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Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

Ogni donna da quando nasce, convive con un carico di insicurezze che dovrà imparare a gestire.
Ci passiamo tutte, me compresa.
Qualche kg di troppo, le tette troppo piccole, il naso troppo grande, la timidezza, qualche segno sul viso…

Ci guardiamo tutte, ci critichiamo tutte e ci invidiamo tutto. Senza mai soffermarci su cosa gli altri invidino a noi però.
Ci moltiplichiamo le insicurezze volontariamente.
Ma arriva un momento, un periodo, in cui dovremmo fermarci e chiederci se ne vale veramente la pena.

Vale la pena combattere contro i mulini a vento per una vita intera?

Ed è da quel momento che decidi quali priorità dare alla tua vita.


Dicono che non potrai mai amare nessuno se non impari ad amare prima te stesso.
Nessuno però ti dice che sarà tra le cose più difficili da imparare.
Nessuno t’insegna a farlo.


Io non solo non ne ero capace, ma ne ero terrorizzata.
Ma, ho imparato ad allacciarmi le scarpe, ho imparato a mettermi l’eyeliner da sola, avrei imparato anche quello quindi.
Inizi da un film al cinema da sola.
Un viaggio sola dalla parte opposta del mondo.
Una cena da sola in un locale pieno di coppie e gruppi di amici.
«Ma non ti stufi di fare tutto da sola? Il bello è condividere‘».

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

No. Il bello è viversi le cose consapevolmente.

Il bello è stare in mezzo al ponte di Brooklyn, chiudere gli occhi, braccia al cielo, fare un respiro profondo e sentire il sorriso esploderti in faccia.
Condividere sarà un valore aggiunto.

Non puoi condividere qualcosa che non hai prima reso un po’ tuo.
E allora capisci che i kg di troppo, le tette piccole, i segni sul viso, non sono altro che TE..
Capisci che, un vestito che ti piace tanto ma che ti cade male sui fianchi, non è un vestito che fa per te.
Ma ce ne sarà un altro che addosso a te sembrerà disegnato apposta. E ti sentirai bella.
Che un uomo che ti piace tanto ma che non ti richiama dopo il primo appuntamento, non è un uomo che fa per te.
Ma ce ne sarà un altro che mentre tu sarai li sul ponte di Brooklyn, sorriderà a sua volta, contagiato dal tuo sorriso che non sarà dipeso da nessuno se non da te stessa. E ti sentirai felice.
E condividere sarà così.
Capirai che non esiste nessun ”Non posso vivere senza di te” ma solamente i ”Posso vivere senza di te, solo che non voglio farlo”.
Ovvero capirai che la tua vita viene prima. Di tutto.

6 commenti
  1. Federica
    Federica dice:

    Ciao! So che questi sono articoli di qualche tempo fa, ma ho scoperto il blog solo da pochi giorni (prima conoscevo solo la pagina facebook) e ti volevo fare i complimenti per il tuo modo di scrivere semplice ma efficace, mi piace molto e ti ammiro!
    Ti ammiro anche per il fatto che hai scoperto e stai scoprendo te stessa, come dici appunto su questo articolo, riuscendo così, ad esempio, a viaggiare da sola. A questo proposito volevo chiederti un consiglio. Io non so se riuscirei a viaggiare da sola, non tanto per la paura ma perchè quando vado da qualche parte penso sempre: “chissà cosa avrebbe pensato la mia famiglia? Sicuramente vorrebbero vederlo anche loro” oppure “questo posto sarebbe sicuramente piaciuto al mio ragazzo”. Insomma, in qualche modo mi sento in colpa per aver visto posti che loro non hanno visto e mi dispiace non condividere con i miei cari o con il mio ragazzo la gioia di visitare un bel posto. Mi rendo conto che potrebbe essere un pensiero infantile e infatti mi chiedo se ti sia mai capitato e come poterlo superare.
    In ogni caso, complimenti ancora per la scrittura e buon viaggio per le tue prossime partenze… continuerò a leggerti con assiduità!

    Rispondi
  2. Federica
    Federica dice:

    Ciao, complimenti per il blog! Scrivi benissimo, in modo semplice e diretto e mi piace molto leggerti. Mi è capito questo articolo tra le mani e innanzitutto ti volevo dire che ti ammiro per come stai scoprendo te stessa e per riuscire, in questo modo, a viaggiare da sola e volevo esprimere un’opinione. Io non penso che riuscirei a viaggiare da sola, non tanto per la paura ma perché quando vado da qualche parte penso sempre che ai miei cari o al mio ragazzo sarebbe piaciuto quello che sto vedendo. In qualche modo mi sento in colpa insomma.
    So che può sembrare infantile e infatti volevo chiederti, a te è mai capitato? In quel caso come hai fatto per superarlo?

    Rispondi
    • mainagioiaisthenewblack
      mainagioiaisthenewblack dice:

      Ciao 🙂 intanto grazie infinite per avermi condiviso il tuo pensiero. Comunque no quando viaggio da sola non mi sento in colpa, per alcuni motivi:
      1. Ho trovato una persona che la pensa esattamente come me, soprattutto sui viaggi. Li coglie, li vive.. anche da solo. Di conseguenza sa perfettamente cosa possano ‘portare’ ad una persona. Lui stesso me ne ha regalati… Abbiamo raggiunto l’accordo di vedere assieme posti che nessuno dei due ha visto, e separati quelli che l’altro ha già visitato. In modo da continuare a goderci entrambe le sensazioni.
      2. Viaggiare da soli è una delle cose, tra le più forti, che una persona possa regalare a se stessa. Il senso di colpa non è proprio contemplato.. nella vita rinunciamo a talmente tante cose (siamo abituati a farlo, per sacrificio) che ormai non ce ne rendiamo nemmeno conto, lo facciamo e basta. Quindi sentirsi in colpa direi che è sbagliatissimo… <3 non farlo. Viaggiare ti fa crescere come persona, migliorare, non puoi sentirti in colpa per questo.

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      • Federica
        Federica dice:

        Hai ragione nella vita rinunciamo a troppe cose senza neanche rendercene conto e credo che abbiate trovato davvero un bel “compromesso”.
        Forse la vedo così perchè non avendo per il momento uno stipendio pieno e fisso e rispettivi orari che non coincidono, se posso permettermi un viaggio mi piace farlo con lui (parlando del ragazzo e non della famiglia). In ogni caso hai pienamente ragione e proverò a seguire il tuo consiglio!

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  1. […] quale io e il vecchio Walt siamo d’accordo – è che, sia nelle favole che nella vita reale, le vere protagoniste rimaniamo sempre e solo […]

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