ricordo il nome del posto.

Comunque come si usa dire, ‘S’era fatta na certa’, la cantina stava chiudendo e a noi si stava aprendo lo stomaco. Ci siamo fatti consigliare dalla cameriera un paio di ristoranti, a suo dire ‘non turistici ma solo per locali’ e abbiamo iniziato la ricerca del prescelto per la cena.bambini portogallo

Considerando che, insdispensabili come lo spazzolino e il caricabatterie anche il ‘Mainagioia’ ce lo siamo portati in vacanza, neanche da dire, tutti i ristoranti consigliatici erano ovviamente CHIUSI e  ci siamo quindi lasciati ispirare un po’ dalla fame e un po’ dai menu appesi fuori dai locali (che si è una delle cose più tristi ma anche più utile per i turisti che amano sfidare TripAdvisor).

Antipasto spaziale, secondo da bene ma non benissimo, conto comunque onesto.  Nel complesso non lo consiglio.

Game over.  Svegli da circa 30 ore e con una leggera ebbrezza addosso, ci siamo dovuti arrendere al rientro. Constando comunque, nella via del ritorno, di quanto la città  cambiasse totalmente aspetto la sera. Un po’ dispiaciuti per la mancanza di energie per poter affrontare la movida notturna, ma consolati dal fatto che il giorno seguente era prevista un’altra intera giornata dedicata solo a Porto, siamo crollati.

… Non importa perchè avevamo ancora tutta la vacanza davanti.

PARTE 2